Night club

Le sue iridi sono così grandi e azzurre che non posso fare a meno di guardarle. Ciò che cattura maggiormente la mia attenzione è l'intensità con cui mi stanno scrutando. Questo non dipende dal colore, ma credo che sia dipeso da quello che mi trasmettono. In questo momento mostrano tutto il suo essere analitico, mi entrano nelle vene. Sono stravolta perché è la prima volta in cui pare mi sorridano, mostrano una insolita dolcezza.
I miei occhi caramello non riescono a reggere il contatto con i suoi e si rivolgono alle sue mani ancora sulle mie braccia che in seguito percorrono ogni centimetro dei miei arti superiori sino alle mani. Sono lisce e affusolate e, allo stesso tempo, così grandi da poter contenere interamente le mie.
Tutto questo mi provoca una strana sensazione al basso ventre che mi opprime, quasi uno sfarfallio.
< Co-come mai sei co-così ora? > do' voce alla domanda che mi assilla da minuti interminabili.
< Così come? > mi chiede tranquillamente e io mi volto nuovamente verso di lui trovando finalmente il coraggio di guardarlo.
< Gentile. Sei gentile. > constato incredula, lui si china verso di me in modo tale da essere alla mia stessa altezza.
< Non posso? > mi domanda con quella che mi sembra falsa ingenuità.
< È solo che... beh... dopo quello che è successo quella... > mi blocco di colpo rendendomi conto di star ricordando proprio davanti a lui quella notte in cui mi ha sfiorata.
< Cosa? > incalza ad un centimetro di distanza da me,io inizio a ciondolare e a sfrecare le mani le une nelle altre.
-Lo sapevo che dovevi dire una stronzata, Sara sei un'idiota! -
< Mi-mi ri-riferivo ai no-nostri litigi, sì! Proprio quelli! > farfuglio cercando di risultare decisa.
< Ah, sì. Ceerto! Proprio i nostri "" > rimarca sulla parola "litigi" con un tono lascivo e sono convinta che non mi creda.
La mia mano si discosta dalla sua.
< Beh, allora cosa aspetti? Vai, aspettano solo te, non vorrai che diventino vecchi? > mi ricorda e io sgrano gli occhi, rendendomi conto di essermene, completamente, dimenticata.
Lui sembra accorgersi della mia dimenticanza, perché sogghigna e mi canzona:
< Che c'è? Non mi dirai che te ne sei dimenticata? Sei davvero una bambina cattiva, sai >, io lo fulmino con lo sguardo, ma i miei lineamenti si addolciscono in un sorriso.
< Fai presto! Non vorrai che ti scopra la iena in rosso?! > mi fa notare ironicamente e io scoppio a ridere.
< Aspetta un attimo... ma come fai a sapere che l'ho soprannominata tale? > la mia curiosità ha la meglio anche quando dovrei pensare ad altro.
< Quando parlotti con te stessa, hai problemi di volume, credo che ti abbia sentito anche lei; infatti aveva gli occhi fuori dalle orbite. Ti avrà sentita anche Dio > mi dice simulando una voce grossa e dilatando le pupille. Io rido a crepapelle, questo ragazzo è uno spasso, quando ci si mette. Mi sta prendendo in giro.
< Chissà... forse potrei dirglielo... volerebbe il sangue > insinua, io gli do' un lieve spintone dalle spalle.
Con cipiglio fintamente arrabbiato controbatto :
< Non oseresti, perché in quel caso gli direi del tuo aiutino e volerebbe il sangue di entrambi >.
< Touché > mi risponde facendomi l'occhiolino, per poi aggiungere : < Hai visto? Punzecchiarmi e ridere con me ti è servito per scaricare la tensione... sei più rilassata >.
Effettivamente è così, presa com'ero dal rispondergli per le rime, mi era completamente passata per la testa l'agitazione.
< Adesso vai, stendili tutti > mi incita rassicurante, mentre mi cinge le spalle, per poi consegnarmi il block notes.
Io avanzo disinvolta verso questi uomini, a occhio direi che non tutti sono anziani, ci sono dei giovani. Cominciano ad ordinare, ma uno di loro mi sorprende: se ne sta lì, su quel divanetto, a fissarmi senza darmi la sua ordinazione. Ha una disordinata chioma riccia che gli conferisce un'aria ribelle, il loro colore, rosso, attira maggiormente l'attenzione. I suoi occhi sono verdi, la sua pelle è chiara, i lineamenti sono marcati, il naso è sporgente,su di esso ha un pirsing. Ciò che più cattura attenzione sono le sue lentigini, coprenti interamente il naso e le gote. A giudicare dall'espressione assente sembra già alticcio.
