Passione travolgente
Pov Sara:
"Quando la vita ti ingarbuglia i pensieri, quando pensi di non farcela, quando credi che sia il caso di mollare la presa... non scordare mai tutta la strada che hai fatto. Non scordare mai dove stai andando, dove vuoi arrivare, dove e chi vorresti essere un giorno. Tira dritto, anche quando il vento ti spinge nel verso opposto. Tira dritto, anche quando non ritrovi accanto le persone che ti avevano promesso di camminare insieme. Respira forte e continua, facendo leva su tutto quello che hai nel cuore. Meriti di meglio e il meglio è lì che ti aspetta. Devi solo saperlo cogliere, non arrendendoti adesso" questo ci disse un professore in aula. L'università è un percorso tortuoso che è funzionale alla crescita e all'affermazione di un individuo. Durante questo cosiddetto inferno pensi sempre che non ce la farai mai, che la laurea sia una visione onirica, eppure... pare che per alcuni eletti questo sogno si realizzi.
Eric è uno di questi.
Ed eccolo qui, impeccabile nel suo completo nero in marca Armani, intento ad accogliere i complimenti e le congratulazioni di chiunque. La corona di alloro incornicia i suoi ricci e gli conferisce un'aria di auterovolezza. Ha appena concluso la discussione della sua tesi sperimentale di cui ho davvero capito poco, ne ho compreso solo il tema centrale:
"La rivoluzione del marketing non convenzionale, il caso Supreme".
Adesso, che è diventato un dottore in economia aziendale, siamo riuniti nell'atrio esterno alla struttura. Nello spazio centrale, circoscritto dal colonnato, ci sono tavoli su cui sono stati depositati dolci e cibi di ogni tipo: Black and White cookies, biscotti ricoperti da vaniglia e cioccolato; babka, che è un dolce con scaglie di cioccolato, dalla forma di una treccia e l'impasto della pasta sfoglia; mille Crêpes Cake, che sono venti crêpes sottili, intervallate da una leggerissima crema alla vaniglia che ricorda la panna montata; Brownies, che sono dei tortini a forma di quadrati, ricoperti da glassa al cioccolato, alcuni contengono scaglie di cioccolato, altri contengono scaglie di nocciole, accompagnati dal latte; Cupcakes, un tortino ricoperto di panna o di crema al cioccolato; cheesecake irrorata con i frutti di bosco.
Tutti si accalcano per parlare con lui ed esprimergli la loro ammirazione, mentre John e mia madre sono totalmente presi da una complicata discussione sulle nuove collezioni con degli stilisti. Eric dispensa sorrisi gentili a tutti. Mi appoggio ad una colonna. Il vestito verde petrolio, che fascia il mio corpo sino al ginocchio, ondeggia a causa del vento. Mentre le mie onde bionde svolazzano, con passo felpato, mi avvicino a lui.
I miei décolleté neri incidono lentamente sulle pietre bianche di questa zona del cortile universitario. Le mie dita tremolanti custodiscono attentamente il prezioso regalo: un libro di Freud
"L'interpretazione dei sogni".
Lui, quasi come se avesse percepito la mia presenza, si volta.
< Auguri. Congratulazioni > biascico con un tono di voce gentile e, allo stesso tempo, rigido. Lui resta imperscrutabile, abituato ormai a tutto questo. Impacciatamente gli deposito un delicato bacio sulla guancia. Il mio sguardo resta inchiodato al suo, così imperscrutabile e profondo. Nessuno di noi dice nulla, forse perché non ne siamo capaci, forse perché trovare una parola, che possa descrivere e giustificare tutto, è tremendamente difficile. La voce delicata e, al contempo, elevata di mia madre, che sta discorrendo con un uomo, mi distoglie dai miei pensieri. Il mio sguardo saetta da una parte all'altra, si posa sulle persone intorno a me che, per fortuna, non sembrano aver dato peso alle emozioni del mio viso. Lui afferra il libro e, mentre se lo rigira tra sé, la sua espressione non muta.
