Capitolo 37
"Il mondo spezza tutti e poi molti sono forti proprio nei punti spezzati".
Ernest Hemingway
Los Alamos, New Mexico, 2003
I genitori di Nick e Bridget arrivarono al motel nel cuore della notte.
Per Nick fu quasi un sollievo avere una distrazione tale. Tanto non sarebbero riusciti a dormire tranquilli neanche quella sera.
Sandra e Tom si profusero in rassicurazioni ottimistiche, come era loro solito. Ma al figlio non sfuggì lo sguardo preoccupato di entrambi.
Cercavano di tranquillizzare i ragazzi, ma loro per primi erano turbati. E come non potevano esserlo.
Tamara invece rimase in silenzio. Per qualche istante Nick temette una sua reazione negativa.
E anche Bridget se l'aspettava perché s'irrigidì quando la madre si avvicinò.
Ma invece di rinfacciarle qualcosa, si limitò solo a abbracciare la figlia in modo frettoloso.
Erano entrambe a disagio, eppure si supportarono a vicenda. In silenzio, senza dire una parola.
La notte passò così. Loro cinque seduti a fissarsi, bevendo caffè e aspettando una chiamata che non arrivò mai.
E quando sorse il sole e lo sceriffo passò a trovarli, solo in quel momento Tamara mostrò tutto il suo carattere.
Non aspettò neanche che l'uomo si presentasse, non appena vide la divisa e riconobbe il suo ruolo.
«Che cosa avete fatto finora per trovare mia nipote?», chiese a bruciapelo, in tono perentorio.
Era sconvolta come tutti ma non si lasciava prendere delle emozioni.
Lo sceriffo la fissò quasi frastornato. Sicuramente si sentiva in colpa e credeva di essere in errore perché la prima cosa che fece fu evitare lo sguardo della donna che gli aveva fatto la domanda.
«Non avete nessuna pista? Eppure questo posto è un buco... Come è possibile perdersi una bambina così?».
Nick non era sicuro che la sua rabbia fosse riposta solo nei confronti delle forze dell'ordine.
Lui per primo si sentiva in colpa, per aver perso di vista la figlia. Per non essersi svegliato e non essersi reso conto in tempo che qualcosa non andava.
«Signora, capisco la sua frustrazione ma le assicuro che siamo seguendo tutte le procedure e che stiamo facendo tutto ciò che è in nostro potere per trovare Lily. È coinvolta anche l'FBI e...».
A Tamara non fece finire di parlare: «Non m'interessano le sue giustificazioni, sceriffo, io voglio mia nipote».
Era ovvio che non avrebbe ammesso ulteriori spiegazioni e che non si sarebbe placata fino a quando non avessero ritrovato Lily.
«Avete i risultati dei test?», s'intromise Bridget, ritrovando la forza di parlare.
Per assurdo le insinuazioni e le lamentele di sua madre le avevano dato il coraggio.
Ma la risposta dello sceriffo la deluse: «Non abbiamo trovato alcuna traccia di qualche sostanza... Completamente puliti».
«Ne siete sicuri?».
Non voleva credere di non essersi svegliata solo e unicamente a causa delle stanchezza. Non poteva essere.
Ma lo sceriffo annuì, quasi sentendosi in colpa solo perché stava deludendo tutte quelle persone.
«E avete interrogato la famiglia che dormiva nella tenda accanto alla nostra? E il guardiano del campo? Il benzinaio e quello strano ragazzo al negozio?».
«Abbiamo interrogato tutte le persone che avete incontrato, anche solo per pochi istanti, da quando siate entrati nel nostro territorio fino al momento della scomparsa... Ma nessuno è un sospettato».
«Quindi non pensate che sia persa...», concluse Tamara, intuendo dove volesse andare a parare con il suo discorso.
Non era un'investigatrice ma non era neanche stupida.
Tutti fissavano lo sceriffo con apprensione e in attesa di ottenere risposte.
«Stiamo vagliando ogni possibile scenario perché non vogliamo escludere nulla...», continuò lui senza a sbilanciarsi troppo.
Ma Tamara lo incalzò: «Ma pensate che sia stata rapita».
Non era domanda, perché già sapeva la risposta.
Bridget emise un suono simile ad un lamento, in attesa che lo sceriffo smentisce le parole della madre.
Sperava ancora che la figlia si fosse solo persa. Anche se le speranze si stavano affievolendo sempre di più, con il tempo che passava.
