Tra rivelazioni e passioni
POV Sara:
< Ora sì che credo di sapere tutto di te. Una biografia, la tua! > ci scherzo su. Mi conduce a fare altre giravolte, per poi ritornare alla posizione di partenza: l'uno di fronte all'altra, intenti a scrutarci e sfidarci con lo sguardo.
Una sua mano stringe la mia, l'altra è sul mio fianco, quasi a volermi impedire di fuggire da lui. I suoi occhi dal colore dell'oceano mi paralizzano, mi scrutano, sembra quasi mi sorridano e, allo stesso tempo, mi seducano. Una forza decisa e delicata mi spinge a sé, in modo tale che il mio corpo aderisca al suo petto. Il respiro sembra venire meno, un brivido mi attraversa la schiena facendomi, quasi, mancare la terra sotto i piedi. Non riesco a smettere di guardarlo, mentre, con eleganza e disinvoltura, mi guida in questa danza lenta e sensuale. Il suono caldo della chitarra mi inebria l'udito, io non riesco a distogliere lo sguardo dal suo. Anche a lui accade lo stesso, lo posso notare: non mi toglie gli occhi di dosso. Io sono più tesa di una corda di violino, c'è una tensione inspiegabile. Avverto una sensazione intensa, bellissima che mi scuote e mi toglie il respiro; mi intimidisce, mi fa paura, ma mi piace.
< Cosa vuoi sapere? Se vuoi sapere qualcosa, dimmelo chiaramente > proferisce parola.
-Cosa siamo noi?- vorrei dirglielo, ma non posso.
< I-io nu-nulla > biascico. Increspa le sue labbra in un sorriso sghembo. Mentre continuiamo a muoverci al ritmo inebriante della musica blues, lui si accosta al mio orecchio e avverto il suo fiato su di esso.
< Dov'è finita la tua faccia tosta? > mi sussurra con fare provocatorio.
< Fa-faccia tosta io? > chiedo a disagio.
< Sì, tu! > si ostina a rimarcare con fare provocante.
< Fo-forse ti confondi con te stesso > sibillo con un leggero balbettio.
Mi induce a fare un'altra giravolta. In seguito mi ritrovo, di nuovo, troppo vicina a lui.
< Mi stai dando dello sfacciato? Sei tu quella che ha il dente avvelenato, perché ho parlato con Agnes. Ovviamente la spiegazione è che sei gelosa >
< Gelosa, Io? Ti sbagli > gli dico, anche se in cuor mio so che è la verità.
Lui finge di dar peso alle mie parole, per poi rispondermi: < Ah... ora ho capito, passata la gelosia, sei ritornata il cucciolo sparito di sempre; quindi dovrei provocare la tua ira per far in modo che tu mi dica direttamente quello che
pensi? > .
Gli dò un lieve spintone e lui ridacchia.
< No-non sono gelosa! Smettila! > farfuglio, agitata. Di fronte alle sue risatine, un moto di agitazione mi assale.
< Ah, sì? Allora ora chiamo Agnes, chissà... forse... lei vedrà l'ira di Achille e io avrò delle belle riminiscenze sull'Iliade > controbatte ironicamente.
Un sorriso sfugge alle mie labbra e addolcisce i miei lineamenti, precendentemente tesi.
< Smettila >.
Lui pare non voglia prendere sul serio il mio ammonimento, perché seguita a prendersi gioco di me. Dilata le pupille fissandomi e avvicinando di colpo il suo viso al mio.
< Ho. Seriamente. Paura. Mi trafiggerai al petto e legherai il mio corpo ad una biga? > mi chiede a bassa voce con tono mellifluo, di falsa paura; prova a prendersi beffa di me, ma il sorriso, che minaccia di spuntare sulle sue labbra, lo tradisce. Io non riesco più a trattenermi e scoppio a ridere, anche se non dovrei. Faccio pressione sul suo petto nel tentativo di spingerlo all'indietro; perdo l'equilibrio su questi trampoli e minaccio di cascargli addosso. Lui, prontamente, mi afferra dalle spalle e un suo braccio mi cinge la vita. Entrambi ridacchiamo nello stesso momento. Lui cerca di darsi un contegno, ristabilendo la sua maschera di imperscrutabilità. Respiriamo in modo affannoso per via dell'eccessivo momento di ilarità che ci ha preceduti. .
< Sei un disastro, una pazza, ma mi diverti come pochi > mi confessa in un tono dolce e carezzevole.