< Ti ringrazio, anche se ce l'ho già > mi dice semplicemente. Le mie mani non riescono ad evitare di sistemare nervosamente, per ben tre volte, le ciocche dei miei capelli. Un riflesso involontario, segno della mia agitazione.
-Dall'ultima volta mi sento tremendamente agitata e in colpa in sua presenza! Ho sbagliato ad accusarlo di non avermi rifiutata! Ho sbagliato a pretendere da lui qualcosa che nessun uomo sarebbe capace di fare! È tremendo quando i tuoi sogni di bambina si scontrano con la realtà! Il risveglio è sempre strano!-
< Cosa? Ah... ma io non lo sapevo! Puoi cambiarlo, puoi... >, lui mi interrompe con gentilezza: < Tranquilla, conta il pensiero. Poi possiamo andarci insieme! Adesso, spero tu voglia scusarmi Sara, ma ci sono altre persone che devo salutare >.
Le sue labbra si incurvano all'insù in un flebile sorriso, per poi darmi le spalle e, con nonchalance, allontanarsi.
-Il suo sorriso era così falso. La sua gentilezza era falsa! Lui è freddo nei miei confronti! Sono una stupida! Perché a volte agisco senza pensare? Perché gli ho detto quella cosa sul principe azzurro? Io lo amo! Nonostante tutto, a volte però mi aspetto da lui un atteggiamento diverso, un atteggiamento che si adegui alle favole a cui ho sempre creduto! Forse il principe azzurro non esiste! Forse devo rassegnarmi a questo sentimento così imperfetto, impuro e, a tratti, devastante!-
Pov Eric:
Giunto nuovamente al centro dello spiazzale, posso trarre finalmente un sospiro di sollievo, lontano da Sara. Con la coda dell'occhio noto che ci è rimasta male, mentre cerca di dissimulare, come sempre. Non posso farci nulla, quella ragazza mi dà una sensazione di oppressione al petto. Dopo tutto quel che è successo tra noi, non mi sento leggero in sua presenza. Anche l'attrazione, che lei prova per me, sembra che porti un peso molto più grande di quello che io desidero, perchè è come se percepissi che per lei non è una relazione di poco conto. Non sono ancora in grado di comprenderne la ragione, ma in qualche modo vuole incastrarmi. Forse la sua è tutta una tattica: gioca a fare la ragazzina ingenua, casta e pura, quasi innamorata, per irretirmi come ha fatto la madre, d'altronde buon sangue non mente.
Mio padre è impegnato in una delle sue ennesime conversazioni di lavoro e quella sanguisuga, che lui definisce moglie, in un lungo tubino blu elettrico, trionfa e strafottente, se ne sta al suo fianco fingendo di essere la donna perfetta. In questo periodo di permanenza in casa mia ho potuto notare quanto sia distante da sua figlia. Non ho mai capito cosa ci abbia trovato mio padre in quella donna, ma ora mi è tutto chiaro: entrambi sono protagonisti di un continuo teatro, il teatro della famiglia perfetta, ma... quando cala il sipario e il pubblico va via, hanno il potere di farci sentire soli, nonostante siano presenti nella stessa stanza. Anche se sono al nostro fianco, si avverte la loro assenza, la loro assenza fa rumore. Questo rumore è molto più realistico di qualsiasi abbraccio rivoltoci davanti agli occhi altrui. Porto alle labbra questo calice di cristallo contenente del prezioso vino rosso, per poi deglutire aspettando che l'alcol infiammi la mia gola. Un colpo di tosse ottiene la mia attenzione. Un uomo, che non vedevo da tantissimo tempo, con indosso una camicia bianca, i pantaloni e la giaccia grigi. Lui è poco più basso di me e ha un fisico più robusto e tarchiato del mio, perchè ha maggiore muscolatura, la pelle olivastra. I suoi capelli sono castani con qualche striatura grigia che li rende brizzolati. Essi, leggermente lunghi rispetto al mio taglio, incorniciano la sua fronte e il suo volto, sempre più familiare: i suoi zigomi pronunciati, la sua mascella ben definita, le labbra carnose che si inarcano, gli occhi neri.
