Capitolo 5

(La copertina è stata realizzata da me)

Nyssa’s POV

Quel giorno Sara aveva deciso di passare la giornata con la madre e la capivo benissimo, dovevano recuperare un po’ di tempo insieme.

Sentivo una certa invidia, lo ammetto, io mia madre non la ricordavo per niente né sapevo dive fosse finita, se fosse ancora viva o no.

Dato che lei sarebbe stata via tutto il giorno decisi di dirigermi in palestra per fare un po’ di allenamento.
Arrivata al covo non trovai nessuno: meglio così, allenarsi in solitudine era molto meglio, non c’erano distrazioni.

Mi posizionai davanti al sacco da boxe e iniziai a colpirlo con forza e ripetutamente.

Avevo imparato a tirare i pugni a 6 anni, mi ricordavo perfettamente la prima volta che avevo colpito qualcuno…



Caddi a terra con forza, mentre mio padre torreggiava su di me.
-Avanti alzati! Sei la mia erede, non una bambina piagnucolona!-.

Strinsi i denti e mi alzai, mentre il dolore invadeva ogni singola parte del mio corpo.
-Avanti colpiscilo!- disse mio padre indicando il mio avversario: era un ragazzo molto giovane, avrà avuto all’incirca 16 anni.

-Forza, cosa aspetti! L’esitazione ti uccide in battaglia, ricordalo!-.
Feci un respiro profondo e mi avventai su di lui colpendolo a raffica ma lui parava ogni mio colpo.

Usa l’astuzia, mi aveva detto una volta mio padre.

Lo colpii con un calcio sul polpaccio e lui abbassò la guardia, sorpreso; ne approfittai e lo colpii di nuovo, facendolo cadere a terra.

-Basta così- disse mio padre avvicinandosi -Molto bene Nyssa, molto bene-.

-Grazie padre- dissi orgogliosa di me stessa.


-Se continui così quel sacco si romperà- disse una voce alle mie spalle: Laurel.
Mi voltai e la vidi in divisa da palestra.

-Non dovresti lavorare?- le chiesi.
-Sono le 11.00, ho staccato per pranzo-.
Wow erano già passate due ore! Non me ne ero neanche accorta concentrata com’ero.

-Prendersela con un sacco è facile, prova con me- disse e si posizionò di fronte.
-Sara non vorrebbe che sua sorella si facesse male- dissi sorridendo.
-Lei non è qui e poi sono io la sorella maggiore, non lei-.

Sorrisi di nuovo e iniziammo a lottare, nessuna delle due riusciva a prevalere sull’altra.
Alla fine, dopo un’ora abbondante, riuscii a buttarla a terra e a bloccarla.

-Nessuno può battermi nel corpo a corpo- dissi aiutandola ad alzarsi.
-Ho notato… Beh anche se ho perso ho imparato come combattete voi assassini, tornerà sicuramente utile se arriveranno-.

La guardai con sguardo interrogativo: che intendeva dire?
-Se è vero che voi eravate parte di questa cosiddetta Lega degli Assassini allora siete un loro bersaglio. Un’organizzazione, specialmente se criminale, non lascia mai andare via i suoi membri- mi spiegò ed io annuii.

-Sì è vero. Ma abbiamo la situazione sotto controllo- dissi.

-Sì certo, come no. Ti ricordi che sono un avvocato? Ci metto un attimo ad accedere ai dati dei vari casi e tutti gli uomini uccisi negli ultimi giorni avevano un segno sul corpo che li identificava e guarda caso sono uomini uccisi “accidentalmente” da te-.

Sospirai, era impossibile tenerle nascosto qualcosa.
Un bip dal computer attirò la nostra attenzione e corremmo subito a vedere: c’era una sparatoria in piazza, davanti al municipio.

-È un assassino- dissi il più calma possibile -Ci penso io, tu guidami da qui-.

Annuì e mi disse che in municipio c’era Oliver, il quale mi avrebbe potuto dare una mano.


Arrivai in piazza e vi trovai il caos più totale. L’uomo mi vide e ghignò, avvicinandosi; le persone ne approfittarono per fuggire.
-Nyssa Al Ghul, è un piacere vederti. Tuo padre ti sta cercando, lo sai?- disse l’uomo, Rob; lo conoscevo bene, era il ragazzo con cui mi allenavo sempre da piccola.

-Pensavo fossi dalla mia parte- gli dissi.
La polizia era arrivata ma stava alla larga, non osava intervenire quando c’eravamo di mezzo noi.

-Già, ma hai commesso un grave errore andandotene. Torna con noi e lui ti perdonerà-.
-Sappiamo entrambi che non lo farà. Ora vattene- gli dissi e lui rise.

-Mi spiace, ma non sei più nella posizione di darmi ordini!- disse e sparò.
Evitai tutti i proiettili nascondendomi dietro un albero della piazza.

Andiamo Oliver, dove sei?!

Quando i colpi si placarono mi voltai e scoccai una freccia ma lui la evitò.
-Quella donna ti ha addolcito troppo, prima di ora non avevi mai mancato un bersaglio- disse Rob ridendo e avanzando.

Tesi l’arco un’altra volta, pronta a colpire, ma lui si bloccò di colpo, cadendo a terra.

Una freccia era conficcata nella sua freccia e sul tetto del palazzo dietro di lui vidi Oliver, o meglio Arrow.
Gli sorrisi e in un lampo sparimmo entrambi mentre la polizia isolava la zona.


Arrivammo al covo e vi trovammo anche Thea e Sara, la quale era tornata presto dicendo che sua madre aveva avuto un imprevisto e non potevano più vedersi.

-Un altro assassino- le dissi quando eravamo da sole nella zona palestra.
-Tu stai bene?- mi chiese.

-Sì, solo un proiettile che mi ha colpito di striscio, nulla di grave- risposi togliendo la canotta ed esaminando la ferita: solo un graffio, nulla di che.
-Sicura che vada tutto bene?-.

Sospirai; era incredibile come riuscisse sempre a capirmi.
-L’uomo di oggi era Rob. Lo conoscevo benissimo, era uno dei pochi che non mi aveva mai voltato le spalle. Eppure oggi ha cercato di uccidermi- dissi.

-Mi dispiace- disse e mi abbracciò.
Non avrei mai permesso a nessuno di toccarla, anche se questo significava andare contro i miei amici e la mia famiglia.


Note:
Fatemi sapere che ne pensate con un commentino se vi va 😊
Bye

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