Capitolo 3
«Bye bye, farfallina.» Ladybug osservò il piccolo insetto candido volare alto nel cielo, spostò poi l'attenzione sul suo compagno di squadra: Chat Noir era stato distratto per tutto il combattimento contro l'akumatizzato di turno, guardandosi attorno con fare quasi paranoico ed evitando per un soffio alcuni attacchi del nemico: «Qualcosa non va?» gli domandò, vedendolo poggiarsi con fare stanco al suo bastone e ignorare l'incessante richiamo del suo anello.
«Ti preoccupi per me, my lady?»
«Mi preoccupo se, qualsiasi cosa hai, pregiudica il tuo comportamento in battaglia.»
L'eroe abbozzò un sorriso, rimpicciolendo il suo bastone e riponendolo, mentre lo sguardo stanco rimaneva calamitato sulla sua compagna: «Ho qualche problemino nella vita reale.» spiegò, portandosi una mano alla nuca e grattandosela: «Penso di essere stalkerato.»
«Una qualche ammiratrice segreta, eh Chat Noir?»
«Quelle le saprei gestire...» sbuffò il ragazzo, scuotendo il capo: «Quella che ho fra le mani, invece, è una bella gatta da pelare: il mio stalker, penso, mi odi.»
«Oh. E come mai?» domandò sarcastica Ladybug, sorridendo: «Non ti adorano tutti?»
«Ah. Ah. Molto divertente.» sbuffò il ragazzo, dando poi una breve occhiata al suo anello: «Devo andare, non vorrei che rimarresti sfolgorata dalla mia bellezza e diventassi anche tu una bella gatta da pelare...mh. No, in quel caso non mi dispiacerebbe.» ridacchiò, facendo l'occhiolino alla ragazza: «Alla prossima, my lady.» concluse, voltandosi nella direzione di casa sua e iniziando a correre.
«Ehi, Chat!»
La voce di Ladybug lo fermò, proprio mentre metteva nuovamente mano al suo bastone: si voltò, la mano destra ferma sulla schiena, lo sguardo verde sgranito e sorpreso: «Sì, my lady?»
«Se hai bisogno di aiuto con questo stalker...» la ragazza sorrise dolcemente: «Chiamami pure. Darò volentieri una mano al mio micetto preferito.»
«Grazie, my lady!» dichiarò, inchinandosi con fare galante e poi riprese la sua corsa, saltando sul primo tetto vicino e sparendo dietro di esso; corse veloce lungo il cornicione, atterrando nella strada sottostante un attimo primo che la trasformazione si sciogliesse, facendolo diventare semplicemente Adrien: «Per un soffio.» commentò, alzando la testa e notando il palazzo residenziale dal quale era balzato giù: «Sarebbe stato davvero problematico se mi fossi trasformato lassù.»
«Questo perché qualcuno ha pensato di fare un po' di conversazione.»
«Ehi, è lei che mi ha fermato. Non è stata carina a offrirsi di aiutarmi?»
«Sì, sì.» sbuffò Plagg, mettendosi seduto fra le mani del ragazzo: «Il mio camembert.»
«Arriva, arriva.» dichiarò Adrien, chinandosi e poggiando la borsa per terra, prendendo il contenitore ermetico ove teneva il formaggio puzzolente e aprendolo, storcendo il naso all'odore nauseabondo: «Sbrigati. Devo incontrarmi con Marinette fra poco.»
«Giornata intensa, eh?» domandò Plagg, afferrando un triangolo di formaggio e addentandolo: «Prima Ladybug, poi Marinette...dura la vita per i casanova.»
«Ma cosa dici?» sbottò il ragazzo, voltandosi di lato e sentendo le guance andare in fiamme: «Io non sono un casanova.»
«Ah no? Perché a me pare proprio che ci stai provando con tutte e due, sai?» dichiarò il kwami, sorridendo divertito: «Beh, faresti anche bene, secondo me.»
«Quando qualcosa ha la tua approvazione, di solito, non va bene.» sentenziò Adrien, richiudendo il contenitore e infilando nuovamente nella borsa: «Forza, Plagg. Nasconditi. Non voglio arrivare in ritardo.»
«Ma non ho ancora finito di mangiare...»
Marinette poggiò la borsa sul tavolo da pic-nic, guardandosi attorno: «Spero non ti dispiaccia studiare qui.» dichiarò Adrien, sistemandosi accanto a lei e sorridendole: «Mi sembrava una giornata troppo bella per rimanere in casa.» E poi ho paura che, se rimanevamo a casa tua, Lila sarebbe potuta apparire, concluse dentro di sé, ma senza dirlo ad alta voce.
«E' un'idea brutta...cioè volevo dire bella...» dichiarò la ragazza, scuotendo vigorosamente il capo mentre le guance le si tingevano di una delicata tinta rosea: «I-iniziamo?»
«Ok.» assentì Adrien, recuperando il libro di geografia e il quaderno, su cui aveva già appuntato il lavoro della scorsa volta: «Ok, a cosa ci dedichiamo stavolta?» domandò, voltandosi verso Marinette e trovandola completamente concentrata su libro; sorrise, posando la guancia contro la mano e osservandola intensamente: E' così carina quando è concentrata su qualcosa.
