Tensione

POV SARA:

< Ci mancava solo questa!! Ma cosa ho fatto di male per meritarmi questo? Dio rispondimi, ah no, non puoi, accidenti! > mi sfogo parlando a macchinetta contro...
Non so neanche io chi.
Cammino freneticamente da una parte all'altra di questo bagno, penso di aver ormai memorizzato il numero delle piastrelle che disegnano una specie di mosaico argentato sui muri. Appoggiato ad uno di essi, si trova Eric con le braccia conserte e l'espressione assente. I suoi occhi fissano un punto indefinito della stanza, come se fossero persi nel vuoto. Questo bagno dell'ala est ha uno stile molto più moderno di quello nell'ala ovest : i mobili sono sospesi, il loro colore dà sul bianco opaco, quasi grigio. Il lavabo è in ceramica con relativi pensili e cassettiere dove sono riposti tutti gli oggetti del bagno: il phon, i dentifrici, gli spazzolino, le spazzole, gli specchi, le piastre, gli asciugamani, gli accappatoi. Su di esso è presente la rubinetteria a cascata con miscelatori ed elementi tecnologici. I sanitari sono bianchi, sospesi con forme rotonde o quadrate sia per wc che per bidet, in ceramica.

Mi soffermo ad osservare il mio viso stravolto e i miei capelli scarmigliati dallo specchio led a goccia.

< Po-potresti fare qualcosa anche tu! > gli faccio notare con livore, lui si limita ad osservarmi impassibile e sembra accorgersi solo ora della mia presenza.
< Cosa vuoi che faccia? Ho già chiamato il mio amico Kevin e non mi risponde, gli altri invitati non ho il numero > mi dice rassegnato.
< Non hai il numero? Possibile che tu non abbia il numero degli invitati al tuo compleanno! > sclero.
Ok, ammetto che sembro una schizzata, però rischio di impazzire.
Lui schiocca la lingua per poi spiegarmene la ragione: < Non non li ho, perché sono tutti spocchiosi dell'alta società con cui non amo avere contatti a parte le chiacchiere ipocrite alle grandi feste >.
< E come li hai invitati ? Con la bacchetta magica? > protesto con un sarcasmo fin troppo pungente che non è da me, ma sono furiosa.
< Kevin li ha invitati. Contenta? Ho risposto all'interrogatorio Sherlock? > replica ironicamente, ciò mi irrita ancora di più e inizio a dondolarmi.
< Non è il momento di fare dell'ironia Eric, siamo in una situazione critica > sottolineo l'ultima parola con agitazione.
< Sì, il diluvio universale. Calmati, sono ore che cammini continuamente e parli sola. Ormai si è capito che passeremo la notte qui, perciò abitua le tue ossa > mi annuncia lui pacatamente, ma si avverte una sfumatura di irritazione. Io scuoto il capo per poi ridere istericamente come una pazza.
< Io e te qui? > , ansimo dalle eccessive risate. Si sentono solo quelle, poi prendo aria per continuare: < No, senti chiama i vigili del fuoco, non lo so! Chiama chi vuoi perché non ho la minima intenzione di rimanere qui dentro con te! >.
Batto i pugni contro la porta strillando, ma la musica lì fuori sicuramente sovrasta la mia voce e nessuno fa caso a me.
Delle dita si articolano intorno ai miei polsi bloccandoli e avverto la voce di Eric dietro di me.
< La smetti di fare la pazza? Non faccio i salti dalla gioia neanche io > mi chiarisce ironicamente lui, mentre mi volta verso di se. Sono braccata saldamente contro la porta dalla sua presa sulle mie braccia.
< Ho paura > gli confesso con tono grave, lui sgrana gli occhi.
< Paura? Di me? Guarda che anche se prima abbiamo avuto quel litigio, non sono mica uno psicopatico, io... > non gli lascio terminare la frase : < Non ho paura! Sm-mettila! >.