< Mi stai dicendo che sono un clown? > gli chiedo imbarazzata e insicura, abbassando lo sguardo. Lui mi alza il mento inchiodandomi al suo sguardo, così sicuro e ammaliante.
< No, sei goffa e mi diverti, ma non sei un clown. Mi piaci >
Il mio cuore accelera improvvisamente e io, paonazza, distolgo lo sguardo.
< Mi-mi prendi in giro > l'unica cosa che riesco a dire in questo momento.
< Perché? Non ti prendo in giro > controbatte.
< No-non voglio > gli dico e mi maledico, perché anche un sordo avrebbe capito che è una bugia.
< Non vuoi o non puoi? > mi sussurra all'orecchio provocandomi diversi brividi, mentre la sua mano percorre lentamente tutta la mia spina dorsale.
Io tremo al suo tocco così sensuale e dolce, ma, allo stesso tempo, ho paura che qualcuno si accorga. La musica cessa e io mi stacco da lui.
< Eric io... > tento di parlare.
-Non sai quanto io ti voglia, Eric! -
Un colpo di tosse ottiene la nostra attenzione.
Mi volto e purtroppo riconosco la persona che è appena arrivata : Marina , in tutto il suo splendore, è di fronte a noi. La sua folta e riccia chioma mogano le cade sulle spalle, il vestito monospalla, color oro, aderisce al corpetto in pizzo; esso presenta una scollatura che lascia intravedere la pelle nivea della sua schiena perfetta, da cui parte un'ampia gonna in tulle con uno spacco laterale. I suoi lineamenti sono sempre perfetti e aggraziati, le sue labbra carnose sono accentuate dal suo rossetto bordeaux e i suoi occhi, sempre glaciali, ora vorrebbero fulminarmi se solo potessero. Si sforza di smorzare un sorriso in direzione di Eric, per poi rivolgergli parola : < Eric, ciao, non mi accogli neanche? Bel modo che hai di rapportarti alle persone che tu stesso hai invitato >
-Che cosa? L'ha invitata lui!-
Le faccio un cenno di saluto abbozzando un sorriso nella loro direzione.
Mi avvicino al tavolo del banchetto, vorrei concentrarmi su di esso, ma i miei occhi sono fissi su loro due che parlano animatamente. Fortunatamente gli invitati hanno finito di fare gli auguri agli sposi. John e mia madre raggiungono Eric, seguiti da me.
< Eric, figliolo dobbiamo andare > parla con falsa dolcezza, per poi far caso all'elegante e raffinata presenza al suo fianco. Le deposita due baci sulle guance.
< Cara, che piacere! Sei venuta infine! >
-Incredibile! Come riesce John a far finta di nulla? E pensare che ieri ha detto quelle cose terribili a suo figlio! Anche io mento , potremmo fare la gara a chi è più ipocrita. Lo siamo tutti ! -
< Non potevo mancare, Eric mi ha invitata > si gongola miss perfezione.
Dopo questo formale scambio di convenevoli, ci avviamo verso il parcheggio ed entriamo in auto.
Il tempo in macchina sembra non scorrere mai, la calda pelle del sedile aderisce completamente alla mia, rendendola appiccicaticcia. Nelle ore di viaggio il mio sedere e le mie gambe sono letteralmente incollate al sedile. I luoghi scorrono velocemente a causa della velocità dell'auto.
Il viaggio volge al termine: di fronte a noi si estende un immenso prato, al centro del quale ubica una maestosa location in stile Palladiano. Una volta varcate le soglie dei cancelli in ferro, si apre dinanzi a noi quello che sembra un paradiso. Usciti dall'auto, ci guardiamo intorno; cerchiamo di fissare, per quanto ci è possibile, ogni particolare di quest'immensità. La struttura è circondata da un incantevole parco privato , ricco di biodiversità, rigoglioso di fiori ed essenze particolari; sembra sia lo spazio ideale per organizzare un banchetto all'esterno nelle stagioni più calde e per celebrare i matrimoni più sfarzosi. Gazebi, piscine e fontane pare siano parte dello scenario ad effetto di cui sono protagonisti i servizi fotografici delle star e dei principi. La splendida piscina è attorniata da un colonnato romano, delle fontane e un laghetto artificiale
I colonnati, che sorreggono questa struttura poliedrica, conferiscono ad essa un aspetto non dissimile da un castello per principi e principesse; ciò rende il tutto ancora più romantico.
