Capitolo 19

"Quando la primavera svanisce, v'è il rimorso di non averla guardata abbastanza".

Emily Dickinson

Dillon, Montana, 2018

Nick si guardò attorno, incuriosito e anche un po' inorridito.

«Nella mia camera c'è un a grossa macchia scura, proprio sopra la testata del letto. Sembra sangue».

«Forse causa di qualche giochino erotico...».

«Sì, ma finito male» la interruppe lui, cercando di non pensare da dove provenisse quella macchia, ne quale fosse la sua lugubre storia.

Indeciso, e anche un po' in imbarazzo, rimase in piedi, proprio al centro della stanza.

La stessa riluttanza che lo aveva spinto a non sedersi nella sua camera da letto, per paura di contrarre qualche malattia, lo spingeva a stare lontano da qualsiasi mobile presente.

Bridget invece andò dritta a sedersi sul bordo del letto, con un sorriso tranquillo sul volto.

«Non hai più fatto quel viaggio a Manchi Pichu di cui abbiamo sempre parlato», esordì lei, decidendo di affrontare un altro argomento alquanto spinoso per Nick.

Lui si grattò la testa a disagio.

«Era una cosa che avevamo organizzato insieme».

«Ma era un tuo sogno».

Era stato lui ad aver pensato a Machu Pichu, e Bridget aveva accolto la sua idea con gioia.

Per questo non seppe bene come rispondere senza ammettere che aveva, ancora una volta, rinunciato a ciò che aveva sempre sognato. 

«Ne avevamo parlato, qualche anno fa, quando ancora...», avrebbe voluto dire "quando ancora stavamo insieme", ma le parole gli morirono in gola. 

Bridget annuì, intuendo che cosa avesse voluto dire e, per evitare di guardarlo negli occhi, fissò un punto della moquette, lì dove le sembrava che qualcosa si stesse muovendo. 

All'epoca, quando Nick le aveva proposto di partire, si era rifiutata categoricamente. Gli unici viaggi che ormai faceva erano soli volti a scoprire la verità su Lily. 

Avevano perfino litigato e lei lo aveva accusato di non sentire la mancanza della figlia, di essere insensibile. Mentre lui le aveva recriminato di continuare a sperare anche quando non c'era più nulla da fare. 

Eppure entrambi erano lì, in quella sudicia stanza di un Motel nel Montana, ad ripercorrere, quasi fedelmente, le tappe di un viaggio fatto quindici anni prima. 

Ed era proprio questo che turbava di più Bridget. Una domanda che sentiva il bisogno di fargli, ad ogni costo. 

Con le sopracciglia corrucciate, ma gli occhi ancora fissi su quel punto del pavimento leggermente più scuro, gli chiese: «Perché sei qui Nick? Perché non hai semplicemente spedito il tuo DNA? Perché non ha aspettato il prossimo volo?»

Il suo comportamento, per lei, era un vero controsenso rispetto a come invece si era comportato negli anni.

Nick le voltò le spalle, quasi non riuscisse a guardarla negli occhi mentre ammetteva: «Non siamo diversi io e te, Bri».

La sua affermazione le fece alzare gli occhi per fissare le sue spalle, forti e toniche, che in quel momento tremavano di fragilità.

Non era la prima volta che lo vedeva così, privo di ogni protezione e barriera, ma ogni volta la faceva soffrire come se fosse lei a provare quei sentimenti. Perché in fondo era così.

Da ormai troppi anni Bridget e Nick erano legati indissolubilmente, nel bene e nel male. Non importava quanto lontani fossero, quel legame sarebbe durato per sempre.

Le permetteva di essere l'unica in grado di comprendere perché stesse soffrendo. L'unica in grado di poter provare, quasi all'unisono, ciò che provava lui.

«Entrambi fingiamo. Entrambi neghiamo l'evidenza. Entrambi viviamo la nostra esistenza fittizia nella menziona più totale. Entrambi scappiamo dalla verità».

Per qualche istante rimasero in completo silenzio. Bridget non sapeva che cosa dire. Erano discorsi che avevano già fatto molte altre volte, in quegli anni.

Ma quella volta sembrava che le sue parole avessero un significato diverso. Più profondo, più doloroso ed incisivo.

Entravano nella sua carne come un coltello ben affilato, immergendosi dentro di lei e facendole mancare il respiro. 

Per quelle poche parole potevano avere il dono di far riaffiorare tutti i ricordi, belli ma soprattutto brutti, di quegli ultimi anni. 

E poi improvvisamente Nick aggiunse: «Ti sei resa conto di quanto siamo cambiati?» le pose la domanda anche se in realtà non si aspettava una vera risposta da lei.

