Dibattiti

POV Sara:
Non so cosa fare, so solo che il mio corpo è percosso da brividi, uno più intenso dell'altro. Avverto i loro sguardi bruciare su di me e io... paralizzata, sono qui, in attesa della mia ora.

< Sara! Cosa hai fatto? > esordisce mia madre col suo immancabile tono severo. Vorrebbe fulminarmi con gli occhi. Sicuramente sto dando una brutta immagine di me, a causa della lampada che ho urtato poco fa; questo pensa lei.

-Se solo sapesse... se solo sapesse quale immagine di me ho dato poco fa...-

< Scu-scusate! No-non volevo! > mi affretto a scusarmi.

< Maria, vieni a sistemare questo disastro. Vogliamo accomodarci in sala? Abbiamo un discorso in sospeso... possiamo discorrerne lì > propone mia madre e io la ringrazio mentalmente.

Spero che Eric se ne esca con qualche idea che possa salvarci dal cataclisma imminente. Gli lancio un'occhiata di panico, lui scuote il capo con una mano tra i capelli.

Mi mima qualcosa, sembra che voglia dirmi "sei sempre la solita".

Attraversiamo l'ampio corridoio per arrivare nella seconda sala da pranzo della casa, anch'essa classica. Al centro della stanza è posizionata una lunga tavolata rettangolare, dal colore bianco lucido, imbandita con lo sfarzo più assoluto: un servizio in porcellana, un'abbondanza di tessuti ricamati sulla tovaglia, posate e calici di cristallo. Le sedie sono intonate nello stile e nel colore con il tavolo : sono anch'esse bianche e con un'imbottitura, ricoperta da un tessuto che dà sul colore della vaniglia. In alto, con la luce proveniente dalle ampie vetrate, risplende un ricercato e sfarzoso lampadario che è costituito da cristalli pendenti. Alle estremità della stanza ci sono tre credenze verticali, con vetrinette in vetro. Di fianco ad esse c'è la servitù : Maria, Anna e Sofia , perfettamente composte.

< Spero sia di vostro gradimento > dice John, mentre noi ci apprestiamo a disporci intorno al tavolo.

Me ne sto seduta accanto ad Eric e sono più tesa di una corda di violino.

Proprio Eric prende parola : < Prima di continuare quel discorso lasciato in sospeso, vorrei sapere da lei cosa ci offrirebbero i suoi tessuti se noi accettassimo. Mi sembra giusto sapere i vostri obbiettivi e vedere se essi concilino con i nostri, altrimenti saremmo noi a declinare l'offerta di collaborazione. Inoltre valutare le innovazioni e i relativi costi di produzione è fondamentale >.

Rischio di soffocare con la saliva.

-Ma è impazzito? Quello ci ha scoperti e lo sta sfidando!-

< Un pensiero acuto, il suo... Eric. Tuttavia questo discorso lo ritengo superfluo ora, è opportuno parlare di altro > non demorde Peter, ma sembra che neanche Eric voglia gettare la spugna in quella che è diventata, ormai, una guerra verbale.

< Abbiamo due differenti definizioni di secondario, Peter. Dobbiamo mettere in chiaro questi obbiettivi, solo in questo modo potremo raggiungere un maggiore profitto. Per il conseguimento di un alto profitto è necessario che ci sia un rapporto di fiducia e amicizia tra il menager, i suoi collaboratori e i fornitori. In seguito bisognerebbe fare un'analisi swot per valutare punti di forza, di debolezza, opportunità e minacce. Se non lo facessimo, si potrebbero riscontrare dei problemi dalla sua collaborazione >

< Eric! > lo ammonisce John, per poi rivolgere parole all'uomo : < Lo scusi, mio figlio è un po' teso negli ultimi tempi, sa. Si sta per laureare in economia aziendale >.

Peter sorride, ma, francamente, dubito che il suo sia un sorriso sincero.