L'imponente scalinata in marmo ci svela tutto il fascino della dimora: preziosi fregi, colonne e portoni d'ingresso raffinati ed eleganti che danno a quest'immensità un aspetto di raffinatezza e classicismo; tutto questo sembra richiami l'eleganza più sfarzosa. L'interno dell'edificio è ampio ed è decorato da preziosi ed antichi dipinti, statue mormoree. C'è di tutto: quattro grandi sale di ricevimento, 3 salottini dove prendere degli affreschi tra una portata e l'altra. Procediamo nella grande sala, dove tutti si stanno accomodando, rischio di scivolare a causa del mancato attrito tra i miei tacchi e il marmo dei pavimenti. I soffitti affrescati, le pareti in pregiato tessuto dall'alternanza del bianco lucido e opaco, rendono l'ambiente nobile, leggero ed aristocratico. In alto i ricercati e sfarzosi lampadari, costituiti da cristalli pendenti, risplendono con la luce proveniente dalle ampie vetrate.
Mi siedo, stando ben attenta onde evitare che il vestito giochi brutti scherzi e si accorci eccessivamente sulle cosce, a causa della posizione. Mi sento così tesa e inadeguata in questo ambiente; per quanto possa rimanerne estasiata , quest'ostentazione della ricchezza non fa per me. Non ritengo di essere fatta per questo mondo, io ritengo che la bellezza più grande risieda nella semplicità. Tutto questo mi mette a disagio. Eric è perfettamente suo agio nel suo mondo, stesso dicasi per mia madre e John. Lui conversa con disinvoltura di affari, al suo fianco c'è Marina, così perfetta da sembrare inumana. Sono proprio una bella coppia, con rammarico non posso evitare di constatarlo; nonostante non mi faccia piacere ammetterlo, è evidente ed innegabile. Dopo aver stretto la mano ai loro interlocutori, restano a parlare intimamente. Distolgo lo sguardo, concentrando la mia attenzione sui fiori al centro del tavolo : mi cattura la bellezza elegante e misteriosa dell'orchidea. In un certo senso mi ricorda Eric.
-Ah! Accidenti! È mai possibile che i miei pensieri vadano sempre a lui? - urlo a me stessa. Mi tiro su, esco dalla sala in cerca di aria fresca. Scorgo un percorso in pietro e decido di percorrerlo. Dopodiché scendo lentamente delle scale, anch'esse in pietra. Al termine della lunga scalinata mi ritrovo di fronte ad un gazebo. I miei occhi si soffermano su questa struttura architettonica in ferro battuto coperta alle sommità e aperta ai lati. Essa è sorretta da tanti pilastri, mi appoggio ad uno di essi, mentre il venticello soffia sul mio viso. I miei capelli biondi svolazzano su di esso infastidendomi. Le labbra a cuore sono di poco spaccate, a causa del gelo. I muscoli delle spalle e del braccio si contraggono, le mie mani accarezzano la pelle ruvida del mio avambraccio per via della temperatura. Il vento mi rilassa, pare quasi cullarmi .
< Ti diverti? Sprizzi felicità da tutti i pori, sai > una voce mi fa sobbalzare. Il suo timbro pacato, caldo, soave, ironico, con una sfumatura di malizia, è inconfondibile. Mi volto verso di lui e vorrei non averlo fatto : i suoi enormi occhi di ghiaccio mi penetrano fin nell'animo e le sue grandi labbra carnose non possono nascondere un sogghigno.
< E tu sprizzi arroganza da tutti i pori > non voglio lasciargli l'ultima parola.
< Ahia! Ma oggi che ti accade Saretta? Hai sbalzi di umore, anzi no, so cosa ti accade... > inizia le sue provocazioni di routine, mi chiedevo quando sarebbero arrivate. Quasi mi mancavano.
< Illuminami... > lo esorto a proseguire, incrociando le braccia al petto.
< Sei gelosa anche di Marina e ... che dire... credo di aver capito la risposta alla domanda che ti ho posto mentre ballavamo... >
Io resto in attesa della sua risposta, a braccia conserte, cercando di essere, almeno in apparenza, disinvolta. Lui azzera le distanze tra noi e me lo ritrovo ad una spanna dal mio viso, i suoi occhi blu sono fissi sulla mia pelle come fuoco.
< Non puoi, perché i tuoi occhi e la tua rabbia mi dicono che vuoi... >
< Vo-voglio cosa? > domando.
< Vuoi baciarmi >.
