Risvolti inaspettati
Pov Sara :
La mia matita tratteggia a vuoto, perché non riesco a disegnare neanche un'increspatura di questa camicia da notte. Proprio così, sono ancora impegnata a terminare questo maledetto progetto universitario. Devo consegnarlo domani, devo affrettarmi.
La mia idea iniziale prevedeva un abito da notte in raso con le seguenti caratteristiche: bretelle sottili, pizzo al corpetto, lunghezza a metà coscia, colore rosso fuoco. Il risultato non risponde alle mie aspettative: mi ha deluso.
-Questo schizzo è orribile! - urlo a me stessa, accartocciando la carta.
La mia mente dovrebbe essere sul disegno, ma è altrove, vorrebbe essere nella testa di Eric. Se lo fosse, potrei capire tante cose, a me ignote, di quel ragazzo, ma l'immagine del nostro bacio appassionato mi ossessiona. Mi ha baciato in modo così travolgente da farmi mancare la terra sotto i piedi. Non credevo che dietro la sua freddezza e autocontrollo si celasse una passione così impetuosa. Se penso al bacio di Martin, non riesco a trarre una sola sensazione associabile ad almeno una di quelle provate la scorsa notte. Il paragone non si pone: sono su due pianeti diversi. Realizzare tutto ciò infrange i miei sogni di bambina e mi agita, perché Eric è un connubio tra audacia e autocontrollo, tra passione e sensualità, tra ironia e aggressività. Mi fa impazzire provare anche solo a comprenderlo. Non sapendo cosa fare, mi soffermo a fissare il bianco delle pareti e la libreria in legno su cui sono situati tutti i miei libri.
Le mie dita picchiettano agitate sul legno bianco della mia scrivania. Il loro movimento è incontrollato, esprime tutta la mia agitazione e ansia. Il palmo caldo e liscio di una mano grande e affusolata si poggia su di esse. Sobbalzo quando mi accarezza con inaspettata dolcezza senza perdere la sua sicurezza. Riconoscerei ovunque questa mano e il suo tocco.
-Può appartenere ad una sola persona! - realizzo e voltandomi, incontro i suoi grandi occhi blu.
Le sue iridi sono così grandi e azzurre che non posso fare a meno di guardarle, la loro grandezza è messa in risalto dalle scure e folte sopracciglia. Ciò che cattura maggiormente la mia attenzione è l'intensità con cui mi stanno scrutando. Questo non dipende dal colore, ma credo che sia dipeso dal modo in cui si soffermano su di me e mi analizzano.
Mi travolgono con un'intensità pari ad un mare in tempesta.
Io mi alzo di colpo interrompendo il contatto tra le nostre mani. Lui, non contento di ciò, mi sfiora il braccio. Questo sfioramento è fuoco per me: mi si accappona la pelle.
<< Co-cosa fai qui? >>, domando ansimando.
I miei occhi caramello non riescono a reggere il contatto con i suoi e rivolgono la loro attenzione alle sue mani che percorrono ogni centimetro del mio avambraccio.
<< Volevo stare con te >>, mi soffia sul viso e, quando il suo sguardo si posa sulle mie labbra, sembra mancarmi il respiro. Si cala verso di me con un sorriso spettacolare e affascinante. Le mie labbra, ansanti di riassaggiare il suo sapore così intenso, si schiudono.
Il suo respiro così caldo batte insistentemente sul mio viso, mentre azzera le distanze tra noi. Il mio cuore inizia la sua galoppata.
Le mie braccia vorrebbero posarsi sul suo petto per allontanarlo, ma restano a mezz'aria, in balia degli eventi. L'unica cosa che riesco a fare ora è trarre respiri profondi e serrare gli occhi. Le sue labbra così morbide si posano sulle mie delicatamente. Lo scocchio tra di esse inizialmente è dolce, sembra si accarezzino a vicenda. La sua lingua si insinua lentamente nella mia bocca e il suo contatto con la mia è surreale: mi manda in estasi. Si sofferma ad assaporare la mia; in sincronia si muovono, dando inizio ad una danza che aumenta di intensità sino a farmi mancare il respiro. Sono movimenti vorticosi e impetuosi: sembra voglia divorarmi.
