Una famiglia quasi perfetta

Pov Sara:

In poco tempo è come se mi trovassi in un vortice infuocato che mi risucchia e da cui non so come uscirne. Me ne sto qui, sul letto nel tentativo di capire cosa stia accadendo intorno a me. Il sapore delle sue labbra è inconfondibile : è così fresco, dolce e intenso.

-Tutta questa situazione è così sbagliata! Noi non dovremmo, ma... perché, pur essendo sbagliata, mi sembra così giusta in questo momento? Può essere sbagliata e giusta allo stesso tempo?- questa domande mi assillano, ma il mio corpo è sempre qui, inerme di fronte alla sua passione impetuosa e travolgente. Ogni parte della mia bocca corrisponde alla sua, senza lasciare che questi pensieri la fermino, come se fosse nata per questo.

Il suo respiro così caldo si infrange sul mio viso ed è una cosa sola con il mio. Le sue labbra continuano indisturbate a lambire e possedere ogni cm delle mie; esercitano il loro possesso senza chiedere il permesso. La sua lingua si muove vorticosamente in sincronia con la mia; insieme continuano a stuzzicarsi a vicenda. Mi provoca con sicurezza e audacia in un gioco di labbra e colpi di lingua, così decisi e intensi da farmi mancare il respiro. Il suo capo si incurva leggermente per permettere alle sue labbra di divorare completamente le mie lasciando qualche morso.

Le mie braccia vorrebbero posarsi sul suo petto nudo per allontanarlo, ma restano a mezz'aria, in balia degli eventi. Sembra sia come una droga: fa male, ma, una volta provata, ne vuoi sempre di più e non ti importa dell'inferno che dovrai attraversare per averla. Le mie mani affondano nei suoi capelli, tirandoli leggermente.

Lui non riesce a trattenere un gemito e mi spintona velocemente all'indietro.

< Se-ei così be-ella > mi sussurra, ma la sua voce è rauca e il suo respiro è corto.

Il caldo del letto mi fa trasalire, perché la passione del bacio mi sta spingendo sempre di più contro di esso. Il letto si muove e cigola, perché Eric mi spinge sempre più contro esso. L'aria è carica di... non so neanch'io io cosa, pregna degli intensi scocchi dei nostri baci. Si udiscono solo i nostri ansimi. Potrebbe cascare il mondo, mi importerebbe solo di quello che sta accadendo ora tra noi.

Le mie labbra e la mia lingua tentano di stare al passo con le sue per mantenere il ritmo veloce e impetuoso. Il mio capo si incurva per poter seguire tutti i suoi intensi movimenti, mentre intensifico sempre di più la stretta intorno alle sue spalle.

Il suo palmo così caldo si muove velocemente lungo tutte la mia spina dorsale. Al suo contatto mi si accappona le pelle e un brivido mi attraversa. L'altra mano si trova sul mio fianco, lo stringe con forza, inducendo i nostri corpi ad aderire sempre di più. Un gemito, quasi trattenuto esce dalla mia boccia.

< A-aspetta! Ma co-cosa! No-noo-oi non possia-mo > farfuglio con gli occhi serrati, provando a prendere aria dalla sua bocca. Stringo a pugno le mie mani sul suo addome per respingerlo. Lui poggia il suo peso sulle braccia mantendosi sopra di me. Io mi tiro su a sedere appoggiando la schiena alla testiera del letto dal colore nero. Avverto la morbidezza di quest'ultima, perché è imbottita e disegna delle forme che richiamano dei quadratini.

Aggrotta le sopracciglia e i suoi occhi analitici si contraggono per scavare nella mia anima alla ricerca di una risposta. In seguito si posano sul mio fianco. Non articola neanche mezza sillaba.

Pare che nulla lo tocchi anche in questo momento. Accarezza il mio fianco, quasi lo stesse studiando, per poi alzare nuovamente lo sguardo su di me. Le sue labbra sono così gonfie, il segno dei nostri baci. Le sue pupille sono dilatate, concentrate nel comprendere qualcosa che a me è ignota.

-Quanto vorrei sapere cosa stai pensando ora, Eric! -

< Non puoi o non vuoi? > mi domanda all'improvviso.

< Non voglio! > esclamo con fin troppa enfasi, per poi rivolgere la mia attenzione al materasso. Lui, lentamente, si avvicina con il mezzo busto a me, posando l'altra sua mano sulla mia che è chiusa a pugno sul letto.

< Non so perché, ma questa tua affermazione non mi convince per niente > sussurra con voce suadente al mio orecchio e un sorriso sghembo gli illumina il viso.

< È così > pronuncio con voce flebile e il capo abbassato.

