Colpi di testa
Sento solo il calore della piastra nei capelli, é bollente. Quasi ogni mattina devo svegliarmi con questa tortura, non riesco ad evitare di sbuffare.
-Che scocciatura! Potevo avere capelli più normali?- penso mentre guardo la mia immagine allo specchio. Indosso un maglione giallo canarino, dei jeans, dei mocassini gialli. Il mio viso è pulito, presenta solo un filo di eyeliner nero che evidenzia i miei occhi nocciola, le mie labbra sono naturali senza alcun rossetto, per mia fortuna le ho abbastanza evidenti, anche se sono a forma di cuore. Guardo un attimo l'orologio.
07:00 am.
Mi sono svegliata alle 06:00 perché devo prendere l'autobus, non voglio che mi accompagni Eric.
Devo dire la verità a John, d'altronde è per questo che mi sono premurata di leggere sul suo libretto. Le pareti bianche dei corridoi e il legno delle porte scorrono rapidamente a causa dei miei passi veloci. Proprio così, ho aumentato l'andamento.
Scendo le scale velocemente, temendo che la suola dei miei mocassini produca rumore sul marmo. Proprio mentre sono giunta, finalmente, in basso alla scalinata...
< SBAAAM! >
Questo rumore mi distrae, sembra sia una porta sbattuta e inizio a guardarmi intorno. Il mio sguardo si posa istantaneamente sui salottini, sui divanetti in pelle, sui tavolini in vetro, sulle vetrinette in foglia d'argento, sul piano alcolici in vetro, sui corridoi alla mia destra, per poi ritornare sulla parte superiore della scala e sul corrimano in ferro battuto.
Quando mi volto di nuovo, mi ritrovo di fronte l'ultima persona che avrei voluto vedere.
Eric.
La sua barba in linea sottile incornicia la sua mascella perfetta che ora è rigida. Le sue labbra carnose sono immobili, non lasciano uscire neanche la più piccola sillaba. I suoi occhi blu, sono ancora più gelidi e glaciali mentre infiammano sul mio corpo minuto che si fa sempre più piccolo di fronte alla sua imponente figura. Lui ha le spalle ampie, il fisico abbastanza muscoloso, il petto ben definito. Quest'ultimo è così grande che, se provassi ad appoggiarci il capo, potrei perdermici. Se solo volesse potrebbe uccidermi, forse vuole uccidermi a giudicare dal modo in cui mi sta scrutando. Se ne sta lì di fronte a me, intento a cogliere ogni più piccola sfumatura del mio viso, ogni più piccolo tremolio delle mie mani, ogni mio più piccolo battito di ciglia. Indossa una maglia bianca, dei jeans scuri che evidenziano la sua altezza.
Seguita ad osservarmi, la sua espressione è imperscrutabile. Io ricambio, non sapendo cosa fare, cercando di mantenere la calma, ma il mio respiro irregolare e affannoso tradisce le mie intenzioni.
< Vai da qualche parte? > finalmente si decide a proferire parola. La sua voce è stranamente pulita, priva di qualsiasi emozione, caratterizzata da una calma innaturale.
< I-io... beh... sta-stavo uscendo per andare all'università > balbetto evitando il suo sguardo.
Lui mi si avvicina e io arretro, mi alza il mento.
< Co-cosa... sta-stai facendo? > gli chiedo agitata, il mio cuore inizia a galoppare.
< Non stai andando in università > afferma con convinzione, io comincio a ridere sguaiatamente.
-Pensa Sara! Pensa! Devi dirgli qualcosa!-
< Chi te la da' questa convinzione? > gli dico continuando a ridere come una pazza sotto il suo sguardo analitico.
Cerco di sorpassarlo, ma lui mi segue.
< Vediamo un po'... forse il fatto che non indossi il cappotto? > chiede retoricamente, con ironia
< Beh... oggi fa caldo > gli faccio notare provando ad essere convincente.