Il mio cuore sembra voler uscire dal mio petto, mentre l'unica cosa che riesco a sentire è il suo respiro che si infrange sul mio ; mi destabilizza, perché è così caldo e mi rilassa.
Le sue labbra così carnose sono sempre più vicine alle mie. Il suo sguardo si posa su di esse e posso capire cosa gli passa per la testa in questo momento : le brama, le desidera con tutto se stesso , proprio come io desidero le sue.
-Ma cosa sto dicendo?! Se solo qualcuno ci raggiungesse qui, ci vedrebbero e sarebbe finita!-
La mia mano afferra la ringhiera della scalinata in pietra , che porta al sentiero principale, da me attraversato per giungere qui.
Voglio andarmene, è pericoloso... lui e quello che provo per lui: questa emozione è così travolgente che non sono in grado di contenerla. Quando fa così , ho solo voglia di baciarlo come se non ci fosse un domani.
Il suo palmo è sulle mie nocche bloccando ogni mia intenzione. Lo stringe forte a sé, quasi temesse che io possa sfuggirgli.
< Ti svelerò un segreto... anche io lo voglio, anche io voglio baciarti > mi soffia sul viso con voce suadente. Il mio petto si muove affannosamente, le mie braccia si posano sulla sua giacca per respingerlo.
< E-Eric... se-sei pazzo? Adesso sm-mettila > farfuglio e mi libero della sua stretta. Lo oltrepasso, o almeno ci provo, perché mi cinge il polso. Mi spinge contro un pilastro del gazebo esterno, il suo braccio circonda il dorso della mia schiena ed ha attutito l'urto.
< E-eric io no-n... > non riesco a dire una frase di senso compiuto, perché le sue labbra si buttano a capofitto sulle mie, zittendomi. I polpastrelli della sua mano sono intorno al mio polso e rendono impossibili i miei movimenti. Si muovono vorticosamente sulle mie in modo rude e impetuoso. Le mie pare riprendano vita, lasciandosi travolgere da questo vortice di passione iniziato da lui. Imitano i loro movimenti cercando di mantenersi al loro ritmo così incalzante, veloce e ardente. La sua lingua si insinua lentamente nella mia bocca e il suo contatto con la mia è surreale: mi manda in estasi con un semplice tocco. La sua si sofferma ad assaporare la mia . Si muovono in sincronia, dando inizio ad una danza che aumenta di intensità fino a farmi mancare il respiro. Il suo sapore di menta è inconfondibile e, ormai, è parte di me. Il loro movimento è vorticoso e si impone con impeto: sembra vogliano divorarmi, piegarmi a sé, seppur io non mi risparmi. Il braccio sulle mie spalle mi spinge, ancora di più, rudemente a sé, portando le nostre labbra ad aderire sempre di più. L'altra mano accarezza velocemente il mio braccio , per poi fermarsi sul mio fianco. L'atmosfera è pregna dei nostri intensi scocchi, dovuti a questo scontro che ha luogo tra le nostre bocche. Il suo capo si incurva leggermente , per permettere alla sua bocca di lambire ogni singolo centimetro della mia. Le mie mani affondano nei suoi capelli, tirandoli leggermente. Lui non riesce a trattenere un gemito e mi spintona velocemente all'indietro. La superficie fredda del pilastro mi fa trasalire e mi ricorda, per un attimo, quello che la mia mente faticava a comprendere fino a qualche secondo fa. Non riesco ad oppormi, non riesco a fermare questo bacio che mi travolge, ogni minuto, ogni secondo, sempre di più. Potrebbe cascare il mondo, mi importerebbe solo di quello che sta accadendo ora tra noi. Il suo labbro superiore gioca con il mio, prendendo a mordicchiarlo ed eccole, delle piccole scosse mi attraversano. I miei palmi a fatica stringono la sua camicia, ormai sgualcita a causa del momento. Vogliono spingerlo via, ma ottengono solo l'allontamento della sua bocca dalla mia. Il suo corpo resta lì dov'è, di fronte al mio, in cerca di ossigeno, proprio come me. Le nostre labbra gonfie, bruciano e si schiudono leggermente, per permettere ad una piccola parte dell'ossigeno, che ci circonda, di entrare in noi.
Aggrotta le sopracciglia e corruga la fronte, alla silenziosa ricerca di una spiegazione.
Io mi guardo intorno, agitata all'idea che qualcuno possa averci visti cedere a qualcosa che non ci è concessa.