Lui sogghigna e io abbasso lo sguardo, cominciando a fare pressione con il corpo perché mi lasci, ma trovo la sua resistenza.
< Dal modo in cui ti stai agitando, direi il contrario > mi canzona con aria beffarda.
< La-lasciami! > gli ordino tassativamente, lui si china in modo tale da essere alla mia altezza. I suoi occhi di ghiaccio sono fissi nei miei caramello e mi scrutano per un paio di minuti. Io dal mio canto cerco di capire cosa gli passi per la testa e allo stesso tempo sono affascinata dal suo sguardo. Proprio lui interrompe questo silenzio stranissimo : < Hai idee per questa notte? >.
Il mio cuore prende a galoppare e non credo di essere più in grado di connettere con la realtà.
< I-idee? > gli chiedo ingenuamente sperando di non aver intuito bene.
< Si', insomma... chiusi in un bagno, cosa si può mai fare secondo te? > insinua con quella che mi pare malizia, ma io non posso cedere al suo giochetto anche se sto andando a fuoco : < No-non so di co-cosa tu stia parlando! >.
< Siamo un uomo e una donna chiusi qui dentro, il risultato di questa equazione improbabile è abbastanza scontato e
semplice > sussurra ad un soffio dal mio viso.
< Scusa? Ma per chi mi hai preso! Toglimi le mani di dosso io non sono pronta per fare certe cose. Senti so che voi uomini non ragionate in queste circostanze, ma non lo so girati, non fissarmi, l'impo... > straparlo, ma la sua risata sguaiata mi blocca. Mi lascia di colpo per piegarsi in due preso dal momento di ilarità.
Sospira alla fine per darmi finalmente una spiegazione : < Avresti dovuto vedere la tua faccia... aveva assunto tutte le tonalità! >.
Io gli do' dei leggeri colpetti sulle spalle per farlo smettere, ma non succede.
Quando finalmente accade, proferisce seriamente : < Puoi stare tranquilla non ti toccherò neanche con un dito, non sono ancora un maniaco >.
Io sono allibita e non esito a farglielo presente : < Ma tu prima... >
< Ti stavo solo prendendo in giro, stai tranquilla>.
Si siede sul bordo della vasca per poi comporre numeri sul telefono.
< Chi chiami? > gli domando
< Kevin, vediamo se si è ripreso dalla sua sbornia e ci viene a liberare >.
Io resto in attesa, fino a quando...
< Kevin finalmente! Ma si può sape... cosa...tu... sei stupido? Kevin!! > strilla al cellulare per poi chiuderlo spingerlo a terra violentemente. Si volta verso di me sconvolto.
< Ci ha chiuso lui, perché è ubriaco fradicio e ora sta con una, quell'idiota! > mi informa sbigottito e infastidito.
Io mi poggio a terra, lui mi segue, entrambi sbuffiamo.
< E adesso? > gli pongo la domanda esausta.
< E adesso nulla, dormiamo > sentenzia tranquillamente come se tutto ciò non fosse un'assurdità.
< Cosa! Ma non starai dicendo sul serio! > esclamo con fervore, alzandomi velocemente.
< No, per scherzo... ovvio che dico sul serio! Cosa vuoi che facciamo? Giochiamo a morra cinese? > controbatte lui tirandosi su per poi afferrare dei lunghi asciugamani che stende sulla vasca. Io aggrotto le sopracciglia.
< Non fare quella faccia. Dove vuoi che dormiamo? Sul pavimento gelido? Ricorda che è marmo > mi espone la sua folle idea e io sobbalzo.
< N-no, se-senti... é meglio di no, dormirò nella doccia > affermo imbarazzata all'idea di dormire vicini.
Prendo gli altri asciugamani e li dispone rispettivamente uno sul pavimento uno come cuscino per testa e schiena.
< Come vuoi! > conclude accondiscendente.