Socchiudo gli occhi, ma quando li riapro, lui è ancora qui, di fronte a me.
Zio Sergio.
< E' questo il saluto che riservi a tuo zio dopo mesi di lontananza? >
Mi precipito ad abbracciarlo e lui ridacchia.
< Ora va decisamente meglio! Ma dimmi... questa discussione com'è andata? Argomento? > mi domanda con tono esuberante e disteso.
< La tesi rappresenta il risultato di un forte interesse critico, sorto durante gli studi universitari, verso la rivoluzione a cui si è assistito negli ultimi anni ad opera del marketing non convenzionale, in particolar modo il caso brand di moda ''Supreme''. La domanda, che ha generato l'intero studio, si basa sul come abbia fatto un brand di streetwear come Supreme ad ottenere una collaborazione con un brand di lusso come Louis Vuitton, oltre che una valutazione patrimoniale di circa un miliardo di dollari. Ai fini dell'analisi, risulta anche essere interessante comprendere in che modo il fondatore sia riuscito a creare un vero e proprio culto dietro il brand, rispondendo alla necessità del consumatore odierno di avere un prodotto che funga da mezzo, mediante il quale affermarsi nella società e, talvolta, con il quale entrare in una determinata "tribù" culturale. > gli spiego e lui annuisce. < Ho capito e su cosa ti sei concentrato nella tesi? Sul lato teorico o sul lato più pratico? >
< Entrambi. L'analisi è stata condotta dapprima in maniera teorica e, successivamente, mostrando il caso concreto. La prima parte si concentra sull'evoluzione storica del concetto di marketing tradizionale e le sue principali leve, evidenziando i mutamenti sociali a cui ha dovuto far fronte fino ai giorni nostri. Abbiamo posto in analisi il passaggio da "consumatore razionale", che tende esclusivamente a massimizzare la propria funzione di utilità, alla nuova figura del consumatore postmoderno, che necessita di essere attivamente coinvolto, in risposta alla crisi della "società liquida", utilizzando i brand come sfogo emozionale ed identificativo. Da anni, come ben sai, c'è stata una crisi della società liquida e, quindi, una crisi dell'individualismo, ma... quell'individualismo sfrenato è necessario, perchè nessuno è più compagno di strada bensì antagonista di ciascuno, da cui guardarsi. Questo "soggettivismo" ha minato le basi della modernità, l'ha resa fragile, un mondo in cui tutto si dissolve in una sorta di liquidità. Il compratore è sempre stato avezzo a spese folli e continue, alla ricerca del prodotto di ultima generazione. Ma tutto questo ora si sta indebolendo e le aziende, per favorire il consumismo, necessitano un rafforzamento del marketing. >
< E del Supreme cosa mi dici? >
< Nella parte conclusiva ne ho parlato. Il fondatore di alcune aziende americane, avvalendosi di tecniche innovative, è riuscito a costruire dietro il proprio brand un vera e propria filosofia: questo brand riesca ad emozionare la propria clientela e coinvolgerla nel processo aziendale in un modo unico, in modo da garantirsi un vantaggio competitivo rispetto ai rivali >, lui ridacchia scuotendo il capo.
< Sei molto più preparato di quanto ricordassi, complimenti davvero! >. Di sfuggita intravedo Sara parlare con Kate, la fidanzata di Jarred, o meglio lo era prima che lui morisse.
Mi chiedo cosa abbiano da discutere quelle due. Presumibilmente Sara gli starà raccontando quel che è successo al poverino. Non credo che Sara sappia altro e non credo che possa testimoniarlo, perchè, ne sono sempre più convinto, sua madre è implicata, d'altronde era il suo amanta e, ormai, era diventato una spina nel fianco per lei, chiedendole denaro su denaro.