< Ehy, ti sei incantato? > gli fa notare il compagno a fianco, lui sembra destarsi dal suo stato di trance e finalmente proferisce parola :
< Voglio whiskey, bella >.
La parola bella viene rimarcata con un tono malizioso, quasi perverso e ciò fa irrigidire i miei muscoli. Mi affretto ad appuntarlo per poi allontanarmi di tutta fretta. Cammino come un robot perché è come se non avessi completa mobilità degli arti in questo momento. Troppa paura. Mi siedo goffamente sullo sgabbello.
< Vuole wiskey > informo velocemente Eric, che annuisce pensieroso. Lo sorprendo a guardarmi con la coda dell'occhio, ma fa lo stesso con il tatuato dai capelli rossi. Le luci diventano soffuse e un uomo vestito da pinguino presenta delle ballerine che vanno sul cubo. Sono vestite con un top e una gonna blu che le coprono a stento. Iniziano a muoversi a ritmo di musica,in modo seducente. Trasalisco alle urla e i fischi degli uomini presenti nella sala. Il rumore di una posata sul vetro mi distrae. Eric ha dato leggeri colpi con la forchetta sul bicchiere.
< Ti eri incantata... ci sei? > mi distoglie dai miei pensieri, io annuisco ma non riesco a distogliere la vista da quelle donne.
-Com'è possibile che una donna debba fare un lavoro simile?-
Lui sembra mi legga dentro, lo vedo dalla sua espressione.
< Sono cubiste, il loro compito è ballare sul cubo risvegliando i bollenti spiriti di quegli uomini e il nostro compito è... > mi indica l'alcolico nella bottiglia.
Lo versa nel bicchiere in vetro per poi porgermelo. Io lo afferro, ma la mia presa sembra traballante. Le mie braccia sono in preda a tremolii incontrollabili, i suoi palmi si poggiano sulle mie nocche ai lati del bicchiere. Rafforzano la solidità della mia impugnatura, aiutandomi a poggiarlo sul vassoio insieme alle birre e agli altri cocktail già preparati.
< Qualcosa non va? Ti ha detto qualcosa di spiacevole? >
< No, nulla >.
Prendo il vassoio e giro i tacchi per tornare da quelli. I miei passi sono incerti, sinceramente ho paura di quel ragazzo, perché è palesemente ubriaco. Servo le birre agli altri e il wiskey a lui, che analizza ogni mio spostamento.
< E la-a came-e-e-riera è in vendita? > mastica con la voce impastata dall'alcol, il suo sguardo è annebbiato. Il suo sorriso inquietante, mentre mostra i denti gialli. Mi fa paura al solo guardarlo, i miei muscoli si contraggono da soli e il mio corpo è percosso da brividi incontrollabili.
< Io-io non... >
Cerco aiuto da qualcuno di loro, ma sono troppo impegnati a ridere sguaiatamente. La musica martellante e il balletto impediscono a chiunque lì dentro di notare quel che sta succedendo.
Faccio per fare un passo indietro verso il piano bar, ma la sua mano ruvida e sudata intorno al mio polso mi tira a se con forza. Me lo ritrovo ad un millimetro di distanza e la puzza di alcol mi disturba.
< Mi-mi scusi, mi lasci > lo supplico dimenandomi, ma la sua presa su di me è troppo forte.
< Mi dispiace dolcezza, ma non mi hai risposto prima. HO CHIESTO SE LA CAMERIERA È IN VENDITA > l'ultima frase la strilla proprio nel momento in cui la musica cessa. Tutti si girano verso di noi, alcuni allibiti altri divertiti. Non mi soffermo su nessuno di loro, perché sto tremando.
-Dio! Che imbarazzo! Ma come si permette?! -
Mi lascia andare, afferro il contenitore con cubetti di ghiaccio e glieli scaglio addosso. Lui sussulta a causa dei brividi di freddo. Non mi importa di essere licenziata, non voglio un lavoro simile con dei tali maiali.
< No, non sono in vendita > ribatto furiosa.
Provo a buttargli dell'altro ghiaccio, ma, un braccio mi blocca.
-Ma questo è... -
< Martin?! > esclamo a bocca aperta.
Lui una camicia bianca, dei pantaloni neri strappati e degli scarpini neri, che creano un contrasto tra elegante e sportivo. Mi osserva spaesato e infatti non tarda a manifestare il suo sbigottimento : < Cosa ci fai tu qui? >
Io istintivamente mi spiaccico su di lui come se fosse la mia ancora di salvezza, le lacrime scendono copiosamente a bagnare il mio viso e la sua maglietta. Singhiozzo, mentre lui mi accarezza
Le parole escono dalla mia bocca affannosamente :
< Vo-voglio andarmene da qui >
Una voce rauca ci ricorda della sua presenza :
< Ehy, do-ovee crr-e-edi di ann-da-re bello?! È-e prr-oprie-età prri-i-vataa >.