Passano non so quante ore, i miei occhi sono più aperti che mai, sono incavati, devo avere sicuramente le occhiaie. Quando si udisce finalmente lo scricchiolare della porta, esco e le ore successive i miei occhi si chiudono da soli per catapultarmi in un altro mondo, quello dei sogni.
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< BIIIIIIPPPPP! > la sveglia inconfondibile e massacrante mi fa svegliare di soprassalto.
< Aci-cidenti sono già le 7 > farfuglio a me stessa completamente assonnata e mi accorgo di aver dormito vestita. Stancamente percorro il corridoio.
Mi dirigo verso il bagno o almeno questa è la mia intenzione, ma mi scontro proprio con lui, che sta uscendo da esso. La sua espressione è maliziosa mentre mi chiede : < Cos'è tutta questa fretta di entrare in bagno? Speravi di trovarmi in accappatoio? >
< N-no! Ma cosa dici! Io... > balbetto mentre abbasso lo sguardo. Lui ridacchia e mi prende il mento, alzandomi il viso.
< Tu? > mi incalza ghignando apertamente.
< Io volevo solo andare in bagno! > gli rispondo mentre deglutisco e anche un cieco capirebbe che sono più tesa di una corda di violino.
-Perché sono così agitata in sua presenza?-
Alza le mani in segno di resa e con tono arrendevole e ironico mi dice : < Va bene va bene, come vuoi, anche perché mi hai già visto così >.
Al ricordo di quella notte, sento una sensazione di calore alle guance e inevitabilmente abbasso lo sguardo verso il pavimento. Devo essere arrossita e lui se ne è reso conto, perché con la coda dell'occhio noto un sogghigno.
Con passo sicuro si allontana.
Presa da non so quale coraggio, afferro il suo braccio cercando di trattenerlo.
< E-eric... devo parlarti > trovo la forza di dirgli, ma è come se avessi un groppo in gola che mi impedisce di parlare in modo fluido.
Lui si volta in attesa di una mia risposta.
< Si beh... ecco... a proposito di quella sera... > indugio nelle parole perché mi imbarazza parlarne.
< Cosa vuoi sapere? > mi chiede accigliato, infatti aggrotta le sopracciglia.
< Perché hai fatto... quello? > domando senza riuscire a parlare esplicitamente e la mia frase termina in un sussurro.
-Complimenti Sara! Uno dei tuoi migliori discorsi!-
< Quello cosa? > comincia a fare il finto tonto, perché mi osserva con un sorriso malizioso stampato in volto.
< Hai capito! > alzo i toni, le mie gote sono arrossate. Vorrei scomparire. Lui avanza verso di me e io arretro, trovandomi spiaccicata contro il muro freddo del corridoio. Provo ad allontanarmi, ma le sue braccia i lati della mia testa me lo impediscono. Sembra si stia ripetendo la stessa sequenza di quella notte.
< Vediamo un po'... vuoi sapere il perché ti ho sfiorata da sopra i vestiti? > mormora schiettamente. La sua voce è soave e calda.
Le sue labbra sono così carnose, invitanti e bellissime. Solo ora mi rendo conto che questo ragazzo, anche se a volte mi irrita come pochi, quando vuole è veramente seduttivo.
Io mi perdo nei suoi occhi blu, così sicuri e spavaldi in questo momento, accentuati dalle scure sopracciglia. Lui si avvicina così tanto da sentire il suo respiro sul mio viso. Sento una sensazione alla bocca dello stomaco che mi opprime, mentre lo osservo in attesa di una risposta. Lui scoppia a ridere sguaiatamente per poi sussurrare : < Semplice, perché volevo? >
Mi da' le spalle e si allontana, ma la mia voce lo fa fermare: < Ecco! È tipico di te fuggire di fronte alle domande che non ti piacciono! Che razza di risposta è? È mai possibile che sei sempre così chiuso verso gli altri? >.