< Lasci, lasci! Ragazzo continua pure ti ascolto >

< Le dicevo... non metto in dubbio i vantaggi che le sue stoffe potrebbero dare alla nostra azienda, ma... dobbiamo mettere in chiaro questi aspetti prima di iniziare una qualunque collaborazione. Negli affari, come lei saprà, bisogna agire con cautela. Le posso presentare un'analisi swot, scritta dell'azienda nei prossimi giorni. Sono sicuro che troveremo un punto di incontro, Peter >. Ormai nessuno di noi interviene in questo scontro fino all'ultimo sangue tra i due.

L'uomo osserva il suo duellante e sembra voler raccogliere il guanto di sfida ancora una volta, ma... scoppia in una fragorosa risata, di fronte allo sguardo accigliato di mia madre e le occhiate di fuoco che John lancia a suo figlio.

< Lei è un insolente, sa! Tuttavia é molto audace, astuto e un brillante oratore. Devo riconoscere che mi sembra molto preparato nel suo campo, però mi chiedo una cosa... > lascia la frase in sospeso; Eric si premura di saperne la continuazione : < Mi dica pure, ci tengo particolarmente al suo "giudizio", lei è una persona di cui ho molta stima a livello professionale >.

-Sono attacchi o sviolinate? Entrambi? No! Sono attacchi velati! -

< Mi chiedo se questa preparazione sarà abbastanza per coprire alcune ombre che si annidano chiaramente dentro di sé e che potrebbero compromettere la sua e la mia immagine >.

Il mio cuore inizia la sua galoppata. Le mie mani, in preda a tremolii incontrollabili, lasciano cadere una forchetta a terra. Il rumore prodotto fa cessare, almeno per un secondo, il loro acceso diverbio.

La mano della moglie di Peter, Karol, si posa sulla sua.

< Caro, credo che queste faccende non ci riguardino e per ora possiamo accantonarle e godere di questa serata > sentenzia. Stranamente anche lui concorda; infatti annuisce e continua a mangiare, noi facciamo lo stesso.

Io inizio a tagliare una delle Jacket Potatoes, ovvero patate "vestite" ancora con la buccia, cotte al forno per intero e al loro interno sono farcite con burro, formaggio e bacon, tuttavia non sono gli unici tipi di patate presenti : sono presenti anche le patate gratinate con noci e sciroppo d'acero, il puré di patate dolci.

Ci sono anche dei pancakes salati, accompagnati da salmone affumicato, panna acida e formaggio fresco. Le portate non finiscono qui: si aggiunge una ricca zuppa a base di pollo, gamberi, riso, cipolle, aglio, salse, chiamata Gumbo.

-La adoro!!-

Mi sto abbuffando per liberarmi della tensione che mi elettrizza. Chiamasi fame nervosa. Arriva altro cibo : morbidi biscotti ripieni di crema con liquore di noce e muffin ai mirtilli. Tutto sommato la cena procede decentemente tra sorrisi falsi e frasi di circostanza.

Ci salutano frettolosamente, con falsa gentilezza, per poi andare via. Finalmente mi concedo un sospiro di sollievo.

John ci sbarra la strada, ma il suo interesse è rivolto ad una sola persona : suo figlio. Il mio patrigno è furente: gli occhi sono ridotti a due fessure, le sopracciglia sono tese verso il basso, il labbro superiore è sollevato, il naso è arricciato. Le sue mani sui fianchi stringono la sua camicia per evitare di stringere quella di Eric, ne sono sicura. Digrigna i denti e fa profondi respiri. Lo vedo : è disgustato e arrabbiato dal comportamento di suo figlio.

Big bang tra 3, 2 e ...

< Ti ha dato di volta il cervello! Perché diavolo lo hai fatto? E mi devi spiegare a cosa alludeva Peter! Da qui non

te ne vai se non mi spieghi nulla! E non pensare di rispondermi con i tuoi soliti monosillabi, questa non te la lascio passare, Eric! Sto valutando quanto sia opportuno che sia tu il mio erede! Di sicuro in questo periodo non penso di farti lavorare! Ti meriteresti di essere sbattuto fuori casa! Quelle illazioni... DIO! Ma cosa ti è passato per la testa? Sei solo un ragazzino viziato che vuole darmi contro, perché mi odia, ma sai una cosa? Sono io a non necessitare di un figlio come te! Ti disconosco! > strilla a perdifiato.

