Capitolo 35

"Se non esistesse il cuore dell’uomo, non ci sarebbe disperazione sulla terra".
Romain Gary

Los Alamos, New Mexico, 2003

Le ore che si susseguirono, una volta giunti alla centrale, furono piene di ansia ma anche molto confuse.

Nick osservava la segretaria, una giovane ragazza con le trecce bionde, che rispondeva al telefono almeno ogni cinque minuti e sperava sempre che potessero essere informazioni utili per ritrovare sua figlia.

Ma nessuno diceva niente. Un'agente donna, di cui si dimenticò subito il cognome, si avvicinò a loro per offrirgli del caffè.

Entrambi lo presero, più per avere qualcosa in mano che per paura di addormentarsi.

Sapevano che non sarebbero riusciti a chiudere occhio, non in quelle condizione.

L'agente Ridge si era chiuso nel suo ufficio e per svariate ore parlò al telefono.

Inizialmente Nick provò rabbia nei suoi confronti. Pensava che non stesse facendo nulla per cercare la sua bambina.

Ma quando uscì e andò da loro, dovette ricredersi perché lo sentì affermare: «Come da procedura, ho chiamato l'FBI e sono stato al telefono con loro fino a questo momento, spiegando loro tutto quello che è successo... Hanno deciso di mandarci immediatamente dei rinforzi».

Per un attimo la cosa lo rincuorò, ma Bridget invece iniziò ad agitarsi sulla sedia accanto alla sua.

Fino a quel momento era stata completamente immobile, anche troppo.

Ma ebbe il coraggio di dire, con una pace flebile: «L'FBI? Perché l'FBI dovrebbe essere interessata ad una bambina che si è persa?».

Con la testa passava ad osservare prima il poliziotto e poi suo marito, sperando che almeno uno di loro potesse darle qualche rassicurazione.

E improvvisamente Nick comprese le sue preoccupazioni.

Quanto doveva essere grave la scomparsa di Lily se lo sceriffo aveva deciso di chiamare l'FBI?

Ma il giovane Ridge non si volle sbilanciare troppo, a disagio nel trattare con due genitori disperati.

«È solo la procedura, sinora, una pura precauzione», eppure le sue parole non riuscivano a convincere né Nick né Bridget che interpretarono l'arrivo dei federali come un brutto segno.

Bridget scoppiò in un pianto incontrollato e Nick non poté fare altro che abbracciarla e confortarla.

Era impotente quanto lei e ciò lo faceva infuriare ancora di più.

La piccola Lily era lì fuori, in pericolo, e lui non poteva fare altro che tranquillizzare sua moglie.

Prendendo in giro entrambi: «Vedrai che la troveranno, non temere».

Ma la verità era che non sapeva neanche lui che cosa riservava il futuro per la loro famiglia.

Per il resto della giornata fu come vivere in un a bolla. Non poteva vedere e sentire le persone che gli passavano vicino ma i loro volti erano offuscati e le loro voci attutite.

Come se lui fosse dall'altra parte di un lungo tunnel e non potesse vedere o sentire bene ciò che c'era oltre.

Gli sembrava tutto così surreale ed estraneo. La carta da parati sulle pareti, i sedili scomodi dell'area di attesa, l'incessante squillare del telefono, il caldo torrido e il rumore del ventilatore da tavolo che girava e girava.

Era lì ma allo stesso tempo non c'era. Come se in realtà la sua coscienza fosse altrove.

In un posto lontano, felice e al sicuro con la sua famiglia al completo.

Seduti all'immenso tavolo dei suoi genitori, il giorno di Natale, aspettando l'arrosto preparato da sua madre.

Lily che si leccava i baffi, e continuava a dire di essere affamata mentre Bridget sorseggiava tranquillamente del buon vino.

Era lì che dovevano essere.

Si ridestò dai suoi pensieri solo quando sua moglie gli diede uno scossone. Neanche si era accorto che si era fatta buio.

Voltò la testa della direzione dell'entrata e lì vide lo sceriffo Colon, rientrato dalla ricerca, che parlava sommessamente con due agenti in giacca e cravatta.

Una donna e un uomo, erano senza dubbi i federali mandati dall'FBI.

Lei era alta e teneva i capelli raccolti in una cipolla, ordinati e senza neanche uno fuori posto.

Annuiva e continuava a fare domande a Colin ma Nick era troppo lontano per riuscire a sentire.

Capì quando lo sceriffo li nominò perché lei in risposta voltò leggermente lo sguardo nella loro direzione.