Lui arresta la sua camminata e si volta a fulminarmi con lo sguardo. Schiocca la lingua infastidito.
< Mi spieghi cosa vuoi? Mi spieghi qual'è il tuo problema? > mi chiede stizzito
Io faccio profondi respiri per calmarmi, mi limito a guardarlo cercando di trovare le parole giuste:
< Tu! Tu sei il mio problema! Dopo la discussione di ieri, tutto mi sarei aspettata, tranne che tu... > annaspo mentre lui si appoggia allo stipite della porta a braccia conserte.
< Tranne che tu facessi quello che hai fatto! Ti rendi conto? Hai fatto quelle cose e ora te ne stai lì a fare finta di niente! >.
Lui completamente indifferente e annoiato mi risponde : < E cosa dovrei fare? >
Io deglutisco e ripensandoci, non lo so neanche io.
< Devi... devi darmi spiegazioni e non dirmi l'ho fatto perché volevo! >

Lui conclude il mio monologo delirante con la sua solita apatia: < Non ci sono altre spiegazioni >.
Avverto la testa andare a fuoco, mi sembra assurdo che debba rispondermi così.
Non voglio dargliela vinta, sono stufa.
-Tanto vale che gli dico tutto quello che penso!-
< La verità è che fai quello che ti pare senza pensare alle conseguenze e poi te ne lavi le mani. Quando qualcuno ti fa una domanda che non ti piace, fuggi. La verità è che sei un vigliacco! > urlo tutto d'un fiato, rendendomi conto solo ora delle parole che ho usato. Ancora prima che io possa realizzarlo, lui si gira, avanzando a grosse falcate verso di me. Mi sento spingere contro il muro del bagno con una forza inaudita. Un suo braccio è sulla mia vita per impedirmi di fuggire e l'altro sul muro sopra la mia testa. Mi guarda in cagnesco, stringe i denti. I suoi muscoli sono chiaramente tesi.
< Non ho mai dato spiegazioni a dei scocciatori, cosa ti fa credere che inizierò con te ora? >
La sua voce è intimiditoria.
Inizio a dire < Non pensi che meriti di sapere? Tu... no-non puoi.. > il mio tono combattivo si affievolisce quando vedo la sua mano stringere la mia vita.
Lui sembra si sia rilassato, i suoi lineamenti non sono più contratti.
< Non mi sembra che ti sia dispiaciuto > insinua e non riesco a dire nulla. Non capisco il motivo per cui si comporti così ora, dopo tutte le nostre discussioni.
< Ti sbagli... io... > le parole muoiono sul nascere, quando mi spinge verso di sé e trovo il suo viso ad un palmo dal mio naso. Ho un groppo in gola e mi manca l'aria.
< Lo vedo il modo in cui il tuo corpo reagisce al mio > insinua sorridendo.
< Ma cosa stai dicendo? Tu... > non so cos'altro dirgli, mentre le mie mani premono sul suo petto senza convinzione per allontanarlo. Lui mi sussurra all'orecchio : < Non puoi chiedermi questo quando la tensione sessuale tra noi due è palpabile >. Sento il suo respiro lì per poi scendere sul mio collo.
Le sue labbra si avventano su di esso con passione e cominciano a lasciare baci umidi, che mi fanno mancare la terra sotto i piedi.

-Dio... Il mio cervello è fuso-

Cerco di respingerlo, ma avverto come una scossa in tutto il corpo che mi fa trasalire.
Le mie mani stringono a pugni la sua maglietta per avvicinarlo o allontanarlo, non lo so più.
< Cre-credevo che tu mi o-odiassi... > pronuncio deglutendo e percepisco nella mia testa un grande stato confusionale.
< A volte ti odio, soprattutto quando ti impicci di faccende che non ti riguardano, ma sappi che è sottile il filo che divide l'odio dal desiderio > mi confessa, mentre sospira pesantemente.