Infatti Bridget restò in silenzio, in attesa che l'ex marito si decidesse a continuare. 

«Ricordo a malapena quando ero solo un ragazzino felice e dalle prospettive brillanti. Come ricordo con altrettanta fatica i tempi in cui ero un padre felice di ciò che avevo. Da tempo non rivedo più quella persona quando mi guardo allo specchio, ma non è stata una cosa improvvisa... E' avvenuta gradualmente, giorno dopo giorno, speranze infrante l'una dopo l'altra. Mi manca molto il vecchio Nick ma so che non potrà mai tornare».

Aveva parlato con estrema velocità, come per la paura di essere interrotto. Ma poi si prese una pausa prima di aggiungere: «E a te manca la vecchia la vecchia Bri?»

Si girò di nuovo a guardarla, senza timore, con una certa malinconia negli occhi, aspettando una risposta. 

A Bridget mancava il respiro, e anche la voce, mentre rispondeva a fatica: «Sì, mi manca».

«Ma tornare indietro è impossibile».

Neanche Bridget riuscì ad obiettare, nonostante una parte di lei ancora credeva che fosse possibile essere di nuovo felici. Non si arrendeva e questo Nick lo sapeva meglio di chiunque altro. 

Per svariati minuti restarono in silenzio, a fissarsi l'un l'altra. Avrebbero potuto dirsi tante cose, ma decisero di non proferire parola. 

A Nick viene subito in mente il suo periodo più brutto. Quando era andato via di casa a causa di una crisi adolescenziale.

Gli venne quasi da ridere ripensando che all'epoca aveva mille dubbi ed incertezze, che per uno stupido viaggio aveva messo a rischio quegli anni speciale passati insieme alle sue ragazze. 

E a distanza di così tanto tempo, si era reso conto che tutto girava intorno ai sogni, alle aspettative e ai desideri di una persona. 

All'epoca sperava, e pensava, di voler mettere in discussione la sua famiglia per un viaggi. Ormai, invece, avrebbe sacrificato qualsiasi desiderio, anche il più recondito, per riavere ciò che aveva perso. 

«Se potessi tornare indietro, Bri, una sola cosa cambierei...», iniziò  a dire ad un certo punto, stringendosi le braccia a petto, in atteggiamento difensivo.

Sembrava una creatura debole e bisognosa di affetto ma Bridget restò a guardarlo, invece di alzarsi e abbracciarlo come avrebbe voluto. 

Perché nonostante lo desiderassero entrambi, non c'era conforto che sarebbe stato utile a mitigare il loro dolore. 

«Non vi porterei mai in Nuovo Messico», sussurrò con un enfasi quasi solenne. 

Bridget trattenne una lacrima solitaria che voleva uscire dal suo occhi destro e bagnarle il viso. Con la mano la cacciò via e asciugò la guancia.

Se Nick si accorse di quel breve cedimento non lo lasciò vedere, perché in realtà cambiò improvvisamente atteggiamento.

Da serio e solenne, si mise perfino a ridere, come un pazzo, sotto gli occhi sempre più confusi dell'ex moglie. 

«Non lo trovi buffo? Io, che ho sempre amato viaggiare, l'unica che cosa che desidererei è di non aver mai avuto questa passione... Può sembrare un ragionamento assurdo, ma lo sai meglio di me che la sofferenza ti porta a fare strani pensieri...»

In fondo non era cambiato nulla, Nick continuava a sentirsi in colpa. Come se fosse stato lui a portare via la piccola Lily, come se fosse stato tutto a causa sua. 

E non c'era nulla che Bridget potesse dire per fargli cambiare idea, troppo testardo per farsi convincere. 

Per questo disse soltanto: «Se a Laura non piace viaggiare, posso venire io con te a Machu Pichu».

Gli sorrise, sapendo che quel viaggio sarebbe rimasto sempre solo un sogno chiuso in un cassetto.

Nick ricambiò il suo sorriso e scosse leggermente la testa. 

«Forse, un giorno».

Sentiva il bisogno di non chiudere tutte le porte, di non escludere nessun possibile finale. Forse perché sapeva che, alla fine di quel lungo viaggio, sarebbe stato costretto a dire addio ad una delle sue ragazze. Non se la sentiva di lasciare anche l'altra. 

Per Bridget fu uno spiraglio ulteriore di speranza, tanto che tirò un sospiro di sollievo e, sapendo di turbarlo un po' ma anche di farlo sorridere, affermò: «Credo che ci sia un enorme scarafaggio nella moquette».

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