< Ok, allora ti accompagno > sentenzia seriamente.
< No! Intendo... non ti disturbare... vado con l'autobus, tu mangia pure! > farfuglio in modo frenetico sotto il suo sguardo penetrante, sempre più vicino al mio viso. Io rivolgo la mia attenzione al marmo del pavimento, non voglio che si accorga.
< Tranquilla, non ho fame > mi fa notare sogghignando.
< Senti... non voglio essere accompagnata! > esclamo poco educatamente.
Lui avanza nella mia direzione e io arretro, poi mi cinge le spalle.
< Vuoi dirgli la verità, vero? > allude fissandomi seriamente.
< Quale verità? > faccio la finta tonta evitando accuratamente di guardarlo, è più forte di me, non riesco.
< Sai benissimo quale verità... senti, facciamo un patto, io ti lascio in pace, ma tu non devi dire nulla a mio padre > mi propone.
< La-lasciami! > borbotto e chiunque avvertirebbe una sfumatura di agitazione nella mia voce.
< No, non ti lascio, dai, promettimelo. > insiste.
Cado a peso morto tra le sue braccia, la mia unica possibilità per fuggire è fingere di svenire.
< Ehi, Sara! Ma che hai? Accidenti! Ci mancava solo questa! > .
Cerca di farmi rinvenire sfiorandomi il viso. Mi scuote dalle spalle e in seguito mi posa sulla poltrona. Io resto immobile, devo risultare credibile.
< Vado a prenderti dell'acqua > continua dire e sento i suoi passi sempre più lontani. Apro di colpo gli occhi e vedendo chiaramente la sua sagoma lontana, le mie gambe prendono vita.
Inizio a correre.
< Ehi! Dove vai? Sara! > gli sento urlare dietro di me.
-Accidenti! È lui!-
Mi sta rincorrendo, il mio cuore sembra esplodermi nel petto a causa della corsa e della paura.
Il mio respiro si fa pesante e i miei arti inferiori sembrano pesarmi come macigni.
Una mano mi afferra il braccio, io mi oppongo.
< LASCIAMI! >
< Non voglio farti del male, smettila di correre come una stupida! > .
Io riesco a liberarmi e prendo il tubo annaffiatoio. Glielo punto contro come se fosse un'arma cercando di minacciarlo :
< Se non la smetti di molestarmi, te la passerai male! > strillo furiosamente.
< Non voglio farti niente! Non... ti sto molestando, la smetti... di.. fare la bambina? > obietta con il fiatone.
Io resto in attesa della sua prossima mossa, lui fa un passo in avanti.
Io apro il rubinetto e...
L'acqua lo travolge, bagnandolo interamente, la sua maglia bianca aderisce al suo petto mettendo in risalto il suo corpo statuario. Mi lancia un'occhiataccia densa di significato e di rabbia, una rabbia furiosa.
< MA SEI PAZZA?! > strilla.
Mi sottrae il tubo e mi riserva lo stesso trattamento, è così fredda e gelida. Sono tutta gocciolante.
< Ok, basta! Tregua! >, alzo le mani in segno di resa.
Lui azzera le distanze tra noi e mi ritrovo spiaccicata contro l'albero, con il suo respiro addosso. Il mio seno aderisce al suo torace e si muove affannosamente a causa della respirazione. Solo ora mi accorgo che i vestiti sono appiccicati al mio corpo come seconda pelle. Avvampo ed evito il contatto diretto con il suo sguardo.
< Finalmente ti ho presa, sei una pazza > mormora affannosamente, recuperando il suo solito controllo.
< Se-senti... chi parla... se tu avessi fatto il bravo studente... >
< Io sono un bravo studente, semplicemente non potevo studiare questo esame > mi confessa seriamente. Io alzo il viso e incontro i suoi occhi, sembrano sinceri, mi scrutano, cercando di leggere nella mia anima. Non capisco il perché mi senta tanto a disagio di fronte ad essi. Sono veramente di ghiaccio, oltre ad essere molto grandi.
