10. La grotta degli innamorati
Michele si riscosse per via dei raggi del sole che lo colpirono in faccia. Allungò istintivamente una mano verso il lato del letto dove c'era il minore e lo trovò vuoto, freddo. Il panico lo colse istantaneo, tanto da farlo saltare seduto. Si guardò intorno in maniera frenetica. La stanza sembrava come la sera precedente: la valigia aperta, vicino all'armadio, e le scarpe a terra. Ma Mattia non c'era. Si alzò in fretta per vestirsi. La porta finestra però era accostata e si sentiva un lieve rumore provenire da fuori. Si affacciò cauto e vide Mattia immerso fra le bolle, la colazione sul tavolino basso e un accappatoio su una delle sdraio. Solo allora notò gli slip del ragazzo in fondo al letto. Deglutì piano. Era nudo. Dovevano parlare, ma come avrebbe fatto a concentrarsi con lui senza vestiti tra le bolle?
«Pensi di rimanere per molto tempo lì sulla soglia?»
La voce del riccio era bassa e roca.
«Io... Posso venire?»
«Dipende...» rispose Mattia puntando i suoi occhi nocciola in quelli del più grande. Erano leggermente arrossati. E sì, aveva decisamente pianto. Porca puttana. Michele prese una maglietta al volo e uscì in terrazza.
«Ho ordinato la colazione in camera; pagherò l'extra.»
«Non mi importa, Mat...»
«Dobbiamo parlare, Michele. Io sono stato molto male.»
Il maggiore boccheggiò, colto alla sprovvista dalla schiettezza delle parole del ragazzo.
«Non so che mi è preso, ieri. Non volevo dirti quelle cose, non volevo ferirti. Mi dispiace tantissimo, piccolo, scusa.»
«Io ti amo e non me ne andrò per un Jan qualunque che mi fa gli occhi dolci.»
Michele annuì avvicinandosi alla vasca. «Posso entrare? Vorrei abbracciati.»
«Sono nudo.»
«Lo so, amore. Ma non ti toccherò, se non vorrai. Voglio solo stringerti. Ieri quando non ti trovavo stavo impazzendo.»
«Mi hai ferito, di nuovo.»
«Sono un coglione.»
«Sì, lo sei.» Michele sospirò e rimase in piedi davanti a lui. «Allora, il mio abbraccio?»
L'uomo si riscosse di colpo, tolse la maglietta ed entrò in vasca. Mattia gli fece posto. Michele si mise seduto sulle apposite panchette della vasca e il più piccolo fece in modo di mettersi in braccio a lui. Michele allora lo strinse possessivamente.
«Non sei nudo!»
«No, non lo sono...» ridacchiò il più piccolo «ma possiamo sempre rimediare, se ti comporti bene e sei convincente...»
Rimasero in silenzio per diversi minuti, godendosi quel contatto.
«Mi dispiace...»
«L'hai già detto, Lele.»
«Te lo ripeterò finché non capirai che lo sto dicendo sul serio...»
«Ieri sono tornato qua soltanto perché non sapevo dove andare. Tu però non c'eri; mi sono sentito solo. Non mi è piaciuto per niente. Mi sono addormentato sfinito abbracciando il tuo cuscino.»
«Ti ho cercato ovunque. Mi avevano detto che non eri rientrato in camera... È stato Giulio a suggerirmi di cercarti qui.»
Mattia, si voltò nel panico. «Non hai chiamato Simo, vero?»
«No, piccolo, lo so che si preoccupa per te... Prima dovevo trovarti, sennò altro che pugno.»
Il ragazzo sorrise piano. «Sì, ti avrebbe distrutto, anche se è un tipo pacifista.»
«Se ti può consolare Giulio mi ha dato praticamente del coglione...»
«Ha fatto bene» ridacchiò piano il ragazzo rilassandosi nell'abbraccio dell'altro.
«Mat, tu sai che Andrea mi ha lasciato per uno più giovane di me. Uno della sua età...»
«Sì, lo so, me la ricordo la storia. Tu però l'avevi lasciato per primo, per via di suo padre e per la differenza d'anni che c'era fra di voi.»
«Io, non so, credo solo di aver avuto paura che si potesse ripetere...»
«Io non sono Andrea. Ti ho scelto, Lele, ho scelto te. È tanto difficile da accettare?»
«No, amore, non lo è...»