<< E-eric... aspetta, non possiamo baciarci di nuovo >>, gli dico ansimando ad occhi ancora serrati, perché non riuscirei ad incontrare i suoi ora.
<< Non può esserci nulla tra di noi >>, farfuglio e trasalisco al contatto del suo naso sul mio.
-È un gesto così delicato e sensuale, mio Dio, non riesco a... -
<< Se-sei bellissima >>, mi sibilla all'orecchio sul quale avverto il suo soffio, e una scossa si propaga intensamente. Mi irrigidisco in un primo momento, per rilassarmi, successivamente.
Si tuffa a capofitto sullo stesso punto, di nuovo.
Un suo braccio sulle mie spalle mi spinge rudemente a sé, l'altro è sulla mia nuca portandoci ad aderire sempre di più, l'uno all'altro.
Bocca contro bocca.
Respiro contro respiro.
Il suo capo si incurva leggermente per permettere alle sue labbra di lambire ogni singolo centimetro delle mie. Le mie mani affondano nei suoi capelli, tirandoli leggermente. E non riesce a trattere un gemito mentre spintona velocemente all'indietro. La superficie fredda della scrivania mi fa trasalire, ma non mi importa. Potrebbe cascare il mondo, mi importerebbe solamente di lui, in questo momento. Il suo labbro superiore gioca con il mio, prendendo a mordicchiarlo e, successivamente, baciarlo, alternando tutto ciò a colpi di lingua. Nel mentre mia testa si incurva per poter seguire tutti i suoi intensi movimenti. La passione del bacio mi spinge sempre di più contro la scrivania. Mi siedo su di essa.
I suoi palmi afferrano con forza i miei fianchi facendo in modo che i nostri corpi premano l'uno contro l'altro con gli intensi scocchi che elettrizzano l'ambiente.
Aumento la presa sulle sue braccia, perché vorrei che tutto questo non finisse mai. Esistiamo solo io e lui, nessun'altro. Non mi importa del suo corpo che preme contro il mio, portando la scrivania a muoversi. Lui tira con leggera forza i miei capelli dietro la nuca.
<< Io e te n-non... po-ssia-a-mo... sta-aree vicini >>, mi confessa con voce roca, socchiudendo per un attimo gli occhi. Li riapre, sono lucidi, vitrei.
All'improvviso mi attraversa un brivido di freddo, non avverto più il suo contatto e il suo sapore. Mi sembra di essere ritornata bruscamente al mondo reale mentre mi perdo a scrutare il suo sguardo. Ansimiamo entrambi.
Le nostre labbra sono gonfie e il respiro è affannoso, segni della passione vissuta fino a qualche secondo fa. Le parole premono per uscire, ma qualcosa le blocca all'altezza della gola.
Siamo entrambi stravolti da quello che è appena successo : sembra che un vento di passione ci abbia travolti letteralmente.
<< N-non pu-può es-serci nu-nulla tra di noi >>, balbetto.
-Dio... perché mi batte così forte il cuore?-
Poggio una mano su di esso quasi come se volessi decellerarlo, ma ovviamente non risponde ai miei comandi.
Presa da non so quale coraggio, tento di sfiorare il suo viso, ma qualcosa di inaspettato accade senza che io possa capirne la ragione: tutto ciò che c'è intorno a me è diventato scuro. La luce della candela diventa sempre più fioca e crea un contrasto con le ombre.
<< Eric... ma cosa? Eric! >>, lo chiamo, ma lui se ne sta lì a scrutarmi serio, silenzioso, pensieroso aggiungerei. Faccio un passo nella sua direzione ma il mio corpo è immobilizzato e in un attimo...
Il buio.
I raggi del sole mi accecano non appena spalanco gli occhi. Un brivido di freddo mi attraversa la schiena semi-nuda, automaticamente i miei muscoli si contraggono cercando di procurarsi calore. Qualcosa mi solletica il viso provocandomi prurito.