-Se solo trovassi delle prove per dimostrarlo... chissà se Kate sapesse qualcosa della loro relazione... Devo scoprire cosa stanno dicendo lei e Sara!-
< Zio, spero che tu voglia scusarmi, ma devo salutare una persona! Ci vedremo domani in azienda >, mi congedo per indirizzare tutte le mie energie verso la questione di mio interesse.
Pov Sara:
< Quindi Jarred voleva andare via e cercava soldi. Da chi? > le domando, dopo averla presa in disparte.
< Non lo so > mi risponde con tono incerto.
< Sai chi potrebbe essere quest'uomo che l'ha ucciso? > le pongo una domanda legittima e scontata.
< Non lo so. So solo che aveva ricevuto chiamate. E quel giorno la persona in questione lo aveva minacciato, aveva minacciato di atte-ntare a-alla sua vita se non avesse tenuto la bocca chiusa. Lui era sempre teso, così distante con me. Al telefono diceva all'uomo che era stufo, stufo delle loro macchinazioni e che si erano spinti troppo oltre, che avrebbe detto quel che sapeva. Quando gli chiedevo spiegazioni, lui mi ripeteva che tutto sarebbe finito, che ci saremmo fatti un'altra vita lontano > mi racconta con un timbro di voce basso e flebile che esprime paura.
< Saresti disposta a testimoniarlo ? > concludo, ansante.
< Sì, lo farò > mi rassicura, lei. In seguito si allontana. Mi avvio per ritornare lì, dove sono tutti, ma...
Esito per un attimo, notando Eric appoggiato ad una colonna con le braccia conserte. Mi sta fissando in modo penetrante, come se volesse scavare nella mia anima.
-Che abbia sentito qualcosa?-
Nonostante questi dubbi mi abbiano attanagliato, avanzo con apparente tranquillità. Tuttavia, nel momento in cui mi trovo di fianco a lui, decisa ad ignorarlo, la sua presa sul mio polso mi blocca.
< Ti diverti, noto > il suo sarcasmo pungente si infrange nel silenzio così teso che ci aveva avvolti precedentemente.
< Sì, stavo parlando con Kate > lo informo con il volto rivolto in avanti, senza che esso indugi, anche solo per un secondo, nella sua direzione.
< Kate... da quando in qua siete amiche? >, Eric è scettico, lo sento.
< Da... beh... ecco, noi... lo siamo. Ma cosa te ne importa? >, sono sulla difensiva, perchè mi sembra di essere soggetta alla sua minuziosa analisi.
< Non ti scaldare. Trovo solo strano che tutto d'un tratto tu coltivi questa amicizia con una ragazza con cui non ti ho mai visto parlare prima d'ora > mi domanda, insinuando il tarlo del sospetto nella mia affermazione.
< Ti interessa? > controbatto acidamente alzando gli occhi al cielo, stufa di questa sua fastidiosa abitudine nel mettere in dubbio ogni cosa io affermi.
< Sì >, risposta secca, concisa e incisiva.
< Non si direbbe, dal momento che mi eviti come se avessi la peste >, non riesco ad evitare di esternare quanto io sia risentita da questo suo atteggiamento schivo.
< Ti evito... e sentiamo, cosa vorresti da me? Che io ripeta la performance di ieri? >, seguita a provocarmi con la sua immancabile ironia caustica.
< Sei disgustoso! >, esclamo con sdegno schioccando la lingua.
< E tu sei contorta. Mi desideri, mi provochi. M ti aspetti che io, mosso da un istinto cavalleresco, ti rifiuti e, vedendo che non lo faccio, mi accusi di essere uno stupratore seriale. Cosa vuoi da me? > mi rammenta seriamente.
< Me lo farai pesare sempre? Comunque, tu non sei meno contorto! Dopo quello che è successo ieri, sono due giorni che mi eviti! > ribatto, imbarazzata e, al medesimo tempo, irritata.
