Capitolo III
Tori entrò nella stanza, andandosi a sedere in attesa dell' inizio dell' ennesimo interrogatorio. Il killer che l'aveva aggredita poco più di una settimana prima era tornato in azione come al solito, senza lasciare alcun superstite dopo ogni intervento. Motivo in più per tenerla presso la polizia, come unica testimone della vicenda e non perdere occasione per interrogarla. "Signorina Moore, noi... "
"Stia zitto e vada al sodo." Tori interruppe bruscamente il poliziotto. "Mi chieda quello che mi vuole chiedere subito e senza troppi giri di parole" un tic scosse lievemente il piede, .a Tori lo ignorò. "Stavolta non siamo qui per un interrogatorio, signorina" iniziò l'agente "ma per presentarle il suo nuovo tutore".
Silenzio.
Tori non se l'aspettava; non credeva di avere parenti. Un ragazzo entrò dalla porta: sarà stato a malapena diciottenne, i capelli biondo miele spettinati che ricadevano con un ciuffo davanti agli occhi color nocciola. Era robusto, si vedeva chiaramente che si tenesse in forma. Ma soprattutto, la sua pelle era grigiastra, e ogni tanto un movimento involontario scuoteva o la mano, o la testa. "Signorina, le presento Tobias Moore, suo fratello".
***
Tori fissò per un attimo suo fratello, incredula. Per la prima volta si trovava di fronte a qualcuno come lei, e non sapeva neanche come definire quel miscuglio di sensazioni che sentiva. Di sicuro c'era gioia, con una punta di solidarietà e commiserazione per aver finalmente incontrato un proprio simile. Fissò un attimo il ragazzo negli occhi, il poliziotto li aveva lasciati da soli all'interno della stanza, come avrebbe fatto chiunque, del resto. "Toglimi una curiosità" esordì il ragazzo, evidentemente interessato alla nuova 'sorellina'. "Che tipo era l'ultima persona che ti ha adotatta?" Tori continuò a fissarlo, un sorriso sincero sul volto. "Ecco... era a posto, persino dopo tutto quello che ha passato. Non mi ha detto molto, ma l'unica cosa che so con certezza è che mi abbia adottata perché le ricordavo suo figlio" la ragazza abbassò lo sguardo. "Scusa se sorrido come una cretina, è che... non avevo idea di avere un fratello" Tobias si esibì in un mezzo sorriso a sentire quell'affermazione. "Be', a dirla tutta non pensavo saresti stata così espansiva nei miei confronti" disse lui, grattandosi la nuca. "Insomma, uno sconosciuto che dice di essere tuo fratello ti viene a trovare e tu non diffidi neanche un po'?"
"La vuoi sapere una cosa, 'fratello'? Ormai sono stanca di diffidare delle persone" rispose Tori, con un sorriso a trentadue denti sul volto. Tobias imitò quel sorriso, vittorioso. Niente di quello che aveva detto fino a quel momento era vero.
***
I due ragazzi camminavano già da qualche minuto quando raggiunsero il bosco. Tobias si fermò un attimo, come in contemplazione, mentre Tori guardava diffidente quell'ammasso verde, e per la prima volta si chiedeva se avesse fatto bene a fidarsi della persona al suo fianco. "Toglimi una curiosità" disse Tobias, accompagnando la frase con un mezzo sorriso che fece disperdere ogni dubbio. "Come mai eri dalla polizia?" Tori strabuzzò gli occhi. "Come, tu adotti una persona che praticamente vive in mano alla polizia e non ti fai nessuna domanda?"
"Questa non è una risposta" Tori sbuffò prima di rispondere. "Un killer ha provato ad uccidermi" rispose evasiva.
Tobias annuì, poi ricominciò a camminare addentrandosi nel folto. "Come? Tutto qui? Tua sorella ti dice che è stata quasi uccisa da un killer e non dici nulla?" Tori si avvicinò di corsa al fratello, prendendolo violentemente dalla spalla. Lui continuava a guardare in basso, senza dire una parola. "Allora?" Chiese impaziente. "Hai mai pensato come avrebbe potuto essere quel killer come persona?" il ragazzo parlava quasi con un sussurro. "In... in che senso?" Tori era sempre più confusa, non capiva cosa stesse accadendo, né dove volesse andare a finire quella conversazione. "Nel senso che, magari, pure un assassino ha un nome, una vita"
Tori lo guardò, dubbiosa,mentre una punta di paura iniziava a farsi strada in lei. "E sentiamo, sapresti dirmi questo nome?"
Tobias alzò la testa di scatto, un ghigno che ne occupava il volto. Fu in quel momento che Tori capì. Un'accetta suntata dal nulla le ferì una spalla, mentre si volava per fuggire. Un calcio la buttò a terra, schiantandosi con precisione dietro le sue scapole. Sentì il soffio caldo di Tobias sul suo collo, mentre si avvicinava al suo orecchio. "Ticci Toby" sussurrò. "Il mio nome è Ticci Toby" dopodiché il manico di un'accetta la colpì sulla nuca, e tutto fu nero.
***
Toby si alzò da quel corpo privo di sensi. Era fatta, l'Operatore alla fine aveva prevalso nella battaglia per il dominio del ragazzo. Toby si avvicinò la lama con cui aveva ferito la ragazza alle labbra, assaporando il gusfo del sangue. Gli era mancato uccidere senza maschera, ma sarebbe stato troppo riconoscibile. Sorrise. Adesso iniziava la parte migliore di tutta quella storia. L'omicidio, la tortura. Il sorriso si allargò sul suo volto, e la furia tra poco si sarebbe scatenata. Poggiò a terra un'accetta, impugnando l'altra con entrambe le mani. La lingua inumidì per un attimo le labbra, poi il colpo calò. Per la prima volta un tic gli impedì di compiere il suo lavoro, per la secomda volta salvò Tori. L'accetta strappò la tasca che conteneva il cellulare della ragazza, facendolo cadere a terra. Toby Rogers guardò per un secondo l'oggetto, le braccia a penzoloni lungo i fianchi. L'uomo alto non aveva ancora vinto.
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