Le labbra di Michele si posarono su quelle di Mattia in un bacio pieno di scuse e promesse. In un bacio d'amore. Rimasero per diversi minuti lì immersi fra le bolle in silenzio. Michele aveva appoggiato il mento sulla spalla del minore e si godeva il momento dopo la serata che avevano passato entrambi.
«Lele, ho pensato molto a quello che è successo da quando mi sono svegliato.»
Michele si fece subito serio: «Ti ascolto, però usciamo di qui, asciughiamoci e vestiamoci, magari facciamo anche colazione e poi parliamo.»
«Sono d'accordo. Non voglio essere arrabbiato con te, Lele. Io ti amo e mi dispiace che tu metta in dubbio i miei sentimenti...»
«Shh, amore, non ho messo in dubbio te, ma me... Ho sempre pensato di essere un uomo solido. Quando Andrea mi ha lasciato, me lo aspettavo; non ero arrabbiato con lui. Anche io l'avevo fatto soffrire molto. Tu hai visto come stava quando avevo rotto con lui e comunque mi aveva lasciato la speranza di potermi innamorare ancora. Eppure quando ti ho incontrato e l'amore è arrivato sul serio io ho avuto paura. Paura di perderti un giorno per una persona migliore di me... Tu sei così giovane, e bello, e...»
Le labbra di Mattia lo raggiunsero morbide. Erano ancora nell'acqua calda nonostante quello che si erano detti prima del discorso concitato di Michele. Lo baciò con calma, facendo aderire il proprio corpo a quello dell'altro. Le mani del ragazzo lo accarezzarono con dolcezza, come a volerlo rassicurare. Quando furono a corto di fiato si staccarono e Mattia lo guardò con serietà: «Lele, io non ho la sfera di cristallo per sapere cosa succederà in futuro. Però so che ti amo e, per me, sei la persona migliore che abbia mai conosciuto. Tu mi fai stare bene, quando non fai il coglione.»
Mattia sorrise, sfiorando di nuovo le labbra di Michele. «E ora andiamo a fare una nuova colazione, fuori, e magari domani andiamo a farci un giro in barca, che ne dici?»
«Direi che è una bellissima idea. Andiamo, amore.»
I due uscirono dalla vasca e rientrarono nella stanza abbracciati, e grondanti d'acqua e di speranza.
***
Il resto della giornata era trascorsa pigra fra un giro per la città a caccia di souvenir e una escursione in una caletta un po' isolata dall'altra parte dell'isola. Il maggiore aveva affittato uno scooter e si erano lanciati per le stradine assolate. Non avevano più parlato di quello che era successo la sera precedente. Durante il pranzo Giulio li aveva chiamati e Michele l'aveva messo in vivavoce perché suo fratello voleva accertarsi che Mattia fosse veramente con lui, e poi Zeus aveva abbaiato e tutti si erano messi a ridere.
In quel momento stavano sdraiati sui lettini in terrazza. Mattia aveva gli occhi chiusi e i ricci sparsi ovunque sul cuscino.
«Dormi, amore?»
«Mmh, sono cotto!»
«Se vuoi ceniamo in camera, vado a prendere qualcosa da asporto e mangiamo qui, in terrazzo. Ti va?»
«Ma devi uscire da solo? No, preferisco venire con te. Non mi va di lasciarti...»
«Faccio in un attimo, tu rilassati. Domani, allora, facciamo un giro in barca? Ho visto che l'albergo ha una locandina con alcuni operatori che offrono escursioni di quel tipo.»
«Sarebbe fantastico!»
«Allora prenoto. Dopo pranzo, o vuoi andarci di mattina?»
«Decidi tu. Prendi la mia carta prepagata. Dovrebbero esserci ancora diversi soldi. Non mi hai fatto pagare nulla!»
«Non pensarci neanche. Già oggi hai pagato il pranzo a tradimento.»
Mattia gli sorrise mostrando le fossette «Non è colpa mia, Meriggio, se ti distrai guardandomi il sedere.»
Michele spalancò la bocca scioccato, ma poi rise ricordando la scena a cui si riferiva. Il ragazzo si era piegato facendo finta di legarsi le scarpe, lui si era distratto, e Mattia era corso al baracchino per pagare i loro panini.
«Dai, vado...» disse il maggiore baciandolo sulle labbra.
«Non metterci molto, amore. Voglio passare la notte su quel letto a baldacchino che abbiamo in camera.»
