chesterfield

La scusa del ritardo del treno di solito era una mia specialità.

Era un classico

A volte raccontavo odissee riguardo i miei ritardi mattinieri, con la scusa che dopotutto io venivo da fuori città.

Non mi piaceva girare per le vie per un'ora intera, prendendo freddo e imponendomi di non chiudere la giacca per far vedere la pancia scoperta e il top di velluto rosso

Mi piaceva sedermi a guardare il cielo. Mettere in pausa la vita, ignorare i pensieri, gli impegni, i litigi a casa e i compiti

Mi rollavo una sigaretta, con dita tremanti e quasi prive di vita, cercando di incastrare la cartina bene

Non riuscivo mai a farne una decente.

E per concludere, arricciavo la punta e reinfilavo il tabacco nella tasca

Cazzo sì. Era quello che mi piaceva. Ma era solo l'inizio.

La parte che preferivo era quando le persone mi guardavano. Mi sedevo a terra, o su dei gradini sudici, e sti cazzi se faceva freddo, ma quando accendevo la sigaretta la gente non vedeva una ragazza che fumava

Io non esistevo più
Esisteva solo Leonia, una sconosciuta incazzata col mondo, strafiga e inafferrabile, che fumava una sigaretta e rendeva il mondo un posto migliore

Era come se mi vedessi da fuori

E rendevo gli altri meno importanti ed io risaltavo

Porca puttana

Inspirare per bene era cosa facile, ma quando il fumo entrava nei polmoni girava la testa

Mi sentivo debole, e in balia dei pericoli, ma elettrizzava l'idea che dovessi rimanere in allerta

E tiravo più lungo

Merda. Le gambe tremano e non reggono il mio peso, quindi è per questo che di solito mi siedo. A gambe leggermente aperte. Chiudo gli occhi e getto il fumo fuori. Al cielo. Che possa prenderlo.

Il tabacco è forte. È proprio uno di quelli potenti che mi fa venire voglia di chiudere gli occhi e dormire, ma dura un millesimo di secondo che poi va via tutto

Non è un orgasmo, ma è una sensazione di libertà. Ti sballa quel poco che basta a dire "ne voglio di più" ma poi tutto si ferma

Sono le nove. Devo entrare a scuola.

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