< Cosa dovrei fare? >
< Io... >
< Come non detto > si gira per andare via, nel mentre io deglutisco.
< Anche se... anche se non dovrei, non posso fare a meno di provare questa sensazione di oppressione al petto quando ti vedo, quando mi parli, quando mi baci. Questa non è la relazione che ho sempre sognato, tu non sei il ragazzo che ho sempre sognato, ma mi fai sentire viva. Non posso evitarlo. E tu non hai idea di quanto mi odi per questo! > questa confessione inaspettata esce, incontrollata, dalla mia bocca.
Senza che abbia il tempo di realizzarlo, mi agguanta dalle braccia. Mi spinge contro il muro, tenendomi ben salda contro esso. Io svio lo sguardo dal suo che infiamma sul mio viso, sui miei capelli, sul mio corpo. I nostri respiri, accelerati e irregolari, si confondono l'uno con l'altro. La sua bocca è così pericolosamente vicina alla mia e, se solo volesse, potrebbe baciarmi qui, a poca distanza dai nostri genitori.
< Anche tu mi piaci, sei molto bella. Non ho fatto altro che pensare al tuo sorriso e ai nostri baci, a quella sera al ruscello > mi confessa con voce roca e ansimante.
Non proferisco parola e mi divincolo da lui per discostarlo da me, anche se vorrei il contrario, ma ora non è possibile, non qui.
< Mi dispiace, Sara >.
A grosse falcate attraverso il corridoio del campus, immergendomi nel verde circostante. Mi fiondo sui sedili in pelle della macchina per tornare a casa. Il dondolio durante il viaggio mi trasmette tanto sonno. Dopo una buona trentina di minuti finalmente casa Wilson ubica al centro di quest'immensità naturale. Entro e raggiungo il bagno del piano di sotto.
-Necessito di una doccia ristoratrice!-
Questo bagno ha l'identico stile i quello del piano di sopra nell'ala ovest: i mobili sono sospesi, il loro colore dà sul bianco opaco, quasi grigio. Il lavabo è in ceramica con relativi pensili e cassettiere dove sono riposti tutti gli oggetti del bagno: il phon, i dentifrici, gli spazzolino, le spazzole, gli specchi, le piastre, gli asciugamani, gli accappatoi. Su di esso è presente la rubinetteria a cascata con miscelatori ed elementi tecnologici. I sanitari sono bianchi, sospesi con forme rotonde o quadrate sia per wc che per bidet, in ceramica. Mi rilasso lasciando che l'acqua bagni il mio corpo.
***
Dopo aver asciugato il mio corpo, lo avvolgo nell'accappatoio e libero i miei capelli biondi, precedentemente legati nella tovaglietta. Sono asciutti.
Un rumore mi fa trasalire, ma ciononostante salgo la scalinata in marmo. Giunta in camera, incontro l'ultima persona che mi sarei mai aspettata: Eric. I suoi occhi blu sembrano più grandi, vitrei con striature di rosso.
-Ha bevuto? -
Barcollando leggermente, si accosta a me.
< Avevi ragione, non mi dispiace proprio per niente, Sara >.
Le sue labbra si avventano sulle mie, zittendomi e le sue dita afferrano la mia testa per impedirmi di fuggire da questo assalto così travolgente. Il suo sapore di alcol si unisce al mio quando esse si muovono vorticosamente in modo rude e impetuoso sulle mie che pare riprendano vita, lasciandosi travolgere da questo vortice di passione. Mantengono il ritmo così incalzante e ardente, contemporaneamente la sua lingua si introduce cautamente nella mia bocca, iniziando a giocare con la mia. Incominciano ad assaporarsi e rincorrersi velocemente. Invece, l'altro braccio, ancorato precedentemente alla mia vita, inizia a vagare su tutto il mio corpo, per poi soffermarsi sulla mia coscia. La stringe mentre morde le mie labbra, e l'asciugamano si alza proprio lì, mostrando un'altra parte di essa. Lui, non contento di ciò, porta la mia gamba intorno alla sua vita. Rabbrividisco mentre le mie braccia circondano le sue spalle. Mi aggrappo a lui, quasi temessi di perdere l'equilibrio e inclino la testa per permettere alle mie labbra di lambire ogni centimetro delle sue. Mi spintona rapidamente, spiaccicandomi sempre di più contro il muro. La superficie è fredda e si udisce solo lo schioccare delle nostre labbra, ma... si stacca, e...