< Allora? Non dici più nulla? Prometti? > insiste, ma io non riesco ad articolare mezza parola, sono persa nei miei pensieri. Non capisco.
Ho sempre saputo che è un bel ragazzo, eppure non è questo ad intimidirmi, è il modo in cui il suo sguardo studia ogni mia singola mossa, non so, mi suscita una strana tensione. Mi soffermo a fissare la sua mascella squadrata, la linea sottile della barba che inizia sotto il naso e ricopre una piccola parte del mento. Sembra abbia la funzione di incorniciare il suo volto, soprattutto le sue labbra, così carnose.
-Sara! Ma cosa stai pesando? Come puoi, anche solo, pensare che questa sottospecie di essere umano sia bello e attraente?-
< Sara! Cosa stai facendo? > .
Una voce mi fa ritornare alla realtà. Appartiene a Martin. I lineamenti del suo viso sono tesi.
Ci stacchiamo di colpo e io mi irrigidisco.
< Martin... > non so cos'altro dire.
< Cosa state facendo? > chiede osservandoci attentamente.
< Ciao, comunque no, nulla. La tua amica è pazza > conclude Eric per poi lasciarci soli.
< Si può sapere cosa sta succedendo tra te ed Eric? > mi sollecita a dargli una spiegazione, ma non mi dà neanche il tempo di farlo < Anzi no, non sforzarti, ho già capito tutto! Buona giornata Sara! >
A passo spedito va via, io resto a bocca aperta.
< Ehi Sara! Ehi! > mi scuote Maria preoccupata.
< Maria è successo un casino! > le rivelo disperatamente. Le lacrime sgorgano sul mio viso e mi fiondo tra le sue braccia, bagnando la maglia della sua divisa.
< Martin ci ha visto insieme ha frainteso! Eric... quel pazzo... è tutta colpa sua! Colpa della mia stupidità! > piagnucolo.
Ci sediamo sulla panchina di pietra di fronte la fontana.
< Adesso ti calmi e mi racconti cosa sta succedendo! > cerca spiegazioni, risoluta.
< John, date le ultime vicende, mi ha chiesto di scoprire cosa sta combinando suo figlio. Casualmente, ieri, ho scoperto che non si è presentato all'esame > inizio a spiegarle, lei aspetta che io concluda. Io mi avvicino e le sussurro la verità: < E ho scoperto che ha una relazione con la professoressa >.
< COSA?! > alza i toni sbigottita, io le poso una mano davanti alla bocca per ammonirle di tacere: < SHHHHHH! >
< Ma tu sei proprio sicura che tra te ed Eric, insomma... > insinua lei in tono malizioso, ciò mi innervosisce.
-Come le viene in mente?! -
Mi agito, camminando avanti e dietro ridendo a crepapelle.
< Non c'è niente tra noi! Come ti può passare per la mente una cosa simile? Lui è ripugnante! > enfatizzo gresticolando.
Lei scuote il capo, sicuramente non concorda e infatti non tarda ad esprimermelo:
< Adesso non esagerare, è un gran bel ragazzo! Ad avercele le fortune che hai tu ogni mattina ad andare in università con lui! >
< Fortuna?! Ma stai male?! Solo esteticamente è gradevole! Caratterialmente è odioso, anche se qualche volta è stato sopportabile. Inoltre è il figlio di John, figuriamoci se io e lui... > proferisco velocemente, sfrecando le mani le une nelle altre.
< Ok, allora mi spieghi perché sei così agitata? >
< Sono agitata perché... perché è assurdo quello che dici! >.
Una vibrazione alla gamba sinistra mi coglie di sorpresa, il telefono sta squillando.
Un messaggio da Martin mi fa spuntare un sorriso e rilassare automaticamente.