< Tutto qui? Mi aspettavo che mi dicessi di peggio, in fondo ho forse fatto saltare il tuo affare, il tuo unico interesse. L'apocalisse! > controbatte con sarcasmo pungente, lui.

John trema di rabbia e si avvicina a lui per...

Io mi frappongo tra loro.

< John, Eric, che ne dite di calmarci? Sicuramente c'è una spiegazione! John, ve-vedi... Pe-Peter ha scoperto qualcosa di Eric... > inizio io e la mia mente elabora il resto della frase.

John si rilassa e volge la sua attenzione verso di me, in attesa di una mia spiegazione.

< Eric è stato ferito da dei ladri che lo hanno derubato e niente, Peter lo ha visto e ha equivocato pensando che lui fosse stato invischiato in una rissa > concludo sperando di essere stata convincente.

Il mio patrigno mi fissa e sembra pesare ad ogni mia singola sillaba.

< Va bene, ho capito. Non ti chiederò come stai, perché sono troppo arrabbiato ora, non ho tempo di badare alle tue ragazzate, Eric. Ci sono cose più importanti come gli affari che tu hai mandato in malora. Domani abbiamo il matrimonio di Rosalinda, vi ricordo. E Eric, mi aspetto che tu sia il figlio modello > tronca il discorso, per poi darci le spalle ed allontanarsi a lunghi passi, seguito da mia madre. Andiamo di sopra, ognuno nelle proprie stanze. Domani ci aspetta una giornata impegnativa.

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< Biiiiiipppp! > il suono della sveglia è inconfondibile e massacrante.

Mi alzo controvoglia e mi svesto velocemente. Mi lavo di fretta e in pochi minuti, stranamente, riesco ad essere già vestita. I capelli sono da sempre un problema, ma decido di non fare nulla di impegnativo. La mamma veste con un lungo vestito monospalla, aderente alle sue generose forme, dal colore rosso fuoco. I suoi capelli sono raccolti in un raffinato chignon.

< Non c'è tempo da perdere! >

< Andiamo! >.

Pare che Eric sia già in chiesa. Nel giro di una mezz'ora siamo arrivati.

La chiesa è situata tra Wall street e Broadway street. Sono estasiata dalla maestosità che la rende imponente: l'ingresso è caratterizzato da grandi porte in bronzo, su cui sono raffigurate scene della bibbia. Anche i due ingressi laterali hanno queste singolari raffigurazioni. Lungo la navata a destra si può osservare un leggio in bronzo a forma di aquila. Dietro l'altare risaltano le splendide finestre che riportano alcune immagini e colori : quella di Gesù, circondato da Pietro, Matteo, Marco, Luca, Giovanni e Paolo.

I miei occhi si illuminano di fronte a questo autentico capolavoro.

Ed eccomi qui, al matrimonio di mia cugina, emozionata come se fosse il mio. Ho deciso di indossare un vestito rosa aderente al corpetto che scende morbido sino all'altezza del ginocchio. I miei capelli biondi cadono sciolti e ondulati sulle mie spalle.

