Capitolo 28

"Andare a caccia di ricordi non è un bell'affare. Quelli belli non li puoi catturare e quelli brutti non li puoi uccidere".

Giorgio Faletti

Bozeman, Montana, 2018

La ridente cittadina del Montana, non era poi cambiata più di tanto in quindici anni. O almeno è quello che sembrò a Bridget, dal momento in cui videro il cartello che dava loro il benvenuto in città.

«Non ci posso credere», affermò Nick, cinque minuti dopo essere entrati, quasi fra sé e sé. Ma nell'abitacolo non c'era molto spazio per riflessioni personali.

«Cosa?», non le era sfuggito il tono sarcastico dell'ex. E lui si voltò a fissarla solo per qualche secondo, per poi tornare a fissare la strada.

«Non posso credere che sto visitando Bozeman, in Montana, per la seconda volta nella mia vita».

L'idea di rivisitare le tappe del primo viaggio era stata di Bridget, ma lui l'aveva accolta, inizialmente, sperando che sarebbe stato utile per entrambi.

«Non dire così. E' una bella città, pittoresca direi. E poi abbiamo concordato di visitare tutti i luoghi di allora, compreso Bozeman».

«Già, ma qui la prima volta non ci siamo venuti volutamente, ricordi?».

«E' stato il destino a portarci qui la prima volta, e non si può ignorare il destino», affermò lei con decisione e solennità.

Nick alzò gli occhi al cielo. Aveva sentito tantissime volte quella parola, pronunciata dalla bocca della sua ex moglie. Destino.

«E' stato questo catorcio di macchina, che ci ha portato a Bozeman quindici anni fa», precisò lui, non in vena di ascoltare i suoi discorsi poetici.

Poteva comprendere perché fosse così nervoso ma era convinta che quel piccolo rallentamento sulla loro tabella di marcia gli avrebbe fatto bene. Invece sembrava sortire l'effetto opposto.

Quando era così di cattivo umore, la maggior parte delle persone non sapevano come prenderlo. Ma Bridget aveva vissuto così tanto tempo con lui, da conoscere ogni trucco per tirarlo su di morale.

E in quel caso l'unica cosa che potesse risolvere i problemi era buttarla sul superficiale.

«Ma lo sai che in un episodio di The big bang theory si parla proprio di Bozeman?», non era certo una conversazione piena di spunti costruttivi o istruttivi, ma ciò attirò la sua attenzione.

«The big bang theory? Da quando vedi certe cose?», il tono curioso le lascio credere che forse Nick avrebbe voluto guardarle insieme a loro, anni prima, quando ancora erano in vena di godersi quelle piccole cose.

In risposta Bridget fece spallucce prima di affermare: «L'ho scoperto per caso, mi è piaciuto un episodio e sono andata a cercare gli altri».

Dopo qualche istante di silenzio, Bridget aggiunse: «Comunque, in quella puntata, Sheldon vuole trasferirsi, dopo aver subito un furto e decide di andare a vivere a Bozeman, che ha reputato la città migliore per poter vivere in totale sicurezza».

Nick si voltò di nuovo a guardarla, distraendosi per qualche istante dalla strada, per osservarla mentre in faccia aveva quel sorriso stupido e un po' infantile che aveva sempre amato.

«E poi come va a finire?».

«Che viene derubato alla stazione di Bozeman», concluse lei, facendolo ridere di gusto. Era proprio quello che si era aspettata.

Perché il modo migliore per distendere i nervi tesi di Nick era farlo sorridere. E Bridget sapeva farlo. Era l'unica donna che avesse mai conosciuto che sapesse farlo. L'unica in grado di toccare certe corde, invisibili ai più.

Per qualche istante, che parve infinito, risero insieme. Risero grati per le piccole cose, per quelle soddisfazioni che da molto non gli era possibile ottenere e anche solo per essere lì, seduti dentro quella macchina, in un certo senso ancora vivi.

Vivi non nel senso più letterale della parola. Perché era ovvio che erano vivi. Respiravano, il loro cuore batteva, i loro organi erano perfettamente funzionanti, il sangue scorreva nelle loro vene.

Ma quando era stata l'ultima volta che si erano sentiti davvero vivi? Quando avevano percepito il resto del mondo intorno a loro come qualcosa di speciale unico? Quando si erano voltati in direzione del sole, con gli occhi chiusi, e avevano sentito il calore sulla pelle, confortante?

Quando si erano emozionati di nuovo per qualcosa che avevano visto, provato o sentito? Quando avevano sentito quel pizzico agli occhi, quel brivido lungo il collo, nel sentirsi toccati davvero da qualcosa o qualcuno?

Quando si erano arrabbiati, infuriati e avevano combattuto per qualcosa che gli stava davvero a cuore? Quando avevano sentito il sangue bollire nelle loro vene, scuoterli fino a farli urlare di dolore?