< Perché allora ci sei stata prima? Perché sei venuta nella tana del lupo > si prende gioco di me come sempre.

< Per curarti, ma ho visto che ora sta-stai bene; quindi... > mi incarto nelle mie stesse parole per spintonarlo di lato. Non voglio stargli vicino, questo ragazzo mi fa paura e mi elettrizza allo stesso tempo. Ho paura di lui e di quello che mi fa provare. Quando sono ad un millimetro di distanza da lui, divento qualcun'altro che non conosco, qualcuno che mi disorienta e mi fa paura.

< Guarda che l'ho capito che ti piaccio > mi canzona lui e poi aggiunge < Tra noi c'è qualcosa, non puoi negarlo, si è visto qui, ora >. Batte una mano sul letto, quasi a voler rievocare l'immagine di noi due supini a...

-Basta Sara! Smettila di fare la stupida e parla!-

< Sì! Ma è solo attrazione fisica, tu non mi piaci! > affermo, agitata.

-Accidenti! Che ansia! Non voglio dirgli la verità, sarebbe un disastro!-

< Va bene > asserisce stranamente, per poi prendere a sfiorarmi la guancia e il braccio.

< Perché mi hai respinto? > mi domanda, accigliato.

< Pe-perché io non sono così! Ci conosciamo da poche settimane >

< È quasi un mese > mi corregge lui.

< Beh... non basta! Noi... è sbagliato. Dovremmo essere una famiglia e invece stavamo per... > non riesco a concludere la frase, un senso di vergogna opprimente mi assale.

< Lo avresti voluto? > mi chiede, improvvisamente, con tono serio.

< No! Ma... perché mi chie... > la frase resta incompleta, quando vedo comparire un ghigno sul suo viso.

Non comprendo cosa stia accadendo.

< Proprio quello che volevo sentirmi dire, prova superata, brava! Ma vedremo le prossime se le supererai! >

Si tira su dandomi le spalle, e batte le mani ridacchiando.

< Ma cosa? Tu... perché mi dici questo? Tu non volevi... >

< No > mi dà una risposta secca.

< Cos'era? Un gioco per caso? > alzo i toni, irritata. I miei lineamenti si contraggono. Adesso mi sto arrabbiando sul serio.

-Ma come si permette!-

Si gira a guardarmi negli occhi, i suoi sono imperscrutabili. Non riesco a capire cosa provi in questo momento.

Azzera le distanze tra noi.

< Una prova, direi. Un modo per testare il tuo livello di serietà e vedere se sei davvero come dici di essere > mi rivela con un niente, alzando le spalle, come se non ci desse peso. Queste sue parole suonano come tante lame sotto pelle, per me è troppo.

Qualcosa si rompe dentro di me. Una lacrima di consapevolezza solca il mio viso. Lo schiocco della mia mano sulla sua guancia lascia il segno.

< Ma come ti permetti! Vai a fare i tuoi giochetti psicologici con qualcun'altra! > lo respingo per uscire di qui. Mi alzo e cerco di oltrepassarlo, ma lui non me lo permette: mi cinge il polso. Mi spinge verso di se e mi ritrovo di nuovo ad un centimetro da lui che mi analizza a fondo.

< Non ho detto che non mi piaci, ho detto solo che era un modo per testarti. Ti conosco da sole 3 settimane, pensi che possa basarmi sulla fiducia? > mi dice, sciettico.

Io rido istericamente.

-Questo è fuori di testa!-

< È questo il tuo problema Eric... non ti fidi mai di nessuno e pensi che facendo lo strizzacervelli, pensi che con i tuoi giochetti potrai capire tutto, ma ti sbagli! > parlo senza tregua.

< Ad ogni modo grazie per questa ennesima umiliazione, mi mancava! > aggiungo con livore, livida di rabbia.

Tento di raggiungere la porta, me lui mi trattiene dalle spalle.

< Non è nessuna umiliazione, non ti ho mai detto che non mi piaci, inoltre... dato che io non ti piaccio, non dovrebbe importarti cosa volevo fare prima >.

Io resto a bocca aperta, non so cosa controbattere. Ha ragione.

< E invece ti importa, vero? Chissà perché... > soffia sul mio viso. Mi inchioda al suo sguardo così penetrante.

< Voglio che tu lo ammetta > sentenzia.

Una sua mano si posa sulle mie spalle disegnando dei cerchi su di esse, con molta delicatezza.

< Tu non mi ... > inizio, ma le parole restano bloccate all'altezza della gola quando mi ritrovo il suo viso a pochi millimetri dal mio.

Io istintivamente mi dimeno tra le sue braccia, ma non sortisco alcun effetto.