Mi ha chiesto di andare ad una festa universitaria con lui.
Saliamo di fretta le scale rischiando di scivolare sul marmo.
Passiamo le ore a decidere cosa devo indossare.
Sono 21:30 e io mi sono messa comoda sul letto, con montagne di vestiti a fianco.
< Ho deciso! Voglio questo! > decreto infine.
Ho scelto un vestitino verde molto semplice. Ha solo una leggera scollatura dietro ed aderisce al seno, da cui scende morbido sino alle ginocchia, metto i tacchi neri.
Maria si offre di farmi i boccoli, sfuma leggermente l'ombretto verde con il bianco sopra la pupilla. Sta concludendo il make up con l'eyeliner nero.
< No-non starai esagerando? > le chiedo, ansiosa.
< Nah!! Sei bellissima! > mi rassicura.
< Sento gli occhi pesanti, mi hai messo un quintale di roba addosso! > mi lamento, lei mi trascina di forza davanti lo specchio in legno della mia stanza e...
Sono senza parole.
< Mi vedo così diversa... > esclamo a Maria e a me stessa. Agguanto velocemente la giacchetta di pelle e, uscendo dalla mia stanza, la indosso malamente. Il bianco delle pareti dei corridoi e il legno delle porte scorrono velocemente. Mi affretto a scendere le scale, rischiando di cadere a causa dei tacchi. Produco un rumore assordante dovuto all'incidere di queste scarpe sul marmo. Sull'ultima scala il dio della sfiga si ricorda di me ovviamente e per un attimo perdo l'equilibrio, quasi casco a terra, ma... le braccia si ancorano al corrimano in ferro battuto che riproduce la forma dei fiori. Recuperato l'equilibrio, precedentemente precario, riprendo a camminare, cercando di non sembrare la regina delle imbranate. Afferro la maniglia color oro del grande portone in legno ed esso finalmente si spalanca. Il suono, che produce questo cigolio, precede il gelido vento della notte che mi attraversa, rendendo vittima il mio collo appena scoperto. Mi stringo le spalle tentando di autoprocurarmi del calore.
< Sei bellissima! > mi dice Martin, perfettamente in ordine, appoggiato alla sua macchina situata sul viale di fronte l'uscio della porta principale.
< Anche tu! >
Ha un completo elegante blu e i suoi capelli biondi sono fissati dalla lacca, accentuando maggiormente i lineamenti dolci, quasi infantili, del suo viso, la barba bionda perfettamente curata e i suoi grandi occhi nocciola con striature verdi.
In macchina nessuno di noi parla. la calda pelle del sedile aderisce completamente alla mia, rendendola appiccicaticcia. Nelle ore di viaggio il mio sedere e le mie gambe sono letteralmente incollate al sedile. I luoghi scorrono velocemente a causa della velocità dell'auto. Sto sudando e temo che lui si accorga. Onde evitare questo ennesimo e catastrofico disagio, abbozzo un sorriso nella sua direzione quando si volta a lanciarmi un'occhiata fugace e intensa. Lui contraccambia e sembra non accorgersi di nulla, miracolosamente o forse finge di farlo per non mettermi in soggezione.
Raggiungiamo velocemente la festa, c'è una grande sala, un pista enorme, in fondo alla quale scorgo un piano bar strapieno di alcolici. Le luci sono soffuse e il blu dei muri creano un'atmosfera ancora più calda e psichedelica. Noto con scalpore che tutte indossano vestiti indecorosi, così aderenti da lasciare ben poco spazio all'immaginazione.
Lui è strano, la sua espressione è tesa, ombrosa.
Dò voce ai miei pensieri: < Qualcosa ti preoccupa? >
Si udisce solo la musica disco ad altissimo volume, infatti lui si accosta al mio orecchio per farsi sentire:
< Ho suonato la canzone di mio nonno e la mia famiglia non sembra averla presa bene >
La pista si affolla, noi ci sediamo sugli sgabelli di fronte il barista.