Michele sorrise: «Ai suoi ordini, capo.»
***
Era oltre un'ora che si trovavano nudi sotto le lenzuola fresche, distesi l'uno di fronte all'altro. Si erano svegliati presto per poter vedere sorgere l'alba sull'isola. Mattia aveva detto a Michele che il giorno prima l'aveva vista da solo e che gli aveva messo un po' di malinconia. Il maggiore voleva togliere quella malinconia dai suoi occhi, per lasciare un ricordo felice. Mattia aveva la capacità di guardare il mondo con gli occhi pieni di quello stupore che la sua età ancora gli consentiva e, nonostante avesse sofferto molto per la perdita dei genitori, i suoi occhi splendevano per ogni nuova scoperta. A Michele piaceva da impazzire il sorriso del più piccolo, il modo in cui gli occhi brillavano per lui.
Arrivarono al porto di Santorini subito dopo mezzogiorno; il sole picchiava forte ed entrambi avevano comprato un cappellino e portavano gli occhiali da sole. Michele aveva insistito per mettere la protezione cinquanta: non voleva certo che si scottassero, rovinandosi quei due ultimi giorni di vacanza. Mattia osservò con attenzione le barche a vela ormeggiate al porticciolo che facevano da contrasto con le casette bianche e blu arroccate sul promontorio. Arrivarono in fondo al molo, dove una barca a vela di medie dimensioni li stava aspettando.
«Sig. Meriggio, benvenuti a bordo sull'Albatros.» L'uomo che aveva parlato era un ragazzone moro con una maglia a righe, un costume blu e un ampio sorriso su un viso cotto dal sole. Li salutò calorosamente aiutandoli a salire sulla barca.
«Ciao, Alex, lui è Mattia, il mio compagno.»
«Piacere di conoscerti. Se siete pronti possiamo partire.»
«Perfetto. Mat, mettiti il giubbotto di salvataggio mentre io aiuto Alex a fare manovra per uscire dal porto.»
«Sai andare a vela?» chiese Mattia.
«Un po', da ragazzo andavo spesso al lago di Garda con la parrocchia, e fare lezioni di vela era divertente.»
Mattia lo guardò sempre più stupito. Michele riservava tante sorprese.
«Dai, siediti. Mettiti lì, e segui indicazioni del capitano. Okay.»
«Il meteo ha messo vento, ma non troppo, faremo la circumnavigazione dell'isola. Se siamo fortunati potremmo anche vedere i delfini.»
«Dici davvero?»
«Certo, Mattia. Se ci sbrighiamo, vi porto anche a fare il bagno in una delle grotte più suggestive dell'isola: la grotta degli innamorati!» Intanto mentre parlavano Alex stava togliendo le cime per far partire la barca, aiutato da Michele che si muoveva agile da una parte all'altra dell'imbarcazione.
Ben preso l'Albatros si staccò dal porto per dirigersi nel mar Egeo.
Quando furono in navigazione con le vele spiegate, Mattia e Michele si posizionarono a poppa per prendere il sole l'uno vicino all'altro.
«Grazie» disse il ragazzo più giovane baciando la spalla del compagno. «Credi che Alex si scandalizzi se ti bacio?»
«Non penso proprio, quando sono venuto per fissare la gita stava avvinghiato al suo compagno...»
«Perfetto» disse il Mattia e si avvicinò alle labbra di Michele, stando attendo a non scivolare dalla barca. Catturò le labbra dell'uomo con un bacio dolce e possessivo. Aveva scoperto che gli piaceva molto mordicchiare le labbra fini di Michele per poi appropriarsi della sua lingua.
Il più grande rispose con entusiasmo, avvicinando il ragazzo a sé e stringendo i suoi ricci.
«Mat? Non siamo soli, non possiamo farlo qui...»
«No?»
«Ricciolino, non mi tentare, che ti getto in acqua e che ti prendo in mezzo al mare Egeo.»
Mattia ridacchiò. «Potremmo farlo in quella grotta... Ehi, guarda!» urlò con entusiasmo: al lato della barca spuntava una pinna che li seguiva.
«Delfini a sinistra, ragazzi. Li avete visti?»
«Sì, Alex, grazie!»
I ragazzi rimasero a guardare affascinati il gruppo di delfini seguire la loro imbarcazione, saltando e rincorrendosi allegri.
«Grazie, amore, è bellissimo!»
«Di niente, amore.»