-Accidenti, ma cosa diavolo... - esclama la me interiore.
Una ciocca dei miei capelli mi sta torturando, la restante chioma occupa in modo caotico il cuscino. Mettendo a fuoco intorno a me, riconosco il luogo in cui mi trovo: il soffitto bianco della mia stanza, la scrivania perfettamente in ordine e il mio corpo supino sul letto. La coperta mi copre sino a metà busto, la camicia da notte è priva di maniche, motivo per cui avevo freddo.
<< Era tutto un sogno... >>, dico a me stessa, alzandomi stancamente. Mi vesto velocemente: opto per un maglione rosa che arriva poco sopra il ginocchio, dei pantacolant neri e degli stivali scamosciati neri.
I miei capelli biondi cadono sulle spalle, metto un filo di eyeliner e sono pronta.
Scendo stancamente le scale sotto lo sguardo critico di mia madre che sembra mi analizzi dalla testa ai piedi.
<< Ti sembra questo il vestito adatto da indossare per l'occasione? >>, mi domanda severa e sprezzante.
-Questo è proprio il miglior modo di iniziare la giornata! Ehi tu... Ti diverti lassù? -
<< Quale occasione? >>.
Lei sbuffa, schiocca la lingua per poi alzare gli occhi al cielo.
<< Dobbiamo andare ad un mercatino di beneficienza, la società di John fa delle regolari donazioni. Dobbiamo andarci tutti insieme perché ci sarà tutta l'alta società e non possiamo sfigurare >>, mi rammenta, irritata.
Non mi ricordavo di questa manifestazione.
Dò voce ai miei pensieri : << Ah... non ricordavo! Perfetto allora così possiamo aiutare quei bambini, magari porto anche i miei vesti... >>.
<< Vorrai scherzare! Non esiste, i soldi bastano! A proposito di vestiti potevi scegliere qualcosa di più elegante! Ci saranno tutte le famiglie più in vista! È mai possibile che devi sempre essere dozzinale? >>, esclama lei esasperata dalla mia mancanza di gusto nel vestire, il che è un paradosso visto il mio studio nel campo della moda. A lei non piace che io ami vestire semplice, se avessi ricordato cosa dovevamo fare, avrei scelto un vestitino, ma non sarebbe stato di suo gradimento. Indossa un vestito attillato giallo canarino e tacco 10. Mi chiedo come possa camminare su quei trampoli.
<< Mamma io... >>, tento di dirle ma l'arrivo di John mi interrompe.
<< Cosa mi sto perdendo? >>, pronuncia allegro John mentre ci raggiunge, seguito proprio da Eric.
<< Nulla di nuovo. Sara svaluta la manifestazione e non vuole cambiarsi >>, gli fa notare velenosa, lei.
<< No, è solo che mi imbarazza dover mettere dei vestitini di fronte a tutte quelle persone del vostro ambiente >>, confesso a disagio. Eric sbatte le ciglia e poi aggrotta le sopracciglia : sicuramente è allibito per quello che ho detto.
<< Va be' dai... adesso evitiamo discussioni, io devo ripassare il discorso sui bambini dell'Africa, non sapevo veramente cosa scrivere, per fortuna esiste il mio assistente >>, ci spiega e per la prima volta, sentendolo parlare, un magone allo stomaco mi assale. Mi disgusta tutto ciò, dimostra che tutto questo è solo una recita per apparire. Li vedo sorridere euforici, mia madre gli aggiusta la cravatta.
<< È solo l'apparenza che conta per quei due >>, constata, Eric. La sua espressione è imperscrutabile, ma un velo di rabbia attraversa i suoi occhi.
<< Già... >>, l'unica parola che riesco a pronunciare.