La ragazza sfogliò una pagina, decisa a non alzare lo sguardo.
Ok, Marinette. Non stai andando fuori di testa. Basta concentrarsi sul lavoro. Concentrati! Non far caso ad Adrien che è seduto accanto a te e...
Si voltò leggermente, incontrando lo sguardo verde di lui completamente rivolto verso di lei e tornò di nuovo a fissare il libro, sentendo il viso andarle subito a fuoco: Concentrati, Marinette! Concentrati! Pensa ad altro. Pensa a...
Lila!
Poco prima che Adrien arrivasse, l'italiana era passata da lei invitandola fuori e Marinette l'aveva vista rimanerci male quando aveva declinato, senza specificare che si sarebbe vista con il giovane modello: Lila sembrava aver preso in antipatia Adrien e Marinette non riusciva a capire il perché.
Da una parte era contenta, poiché non avrebbe dovuto temere le avances della bella italiana, dall'altra...
Beh, dall'altra non capiva il perché di questo cambiamento.
Spero che Lila non si sia arrabbiata.
Adrien continuò a osservare la ragazza completamente rivolta al libro di geografia e sorridendo quando, sovrappensiero, lei si morse il labbro inferiore: e se, dopo aver finito di studiare, la invitassi? Magari possiamo andare a prendere un...mh. Gelato o qualcosa da bere?
Allungò una mano verso la ragazza, fermandosi a mezz'aria con i sensi in allerta: si guardò attorno, facendo ricadere il braccio lungo il fianco e non capendo il perché di quella sensazione che gli correva lungo la schiena.
Aspetta. Perché mi sento come se mi stessero osservando?
Plagg addentò il triangolo di formaggio, al sicuro dentro la borsa del biondo e spiando il mondo esterno dalla piccola scucitura che si era creata vicino alla cerniera: il moccioso non se n'era ancora accorto e lui non l'aveva avvisato di ciò, in modo da avere un po' di divertimento, quando doveva passare tante ore là dentro.
Come quando erano a scuola o in quel preciso momento.
Insomma, sarebbe stato veramente noioso ascoltare i balbetti imbarazzanti di quei due, se non ci fosse stato lo spettacolino della ragazza, nascosta fra le siepi, che li fissava veramente arrabbiata.
«Siamo quasi a fine.» decretò Adrien, osservando il lavoro che avevano svolto quel giorno e sorridendo: «Ci vediamo anche domani? Così finiamo il tutto?»
«D-d'accordo.» assentì Marinette, facendo scivolare lo sguardo celeste su di lui: «Spero sia abbastanza dettagliato per la professoressa, non saprei davvero cos'altro metterci.»
«Secondo me è perfetto.» dichiarò il biondo, osservando il malloppo di fogli che la ragazza teneva in mano: «Insomma, abbiamo messo tutto quello che ha detto la Bustier e poi...beh, mi sento fiero di aver proposto anche di infilarci la cucina francese.»
«Un tocco di classe.» commentò Marinette, infilando i libri nello zaino: «Io mi prendo il merito delle festività, allora. E dei simboli popolari della Francia.»
«Solo perché non li riscatto per me.»
«Grazie mille.» sentenziò Marinette, ridacchiando: «Allora ci vediamo domani?»
«Mh. Sì, devo sentire Nathalie per l'orario, perché non so quale sarà il programma di domani. Ti va bene se te lo dico domattina a scuola?»
«D'accordo.» assentì la ragazza, annuendo con la testa e poi abbassando il capo: «Allora...»
«Ti andrebbe di...»
«Marinette!» la voce di Lila lo fermò e, poco dopo, l'italiana lo spintonò di lato, gettandosi addosso alla ragazza e abbracciandola forte: «Mi sei mancata.»
«Lila.» biascicò la ragazza, osservando Adrien guardare male la nuova arrivata: «Non è stato carino.»
La castana si voltò verso il ragazzo, osservandolo e sorridendo con un'espressione soddisfatta in volto, accentuando maggiormente la presa su Marinette: Tu, ringhiò dentro di sé Adrien, stringendo i pugni, cancellati quel ghigno soddisfatto dal volto.
«Non hai un set fotografico o qualcos'altro?» gli domandò Lila e Adrien la fissò male, sapendo benissimo dove voleva andare a parare.
Mh. Poteva ucciderla?
Già immaginava i titoli dei giornali: Adrien Agreste, modello del marchio Agreste, uccide compagna di classe perché gli impedisce di stare con la sua fidanzatina.
Aspetta. Cosa sto dicendo? Marinette non è...
«Via. Sciò.» dichiarò Lila, osservandolo rimanere fermo nel punto, ancora sotto shock per come, nella sua mente, aveva definito Marinette: «Andiamo!» sentenziò l'italiana, strattonando la moretta lontano da lui.
Un biascicato "a domani" fu l'unica cosa che Marinette riuscì a dire, mentre veniva portata via di forza dall'altra; rimasto solo, Adrien si lasciò cadere sulla panchina e si poggiò al tavolino di legno: «Interessante.» commentò Plagg, facendo capolino dalla borsa e sorridendo al suo umano: «Prevedo grande divertimento, Adrien. Terrificante per te, ma grande per me.»
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top