Barcollante, procede nella nostra direzione con una espressione da ebete stampata in volto e una bottiglia di birra in mano. Quest'ultima la punta verso di noi.
-Non vorrà...-
Il mio fiato è corto.
Una mano ferma il suo polso in modo tale che lui non riesca più a muovere un solo muscolo.
Eric toreggia con la sua altezza e la sua prestanza fisica di fronte a lui.
< Credo che lei abbia dato abbastanza spettacolo, è meglio che
esca > gli intima dispotico, l'uomo a sua volta non sembra preoccuparsene, infatti tira un punto della sua maglia. Eric lo fulmina con gli occhi per poi respingerlo. L'uomo cade all'indietro con il sedere a terra. Comincia a sentirsi un vociare.
< Vada fuori ora, altrimenti sarò costretto a chiamare la sicurezza oppure... > lo minaccia intimiditorio mentre quest'ultimo striscia a terra, probabilmente perché non ha il completo controllo del suo corpo. Eric non trattiene una smorfia di disgusto sul viso nel vedere lo stato in cui riversa, noi facciamo lo stesso. Mister simpatia si volta verso di me e mi scruta negli occhi per un attimo, per poi rivolgere la sua vista a Martin.
< Ciao Martin, sei già qui? > gli chiede tranquillamente, dandogli una pacca amichevole in segno di saluto .
< Suoneremo a breve > gli risponde.
< Ah, bene in bocca al lupo! > gli infonde coraggio, per poi spostare la sua attenzione su di me : < Sara, i clienti non si servono da soli, scusaci Martin, ma... >
< Tranquilli, andate pure > lo rassicura cordialmente. Noi gli diamo le spalle e avanziamo verso il bancone, Eric si dispone dietro di esso e io di fronte a lui. Da' una pulita, in seguito prepara tre caffè macchiati e altri cocktail di cui ignoro completamente il nome. Sembra avere dimestichezza.
Non mi sarei mai aspettata che Martin suonasse qui. Eric mi si accosta e posa i bicchieri di vetro sul ripiano, mi alzo di colpo rigidamente.
< Una fotografia dura meno > insinua enigmaticamente, io gli pongo una domanda spaesata : < Meno rispetto a cosa? >.
< Al tuo sguardo > afferma con sicurezza.
< Co-cosa?! Io no-non.. > mi impedisce di terminare : < Sisi! Sai che se continui a fissarmi mi consumerai? >.
< Io non ti fissavo! > cerco di essere convincente ma la mia voce è incerta. Lui è al mio fianco, scuote il capo, mentre ghigna. Le sue labbra pare quasi che vogliano aderire al mio orecchio, ma stranamente non lo fanno. Restano comunque vicine al punto da permettermi di avvertire perfettamente il suo respiro e il suo sussurro: < Sisi... certo... è per il tuo amichetto del cuore che stai negando? >.
< Ti hanno mai detto che sei presuntuoso e arrogante? > insinuo retoricamente con tono fintamente acido, ma la verità è che mi sento strana. Voglio stare distante da lui e non so neanche io il motivo. Il suo ridacchiare risuona nel mio orecchio.
< Non mi riterrei presuntuoso, mi riterrei un ottimo osservatore > si gongola.
Io schiocco la lingua infastidita dalle sue affermazioni e gli sottolineo velenosa :
< Ti preferivo quando eri odioso. Ah no, sei odioso anche ora, pe-perché insinui che-che io... scendi dal piedistallo! >.
Lo oltrepasso, o almeno ci provo, perché le sue braccia mi agguantano dalle spalle bloccando qualsiasi altro passo. I suoi occhi sono fissi nei miei, non hanno più quella luce maliziosa.
< È proprio questo quello che mi piace di te > mi confessa con un tono soave e delicato, io apro la bocca per dire qualcosa, ma qualsiasi sillaba resta bloccata sulla punta della lingua. Sono sconvolta, lui per fortuna capisce al volo; infatti mi dà una spiegazione: < Al di là dell'aria da cucciolo spaurito, ti sai difendere, non ti fai mettere i piedi in testa né da me, né da nessun'altro >.
Con forza mi spinge ancora di più verso di se, al punto da percepire il suo respiro sul mio viso.
< Non dici nulla? >.
