Torta con sorpresa
POV ERIC:
L'erba intorno al campo da tennis è così fresca che si può percepirne l'odore.
< Avevi ragione, Martin aveva dedicato quella canzone proprio a me > si vanta euforica, Nora, mentre beve il suo succo. Siamo seduti sulla scalinata del campo da tennis universitario. Io indosso già la divisa bianca. I miei capelli ricci cadono disordinati sulla mia fronte e la barba è lasciata leggermente incolta sul mio viso, invece le labbra sono leggermente screpolate a causa del freddo. Lei ha messo quella femminile, le sue ciocche nere sono legate da un fermaglio in uno chignon. I suoi occhi scuri mi osservano pieni di felicità, le sue labbra sottili si incurvano all'insù in un sogghigno. Grazie al mio "consiglio" si è finalmente fidanzata con Martin. Ho un po' forzato la mano facendole credere che il testo fosse dedicato a lei, ma sapevo benissimo che fosse per Sara. Da lontano lei scorge Martin che si sta avvicinando a noi. Gli lancia un'occhiatina maliziosa.
< Ciaao, ti prendo una bibita fresca > afferma civettuola lei, per poi andare a prenderla.
< Ehi! Ciao! > dico a Martin ma è solo una frase di circostanza, so che in questo momento vorrebbe fare tutto fuorché stare qui con me.
< Ciao > mi risponde atono.
Hanno convocato tutta la squadra di tennis e noi due in quanto capitani avversari dovevamo presentarci. Io cerco di apparire impassibile come sempre, però questa situazione è scomoda a tutti e due.
< Ora va tutto bene con Nora, avevi ragione, con lei io sto bene, lei è meravigliosa > proferisce parola con una sicurezza che sembra voler convincere maggiormente se stesso.
< A te con Sara? > mi domanda con una sfumatura di agitazione nella voce.
< Il solito > alludo alla nostra routine altalenante. Lui mi fa cenno di andare negli spogliatoi, dove ci aspettano gli altri. Tracannando la mia bibita, mi alzo energicamente e procedo nella sua stessa direzione. Un sorriso spunta sulle mie labbra, da momento che tutto sta andando come previsto.
POV SARA:
Sono le 17:00 di pomeriggio e io me ne sto qui, seduta sul bordo piscina con i capelli al vento; svolazzano sul mio viso e mi infastidiscono, costringendomi ad arriciare il naso per via del prurito. Le labbra a cuore sono di poco spaccate a causa del gelo. I muscoli delle spalle e del braccio si contraggono, le mie mani accarezzano la pelle ruvida del mio avambraccio per via della temperatura. Proprio oggi ho deciso di indossare un vestito verde con una fantasia a fiori, lascia scoperte proprio le regioni del corpo che sto accarezzando. Questo abito arriva sino alle ginocchia. Mi trovo nella zona del giardino in cui c'è la piscina che ora mi limito a fissare. Mi sento così triste e spossata, l'immagine di Martin con Nora è un ricordo indelebile nella mia mente.
-Possibile che io ci stia così male? Eppure ammetto che con Martin non ho mai provato quelle strane sensazioni sentite con Eric quel giorno! -
Non comprendo perché con quel ragazzo mi senta diversa.
All'improvviso delle mani fredde si posano sulle mie spalle e io mi irrigidisco. Non ho il tempo di realizzare chi sia, perché una forza inaudita mi spinge in piscina. L'acqua fredda della piscina mi bagna interamente la testa e i capelli, con una spinta risalgo in superficie. Solo la testa sporge, perché l'acqua arriva all'altezza del collo. I capelli sono appiccicati al viso e per un attimo rendono la mia vista offuscata. Annaspo e cerco di regolarizzare il mio respiro, mentre esco a fatica. I miei occhi arrossati osservano il colpevole: Eric. Con degli occhiali da sole sul naso, i ricci in disordine sulla fronte a causa del vento, se ne sta lì, di fronte a me. Indossa una camicia bianca da cui si intravede leggermente il petto ben definito e dei pantaloni neri.
Io resto ammutolita di fronte al suo ghigno palese e sfrontato.
-VORREI AMMAZZARLO! MA COME...-
< Piaciuto il bagno? > ha il coraggio di domandarmi il bastardo.
< Oh... sì! Non aspettavo altro che farmi buttare in piscina! È il mio sogno da una vita! Tu sei pazzo! > replico con tono tagliente, alternando respiri profondi per evitare di dire parole più pesanti.
-Anche se lo vorrei, Dio solo sa... quanto lo vorrei!-
Il mio corpo gocciolante fa passi lenti e condensati lasciando una scia a terra.