< Capiranno, è solo un momento, stai tranquillo > provo a tranquillizzarlo. Lui prende da bere, tracanna qualsiasi cocktail : tequila, jack daniels e insiste affinché prenda anche io qualcosa. Opto per due cicchetti di vodka alla pesca, anche se non ho più bevuto da quella volta, allora rischiai il coma etilico .
L'alcol scende infiammando tutta la mia gola e il mio stomaco, nonostante abbia un sapore gradevole e dolciastro.
Martin mi offre un altro cocktail, ma io rifiuto, perché le pareti incominciano a girare intorno a me, la voci sono ovattate.
Credo di non esserne più abituata, lui mi trascina fuori barcollante, in verità siamo entrambi nella stessa situazione.
< No-non trovi anche tu che è una be-e-ella-a se-era-ata! Si dice così? > biascica con la ridarella, per poi scoppiare in una fragorosa risata.
Io mi sforzo di mostrarmi seria.
< Siii... o alme-eno cre-e-do! >
Lui si siede goffamente sul terreno, anzi no... è terra. Riesco a distinguere cosa è giusto da cosa è sbagliato, ma è come se il mio corpo faticasse a seguire i comandi del mio cervello.
Poggio la mia testa sulla sua spalla, ad un tratto, però, la alzo di scatto.
< Maa-artin ! Maa se-econdoo te gli al-lieni esi-sistono? > gli domando con voce inpastata dall'alcol e dal sonno.
< Ah! Sa-sai che no-non lo so > scandisce ogni sillaba seriamente e sghignazza. Io lo seguo a ruota. Ridiamo così tanto da rotolare sulla terra o erba... non so cosa sia. Il vestito e i capelli sono tutti appiccicosi, ma non riesco a smettere di ridere. I miei occhi si appesantiscono, mentre tutto rimbomba e si muove perennemente .
Delle mani prendono le mie, una forza mi spinge a tirarmi su. Mi ritrovo Martin ad un palmo dal mio naso.
< Sa-araa io.. ti a-mmo > mi confessa con tono trascinato e, al contempo, euforico.
Sento il suo fiato sul mio viso, istintivamente chiudo gli occhi e le sue labbra sono sulle mie.
Il bacio inizialmente è dolce e tenero, in seguito diventa impacciato.
Mi piace, ma avverto una sensazione di disagio. Non capisco. Non so più neanche dove mi trovo e cosa sto facendo. Io amo Martin da sempre, eppure... in questo momento, mi sento inadeguata. Sento qualcosa sfiorarmi. Qualcos'altro si posa sul suo petto, sono le mie mani. Cercano di allontanarlo.
Il suo sguardo non mi piace, ma per fortuna si distanzia da me.
< Co-osì nooo > lo avverto facendo segno di no col dito, mentre ciondolo da una parte all'altra. Mi appoggio all'albero lasciandomi cadere a terra. La vista è offuscata, non sento più nulla e gli sbadigli premono per uscire dalla mia bocca. Senza che neanche lo realizzi i miei occhi si chiudono e...
________________
< BIIIIIPPP! >
Un frastuono continuo mi desta. Le tempie mi pulsano in modo martellante e continuo. Con fatica faccio tacere quest'odiosa sveglia.
La voce severa di mia madre mi fa trasalire. Se ne sta sullo stipite della porta a braccia conserte, io mi guardo intorno spaesata.
-Ma come ci sono finita qui? -
Ricordo a tratti quel che è successo ieri eppure non rammento come sono tornata qui.
< Non rispondi?! > mi incalza.
< Ehm... sì, ecco... > balbetto, ma l'entrata di Eric in stanza mi distrae.
< Ieri l'ho accompagnata io a casa, era andata a fare una passeggiata con le amiche e ha preso freddo, dico bene Sara? > mi dice facendomi un occhiolino, di cui mia mamma non si accorge, presa com'è dal fulminarmi con lo sguardo.