«Vi va un bagno alla grotta degli innamorati? Ormeggio a distanza di sicurezza e ci arrivate a nuoto. Non è poi molto lontano.»
La barca virò in direzione della costa e il gruppo di cetacei continuò la sua corsa verso il mare aperto. Alex ancorò a una certa distanza dalla grotta e i ragazzi si tuffarono in mare, nuotando velocemente. Una volta dentro Mattia prese fiato galleggiando a pelo d'acqua, ma non fece in tempo a guardarsi intorno che fu catturato da dietro da Michele, che lo spinse con foga vicino a uno scoglio. «Amore, ma...»
«Shiss, solo io, tu e il suono del mare» disse il maggiore a un orecchio di Mattia, abbassando i loro costumi quel tanto necessario da liberare le loro intimità. Michele voltò il suo ragazzo e non ci volle poi molto perché lo facesse suo in quella grotta, fra gemiti e carezze nascoste da occhi indiscreti. Fu un amplesso veloce e pieno di passione, come i loro sentimenti.
Quando ripresero fiato Michele lo cullava fra le sue braccia. «Ti ho fatto male?»
«No, è stato bellissimo.»
«Mat, io volevo di nuovo scusarmi per la nostra lite...»
«Ormai è passata, non voglio pensarci più. La vita è così breve per essere tristi e arrabbiati.»
«Lo dici per via dei tuoi genitori?»
«Sì.»
«Torniamo in barca che ne parliamo un po', se ti va.»
Mattia sospirò, ma annuì. Mano nella mano rientrarono in barca. Una volta che furono risaliti, Alex riprese la navigazione intorno all'isola. Il vento li spingeva come se non avessero peso sull'acqua. Mattia e Michele nel frattempo si erano asciugati e avevano mangiato degli stuzzichini che il capitano aveva offerto loro, quindi si erano di nuovo esposti al sole. Michele era appoggiato alla sponda della barca e Mattia gli si era seduto fra le gambe, facendosi abbracciare da dietro. Entrambi stavano guardando il mare. «Quando sono morti ero poco più che un ragazzino. Mi atteggiavo a ribelle, ma in realtà non lo ero. Già sapevo, dalle elementari, che non mi piacevano le ragazzine. Preferivo la compagnia dei miei coetanei. Avevo paura di dirlo ai miei, non so se avrebbero capito. Mio padre era un uomo buono, ma aveva quasi sessant'anni. La sera in cui morirono ero solo in casa. Giocavo ai videogames. Non ero voluto andare con loro a quella stupida festa.... Simone era dalla sua ragazza dell'epoca a fare sesso, immagino, e quando tornò a casa mi disse quello che era successo. Era stravolto, lo eravamo entrambi...» La voce di Mattia si spezzò sul finale. Michele lo aveva tenuto stretto per tutto il tempo. Sapeva che sarebbe stato doloroso da raccontare, ma forse il suo ragazzo aveva bisogno di farlo.
«Mi dispiace, amore. Eri così giovane.»
«Sono stato arrabbiato per tanto tempo, finché poi Simone ha trovato un bravo psicologo. Ci andavamo insieme. Da quando sono morti abbiamo fatto sempre tutto insieme. Il momento più brutto, oltre al giorno della loro morte e a quello del funerale, è stato quando mi hanno portato in una casa famiglia per un mese. Simone fece l'impossibile per riavermi di nuovo con lui; per fortuna era già maggiorenne. Purtroppo casa nostra era dell'azienda per cui papà lavorava e quindi qualche mese dopo la sua morte fu riassegnata. Menomale che avevano la casa dei nonni. Scaduto l'affitto degli inquilini vi entrammo noi. Simone nel mese che sono stato via ha vissuto dalla sua ragazza, ma quando ha dovuto lavorare giorno e notte per mantenermi lei si è stufata della situazione e l'ha mollato. Allora, però, vivevamo già insieme. Io devo tutto a Simo: ha annullato la sua vita per me. Vorrei che adesso che ho te e che andrò all'università possa pensare a se stesso. Se lo merita.»
«Sei dolcissimo» disse Michele portandolo più vicino, «io non so per quale motivo Dio abbia deciso di mettermi sul cammino una persona come te, ma prometto che mi prenderò cura di te. Ti amo.»
«Ti amo anch'io.»
ANGOLO AUTRICE
Buon San Valentino a tutti i miei lettori e alle mie lettrici 💖💖💖
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