Epilogo

La vita di Tori era tornata a essere quella di pochi mesi prima: rinchiusa tra le quattro mura dell'orfanotrofio, segregata nella dua stanza. Ma qualcosa in lei era cambiato. Si toccò le labbra, le stesse labbra che Toby aveva sfiorato una settimana prima, quando lei gli aveva sparato. Un sorriso malsano si allargò sul suo volto, mentre, accovacciata sul letto, si dondolava lentamente. Sapeva di stare impazzendo, ma questo la divertiva; la divertiva in maniera indicibile. Una canzoncina lasciò la gola di Tori, in un lieve sussurro inquetante:

Mio caro piccolo assassino,
Vieni qui, giochiamo un pochino:
Tu mi hai fatto un grande torto,
È un vero peccato che tu sia morto.

Una risata stridula si impose sul silenzio della stanza, interrompendo per pochi secondi la catilena di Tori

Un colpo, un tonfo, un grido
Sul tuo cadavere, i vermi han fatto nido

Si alzò dal letto a testa china, mentre si dirigeva al piano inferiore dell' orfanotrofio,  dove c'erano le cucine. La luce della Luna filtrava a malapena tra le imposte chiuse delle finestre del corridoio.

Tua madre hai ammazzato,
Senza pietà sei stato giustiziato,
Dalla persona che minacciavi,
Dalla persona che tu amavi.

Tori entrò nella cucina, e andò a colpo sicuro su un casseto. Strinse la mano sul manico di un coltellaccio, mentre una risata isterica scuoteva le sue spalle. "Tori, che stai facendo?" La ragazza si voltò, un ghigno occupava il suo volto, mentre un ronzio le riempiva le orecchie.  Quel ronzio. La ragazza si avventò sull'inserviente della mensa, il ronzio talmente forte da coprire le urla della donna.

Il sangue ora ricopre le mie mani,
responsabili di omicidi umani,
Di chi morto da innocente,
Di chi di male non aveva fatto niente.

La porta della cucina si spalancò, e un uomo anziano entrò nella stanza. "Ilda, tutto..." un espressione di terrore e disgusto prese posto sul suo volto, alla vista del corpo della donna totalmente sventrato, le budella sparse ovunque nella stanza. Il suo sguardo incrociò quello di Tori, contratto in un ghigno da folle, la maglia, il viso e i capelli macchiati di sangue.

I tuoi averi hanno rubato,
Mi spiace per te, ma non sei più mascherato,
La accette mai più impugnerai
A meno che dalla polizia non le riprenderai.

Il corpo del vecchietto cadde a terra in un tonfo sordo. Lui non aveva mai gridato, neanche per un secondo. Tori si alzò ansimante dal cadavere, il ronzio stava scemando, sostituendo la pazzia con la calma. Gli occhi di Tori si fissarono in un punto indefinito per qualche secondo, prima che si avviasse verso l'uscita.

Nella tomba a volto scoperto
È seppellito un killer esperto.

Tori spalancò i maniglioni antipanico delle porte, e il freddo della notte la investì con una folata di vento gelido.

È un peccato, caro mio,
Che adesso la più brava sia io.

Tori guardò dritto di fronte a se. Il commissariato era proprio in fondo alla strada.

***

"Venga pure, signotina Moore" il poliziotto fece strada a Tori, che aveva aspettato pazientemente la mattina per entrare. Seguì l'agente con passo tremante, e si sedettero nella solita stanza al solito tavolino. "Adesso mi racconti tutto quello che è successo, va bene?" La ragazza tirò su col naso, gli occhi rossi di pianto. "Ecco..." Tori simulò un paio di tic prima di continuare "c'era... tanto sangue... due persone morte... io... io..." prese un fazzoletto che le porgeva il poliziotto, mentre le lacrime che la ragazza cercava di trattenere esplosero all' improvviso. "... c'era lui." Tori fece una pausa.
"C'erano... quelle accette... e io..." un'altra crisi la interruppe, più forte di quella precedente. "Signorina, si calmi, il killer che la minacciava è già morto" Tori scosse la testa.
"No... no... era lui, lo giuro. Erano le sue accette, capisce? La persona che è morta non era lui!" Tori seppelli ancora il viso nel fazzoletto, mentre i tic le provocava no diverse scosse, una volta le mani, una volta le spalle, una volta le gambe. "Senta le posso garantire che le accette, gli occhiali e la maschera si trovano qui" lo sguardo di Tori si alzò all' istante, per poi scuotere la testa. "No... le aveva lui..." il poliziotto tirò sul tavolo una valigetta, aprendola sotto gli occhi della ragazza. "Ecco, vede? Sono qui le sue armi, la maschera, tutto" passò qualche minuto di silenzio, poi finalmente,  Tori allungò una mano. Prese tremante un'accetta, e l'avvicinò per osservarla meglio. Un sorriso sadico si allargò sul suo volto, mentre con un gesto repentino tagliava la giugolare dell' uomo di fronte a lei. Recuperò velocemente la seconda accetta e si mise gli occhiali, per ultimo prese la maschera. La porta della stanza si spalancò all' improvviso, e un poliziotto fece irruzione. Neanche il tempo di reagire, che un accetta si conficco nel suo cranio. Tori recuperò la cintura con un pistola dal cadavere, indossandola a sua volta, mentre si abbassava il cappuccio della felpa sul volto. Un terzo poliziotto tentò di entrare, ma un proiettile gli aveva già attraversato il petto. Tori prese la cintura anche da questo, poi raccolse l'accetta lanciata poco prima. Si lanciò in fuga precipitosa verso l'uscita, uccidendo chiunque fosse a tiro. In breve Tori fu fuori, in una corsa sfrenata verso la foresta. Solo quando raggiunse il cuore del bosco si fermò. Davanti a lei si trovava una figura alta, quasi del tutto nera, tranne che per la testa bianca, senza volto. La ragazza si avvicinò al volto la maschera, sentiva di doverla mettere. Si decise. Un'attimo di lucidità, lungo a malapena una frazione di secondo, le permise di capire. Di capire chi fosse il lui di cui parlava tanto Toby prima di morire. Ma ormai era troppo tardi. Non appena la maschera tocco il suo viso, nel ronzio che ormai la accompagnava da giorni, si definì una voce.
-benvenuta nella tua nuova vita, Ticci Tori-.

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