< Bei vestiti > commenta con sarcasmo e noto che scruta il mio corpo senza alcuna vergogna.
-Ma cosa?! -
Non ci avevo fatto caso, troppo intenta a sclerare. I miei vestiti aderiscono completamente ai fianchi, al sedere e al seno, mettendoli in risalto. Le mie gote si colorano di rosso e abbasso lo sguardo. La mia mano istintivamente si posa sul seno per coprirlo, ma un'altra molto fredda mi cinge il polso, impedendomi di allontanarmi. Gli occhi di Eric vengono investiti da una nuova luce, una luce maliziosa. Mi studiano dalla testa ai piedi senza alcuna timidezza.
< Non dici nulla? > si limita a chiedermi impunemente. Io a braccia conserte gli rivolgo un'occhiata infastidita, ma la verità è una sola : sto usando la scusa della rabbia per nascondere il profondo imbarazzo che sento a causa del suo sguardo così penetrante lungo tutto il mio corpo.
< Co-cosa dovrei dirti? Che sei un idiota è risap-putoo > farfuglio a disagio. L'ultima parola non riesco a pronunciarla, perché un suo braccio si poggia sul mio fianco. Mi accosta a sé cautamente e si accorciano le distanze tra noi. Io impulsivamente appoggio i palmi delle mie mani sulla sua camicia per respingerlo, lui li osserva e sorride beffardo.
< Solo questo, mi aspettavo che mi chiedessi perché l'ho fatto. Mi hai deluso, vorrei insulti più originali, so che ne sei capace > pronuncia con tono mellifluo, falsamente dispiaciuto. Mi sta provocando ironicamente, come sempre. Io rido istericamente scuotendo il capo, questo ragazzo è fuori di testa. Non so se voglio strozzarlo o ridere con lui delle assurdità che escono dalla sua bocca.
< Tu-tu... mi hai spinto in piscina per sentire i miei insulti? Inventatene un'altra! > gli sputo in faccia irritata, incredula ed esausta. Questo ragazzo è un rebus, anche se non posso evitare di sogghignare.
-Possibile? Una persona può risultare irritante e divertente allo stesso tempo?-
< Dovresti sapere che questo è l'unico modo in cui io e te comunichiamo > constata lui divertito, come se niente fosse, come se avesse detto la cosa più normale in questo mondo. Senza neanche ragionarci su, ricambio con un sorriso ebete.
< Hai ragione, questo è il nostro unico modo di comunicare ed è proprio per questo che... > stringo la presa per azzerare le distanze tra noi mentre arretro verso il bordo piscina. Lui mi segue, ma è cambiato ora, si è adombrato, è scettico. Ha aggrottato le sopracciglia, si nota. Sta cercando di carpire le mie intenzioni, ma non gliene do' il tempo : lo spintono e lui cade a peso morto in piscina.
Esce da essa tossendo, i ciuffi della sua chioma gli ricadono interamente sulla fronte, sono più lunghi e meno ricci.
< Spero ti sia piaciuto il cloro > mi gongolo vittoriosa.
-Beccati questa!-
Lui mi guarda sconvolto, non si aspettava una reazione simile, non ha capito che sono timida ma non sono stupida.
- Vuole la guerra? E guerra sia!-
Arriccia il naso e dilata le pupille mostrandomi tutto il loro rossore. Alzando il braccio, mi mostra i suoi occhiali grondanti di acqua.
-Ahia!-
< Hai visto cosa hai fatto? Hai bagnato i miei occhiali? Hai idea di quanto li abbia pagati? >
Si vede chiaramente che è alterato, li pulisce mettendoci troppa pressione.
< Aspetta, non devi pulirli così, adesso ti faccio vedere > gli spiego facendo un passo nella sua direzione.
Lui mi fa segno con il braccio per ammonirmi di fermarmi.
< Meglio di no, lascia stare! >
< Ad ogni modo la colpa è tua, sei tu che hai iniziato >.
Lui li ripone nella custodia e velocemente ritorna sui suoi passi, me lo ritrovo di colpo ad una spanna dal mio viso. Sobbalzo al tocco delle sue dita sulle mie braccia.
< Sei una pazza, comunque a questo gioco si gioca in due > mi rivela divertito. Mi spruzza l'acqua sul viso.
< M-ma cosa... smettila! > protesto, il sapore del cloro mi finisce in bocca. Ci schizziamo a vicenda, inondando anche il bordo della piscina.
