Bacio travolgente

POV Sara:
Attraversiamo l'ampio corridoio per arrivare nella seconda sala da pranzo della casa, anch'essa classica. Al centro della stanza, tra le ampie pareti bianche, è posizionata una lunga tavolata rettangolare, dal colore bianco lucido, imbandita con lo sfarzo più assoluto: un servizio in porcellana, un'abbondanza di tessuti ricamati sulla tovaglia, posate e calici di cristallo. Le sedie sono intonate nello stile e nel colore con il tavolo : sono anch'esse bianche e con un'imbottitura, ricoperta da un tessuto che dà sul colore della vaniglia. In alto, con la luce proveniente dalle ampie vetrate, risplende un ricercato e sfarzoso lampadario che è costituito da cristalli pendenti. Alle estremità della stanza ci sono tre credenze verticali, con vetrinette bianche in vetro, queste ultime sono caratterizzate da decorazioni in foglia d'argento nella parte inferiore, non dissimili da quelle del soggiorno. Di fianco ad esse c'è la servitù: Maria, Anna e Sofia , perfettamente composte. Iniziamo a mangiare e si sente solo il rumore delle forchette che graffiano sui piatti di porcellana. La tavola è imbandita sontuosamente: la tovaglia è bianca e ricamata, sopra di essa ci sono le uova e il brunch che sono due uova in camicia servite su due metà tostate di un english muffin, condito con fette di lonza di suino, il tutto copiosamente irrorato da salsa olandese. La salsa olandese é una maionese fatta usando il burro al posto dell'olio. Io sto mangiando il dessert : New York Cheesecake, preparato con una base fragrante di biscotti e una crema avvolgente, realizzata con il formaggio cremoso che la rende dolce, morbida e leggermente acida grazie al ciuffo di panna e ai frutti di bosco. Mia madre e John sono impegnati ad amoreggiare teneramente su due sedie vicine.
Si comportano come se fossero adolescenti, mi fanno spuntare il sorriso, perché loro sono la prova che l'amore non ha età. Anche se mi mettono una strana allegria, mi sento a disagio e cerco di concentrarmi sul mio dolce.
Stanno discutendo del prossimo Galat. Mi annoiano questo genere di discorsi e, a giudicare dalla fretta con cui ha finito di mangiare Eric, anche a lui. Sarà andato di sopra, mi chiedo cosa abbia da fare di così urgente, starà preparando la tesi.
< John, mamma, scusatemi, ma devo andare > mi alzo da tavola e salgo stancamente le scale. Mi incammino verso la mia stanza, ma i miei passi sono trascinati, la suola delle mie scarpe striscia sul marmo del pavimento a causa della stanchezza. La voce di Eric eccheggia nel terrazzo del salottino nell'ala est.
< Sì, sta' tranquillo! Questa volta non ti darò buca, ho tutta l'intenzione di farmi perdonare Neil! >. Il suono di quel nome mi fa trasalire, perché la mia mente viene attraversata dal ricordo della corsa clandestina. Quella notte, che scoprii questo suo lavoro ai limiti della legalità, é ancora vivida nei miei ricordi. Sbircio dalla vetrata: appoggiato al muretto, parla al telefono, mentre inspira ed espira il fumo dal filtro della sigaretta. Le sue scure sopracciglia sono abbassate e ravvicinate, una vena gli pulsa sulla fronte, i suoi occhi fissano duramente un punto indefinito davanti a sé. Sembra arrabbiato. Sicuramente le prediche di Neil non gli piacciono. Chiude il telefono, io mi spalmo sul muro per non farmi notare. In punta di piedi mi allontano, perché voglio dirlo a John, questa volta non mi fermerà. Questo ragazzo è pazzo, qualsiasi sia la ragione per cui lo fa, suo padre deve saperlo e fermarlo. Ci sono tanti modi meno pericolosi per trovare soldi. Le sue braccia fredde mi agguantano dalle spalle, come se mi volessero abbracciare da dietro. Io sobbalzo e mi divincolo cercando di respingerlo, ma la sua presa è ferrea.