Durante la celebrazione non riesco a far a meno di commuovermi, non ci posso fare nulla: per me questi eventi sono una fonte inesorabile di emozioni. Ho sempre pensato che siano il compimento di una promessa per tutta la vita. Credo che questo sia un passo importante che conduca ad un punto di svolta, che porti alla realizzazione del più grande sogno dell'uomo, durante il quale ci si abbandona al coniuge, donandogli l'anima e il corpo. Ad un certo punto i miei occhi come una calamita sono attratti da Eric che sembra sia assorto in chissà quali pensieri. I suoi occhi sono attraversati da un velo di malinconia. Capisco che questo giorno gli riporti alla mente il ricordo del matrimonio dei suoi genitori. So bene cosa significhi accettare la separazione dei propri genitori; ricordo di aver sofferto moltissimo quando i miei mi dissero che si sarebbero separati. Vorrei avvicinarmi a lui e tendergli la mano, ma qualcosa mi frena, probabilmente è la paura che lui possa rifiutare il contatto, lo fa sempre. Negli ultimi tempi il nostro rapporto è migliorato e lui è un po' cambiato nei miei confronti. Come se sentisse il mio sguardo che brucia sulla sua schiena, si gira verso di me. Quei suoi occhi di ghiaccio incontrano i miei, le sue labbra si increspano in un sorriso che mi trasmette brividi su tutta la schiena. Sento le mie gote andare a fuoco e, come tutte le volte che mi rivolge attenzioni di qualsiasi tipo, distolgo lo sguardo. Avverto il suono impercettibile di una leggera risatina provenire da lui. Sicuramente quello stronzo sta ridendo di me, adora prendermi in giro. Negli ultimi tempi il nostro rapporto si è ammorbidito: lui adora provocarmi scherzosamente e io biascico parole senza senso, perché il modo in cui mi stuzzica mi fa questo effetto. Un sorriso minaccia di uscire sulle mie labbra, perché... anche se non lo ammetterò mai davanti a lui, mi piace questo suo lato giocoso e anche quello più malizioso. Indossa un completo nero e una camicia bianca con un farfallino. I suoi capelli sono perfettamente in ordine ai lati, pur mantenendo la chioma riccia e ribelle che gli copre parzialmente la fronte. La sua barba è accennata e dalla linea sottile, ciò accentua la sua mascella squadrata.

Lo guardo di soppiatto come se non potessi evitarlo: lui è così bello, affascinante nella sua compostezza, dotato di quel carisma che ti cattura e di quell'ironia che ti diverte e che, allo stesso tempo, permette a chi la possiede, di vincere qualsiasi sfida verbale. Il movimento delle persone mi distoglie dai miei pensieri e mi rammenta dove sono e cosa ci faccio qui. Come un automa mi muovo verso l'uscita della chiesa al seguito di tutti gli invitati tra cui mia madre che, come sempre, non perde occasione per mettersi in mostra con il suo abito succinto e la sua estroversione senza limiti. Tante volte mi sono chiesta se io e mia madre provenissimo da due pianeti diversi. Sarebbe l'unica spiegazione al motivo per il quale siamo così tanto diverse. La mia attenzione viene catturata, ancora una volta, da Eric che sta parlando con Agnes. Con un bicchiere di champagne in mano sono impegnati a conversare l'uno di fronte all'altra e, di tanto in tanto, ridacchiare.

Una sensazione di bruciore mi opprime alla bocca dello stomaco e non posso far a meno di nascondermi, per ascoltare quel che si dicono. All'improvviso lui si avvicina al cespuglio e mi dice con un sorriso sghembo: < Sara! Cosa fai? Giochi a nascondino? >

< Ehm... stavo per venire a chiamarti, ecco tutto! >

Lui mi si avvicina e mi bisbiglia, come se dovesse rivelarmi chissà quale segreto: < Ah... ma davvero! Sai che esiste un modo molto semplice ed efficace per comunicare? La parola! Ti conviene usarla, sai! > . Ghigna continuando a fissarmi.

< Ma che simpatico! Peccato che non ti paghino per essere così simpatico, saresti un perfetto pagliaccio! > ribatto con tono acido.

Agnes interrompe questo nostro diverbio: < Scusami Eric, ma ora devo andare... se hai bisogno di altri consigli, io sono qui >. Gli deposita un bacio leggero sulla guancia.

Uno sbuffo incontrollato esce dalla mia bocca. < Qualcosa mi dice che non è un consiglio quello che vuole darti... > le parole sgorgano incontrollate come lo scrosciare di un fiume.

Lui si limita a ridere di me e mi guarda con l'aria di chi la sa lunga, senza abbandonare mai quel suo maledetto ghigno che in questo momento odio.

< Secondo te cosa? Sentiamo! > mi chiede con aria di sfida.

< Lo sai! >

-Perché diavolo me lo chiede! È evidente! Vuole INFASTIDIRMI! Vorrà sentirmelo dire-

Lo stronzo da' voce ai miei pensieri: < Voglio sentirtelo dire >

< Scordatelo > rispondo secca. Dopo un attimo di silenzio che a me è sembrato interminabile, la parole escono dalla mia bocca, velenose e pronte a colpire : < Che poi non capisco quale sia il senso di darti un bacio sulla guancia, se era chiarissimo che voleva le tue labbra! >

< Mmhh... secondo me qui quella che vuole le mie labbra sei tu >. Al suono delle sue parole il mio cuore prende a battere più velocemente e iniziano a sudarmi le mani. Avvampo e abbasso lo sguardo. Biascico : < Co-cosa? > .