E quando era stata l'ultima volta che avevano pensato che un sorriso potesse cambiare la loro giornata? Potesse farli ritornare a quei tempi andati, quei bellissimi tempi andati? E illuderli di essere ancora le persone di un tempo?

«So che cosa stai tentando di fare», annunciò lui, dopo cinque interminabili minuti di silenzio, risvegliandola da quel torpore dovuto al breve momento di ilarità.

Si voltò a guardarlo, senza chiedergli spiegazioni, ma dalla sua espressione si capiva e s'intuiva che era quello che si aspettava. E anche se lui non poteva guardarla, sapeva che stava attendendo.

«Non credo di riuscire a capire, Bri. Che cosa ti aspetti da questo viaggio? Che cosa pensi che troveremo una volta arrivati a destinazione?».

Finalmente trovava il coraggio di chiederglielo. Aveva tenuto per sé quelle domande anche per troppo tempo, e fin dall'inizio erano state lì, desiderose di uscire e scoprire una risposta sensata.

Ma Bridget non aveva una risposta giusta, anzi, non sapeva proprio che cosa dire. Per questo evitò attentamente di parlarne.

«E' il viaggio quello che conta, come arriviamo a destinazione. Tutto il resto è superfluo», si voltò di nuovo a guardare la strada, o meglio, i negozi e le case lungo la strada.

Era possibile nella sua voce sentire tutta l'emozione e la fatica che stava facendo per rivelare quella parte di lei, così fragile.

«Non importa per quanti anni tu abbia vissuto felice e soddisfatto, non importa quanti momenti belli e indimenticabili avrai collezionato nell'arco della tua vita... Perché sarà un unico, terribile e straziante ricordo che ti condizionerà sempre il futuro. Che t'impedirà di essere di nuovo felice al cento per cento e di vivere veramente».

Nick ascoltava, con il fiato sospeso e un'enorme sasso sullo stomaco che gli causava dolore, dolore lancinante ad ogni parola pronunciata dall'ex moglie.

«Perché non possiamo ricordare con un sorriso quei bei momenti senza essere condizionati da quelli brutti? Perché non possiamo guardare quella tavola calda lì, davanti a noi, e sorridere gioiosi ricordandoci che è lì che abbiamo mangiato tutti e tre insieme?».

Indicò con la mano un locale sulla sua destra, a poco distanza, ma Nick non lo degnò neanche di uno sguardo. Lo aveva già visto in lontananza e riconosciuto subito. E gli aveva causato una fitta al cuore anche peggio del sasso nello stomaco. Come una coltellata.

«Ti va di mangiare lì?»

«No», la risposta secca arrivò quasi come un urlò frustrato, tanto che Bridget saltò dallo spavento.

«Perché?».

«Perché io sono coerente. Io non cerco d'illudermi che andrà tutto bene per poi comportamenti come se in realtà so che non sarà così. Forse tu sarai ottimista, ma io non lo sono. Forse tu non hai rimpianti, ma io ne ho molti. Vorresti goderti questo viaggio come se fossi in vacanza? È questo che vuoi?».

«No, vorrei solo che tu non buttassi al vento una vita felice insieme, come se non fosse importante. Vorrei che potessi ricordare Lily, com'era bella e felice... Con la consapevolezza che un giorno la rivedremo. Io ci credo, e dovresti farlo anche tu».

Non la vedeva ma sentì la sua voce spezzarsi più di una volta, in preda all'emozione.

Parlare della loro figlia era l'unica cosa che ormai scuoteva davvero il loro animo svuotato.

E perciò non se la sentì di dargli contro. Ancora una volta si ritrovò a volerla solo accontentare. A cercare di allevare un po' la sua angoscia.

Perché ogni volta che la sua Bri era più spensierata, anche lui stava meglio.

Parcheggiò proprio di fronte alla tavola calda, mentre Bridget lo fissava stranita e confusa.

Ma prima di uscire sentì anche il bisogno di non illuderla troppo, perché poi sarebbe toccato a lui racimolare i mille frammenti del suo cuore.

«Anche io ci credo, Bri», la fissò per qualche istante prima di aggiungere: «Che un giorno rivedremo Lily... Ma forse non nel senso che intendi tu».

Gli causava del vero dolore fisico dover ammettere di fronte a lei una cosa simile. Ma vederla così decisa lo spinse ad insistere.

Tanto che quando uscirono dalla macchina, riuscì a sentirla sussurrare, come se non volesse farsi ascoltare da lui: «Non può essere così».

C'era stato un periodo nel quale Nick aveva ammirato la sua tenacia nel credere, anche ad occhi chiusi, nel meglio. Si era aggrappo alla sua fiducia, così tanto da smarrire quasi se stesso.

Ma ormai non riusciva a non compatirla. Perché la prima ad illudere Bridget era lei stessa. E lui già tremava all'idea che un giorno si sarebbe scontrata con la realtà.

E forse quel giorno era più vicino di quanto entrambi avessero immaginato.

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