< Lasciami! >

< Non ho alcuna intenzione di farlo. Perché ti arrabbi tanto al solo pensiero che io volessi giocare con te? Ho davvero così tanta importanza per te? > mi fa domande a raffica a cui non so rispondere, ma ci provo : < Tu non hai alcuna importanza, lasciami ti prego! >.

Le sue braccia aumentano l'intensità della stretta, stringendomi sempre di più al suo petto.

Io mi dibatto per allontanarlo.

< L-lascia-lasciami! > mi lamento, non riuscendo ad evitare un leggero balbettio, dovuto a questa sua maledetta vicinanza che comincio a credere sia una droga. Mi rende inerme. Cerco di fissarlo negli occhi, voglio che mi lasci.

-Dio solo sa quanto mi odii per questo!-

< La smetti di fuggire e parliamo, senza che debba braccarti come un animale in gabbia! > mi ammonisce duramente.

< A che gioco stai giocando con me? Dimmelo! Non giocare con me > inizio quella che sembra un'imposizione e che, in seguito, diventa quasi una supplica. Non potrei sopportare un suo ennesimo giochetto, non ora, non dopo quello che è successo poco fa tra noi. Le mie mani tremano, vorrebbero essere sulla sua guancia e lasciare il segno per la terza volta.

-Lo prenderei a schiaffi!-

< Co-cosa? > balbetta per la prima volta. La sua espressione è disorientata: ha aggrottato la fronte, i suoi occhi sono spalancati, le sue sopracciglia sono incurvate e rialzate all'insù.

Non sa cosa dirmi. A quanto pare non si aspettava questa risposta da me. Mentre io ne approfitto per liberarmi dalla sua presa, lui mi dà le spalle per osservare un punto indefinito della stanza. Per la prima volta è lui ad evitare il contatto visivo con me. Nel suo viso intravedo l'ombra di un turbamento.

-Qualcosa, che gli ho detto, non gli è piaciuto? Cosa nascondi Eric? -mi chiedo, senza mai distogliere lo sguardo, vorrei poter leggere nel suo ora. Ciò non dura molto, perché i suoi occhi riincontrano i miei. I suoi palmi si posano sul mio braccio, ma sembrano volerlo solo sfiorare. Non hanno intenzione di indugiare per accarezzarlo, restano lì, fermi. Qualcosa è cambiata rispetto a qualche minuto fa.

< Sara... > inizia e le parole premono per uscire, ma qualcosa...

Una porta si schiude e ci fa sobbalzare.

Un uomo, mai visto prima d'ora, se ne sta lì, sullo stipite della porta a braccia conserte, intento ad osservarci. Ha i capelli scuri e perfettamente curati, gli occhi scuri, lo zigomo pronunciato e le labbra sottili. Indossa un completo grigio, molto classico e dalla sua giacca aperta si possono intravedere il gilet del medesimo colore e la cravatta viola, paiettata.

Noi ci allontaniamo l'uno dall'altra, anche se credo che, ormai, abbia già visto tutto. Lui sbatte le ciglia insistentemente come se non credesse ai suoi occhi.

-Ha capito? Che situazione!- non riesco ad articolare mezza parola, la paura deve aver paralizzato le mie corde vocali.

< Salve. Cercava qualcuno? Chi è lei? > chiede Eric senza remora.

< Sono un caro amico di suo padre, futuro fornitore, all'ultimo minuto mi ha invitato a pranzo per discorrere di lavoro. Molto piacere! Mi chiamo Peter Hedinghton. Mi scuso per essere entrato, ma cercavo un bagno e... > ci informa e mi sento come se un macigno mi crollasse addosso. Si stringono la mano freddamente, noto che Eric è preoccupato, anche se non vuole darlo a vedere.

< Il bagno è in fondo al corridoio a destra >.

Si sofferma su di me, forse si sta chiedendo chi io sia o lo ha già dedotto.

< I-io sono la figlia di Isabel, sono Sara Rowen, molto piacere! > gli dico, impacciata.

< Ah, piacere! Vi aspettiamo giù allora, buona "continuazione" > si sofferma sulla parola "continuazione".

-Lo sapevo! Ha capito! E adesso? Siamo finiti!-

Io mi sento morire, avvampo e abbasso lo sguardo. Quando lui va via, posso ritornare a respirare. Mi concedo un sospiro frustrato.

< Ci mancava solo questa!! Ma cosa ho fatto di male per meritarmi questo? Dio rispondimi, ah no, non puoi, accidenti! > mi sfogo parlando a macchinetta contro...

Non so neanche io chi.

Cammino freneticamente da una parte all'altra della camera.

Lui incrocia le braccia al petto e accosta la schiena al muro bianco.