-Perché diamine non riesco a smettere di balbettare! Mi sento in sua balia! Sei una stupida Sara!-

< Lo sai > la sua voce interrompe il mio diverbio con me stessa.

-Basta Sara! Mostra un po' di decisione, altrimenti crederà davvero che sei stupida!-

< Sei fuori strada! Io non ti muoio dietro come quella assetata di sesso che flirta con te pur essendo molto più grande di te! Non mi confondere con lei! > chiarisco arricciando il naso.

< Qualche problema con Agnes? > . Scoppio in una risata nervosa, dondolandomi agitata.

-OK, adesso sembro veramente pazza!-

< Io? Con lei? Mai! Semplicemente non approvo il suo atteggiamento, lo reputo privo di morale! Lei è stata una tua insegnante! >

< Hai parlato bene al passato, ora non lo è più; quindi sono libero di chiederle tutti i consigli che voglio >.

-Consigli... certo! Come no! Che sfacciato!-

Con aria affannosa concludo questa discussione estenuante: < Fa' pure! Lei è venuta a letto con te, un suo studente e ora fa l'ipocrita! Siete fatti l'uno per l'altra > . Cerco di andarmene, ma lui trattiene dalle spalle sussurrandomi: < E' mia impressione o sei gelosa, Saretta? >

< Non chiamarmi Saretta! E no, non sono gelosa! >

< Perché? Nome bellissimo! E sì, sei gelosa > incalza.

< Non è bello, lo dici solo per prendermi in giro >

< No, un nome che indica quanto tu sia un cucciolo spaurito >

< Cucciolo spaurito? >

< Sì, chissà cosa nasconde la tua innocenza... > . I suoi occhi si illuminano di una luce maliziosa e mi rivolge un occhiolino.

< Non paragonarmi ad Agnes! Io non sono lei! >

< Però avresti voluto esserlo, vero? Avresti voluto che, come l'ultima volta, io ti baciassi di sorpresa e, come l'ultima volta, tu fingessi di esserne infastidita > sibilla all'orecchio, con così tanta sicurezza e presunzione da mettermi i brividi.

< Cosa? > esclamo facendo un passo indietro, di tutta fretta, come se avessi preso una scossa. Lui avanza, senza abbandonare mai quel suo ghigno malizioso. Azzera le distanze, avverto il suo respiro vicino al mio.

< Se vuoi, posso accontentarti > mormora e avverto il suo soffio sul mio viso. Una scossa mi irrigidisce in un primo momento e mi rilassa successivamente. ​

Il mio diaframma fa su e giù a causa della tensione.​

Sulla guancia deposita un bacio casto, dolce, quasi tenero. Me ne dà altri per tutto il viso con molta tenerezza e io sono come pietrificata sul posto. Quando le avverto così umide sulla mia guancia, trasalisco e mi discosto leggermente.

Il suo sguardo, fisso nel mio, mi inchioda e mi paralizza. Qualcosa dentro di me mi immobilizza. Il mio palmo si appoggia al muro della parte esterna della chiesa. Voglio che se ne vada, è troppo pericoloso, ma sul mio dorso la sua mano blocca ogni mia intenzione. Il suo sguardo è tranquillo, ma allo stesso tempo è diverso : la scintilla di un'emozione sconosciuta illumina il suo volto, solitamente enigmatico.

Le sue labbra sono come una calamita per me, vorrei tanto riassaggiare il loro sapore. I nostri respiri si confondono. Sto perdendo lucidità, non so cosa mi accade, ma... quando fa così, c'è qualcosa di irrefrenabile che mi spinge verso di lui e mi impedisce reagire. Non riesco a sottrarmi.

Ad un tratto il ricordo di quanto accaduto poco fa, mi crea un moto di fastidio e, senza che neanche me ne renda conto, le mie mani hanno già agito lasciando il segno sulla sua guancia. Indignata gli dico: < Non sono lei ! >.