< Tu... no-non puoi, noi... > non riesco ad articolare una frase di senso compiuto perché mi manca il fiato e mi sento confusa dal suo atteggiamento, da me. Provo ad allontanarmi di qualche passo.
< Noi non siamo fratelli, siamo giovani e belli, quindi era normale che sarebbe finita così > mi dice tranquillamente come se mi stesse parlando delle condizioni meteorologiche. Mi osserva da capo a piedi. Al suono della parola "belli" arrossisco e abbasso lo sguardo. Le sue dita si posano su un ciuffo, che è caduto disordinato sul mio viso. Lo sposta delicatamente, per poi accarezzare il mio collo.
< Cosa c'è? Non dici nulla? Prima eri così combattiva, ora sembri un cucciolo spaurito >
Sembra quasi divertito dal mio imbarazzo, infatti sogghigna.
< No-non immaginavo che tu... beh...sì, insomma... mi vedessi bella, mi hai sempre detto che mi odi > mormoro incartandomi nelle mie stesse parole. Lui ridacchia e scuote la testa.
< Non mi sono di certo fatto pensieri su di te quando ti ho conosciuto, ma gli occhi li ho anche io, sai e... sei carina > sibilla.
Improvvisamente su di noi piomba un silenzio carico di tensione e di...
Non so neanche io cosa. Io mi limito a contemplare il pavimento, mentre ripenso alle sue parole e a queste strane emozioni.
Le sue mani vengono sostituite dalle sue labbra, alternate a colpi di lingua. Il mio corpo è percosso da brividi più intensi dei precedenti.
La sua bocca sale sino al mio orecchio sottoponendolo ad una dolce e sensuale tortura, per poi mordicchiarne il lobo. Questa nuova sensazione è così paradisiaca che iniziano a tremarmi le gambe. Sento il fiato ormai corto quando riscende sul mio collo, prendendo a mordicchiarlo. Rabbrividisco mentre lavora sulla mia pelle e stringe sempre di più i miei fianchi per avvicinarmi ancora di più a sé. I nostri respiri irregolari si confondono.
Non riesco a fermarlo, mi sembra di stare in trance. Chiudo gli occhi e le mie mani restano a mezz'aria, come se fossero tentate di stringergli i capelli, ma non ne avessero il coraggio.
-È una sensazione stranissima e bellissima, le sue labbra sono così...-
Inizio ad ansimare ancora più intensamente.
La sua voce vellutata e tagliente interrompe l'idilio:
< Non ti illudere, il mio desiderio resta sempre lo stesso... che tu te ne vada da questa casa >
I miei occhi si serrano di colpo e vengono indirizzati al suo capo, chino sul mio collo, mentre le sue labbra mordicchiano ancora su quel punto. I miei muscoli si contraggono e le mie braccia si posano sulle sue spalle per spingerlo via. Lui aggrotta le sopracciglia, mentre mi scruta con enorme disappunto.
< Sei disgustoso! > mi lascio sfuggire indignata e con una nota di irritazione. Nell'aria si udisce solo lo schiocco della mia mano sulla sua guancia.
< Perché mi hai allontanato? Perché questo schiaffo? So benissimo che non ti dispiaceva, stavi ansimando > mi fa notare lui, impassibile anche di fronte al mio rifiuto.
< Perché ci conosciamo da 3 settimane e tu... mi... baci sul collo per... non so neanche io cosa, dato che tolleri a mala pena la mia presenza! Ovviamente mi dici che vuoi che io me ne vada? > sbotto non potendone più di tacere.
-Perché è accaduto questo? Non avevo mai provato sensazioni simili! Non credevo di poterle mai provare con lui.-
Non riesco a comprendere cosa mi faccia questo ragazzo, che non si merita nulla visto quanto rancore cova.
Do' voce ai miei pensieri con aria sconsolata e disorientata : < Non so neanche come abbia potuto farmi incantare da te... Tu sei... >.