I suoi capelli sono perfettamente in ordine ai lati pur mantenendo la chioma riccia e ribelle che gli copre parzialmente la fronte. La sua barba è accennata e dalla linea sottile, ciò accentua la sua mascella squadrata. Porta completo nero con una cravatta azzurra che mette in evidenza il colore dei suoi occhi. Gli sta da Dio, è bellissimo. Lui mi becca e delle fossette si formano sulle sue guance. L'ombra di un sorriso illumina il suo volto che mi premuro di non incontrare. Mi apre la porta come se fosse un gentleman e io accenno un sorriso di ringraziamento. Varco l'uscio della porta e rabbrividisco a causa del freddo. Non è l'unica ragione : il respiro di Eric mi solletica il collo mentre lui è intento a chiudere il portone.
Io mi distanzio e sistemo i capelli dietro l'orecchio, gesto che faccio quando sono agitata.
Spero solo che non faccia qualche battutina riguardo il nostro bacio, ma il viaggio prosegue nel migliore dei modi. Quando usciamo dalla macchina lui se ne sta di fianco a suo padre a dispensare sorrisi e strette di mano. Mi sento inadeguata : sono imbalsamata al loro fianco. Mi sento una statua. Mi sembra tutto fuorché una manifestazione di beneficenza : si dovrebbe discorrere delle condizioni in cui versano quei bambini e invece l'argomento principale è sempre il denaro.
Quando iniziano a parlare di bilanci, io mi allontano.
-Non si stancano di parlare continuamente di questo? - penso mentre me ne sto qui in disparte. Le risate giulive di mia madre con altre donne mi distolgono dai miei pensieri.
Non ho toccato nulla del buffet, mi si è chiuso lo stomaco: è sempre così quando sono in imbarazzo.
<< Ti stai proprio divertendo, eh... >>, sibilla, ironico, Eric. Mi volto e mi rendo conto che è accanto a me. Velocemente distolgo lo sguardo puntandolo sul terreno.
<< Eh... In verità sì >>, pronuncio non riuscendo ad instaurare un contatto visivo con lui che ridacchia divertito.
<< Non avevo dubbi. Giochi a fare la bella statuina da ore >>, mi fa notare con sarcasmo.
<< No, la verità è che... >>, tento di dire.
<< Per un attimo ho temuto che fossi di cera e non di carne >>.
Io scoppio a ridere a causa della sua battuta e lui fa lo stesso.
<< Sono imbarazzata >>, gli faccio presente.
<< Non si è notato, nooo >>, replica ironicamente per poi porgermi un calice di spumante. Io mi limito a fissarlo cercando di capire se davvero vuole che io beva.
<< Dai! Prendi, brindiamo, così ti sciogli un po' >>, mi sollecita sorridente.
Afferro il bicchiere e inizio a sorseggiare.
<< Ovviamente non esagerare, sai. Non vorrei si ripetesse la performance dell'ultima volta, finiresti su ogni giornale di cronaca mondana >>, mi rammenta lui prendendosi gioco di me. Avverto la sua risata sul collo.
Lo spintono scherzosamente dalle spalle, ma sono divertita anche io. Non so mai se devo strozzarlo o ridere con lui. Nonostante le sue battute, non riesco a rilassarmi, sono tesa come una corda di violino. La sua presenza, quello che è accaduto tra noi e il mio sogno sono troppo per me.
Lui sembra notare il mio stato d'animo.
<< Cosa c'è ? Sei strana >>, constata sorseggiando con abituale eleganza.
<< Ti-ti sbagli. Ti ho detto, è la situazione >>, rimarco con fin troppa enfasi.
-Brava Sara! Continua così e capirà tutto! Disinvolta disinvolta disinvolta! Sorridi! -
Accenno un sorriso nella sua direzione.
Lui mi analizza come se volesse scavarmi fin dentro l'anima per minuti interminabili e io mi sento andare a fuoco.
<< Allora andiamo via, vieni con me, ti porto in un posto diverso >>, mi propone sorprendentemente. Io resto a bocca aperta, perché questa sua proposta mi ha completamente spiazzata.