Quando smettiamo, i nostri sguardi si perdono l'uno nell'altro per una frazione di secondo e l'ombra di un sorriso, quasi trattenuto, addolcisce i nostri lineamenti. Scoppiamo a ridere sguaiamente mentre ci sediamo sul bordo piscina.
< Ti hanno mai detto che sei pazza? >
< Senti chi parla, come se tu fossi molto normale! > gli ricordo divertita. Prendo due asciugamani: mi tampono i capelli con uno e mi avvolgo nell'altro. Lui fa lo stesso.
< Nonostante l'aspetto da cucciolo spaurito, sei proprio stravagante > mi fa notare scherzosamente, io penso lo stesso di lui e non tardo a dare voce ai miei pensieri :
< Nonostante il cipiglio da duro, anche tu lo sei > ridacchio e continuo il discorso < Non credevo lo avrei mai detto >.
< Hai visto, in un certo senso è stato utile... > insinua misteriosamente.
-Utile? Di cosa parla? -
Io lo scruto attentamente, in attesa di un'ulteriore affermazione che possa farmi capire cosa intende: < Utile a farti dimenticare quello che ti rendeva triste. Correggimi se sbaglio? >.
Di colpo mi ritorna alla mente Martin e quel che è successo, però effettivamente...
< I-io... non c'è nulla che mi rattristi > tronco il discorso alzandomi e lui mi segue a ruota.
Mi alza il mento fissandomi seriamente.
< Non voglio da te una confessione, l'importante è che ti abbia rallegrato. Sono solo le emozioni forti che possono farci dimenticare altri problemi di lieve entità > sostiene enigmaticamente. Alle parole "emozioni forti" vado letteralmente a fuoco.
-Che si riferisca a noi due? Ma cosa ti viene in mente Sara! Non c'è alcun noi, sei pazza?-
Lui è sempre più vicino a tal punto da sentire il suo respiro così caldo sulle mie labbra.
I suoi occhi sembrano accarezzarle, sembrano bramarle. La mia vista si posa sulla sua barba accennata e su di esse, umide e carnose. Non so cosa stia accadendo, ma voglio che accada. Pare si sfiorano, ciò mi fa mancare il respiro, ma...
Un colpo di tosse ci fa trasalire e staccare di botto l'uno dall'altro.
SE SONO I NOSTRI GENITORI È FINITA!!!! -
Ci voltiamo e per fortuna è solo Maria, traggo un sospiro di solievo.
Eric si allontana velocemente sotto il cipiglio sospettoso della nuova arrivata, che poi si rivolge a me. Io simulo indifferenza o almeno ci provo.
< Sembrava che vi steste divertendo? > insinua e io le dò una gomitata leggera. La risposta è immediata : < Cosa?! Noi? Ma vorrai scherzare! Lui mi ha buttata in piscina e poi abbiamo litigato come sempre! >
-E ci siamo quasi baciati- questo lo tengo per me, ma lei sembra udirlo e infatti...
< Non sembravate in attrito, anzi sembravate intimi. Sara, sei sicura che non devi dirmi qualcosa? >
La domanda sembra retorica e io inizio a vacillare : < I-i-io? E cosa dovrei dirti >.
Fare la finta tonta aiuta sempre.
Lei mi dice tranquillamente con aria maliziosa: < Non lo so... Forse che tra te ed Eric c'è qualcosa? Avete una relaz...> non la lascio terminare perché le tappo la bocca.
< SHHHHHH! Sei pazza? Vuoi che in questa casa mi ammazzino? Certo che abbiamo una relazione, di tipo amichevole come due che appartengono alla stessa famiglia! > le ricordo agitata, rimarcando sulla parola famiglia.
< Secondo me la vostra è tutto fuorché una relazione amichevole, Sara. Voi due mi sembrate per lo più amanti, si sente elettricità quando parlate > mi confessa divertita.
< Amanti? Ma sei pazza? Stiamo solo a litigare! > le chiarisco affinché si tolga queste strane idee dalla testa.
< Negli ultimi tempi litigate meno e se litigate, sono litigi che nascondono la voglia che avete di saltarvi addosso > si prende beffa di me e io sono seriamente irritata.
< Maria, come ti permetti di dirmi una cosa simile? Io sono una ragazza seria e non voglio fare con Eric quelle cose, lui è il figlio di John e per di più il nostro rapporto è isterico, quindi figurati se io possa pensare di fare questo! > sbotto livida in volto, mentre giro i tacchi per andare lontano da lei che mi corre dietro.