Di tutta fretta raggiungo John e la mamma, ho il respiro irregolare. Arriviamo al banchetto, hanno deciso di farlo all'aperto. In seguito raggiungeremo il ristorante.

Tracanno un bicchiere di alcol, quando mi scende in gola, tossisco.

-È orribile questo sapore! Sa di acetone!- penso.

La musica del sax inebria il mio apparato uditivo. La gente si affolla e iniziano a ballare.

< Sogni di ballare con il principe azzurro? >

Questa voce appartiene a...

Eric è di fianco a me, gli dò le spalle fingendo di star pensando a cosa mangiare.

< E tu? Finito di flirtare con la tua insegnante? Magari avete deciso il prossimo colloquio > pronuncio.

Lui è chiaramente sorpreso dalla mia reazione: sgrana gli occhi e solleva leggermente il labbro.

< Come ci riesci ad essere timida e spigliata allo stesso tempo? > mi domanda con una sfumatura di divertimento.

< E tu come ci riesci ad essere presuntuoso e vanitoso allo stesso tempo? > contrattacco con una nota di acidità nella voce.

< Sono solo realista e... senza i nostri battibecchi, la mia vita non avrebbe alcun senso! > esclama con enfasi, ponendo, teatralmente, una mano sulla fronte.

< Lo dici a tutte? Quando ti cadono ai piedi? Prima o dopo? > non ci penso neanche a lasciargli l'ultima parola.

Lui si accosta al mio orecchio e sento su di esso la sua risatina.

< Non so se mi piace di più quando fai la timida o quando fai l'irriverente e... tutte chi? > mormora con voce suadente e avverto una sfumatura di malizia, mentre le sue labbra carnose e irriverenti sono incurvate all'insù in un sorriso divertito.

-Lo prenderei a sberle, su quel suo bel faccino! Io non sono irriverente, è lui che provoca il lato peggiore di me! -

< Marina, Agnes, hai l'imbarazzo della scelta > parlo, cercando di modulare i toni.

< Ma sei ossessionata con quelle due! Dai, vieni a ballare con me >, mi spinge sulla pista, nonostante io opponga resistenza.

< Il ballo serve a sbollire la rabbia, lo sapevi? > si prende gioco di me mentre mi stringe le mani e spinge sempre più vicino a sé, costringendomi ad aderire al suo corpo. Una sua mano si posa sul mio fianco. Questa vicinanza mi irrigidisce e indirizzo i miei occhi d'ovunque, pur di evitare i suoi, così azzurri, brucianti su di me.

< Non voglio ballare con te! > ribadisco seriamente.

< Tra me e Agnes non c'è niente, lo sai >

Goffamente imito i suoi movimenti.

-Ma cosa stiamo ballando?-

< No Eric, io non so niente quando si tratta di te >

Lui mi fa fare una giravolta su me stessa, per poi accostare la mia spalla al suo petto, al punto da sentire il suo fiato soffiarmi sull'orecchio. Un brivido attraversa la mia spina dorsale.

< Cosa vuoi sapere? Mh... sto ballando con una testarda, anche se me ne sto pentendo, perché i miei piedi stanno urlando, me li stai pestando. Odio i gamberi, il mio colore preferito è il verde >

Si udiscono le nostre risate sommesse, quasi trattenute.

< Ora sì che credo di sapere tutto di te! Una biografia, la tua! > ci scherzo su. Mi conduce a fare altre giravolte, per poi ritornare alla posizione di partenza: l'uno di fronte all'altra a scrutarci e sfidarci l'uno negli occhi dell'altro.



ANGOLO AUTRICE

Le cose si stanno complicando tra Eric e Sara, qualcuno ha scoperto il loro segreto, ma sarà l'unico? Eric è riuscito, ancora una volta, a cadere in piedi, ma ci riuscirà sempre? Questo rapporto/non rapporto tra loro è ancora indefinito, ma... se venisse fuori, sarebbe una catastrofe. Eric cosa farebbe? Non si curerebbe delle critiche della gente, decidendo di stare con lei alla luce del sole o rinuncerebbe?

Vi sta piacendo la storia? Se vi va, lasciate una recensione 😊.



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