<< Ma i nostri genitori... >>, pronuncio ma lui mi impedisce di terminare la frase : < I nostri genitori sono troppo presi dalla vita mondana. Dai, andiamo! Vieni con me! Ti porto a mangiare qualcosa di diverso dalle ostriche > .
<< E va bene >>, acconsento e lui mi fa strada verso i parcheggi. Allaccio la cintura e una strana felicità mi tranquillizza.
<< Quale canzone vuoi mettere? >>, mi chiede.
<< Chi sei e cosa ne hai fatto di Eric? >>, lo prendo in giro, sconvolta da tutto questo.
<< Che simpatica. Meriti l'applauso. Peccato che questa battuta faccia pena >>, controbatte divertito mentre io faccio smorfie.
Gli mostro cosa ho scelto, lui alza gli occhi al cielo.
<< I want to know what is love >> legge il nome della canzone sul cellulare collegato al cavo. Arriccia il naso, sicuramente la canzone non gli piace.
<< Sapevo che dovevo pentirmene. Che canzone e che band smielata >>
<< Ma dai! Sono i Foreigner, sono melodic rock! >>, obbietto.
<< Lo so chi sono, mi piace il melodic rock ma non loro. Potevi scegliere Barracuda degli Heart, band melodic rock con una canzone più movimentata! >>, mi spiega divertito per poi scuotere il capo.
<< È bella, ma ora sono nel mio momento Foreigner >>, gli comunico elettrizzata.
<< E momento di smielatezze sia! >> si arrende sorridendo.
Durante il viaggio canticchio a bassa voce la canzone e mi dondolo a ritmo di musica. Lui se ne accorge e infatti avverto le sue risate sommesse.
<< Vorrei continuare ad ascoltare le tue prodigiose doti canore, ma siamo arrivati >> sottilinea con sarcasmo sull'aggettivo "prodigiose". Inchioda e finalmente realizzo dove mi ha portato : una stradina diroccata e tante case popolari. Io resto in attesa di sapere cosa ci facciamo qui. Lui mi indica una pasticceria col nome di "Sweet is love".
<< Mi hai portato in una pasticceria >>, gli dico allibita, non riuscendo a fare a meno di aggrottare le sopracciglia.
<< Sì, non sapevi che la serotonina è l'ormone della felicità? Dai vieni >>, mi invita a seguirlo.
Ci sono dolci di ogni tipo : cheesecake, torte al cioccolato, tortino al cioccolato con cuore morbido. Scelgo proprio il tortino, lui prende lo stesso. Ci sediamo ad un tavolino e iniziamo a mangiare. La sfiga è la mia migliore amica e mi sporco al primo boccone : una macchia marrone colora la mia maglia. Lui ride a crepapelle piegandosi in due.
<< Sei una sbrodolina! >>
Io tampono con l'acqua pregando che non mi abbia visto nessuno.
Lui si sporge verso di me e azzera le distanze tra noi. Sfrega il suo pollice sul mio labbro e io arrossisco. Lo allontana e io non so cosa fare.
<< Eri sporca >>, mi fa notare con tono disteso.
<< Ah... Sì >>.
Distolgo lo sguardo da lui per rivolgerlo al pavimento della pasticceria. Una ciocca dei miei capelli, fastidiosamente, cade sul mio volto. Le sue dita si precipitano ad afferrarla per poi riordinarla al suo posto. Indugiano sulla mia chioma bionda, la accarezzano delicatamente.
<< Hai dei capelli veramente belli, sono luminosi >>, mi sussurra ad un soffio dal mio viso e io finalmente incontro i suoi occhi. Mi manca il respiro, la sua espressione è serena e dolce. Il suo tocco, così delicato e sensuale, sembra cullarmi. Vorrei poggiare la mia testa sul suo petto e permettergli di continuare.
Lui mi sfiora la guancia e il labbro inferiore che, successivamente, si sofferma a guardare.
-Non vorrà baciarmi? Oh, mamma! Che faccio se si avvicina?-
Una suoneria echeggia nella sala e lui si precipita a rispondere. Lui si adombra: curva le sopracciglia scure riavvicinandole le une alle altre; la vena pulsa sulla fronte; le iridi cerulee bruciano come tizzoni ardenti un punto indefinito dinnanzi a sè.