< Aspetta Sara, non volevo offenderti! Credimi... Intendevo solo dire che anche se non pensi a quelle cose, standogli a contatto in quel momento potresti desiderarle. Non ci sarebbe nulla di male, siete entrambi giovani, vivete nella stessa casa e non siete fratelli >
< E invece ci sarebbe, sarebbe una tragedia, una catastrofe, la fine del matrimonio dei nostri genitori! > le dico apertamente e poi aggiungo con poca convinzione < E poi Eric non mi piace, perciò smettila con queste strane idee su di noi >.
Salgo stancamente le scale e mi cambio, metto una tuta nera per star in casa.
< Oggi è un giorno speciale > mi fa notare Maria.
< Perché? >
< Oggi è... > l'arrivo di John e mia madre la distolgono dal continuare. Mia madre sembra riccioli d'oro, ha più boccoli del solito, il suo trucco viene accentuato ancora di più dal rossetto bordeaux. Non so come faccia a metterli, li odio. Veste un vestito attillato, color rosso fuoco che ha una scollatura a V anteriormente al corpetto in pizzo. Lascia scoperta schiena perché è un vestito molto appariscente.
< Proprio te cercavamo > mi dice lei e John termina al suo posto : < Oggi è il compleanno di Eric. Io e Isabel gli abbiamo comprato una Maserati. Stasera abbiamo un galat importante, perciò dovrai occuparti tu di fargli una festa>.
< Va bene, lo farò > asserisco gentile.
John mi sorride con gentilezza per poi ringraziarmi : < Grazie Sara, per ringraziarti abbiamo pensato di regalarti questo bracciale>.
Il regalo è bellissimo: esso è d'oro e ha la forma di un sole.
< Grazie anche se non dovevate, non è necessario > mi oppongo, ma la mamma forzatamente me lo mette al braccio .
Dopo che sono andati via, mi volto sconsolata verso Maria.
< E ADESSO? Dimmi cosa potrei regalargli.. > la incito.
< Non lo so, Eric è un mistero, poi ha ogni genere di orologio, vestito, dei più costosi > mi fa presente lei come se non lo sapessi.
< Mi è venuta un'idea, devo fargli un regalo meno materiale! Una torta! > annuncio euforica. Mi racconta che adora "la cheesecake". Una volta terminata, sono le 20:00. Maria e le altre domestiche vanno via, quando sentono l'incidere delle scarpe di Eric sul marmo. Lui si ferma sullo stipite della porta e vede tutto apparecchiato.
< Ho pensato che non era necessario apparecchiare la sala da pranzo, giacché siamo solo io e te oggi > proferisco, mentre lui scruta il mio grembiule da cucina sporco di farina.
< Ops! Ho dimenticato di toglierlo! > esclamo agitata, ridacchiando nervosamente.
< Hai fatto tutto tu? > mi domanda, spaesato, e io mi gratto la nuca.
< S-sí, però mi ha aiutato Maria, senza di lei non ce l'avrei mai fatta e il pezzo migliore ancora deve arrivare > preannuncio allegra, indicandogli la torta. La sua espressione si irrigidisce in un attimo, i lineamenti si induriscono, arriccia il naso.
< Quella torta è... > non riesce a terminare la frase, perché stringe forte le mani in un pugno.
Non sembra contento. Gli cingo il polso, lui nota il mio bracciale e afferra il mio braccio. I suoi occhi vengono attraversati da un lampo di rabbia e ira, intenti ad analizzare quello che ho sul braccio. Il suo sguardo è come perso nel vuoto, mentre aumenta la presa sul mio braccio in modo smisurato. Il mio urlo lo fa tornare alla realtà e la molla improvvisamente come se fosse scottato.
Prende la torta, mentre la osserva incredulo e la riversa nell'immondizia.
Io resto a bocca aperta.
< Ma cosa?! Perché? > gli pongo una domanda incredula e le lacrime minacciano di uscire.
< La torta era quella che faceva mia madre e quel bracciale era suo. Cos'è? Uno scherzo per il mio compleanno, un modo per prenderti beffa di me? > mi sputa addosso con disprezzo, lui pensa che io mi prenda gioco di lui.
< No-non lo sapevo! Io... questo bracciale me lo ha dato John e la torta non sapevo che era quella che tua madre... mi dispiace Eric, io... > piagnucolo. Lui getta le cose a terra, mi si accappona la pelle dalla paura e provo tanta vergogna. Inizio a correre, ma Eric mi agguanta dalle spalle bloccando la mia fuga.