Pochi secondi di tempo perso a incrociare i loro sguardi e Nick poté vedere, oltre il castano scuro delle sue pupille, che era una persona determinata.

Per loro era solo un bene.

L'uomo invece era più anziano di lei ma anche lui sembrava tenerci molto al suo aspetto.

Capelli ben pettinati, neanche un filo di barba e un sorriso accondiscendente.

Avrebbe dovuto instillare sicurezza e serenità ma Nick era troppo sconvolto per lasciarsi manipolare così.

Dopo svariati minuti in cui parlarono come se loro non fossero a pochi passi di distanza, finalmente si avvicinarono.

«Signori, loro sono gli agenti speciali Stevens e Gardener, dell'FBI», indicò prima l'uomo, evidentemente di grado superiore, e poi la donna.

I due non persero tempo in inutili convenevoli e la Gardener chiese immediata, rivolta allo sceriffo: «C'è un posto più tranquillo dove poter parlare con i signori?».

Colin portò tutti e quattro in una stanzetta piccola, una sorta di zona relax, con divanetti, cucinino e caffè.

Nick e Bridget furono fatti accomidare ad un tavolo rotondo e di fronte a loro si sedettero i due agenti speciali.

Lo sceriffo chiuse la porta e rimase in piedi ad osservare come lavoravano.

Subito iniziarono a fargli delle domande, chiedendo di raccontare nei minimi dettagli cosa ricordava delle ultime ore che avevano visto Lily e di come avevano scoperto della sua scomparsa.

Parlò quasi sempre Nick, cercando di rivivere - per quanto doloroso fosse- ogni istante. Tutto poteva essere utile, questo gli ripeteva l'agente Stevens, quasi fino alla nausea.

Bridget invece rimase paralizzata accanto a lui, annuendo o aggiungendo qualcosa di tanto in tanto, se Nick si fosse dimenticato.

Poi iniziarono a far loro domande più particolari e personali, riguardanti la loro famiglia.

«Siamo dei sospettati?», chiese Nick quando gli fu chiesto com'era il suo rapporto con Lily.

Si sentiva un po' offeso da quella domanda, che lasciava allusioni inquietanti e per niente lusinghiere.

Ma voleva anche fare tutto ciò che era in suo potere per trovare la figlia.

«Dobbiamo considerare ogni ipotesi, signor Mastrani, ed essere molto scrupolosi», fu la secca risposta dell'agente Gardener che già dall'inizio si era confermata la cinica bastarda che non guarda in faccia a nessuno.

Raccontarono tutto, perfino dei loro rapporti a Hayden, lontano miglia e miglia.

E quando ebbero finito, Nick si sentì stanco, spostato e privo di ogni energia.

Per loro era stata dura dover rivivere gli ultimi minuti passati con Lily. Cosa si erano detti, forse per l'ultima volta.

Alla fine Bridget riprese la parola, aggiungendo con sicurezza: «Questa mattina quando mi sono svegliata mi sentivo strana... Intontita e confusa...».

Non finì neanche di pronunciare le sue preoccupazioni e supposizioni che l'agente Gardener la interruppe: «Vi scorteremo all'ospedale per degli accertamenti, se c'è qualcosa lo scopriremo... E poi vi porteremo nel primo hotel disponibile, resterete lì per il momento».

Non lasciò loro alcuna scelta, era così determinata che Nick si ritrovò solo ad annuire.

D'altronde non avrebbe saputo neanche che cosa fare in una situazione simile.

Ma Bridget sembrò contrariata: «Io non vado da nessuna parte, resto qui fino a quando non termineranno le ricerche».

A quel punto lo sceriffo Colin fece un passo avanti e prese la parola per la prima volta da quando erano entrati nella stanza: «Signora le ricerche riprenderanno domani mattina, con la luce del giorno».

A quel punto Bridget perse la testa. Non sapeva con chi prendersela per il suo dolore perciò urlò rivolta a nessuno in particolare: «No, voi dovete trovare nostra figlia, dovete continuare a cercarla...».

Si alzò di scatto, iniziando a camminare da una parte all'altra e agitando le mani freneticamente.

«Voi dovete trovarla, dovete trovare la nostra bambina... Lily» e prima che crollasse, Nick si alzò, le andò incontro e la strinse tra le sue braccia forti.

La sorresse con tutto se stesso, evitando che crollasse a terra quando le gambe iniziarono a cederle.

Le accarezzò dolcemente i capelli mentre le sussurrava parole di conforto, parole alle quali neanche lui credeva.

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