< Potresti fare qualcosa anche tu! > gli faccio notare, lui si limita ad osservarmi impassibile.

< Cosa vuoi che faccia? Sto pensando a come risolvere questa situazione >

< Pensare? Quello dirà a tuo padre quello che ha visto e tu pensi! > esclamo furiosamente.

< La colpa è tua! Tua e dei tuoi test psicologici di Freud! Sicuro di non studiare psicologia? > sbotto. Quando sono nervosa, non riesco a farne a meno.

Lui alza gli occhi al cielo concedendosi uno sbuffo.

< Ti direi "Ti trovi in un bosco. Come sono gli alberi?", se fosse uno di quei test psicologici online! Ma non lo è! > controbatte, infastidito.

< Ma tu ti comporti come tale! Cerchi sempre la verità, metti sempre in dubbio tutto, non ti fidi mai di nessuno! > mi sfogo e il mio tono di voce è stridulo.

< Vorrei discorrere con te dell'uomo come essere naturale che grazie all'opera scientifica ha raggiunto parte della realtà del mondo, ma ho bisogno di pensare! E sai com'è... alcuni esseri per pensare necessitano di silenzio > mi fa notare irritato, senza mai perdere la sua ironia. Io faccio per aprire bocca, ma lui mi posa un dito sulle labbra.

< Se continui ad assillarmi, non riesco a pensare! Se non ti tappi la bocca, te la tappo io! > mi ammonisce con tono perentorio. Si abbottona la camicia azzurra frettolosamente.

< Il signor Wilson ha detto che è pronto >, sopraggiunge Maria.

In un attimo avverto tante lame che mi trafiggono il basso ventre e arrestano il mio respiro.

Scendiamo la scalinata in marmo. Le dita di Eric si articolano intorno al mio avambraccio tremante.

Io mi volto in attesa di una spiegazione.

< Lascia parlare me, tu sei troppo agitata rischi di dire cose che non devi > mi sussurra per poi procedere verso il salone. Io lo seguo. I miei passi sono lenti, esprimono la mia incertezza. Scorgo la figura dell'uomo, comodamente seduto sul divano in pelle bianca. Ma una frase riecheggia nella mia mente e nel mio cuore :

< Prima di iniziare a parlare di affari, voglio che tu sappia che per me la correttezza viene prima di tutto. Detenere dei comportamenti di una determinata moralità è importante. Credo che noi dobbiamo essere l'esempio. Qualsiasi comportamento immorale potrebbe danneggiare la nostra immagine e di conseguenza anche la nostra azienda, il marketing. I nostri post pubblicitari non avrebbero più alcun valore per i possibili compratori > discorre con tranquillità lanciando delle occhiatine di sfuggita proprio a noi due.

-Che si stia riferendo a noi due? Perché ho questa sensazione?-

Lui prosegue il suo discorso con tono pacato e misurato: < Credo che sia opportuno discutere di alcune falle... di qualcosa che ritengo possa danneggiare la nostra immagine e che potrebbe interrompere la nostra collaborazione sul nascere >.

Il suo sguardo è persistente su di noi.

Leggo nello sguardo oceano di Eric un'espressione non dissimile dalla paura: le sue sopracciglia sono sollevate e ravvicinate, la sua fronte è increspata dalla presenza di rughe, i suoi occhi sono spalancati e fissi sull'uomo. Si avvicina ad un bicchiere di cognac e lo beve. A giudicare dal modo in cui intensifica l'impugnatura su di esso, è chiaramente teso. Io vorrei urlare, piangere, impedirgli di aprire bocca, ma le mie gambe sono immobili, come se avessi piantato radici sul terreno.

Lui proferisce parola: < C'è qualcosa che tu devi sapere >.

-È finita!- penso, ma il suono prodotto da qualcosa che cade sul pavimento, mi fa sobbalzare.

Mi accorgo che una lampada è in frantumi sul marmo, proprio vicino a me.

-Sono stata io!- realizzo.

Non so cosa fare, il mio corpo è percosso da brividi, uno più intenso dell'altro. Avverto i loro sguardi bruciare su di me e io... paralizzata dalla paura, sono qui, in attesa della mia ora.



ANGOLO AUTRICE:

(!!) Mi scuso per i lunghi tempi di attesa per questo capitolo, ma ho avuto molto da fare, i prossimi li caricherò più velocemente. Il prossimo penso di caricarlo domani stesso(!!) Sara ancora una volta si sente preda dei giochetti psicologici di Eric che seguita mantenendo la sua enigmaticità. Voleva metterla alla prova? Le cose si complicano, perché nel bel mezzo della loro accesa discussione qualcuno li ha visti. Ora questo qualcuno cosa dirà?

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