< Cosa vuoi? Sarai contenta ora! Questa sera verrà Kevin a trovarmi per il mio compleanno e non voglio trovarti giù, non voglio vederti > mi ammonisce dispotico, freddo e altero. Le sue pupille sono iniettate di sangue e allo stesso tempo gelide, come i primi giorni che ci siamo incontrati. Va di sopra e io piango, stendendomi sul letto e abbracciando il cuscino.
POV ERIC :
Sono furioso con Sara. Bevo il mio secondo cognac della serata, seduto su un piano bar allestito in giardino. Kevin mi abbraccia allegro ed euforico.
< Contento della grande festa organizzata? > mi indica l'affollamento di persone in piscina e sbuffo.
< Sì, trasudo felicità da tutti i pori, non
si vede? > controbatto con il mio solito sarcasmo pungente.
< Andiamo! Divertiti! Quanto sei pesante fratello! > protesta con una smorfia che gareggerebbe con quella di un bambino.
< Sai benissimo che odio queste feste con questa gente che ha la puzza sotto il naso > gli rammento tediato, ma lui già si è defilato, è andato da una ragazza a provarci.
Kevin non cambierà mai, sempre il solito playboy, ci prova con chiunque respiri. Picchietto le dita sul tavolo, ma un palmo blocca i miei movimenti, appartiene ad una mano affusolata con un uno smalto rosa perla.
In piedi dietro di me c'è Marina, non è cambiata per niente : i suoi capelli sono più lunghi e folti, ricci e dal colore mogano. Un vestito lungo, monospalla, con uno spacco laterale, le scende addosso, aderendo perfettamente a tutte le sue forme ; lascia scoperta metà coscia. La tonalità è rosa perla ed è ricoperto interamente da paiette, che la rendono la ragazza più elegante della festa. I suoi occhi sono sempre della stessa tonalità del ghiaccio; i lineamenti sono aggraziati, il naso è alla francese; le labbra sono carnose, messe in evidenza da un rossetto tra marroncino e rosa.
< È da un po' che non ci si vede, eh... >
< Quanti anni? 5? Sì 5, eri una ventenne > le ricordo con tenerezza.
< Sì, ero una ragazzina perdutamente innamorata di un ragazzo riccio, con gli occhi azzurri, lo conosci? > pronuncia, civettuola e io scoppio a ridere scuotendo il capo.
< Esagerata > riesco a dirle sorridente, ma lei rincara la dose : < Sto parlando sul serio! Mi hai spezzato il cuore >.
< Sai benissimo che ci tenevo a te, ma... > non mi fa concludere la frase : < Ma non mi amavi, non potevi amarmi perché la tua testa era occupata dal dolore che ti porti dentro >.
< Sì, non c'è spazio nella mia vita per l'amore, non ce n'è mai stato, però non ti ho mai ingannata quando abbiamo avuto la nostra relazione >.
Prendo la sua mano tra le mie, che la accarezzano.
< Lo so, non ti è mai piaciuto illudere una donna e sono stati i momenti più belli della mia vita > mi rivela dolcemente lei.
< Più belli anche di Luke? Che c'è? La vostra relazione è finita su qualunque giornale, avrei dovuto trovarmi su un altro pianeta per non saperlo > le dico indiscretamente, ma si è irrigidita, il suo sguardo è perso nel vuoto.
< Non voglio parlarne, non dopo che ci ha lasciati per sempre >.
Io mi sento tremendamente in colpa per averle riportato alla mente il terribile ricordo di Luke e della sua morte.
< Scusami Marina, non volevo intristirti >
Lei abbozza un sorriso nella mia direzione, ma è chiaramente di circostanza, ho capito di essere stato indelicato e infatti si alza a prendere un alcolico. Io sbircio nella sua direzione, mentre deglutisco perché sapore dell'alcol infiamma la mia gola. Mi perdo ad osservare il fondo del bicchiere, ci gioco con le mani. Mi tiro su e salgo le scale. Ho bisogno di una doccia ristoratrice, questa festa non mi entusiasma. Ho sempre odiato l'alta società e la sua ipocrisia. La porta in legno scricchiola, ma urto contro qualcosa o meglio qualcuno, un corpo esile.
Riconosco i capelli biondi, è Sara.
< Ah, sei qui... non pensavo di trovarti qui > sibilla, ansante, lei.
< È reciproco, ora scusami, ma dovrei docciarmi perciò... > taglio corto, desideroso di restare solo e lei fa per aprire la porta, ma essa non si muove di un millimetro.
< Mi prendi in giro? Lascia, faccio io >.
Faccio pressione, ma tutti i miei sforzi sono vani, resta chiusa.
-E adesso?-
Si prospetta una nottata lunga e movimentata.
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