Non voleva riflettere sull'alternativa che sua figlia fosse stata portata via da qualcuno. Perché sarebbe stato terribile.
Eppure sua madre aveva ragione. E lo sceriffo non poté fare altro che continuare ad annuire.
«L'FBI pensa che possa essere utile un comunicato stampa e vorrebbe la presenza di voi due, signori Mastrani», annunciò, quasi in punta di piedi.
Aveva paura di chiedere uno sforzo troppo grande a quei due poveri ragazzi. Costretti a rapportarsi con i media e a restare il più possibile sul pezzo.
Poteva solo immaginare che cosa stessero passando in quel momento e non era sicuro che, al loro posto, sarebbe stato in grado di fare tutto ciò che gli veniva detto.
Ma Nick si fece subito avanti: «Se pensate che possa essere utile, lo faremo».
Bridget annuiva, in pieno accordo con il marito. Almeno si sarebbe sentita più utile.
«Perfetto, allora, preparatevi».
Lo sceriffo diede loro dei consigli su cosa dire o fare davanti alle telecamere.
Gli agenti speciali avevano preparato un discorso per entrambi, calibrando bene ogni singola parola e racchiudendo in poche righe tutte l'essenziale e il necessario.
Seguendo i consigli dei suoi colleghi federali, lo sceriffo consigliò loro anche il modo più giusto di comportarsi e di parlare.
Come se a qualcuno interessasse davvero quanto disperati potessero apparire due genitori preoccupati per la figlia.
Eppure i federali erano stati categorici e molto precisi al riguardo.
«Loro pensano che se Lily sia stata rapita da un uomo con dei sensi di colpa la vostra testimonianza possa convincerlo a lasciarla andare».
«Perché rapire Lily? Non abbiamo nulla da poter dare in cambio», gli fece notare Bridget, che cercava ancora una scusa per non credere a quella possibilità.
«Non è per questo che l'hanno presa», sussurrò Nick alla moglie, quasi si vergognasse solo all'idea di aver pensato una cosa simile.
Nessuno dei due voleva pensarci troppo. Nessuno dei due voleva riflettere su ciò che avrebbe potuto passare Lily.
Nick ebbe un brivido di terrore ma tentò di restare calmo, almeno all'apparenza.
Rivolevano indietro Lily, questo era il loro unico desiderio.
Per questo indossato o abiti puliti, prepararono la foto della figlia più grande di quella dei volantini, e ripassarono i loro discorsi almeno venti volte.
Erano rimasti soli, i loro genitori erano stati fatti uscire dalla stanza e sistemati in un'altra. Perciò non avevano più il loro supporto.
Erano di nuovo soli, con loro stessi e con le uniche loro forze. La determinazione erano l'unica cosa che li faceva andare avanti.
Quando un'ora dopo lo sceriffo bussò di nuovo alla loro porta, Bridget saltò dallo spavento.
Il momento era arrivato e improvvisamente il sudore iniziò a inumidirle la fronte.
Non riusciva neanche a capire perché fosse così agitata all'idea di parlare di fronte alle telecamere.
Sapeva di doverlo fare, ma una parte di lei avrebbe tanto desiderato rifiutarsi.
Rintanarsi sotto le calde lenzuola e dimenticarsi del resto del mondo per sempre. Isolarsi, per evitare che chiunque potesse ferirla.
Ma non era più possibile. Il mondo infame si era già insinuato nella sua vita, rovinandola per sempre.
Aveva allungato le sue ossute e spaventose mani su di loro, e non c'era più speranza. Non poteva più nascondere la testa sotto la sabbia.
Non le restava che fare tutto ciò che le veniva detto.
Perché se le era impossibile andare a riprendersi materialmente la figlia, avrebbe fatto di tutto perché il mondo non si dimenticasse di lei.
Affinché tutti continuassero a cercarla.
Si alzò dalla sedia sulla quale era seduta, si avvicinò al marito e gli strinse la mano così forte che ebbe quasi paura di fargli male.
Ma non lo lasciò mai. Ne mentre uscivano dal motel, né durante il tragitto fino al campeggio.
Né tanto meno quando si ritrovarono accerchiati da giornalisti, fotografi e cameramen.
Accecati dai flash e assordati dalle innumerevoli domande, urlate per sovrastare le altre.
In testa avevano solo il discorso preparato ore prima. Come se tutto fosse solo un film.
Quando, invece, era la realtà. Una sconvolgente e terribile realtà.
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