< Me-glio sme-tterla, altri-menti non sa-rò più in grado di fer-marmi > biascica con fatica e con voce impastata dall'alcol.
< No-non voglio che tu...ti fermi >
< Non sai quello che dici, Sara. Tra noi due è... >
< Lo so, ma io voglio stare con te. Ti voglio con tutta me stessa > gli confesso.
La sua bocca si china sul mio orecchio alternando morsi a colpi di lingua, per poi arrivare ad incendiare il mio collo. La stretta sulla sua maglia si intensifica e comincia a strusciarsi impunemente su di me.
Qualcosa in basso entra a contatto con la mia intimità coperta dall'asciugamano. Lui, con le mani sulla mia vita sottile, mi induce a muovere il bacino dal basso verso l'alto. Le nostre intimità si strofinano l'una contro l'altra, il mio fiato viene a mancare. Mentre i suoi denti sul mio seno provocano una sensazione di piacere indescrivibile, non riusciamo a trattenere un gemito. Una fitta alla pancia mi assale e mi fa mancare la terra sotto i piedi. I miei occhi si socchiudono in un riflesso involontario, intanto le mie mani tirano i suoi capelli. L'asciugamano finisce sul pavimento e in un secondo mi ritrovo sul morbido materasso del letto. Non ho il tempo di dire qualcosa o di pensare, perché la sua bocca ritorna a torturarmi la pancia. In seguito non avverto nulla e ridestandomi dal momento di estasi, lo vedo: nudo, bellissimo e incredibilmente seduttivo si piega su di me, appoggiandosi sui gomiti per evitare di schiacciarmi col suo peso. Respira a fatica come me, mentre i suoi occhi ardenti sono calamitati dai miei, come se ci fosse una forza sconosciuta, misteriosa, carnale e perversa che lo acceca. Non so se esserne felice o triste, perchè temo di essere solo l'oggetto di una passione che non lascia spazio ad altro. I suoi polpastrelli sono così grandi da contenere nella loro stretta il mio esile capezzolo. Lo stringono dapprima con delicatezza, ma in seguito, pregni di quel trasporto così travolgente e cieco, lo brandiscono completamente. Il mio petto fa su e giù a questo suo tocco così audace e intenso.
< Sei così bella, delicata e innocente; mi ecciti > mi rivela quasi famelico e, al contempo, seduttivo.
La mano libera lambisce la ciocca che, ribelle, era sfuggita al mio controllo, indugiando sul mio viso, mentre l'altra continua la bella tortura iniziata sul mio seno; io trasalisco e gemo in modo quasi spasmodico.
< Questa tua innocenza è eccitante e sexy > sussurra con voce roca, bassa e sexy al mio orecchio soffiandoci dentro e causando, di conseguenza, l'ennesimo fremito che induce il mio corpo a muoversi freneticamente. Tutto questo è incredibile: non riesco a controllarlo; esso, esigente, sfugge così tanto alla mia volontà da essere quasi convulsivo.