Io giro il capo, perché sento brividi in tutto il corpo, oltre ad avere lo stomaco letteralmente scombussolato.
< Co-cosa dovrei dirti? > farfuglio nel pallone.
-ACCIDENTI! Ma chi lo avrebbe mai detto? -
Il rumore di una chitarra che suona una melodia a me conosciuta ci distrae, è dolce, delicata e lenta.
-Ma non può essere..era incompleta!- penso
Eric molla la presa senza interrompere il contatto visivo che io evito preferendo guardare a terra.
Il testo della canzone mi fa trasalire :

"Le sue spalle mi rievocano quel desiderio infantile di stringerla a me,
le sue risate risuonano insieme alle mie come una dolce melodia,
Il suo sorriso rievoca in me ricordi mai dimenticati e quella dolcezza innocente a cui entrambi ci afferravamo per dimenticare il dolore,
Nessuna è venuta dopo di lei,
Nessuna ha avuto significato quanto quel bacio mai vissuto completamente"

< Non puo essere..queste parole pare descrivano la nostra infanzia!!! Quindi la canzone è... > esclamo con le lacrime agli occhi. Ricordo ancora quante volte mi sono rifugiata tra le sue braccia per dimenticare il dolore che provavo. Lui riusciva a tranquillizzarmi e a capirmi sempre, era come se in lui vedessi la sicurezza.Non appena lui conclude, tutti gli applausi sono solo per lui. Scende dal palco e ci avviciniamo lentamente.< Ho ho sentito la canzone, veramente spettacolare, finalmente l'hai conclusa, dopo tanto tempo > biascico emozionata.< Sì, l'ho finita >.C'è qualcosa di strano nel suo timbro, è pacato, freddo, quasi come se lui fosse assente. I suoi lineamenti sono tesi,si è irrigidito non appena mi ha vista.Devo trovare il coraggio di dirgli la verità, di parlargli del bacio.< Mamartin riguardo quella notte, allaa festa.. > annaspo, ma lui mi blocca : < Non c'è nulla da dire, tranquilla. Ho capito,voglio che tu sappia che anche per me è stato un errore, un momento dovuto all'alcol > .-UN ERRORE?! POSSIBILE CHE IO ABBIA FRAINTESO LA SUA CANZONE?! -< Era questo che volevi dirmi, giusto? > rincara la dose.< Ah, sì, questo volevo dire > termino con espressione atona.< Tranquilla, è tutto dimenticato >.< Già > .Lui mi dà un'impacciata carezza e va via,mentre io resto a scorgere il punto della sala in cui è scomparso.< Che fai lì impalata? Fissi il vuoto? >Eric mi fa sobbalzare e ritornare alla realtà.Durante il viaggio di ritorno non diciamo una parola, io mi sento strana. Non riesco a comprendere cosa mi sia successo oggi. Troppe emozioni.L'oscillare dell'auto mi culla e mi suscita sonnolenza,ma inchioda molto prima di quanto immaginavo.Il castello.Senza dire nulla vado in camera, il materasso è così morbido, mi accoglie tra le sue braccia. Senza che neanche lo realizzi i miei occhi si chiudono da soli e...______________________________

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< BIIIPP > il suono della sveglia è massacrante, mi alzo controvoglia. Metto un qualsiasi maglione, dei jeans ordinari. Scendo in tutta fretta la scalinata in marmo, Eric è appoggiato alla fine di essa richiesta. Indossa un giubbotto di pelle, dei pantaloni neri. Nonostante gli occhiali da sole nascondano il suo sguardo, mi sta fissando,lo noto. Continua a farlo anche quando siamo in macchina al punto che la curiosità ha la meglio:
< Hoho qualcosa di strano? >.
< Nono, hai solo un'esplosione di colori e non è da te > mi espone il "problema" e io mi acciglio.
< Cosa? Ma io non ho..>
-Accidenti! Ho abbinati il maglione giallo canarino con le scarpe fuxia e il cappotto rosso-
< Arlecchino mi fa un baffo > mormoro suscitando ilarità.
< Concordo! E comunque mi sento magnanimo oggi, ti accompagno io > mi dice mentre parcheggia.
Mentre percorriamo, scorgo due persone a distanza. Sono Martin e Nora,stanno avendo una conversazione intima. Lei lo abbraccia e...
Gli ha dato un bacio sulla guancia.
< Ma quindi loro... > pagnucolo
Pov Eric :
-Bene, proprio come avevo immaginato!-, le mie labbra si incurvano all'insù, qualcosa sta illuminando il mio viso.
-Ah, no... è solo un sorriso, il mio! -

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