Mi interrompo quando ormai è tardi per rendermi conto che ho parlato troppo, i miei occhi sono sbarrati e le mie gote prendono colore. Abbasso di fretta lo sguardo, desiderosa di non incontrare il suo.
< Adesso non darmi tutte le colpe... sei tu quella che si intromette nella mia vita, quella che mette voce in capitolo in faccende che non può comprendere... > mi dice e i suoi occhi imperscrutabili mi studiano.
< Sei sempre tu quella che è entrata nella mia stanza quella notte, mentre io ero in accappatoio. Sei sempre tu quella che si è lasciata baciare... > mi elenca lui e io mi sento andare a fuoco, ma lo interrompo con veemenza : < Va bene, ho capito! Ma non l'ho fatto apposta! Non lo sapevo, di certo non è una ragione per saltarmi addosso! > .
< Se ti ripugno come dici perché ci sei stata ai miei baci? > questa domanda arriva ed è come un pugno in pieno stomaco, perché non ho la più pallida idea della risposta da dargli.
< Va bene, dai, non darmi una risposta. Sono affari tuoi. Tra noi due non c'è una relazione e mai ci sarà, perché io a differenza tua non dimentico il passato > conclude lui annoiato.
< Hai ragione, è così. > gli dico con incertezza, ma la verità è che non ci sto capendo più nulla.
Con passo felpato varco l'uscio della porta per uscire dal bagno.
-TENSIONE SESSUALE... SICURAMENTE È SOLO QUESTA CHE CI UNISCE!-
Non posso negare a me stessa che è veramente un bel ragazzo, molto attraente e seduttivo. Non avrei mai potuto neanche lontanamente immaginare che potesse suscitarmi emozioni così intense. Per un attimo mi ritorna alla mente l'immagine del sorriso di Martin.
-Sono così diversi...-
Martin è così tenero, trasparente, anche quando tace si capisce quello che pensa, quello che prova. Eric invece ha sempre quello sguardo enigmatico, i suoi occhi sembra siano capaci di racchiudere i più terribili segreti, quelli di Martin non sono capaci di nascondere nulla. Non credo possano esistere opposti più opposti di loro.
-A me piace Martin, mi è sempre piaciuto! - Quando l'ho rivisto per un attimo ho provato di nuovo la stessa atmosfera magica che c'era tra di noi a 15 anni, quando mi ritagliavo del tempo da trascorrere in sua compagnia. Nessuno riesce a capirmi come lui, nessuno riesce a darmi la tranquillità come lui, avrei voluto cullarmi in uno dei suoi abbracci così rassicuranti e caldi. In tutti questi anni mi è mancato il suo sorriso così dolce, le nostre lunghe chiacchierate e le nostre pazzie. Riusciva sempre a farmi spuntare il sorriso, a dirmi le parole giuste per darmi la sicurezza che mi è sempre mancata. Con lui mi sento al sicuro, protetta, coccolata e tranquilla.
Eric invece...
Lui è presuntuoso, lunatico e arrogante o almeno così sembra, eppure...
Ci sono momenti in cui non so se strozzarlo o ridere con lui. Riesce ad essere la persona più irritante di questo mondo e allo stesso tempo la più divertente e imprevedibile. Tra di noi è tutto così confuso, il nostro rapporto è isterico, anomalo e ambiguo. Non ci sto capendo niente, sono confusa da lui e da me stessa. Credevo che l'idea di noi due insieme fosse impossibile e invece...
-Perché ho provato quell'emozione così intensa? In sua presenza sono sempre troppo a disagio..-
Era come se quella sensazione mi annientasse impedendomi di pensare e di agire.
Mi do' un'ultima occhiata allo specchio, lo sguardo ricade sul collo, quello stesso collo su cui poco fa ha impresso un marchio. Le mie dita lo sfiorano e una scossa mi attraversa anche ora.

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