-È questo il desiderio? Questo sentimento destabilizzante, infinito, intenso e penetrante? Un sentimento che, per certi versi, è puro, ma per altri è carnale, quasi sporco e perverso? Non è solo un desiderio carnale: mi scombussola e travolge anche mentalmente! Da quando conosco Eric, ho smarrito la via: non so dove mi trovi! A volte volte è come se mi trovassi a nuotare in mare aperto e non riuscissi a privarmene, però... in seguito, quelle stesse acque, che mi avevano estasiata precedentemente, mi soffocano, e io non so come fare a restare in superficie! In verità, non so se voglia restare in superficie o toccare il fondo dell'oceano! Il fondo dell'oceano è quello che Eric ha dentro la sua anima e il suo corpo! Per tali ragioni il mio modo di agire in sua presenza è sempre stato così confuso! Ma ora lo so! Voglio raggiungere il fondo dell'oceano, voglio essere parte di esso, voglio toccarlo e, se necessario, essere plagiata da esso! Non mi importa di nient'altro! Esistiamo solo io e lui!-
Al medesimo modo mi sostengo fortemente alla sua schiena, quasi temessi lui possa sottrarsi da quello che entrambi desideriamo.
Il suo membro si insinua dentro di me con incredibile lentezza per poi uscire e un dolore lancinante mi fa sobbalzare. Per un secondo l'idea di andare via attraversa la mia mente, ma le sue mani cingono i miei polsi in una delicata stretta per lasciarci una carezza.
< Tranquilla. È normale, presto finirà il dolore, sta' calma! Guardami >, mi bacia con dolcezza, ma non si allontana. La sua bocca, restando unita alla mia, soffoca un urlo di dolore quando lui mi penetra di nuovo. Continua fin quando una sensazione diversa mi scuote e mi rilassa accompagnando il dolore. Questa è intensa e devastante allo stesso tempo e mi travolge, ogni secondo, sempre di più. Eric aumenta le spinte pur mantenendo lentezza. La sensazione è interiore, una parte di me, come se fosse un vortice che mi risucchia completamente. Una morsa dolorosa che, successivamente, si è rivelata bellissima e irresistibile. Il mio corpo è sempre qui, inerme di fronte alla sua passione impetuosa e travolgente, anche se i suoi movimenti sono decisamente più delicati, attenti a non ferirmi. Adesso è come se avessi finalmente infranto ogni barriera che mi divideva da lui, come se ad ogni suo affondo lui mi donasse qualcosa di sé.
Non voglio lasciarlo mai, voglio che lui sia mio, per sempre. Non mi era mai capitato di provare una cosa simile per qualcuno: lo voglio con tutta me stessa.
-È questo l'amore? Questo desiderio che si impone e ti opprime? Desiderare di essere parte della sua mente, avvertire quel librarsi verso l'infinito di fronte ad un suo sorriso o ad una sua provocazione? Desiderare che lui entri nelle profondità della tua anima, della tua intimità, e che non ne esca più?-
Aumentano i gemiti e le mie braccia, guidate da un bisogno incontrollabile e viscerale, avvolgono con ardore la sua schiena così grande. Ansimo ancora più intensamente, stringendomi ad essa con una forza tale da avere il timore di lasciargli dei segni indelebili mentre il silenzio viene colmato dai nostri gemiti e dal cigolio del letto.
In un mondo, in cui esistiamo solo io e lui, fatti di fuoco... un suono, così lieve e basso da essere impercettibile, è come se vibrasse via da me: < Ti amo >.
Il suo volto si trasforma: gli occhi si dilatano, le sue sopracciglia si innalzano, la fronte si aggrotta, vorrebbe dirmi qualcosa, ma nulla producono le sue labbra. Delle vampate di calore mi fanno rabbrividire e tutto il mio corpo brucia, ogni secondo sempre di più, sino a darmi un senso di stordimento e... -Appagamento?- In preda a questa intensa emozione, esce bruscamente da me e si alza. Io mi sento finalmente libera da quello che mi aveva catturato in precedenza, libera di respirare affannosamente. Il mio fisico, sudato e spogliato di ogni energia, giace sul letto, ma tutto riacquista colore, anche se... qualcosa irrimediabilmente è cambiato, per sempre.
ANGOLETTO AUTRICE:
Sara, nonostante tutti i dubbi che la attanagliano, si arrende finalmente a quello che sente. Fanno l'amore. E adesso? Mi ha fatto penare questa scena, tremendamente difficile da scrivere.
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