Ritorna da me con passo trascinato.
<< Devo andare via >>, mi informa e posso udire una sfumatura di preoccupazione nella sua voce.
Usciamo dalla pasticceria e lui guida. Il suo sguardo è fisso su un punto della strada con un cipiglio turbato sul volto.
<< Successo qualcosa? >>, gli domando.
<< Nulla >>, tronca il discorso, criptico.
Io esco dall'auto salutandolo, e sfreccia via.
POV ERIC:
-Chissà cosa è successo...- mi chiedo mentre parcheggio di fronte ad un grande albergo in vetro. Su delle sedie in ferro battuto in un salottino, situato in una vetrata che precede l'entrata dell'hotel, trovo seduta Mariella, la cameriera di Marina.
<< Salve, come sta Marina? >>
<< Ormai sono due giorni che se ne sta chiusa in camera. Ha fatto l'isterica perché non le piaceva un capo di abbigliamento che le avevo scelto >>, afferma, inquieta.
<< Nulla di nuovo, Marina ha sempre avuto il suo caratterino >>, constato.
<< Negli ultimi giorni è intrattabile e se ne sta chiusa in camera. La colpa è dello psicologo che ha deciso di licenziarsi >>, mi informa.
<< Marina ha uno psicologo? >>, esclamo sbigottito, la mia mascella flette verso il basso. Sono sconvolto.
<< Da quando Luke non c'è più, lei ha frequentato uno psicologo, perché è cambiata, è sempre tesa, isterica, come se qualcosa la tormentasse >> mi racconta. Sul suo viso è dipinta un'espressione di profondo dispiacere e preoccupazione.
<< Capisco. Dov'è? >>
<< Eccola, sta scendendo le scale >>.
Per la prima volta la trovo in abbigliamento più casual : indossa una tuta a righe, gli occhi sono incavati e lo sguardo e stanco.
<< Eric, sei qui >>
Si fionda tra le mie braccia e io le lascio delle leggere carezze sulle spalle.
<< Come stai? >>
<< Ora che sei qui meglio. Anche se quell'idiota se ne è andato. Io ho bisogno di fare le mie sedute per sentirmi bene, dopo... lo sai! >>, si sfoga con tono grave e rabbioso. Gli occhi azzurri e screziati di rosso pare esplichino un desiderio irrefrenabile e totale.
Il desiderio di non abbandonarla; infatti aumenta la presa sulla mia maglietta.
<< Marina, riguardo Luke, so che è doloroso, ma... >>, inizio a dire, ma la sua reazione mi blocca. Si alza di soprassalto in preda alla più assoluta agitazione. Le sue sopracciglia tendono verso il basso vicine le une alle altre. Si formano delle rughe tra di esse.
I suoi occhi sono persi nel vuoto.
<< Non voglio ricordare. Per me è stato terribile. Non voglio più sentire quel nome! >>, mi intima aggressiva e ciò mi fa trasalire.
Mai come ora credo che Marina abbia bisogno di aiuto per superare il ricordo di Luke.
<< Va bene. Tranquilla io ci sono >>
La mia mano afferra la sua nel tentativo di rassicurarla. Lei si rilassa al mio tocco e mi abbraccia intensamente.
<< Non mi abbandonare, ti prego >>, mi prega con voce strozzata dal pianto.
<< Ci sono io con te questa notte, sta' tranquilla >>, tento di rassicurarla cullandola tra le mie braccia con un'unica consapevolezza: sarà una notte lunga e impegnativa.
ANGOLO AUTRICE:
Qualcosa sta cambiando tra Eric e Sara. Lui si è addolcito nei modi, ma seguita mantenendo un alone di mistero intorno a sé. Quale ruolo ha avuto ed ha Marina nella vita di Eric? Sara dal suo canto è confusa e attratta da questo atteggiamento di Eric. Lei non può più negarlo a se stessa.
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