Prologo
La Luna splendeva quella notte, una luce fredda, bianca, che filtrava a malapena tra i rami spogli del bosco, intrecciati tra loro in una barriera che lasciava scoperti solo pochi strappi di cielo. Il silenzio era interrotto di tanto in tanto dal leggero fruscio della brezza, che col suo soffiare gelido rendeva ancora più fredda l'aria notturna. Improvvisamente, un suono secco ruppe il silenzio. Un ragazzo che camminava spezzando, uno dopo l'altro, i rametti secchi del sottobosco, trascinandosi dietro un paio di accette, col risultato di scavare due solchi nella terra umida. Lui sapeva che questo era il presagio di ben altro. Lui era a conoscienza che presto, troppo presto, qualcosa sarebbe cambiato. Lui continuò a fissare il ragazzo che camminava, camminava e camminava, vagando senza meta. E come poteva, qualcuno senza controllo di sé stesso, averne una?
L'Operatore seguì il ragazzo, e quei due solchi scavati dalle accette. Stava man mano riacquistando la ragione, e l'uomo alto non poteva permetterselo. Ormai doveva sempre premere sulla sua coscienza per mantenere il controllo, e il semplice fatto che non riponesse al loro posto le accette era una prova del fatto che, seppur lentamente, Lui stava perdendo nel conflitto silenzioso per il controllo del ragazzo.
Il confine della foresta arrivò inaspettato per l'Operatore. Ed eccola lì, la cittadina che in quei giorni tenevano d'occhio. Anzi, no, che Lui teneva d'occhio. Si fermò sul limitare della foresta, in attesa. Il ragazzo proseguì a capo chino per qualche metro, prima di alzare la testa, spaesato. Un barlume di coscienza si illuminò nei suoi occhi, ma fu solo un istante. Lo sguardo del ragazzo tornò ad essere passivo e smorto, mentre le gambe ricominciarono a trascinarsi, un passo dietro l'altro. In breve, si ritrovarono a girare per le strade del paesino, sotto il fascio giallo gettato dai lampioni. Non un'anima viva si aggirava tra le case. Solo Lui e il ragazzo. Senza preavviso, si fermarono. Il vento abbassò il cappuccio del ragazzo, rivelando dei capelli biondo-cenere.
Si buttò in corsa verso la provenienza della corrente, quasi fosse emessa da qualcosa, qualcosa di troppo importante per il ragazzo. Svoltarono in una stradina, poi in un'altra, in un inseguimento, ancora una volta, senza meta. L'Operatore si fermò di colpo.
Il ragazzo era scomparso.
Si guardò intorno. Una casa, separata da un prato solamente da una strada asfaltata, sul ciglio un lampione. Lo sguardo vagò per poco sul bosco, perfettamente visibile da quella distanza, quando un suono attirò la sua attenzione. Fece appena in tempo a vedere una delle finestre che si chiudeva, e subito era lì, ad osservare l'interno dell' abitazione attraverso la stessa. Vide l'ombra del ragazzo sgattaiolare oltre il bagno, nel corridoio. L'Operatore si spostò dal suo punto di osservazione, per posizionarsi alla finestra della camera adiacente. Contrariamente da quanto si sarebbe aspettato, il ragazzo non era lì. Lo trovò invece in un'altra stanza ancora, in piedi, ad osservare in silenzio le coperte di un letto alzarsi ed abbassarsi ritmicamente. Fissò per qualche istante la scena: uno dei killer più pericolosi al mondo che, come un agnellino, fissava qualcuno dormire. Un tentacolo nero si allungò a scostare il piumino; scoprendo una ragazza. I muscoli di Toby si irrigidirono all' istante, ma il ragazzo non reagì. Ecco che tornava il problema principale dell' Operatore, Tobias Rogers voleva tornare a galla, riprendersi il proprio corpo. Ma adesso, l'uomo alto aveva la soluzione.
Se avesse avuto un volto, avrebbe sorriso.
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