< Ssi, ecco, sì... Eric ieri mi ha accompagnato a casa > .
Lei ci osserva sospettosa prima di lasciare la stanza encheggiando con aria indifferente.
Io tiro un sospiro di solievo e mi accorgo di indossare il pigiama.
-Ma cosa? Come...-
La risposta a questa domanda arriva ed è dolorosa quanto una pugnalata in pieno stomaco. Di colpo la mia testa va in fiamme. Si materializza il pensiero che Eric mi abbia svestita e messa a letto.
< Gra-grazie > biascico evitando il contatto diretto con i suoi occhi, ora fissi sulla mia figura.
< Avrai modo di ringraziarmi > allude, mellifluo. Io resto in silenzio, in preda alla vergogna più assoluta. Lui proferisce parola : < E così, ieri la piccola Sara si è data da fare > , avverto nel suo timbro di voce una sfumatura di malcelata malizia e ciò mi fa sussultare.
< Co-cosa?! >.
Mi tiro su di botto, iniziando a percorrere la stanza, freneticamente, sotto il suo sguardo divertito. Si alza e cammina lentamente nella mia direzione, sino a fermarsi ad una spanna dal mio viso. Mi fissa in modo penetrante, lui sa tutto, l'ho capito.
< Della tua notte da alcolizzata e del tuo momento di passione con l'amichetto del cuore, anche se ora credo che sia qualcosa di più > mi ricorda con sarcasmo, ridacchiando.
Un flash mi attraversa la testa, un'immagine: siamo io e Martin che ci stiamo baciando nel prato.
-ACCIDENTI! COSA HO COMBINATO? SPERIAMO CHE NON HO FATTO NIENT'ALTRO!-
< Ehm... ma ieri io e lui... > tento di dire con voce incerta, ma vengo interrotta: < Vi siete solo scambiati un romantico bacio al sapore di alcol, per quanto possa essere romantico un bacio simile ovviamente >
Mi siedo sul letto, potendo finalmente rilassarmi. Lui fa lo stesso e io lo scruto di soppiatto, per poi far caso nuovamente al mio pigiama. Il mio cuore accellera di nuovo, mentre decido di porgli una domanda scomoda e imbarazzante: < Ehm... Eric... ma ieri tu... beh ecco si insomma... tu mi hai cambiato? > .
Lui studia il mio viso, si sarà accorto che sono arrossita.
< Sì, ma puoi stare tranquilla, sei una botte di ferro per me > afferma enigmaticamente e ciò mi crea un fastidio inspiegabile, perché non sono cose che si dicono.
-Cosa volevi che ti dicesse, Sara?-
Non indago ulteriormente, quello che conta è che non è successo niente con nessuno.
< Ad ogni modo questa mia gentilezza nei tuoi confronti ha un prezzo... il silenzio riguardo il mio esame! Io nascondo i tuoi segreti e tu nascondi i miei > termina.
< Ma... > mi oppongo.
< Ah. Ah. Ah. No Saretta così non va.. Immagina cosa direbbero i nostri genitori se sapessero che te la sei spassata con l'amichetto del cuore e sì, non è successo, ma questo loro non lo sanno >
Il suo sarcasmo pungente ora inizia ad irritarmi e le mie mani scattano da sole verso il suo viso, tentando dargli uno schiaffo, ma... restano a mezz'aria, intrappolate nelle sue. Non ho forza di combattere anche con lui, questo periodo non me ne va bene una, comincio a credere di dover andare al Lourdes.
< Va bene > mi arrendo, non sento più il peso del suo corpo sul mio letto. Lui fa un segno di saluto con la mano e lascia la stanza. Io mi sdraio sul letto, esausta, con la testa che mi scoppia, ho bisogno di dormire sperando che il mal di testa mi passi e anche il resto.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top