< No-non possiamo, é sba-glia-tooh! > non riesco ad articolare neanche mezza parola, il mio timbro di voce è flebile e affaticato. Il mio petto fa su e giù affannosamente cercando di regolarizzare il respiro, mentre serro gli occhi per un secondo, per poi spalancarli.
Lui fissa il mio fianco, lo sfiora come se non gli avessi detto nulla di rilevante. Seguita a farlo, sotto il mio sguardo attonito e accigliato, in seguito l'oceano dei suoi occhi incontra il caramello dei miei. Sul suo viso non c'è traccia di scherno, burla o ironia : mi scruta tremendamente serio, quasi inespressivo.
< Chi lo dice? Quella massa di ipocriti che c'è lì dentro? >.
Io deglutisco per poi schiudere le labbra, ma le parole restano bloccate sulla punta della lingua.
< Sono persone che hanno come unico fine gioire dei problemi altrui per invidia, sono persone vuote superficiali a cui interessa solo della mondanità. E i nostri genitori non sono esenti da questo. Sono della stessa pasta > mi dice con voce dolce e carezzevole, cercando di convincermi.
< Come puoi parlare così dei nostri genitori? Loro sono sposati e ciò fa di noi una famiglia; perciò loro si aspettano che noi ci comportiamo come... > non riesco a terminare il mio discorso, perché la definizione di "fratelli" , se associata a noi due , mi fa male. Mi riporta alla dura e crudele realtà che corrisponde alla felicità dei nostri genitori. Se solo noi seguissimo quest'attrazione, distruggeremmo tutto: la loro felicità e l'equilibrio già precario di questa famiglia; la nostra reputazione verrebbe schiacciata dal peso di questa passione sbagliata e distruttiva.
< Sara, è colpa loro! Questo matrimonio è stato assurdo sin dal primo istante! Pensare che noi due, figli dei precedenti coniugi, accettassimo di vivere sotto lo stesso tetto è una barzelletta! Pretendere che noi iniziassimo a comportarci come fratelli... è stata pura follia! >.
Io provo a discostarlo da me, ma la forza con cui mi ha inchiodata al pilastro mi rende il tutto impossibile. I miei occhi si rattristano realizzando una realtà scomoda che, prima, persa tra le sue braccia, ho dimenticato.
< E invece no! I nostri genitori sono sposati, questo fa di noi una famiglia, anche se nelle nostre vene non scorre lo stesso sangue > tento di fargli capire, ma lui non mi presta la minima attenzione.
Sobbalzo al contatto della sua bocca sulla mia guancia, deposita caldi baci su di essa e su tutto il mio viso. Io mi concedo un respiro profondo a causa di questa intensa e maledetta attrazione che non riesco a reprimere. Tende il viso per strofinare delicatamente il naso contro la mia guancia in un gesto sensuale e, allo stesso tempo, dolce. Serro gli occhi per un secondo, beandomi di questo contatto così intimo.
-Dio perché tutto questo è così sbagliato per tutti, ma tra le sue braccia mi sembra così giusto? -
< Pro-prova a considerarmi una sorella, a-anche se non lo siamo > biascico con tono supplichevole, sperando che lui desista dai suoi propositi.
< Impossibile. Non potrò mai vederti diversamente da come ti vedo in questo momento. Sei così bella... > sibilla, lasciando una carezza sulla mia guancia.
< Ma... > non sono in grado di concludere la frase, perché lui si fionda nuovamente sulle mie labbra. Le sue divorano nuovamente le mie e i miei polsi, intrappolati nelle sue grandi mani, sono spiaccicati alla superficie della semicolonna; rendono vano ogni mio tentativo di fuga. In seguito prende a stuzzicare la mia bocca in un gioco di labbra e lingua; i colpi di quest'ultima sono intensi e decisi. La mia testa si incurva per poter seguire tutti i suoi intensi movimenti. La passione mi induce sempre di più a spalmare interamente il mio corpo contro il pilastro.
I suoi palmi afferrano con forza i miei fianchi facendo in modo che i nostri corpi premano l'uno contro l'altro.Un inferno si scatena nel mio basso ventre, uno sfarfallio devastante e bellissimo mi attraversa.
Aumento la presa sulla sua nuca, perché non voglio lasciarlo andare.
Un applauso ci fa trasalisire e staccare bruscamente l'uno dall'altra.
< Ma che bello spettacolo! E così, vai a letto con la tua falsa sorella e proteggi Rossella, la tua vera sorella, da me. > , la voce è beffarda e agghiacciante.
-Cosa? Rossella è sua sorella?-
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