< Come sempre non perdi occasione per darti al tuo passatempo preferito... spiarmi > mi dice con veemenza. Io riesco a spingerlo via con una gomitata e lui a stento trattiene un'imprecazione.
< Vu-vuoi co-correre? > gli domando balbuziente a causa dell'imbarazzo, lui sogghigna per poi darmi la risposta : < No, vado a giocare a briscola > .
< Nonon puoi farlo! John deve saperlo, è un lavoro pericoloso, lui... ora glielo dirò! >
Lui mi trattiene dagli avambracci.
< Urlerò, Joh... > non riesco a continuare, perché mi tappa la bocca con una mano. Io decido di assestargli un calcio sulla gamba per discostarlo da me e lui impreca piegandosi in due. Io inizio a correre per scendere giù, ma mi sbarra la strada.
< Vuoi farmi fuori questa sera? Senti, troviamo un accordo, io non posso dirlo a mio padre, ci sono altre persone in ballo che rischiano la vita seriamente, non posso giocare con le loro vite, sei in grado di capirlo o no? > mi racconta, furioso.
< Sì, però... >
< Però nulla Sara, tieni la bocca chiusa > mi ammonisce con tono perentorio.
< Va bene, ad una condizione però... po-portami con te > mi arrendo per poi affrettarmi a specificare < Prometto che non ti sarò di intralcio, me ne starò in un angoletto, giuro! > .
< Va bene, ora andiamo > mi fa segno di incamminarci. Usciamo fuori senza dare alcuna spiegazione dal momento che i nostri genitori si stanno preparando per il Galat e non pensano ad altro. La macchina è fredda, io strofino le mani le une nelle altre, Eric aspetta che si surriscaldi. Indossa un giubbotto di pelle nero imbottito con pelle interna, dei jeans scuri e una maglia pesante sotto. Io invece sono vestita un po' più leggera con giacchetta bianca.
< Dietro ho una seconda giacca, mettila, stai tremando di freddo > mi fa segno ai sedili posteriori. Mi sporgo per prenderla.
< Gra-grazie! Ma è di pelle? >
< No, di lana di pecora, di cosa vuoi che sia? > replica con sarcasmo ridacchiando. Io lo seguo a ruota, mentre la indosso, è morbidissima e caldissima.
< Perché ne hai due? > chiedo curiosa mentre mette in moto.
< Prevenzione, non si può mai sapere >
< Certo che tu sei veramente organizzato e calcolatore > constato seriamente, lui si volta ad osservarmi con un sorriso che gli illumina il viso, chiedendomi : < Tu no? >
< Ehm... non proprio > mi limito a dirgli e lui sorride.
< Lo immaginavo > pronuncia ed entrambi ridiamo. Il vaggio prosegue tranquillamente. La macchina inchioda, riconosco il luogo: una stradina scura, illuminata solo da pochi fari. Ci sono tante macchine con i vetri oscurati, parcheggiate le une di fianco alle altre.
Riconosco da lontano Neil e mi ritorna alla mente come scalciavo, quando ero a penzoloni su di lui e mi rivolgo ad Eric con incertezza: < Ehm, Eric... po-potrei aspettarti qui... >
Lui mi scruta allibito sollevando il sopracciglio.
< Cosa? Tu hai scatenato la terza guerra mondiale per venire qui e adesso vuoi aspettarmi in macchina? >
< Mi vergogno di Neil perché, ecco, io... >
Lui scoppia a ridere.
< Mi ricordo la tua performance, tranquilla, Neil se ne sarà già dimenticato > mi rassicura divertito per poi aprirmi la portiera. Vedere di nuovo quegli uomini tarchiati con i loro sguardi languidi mi mette tanta paura. La sua mano così grande, forte e sicura prende la mia.
Sembra che abbia uno strano potere: mi sento al sicuro. Eric è sempre così impavido, deciso e forte. Affronta ogni problema molto difficile a testa alta. Vorrei avere un solo decimo del suo coraggio.
< Andrà tutto bene, questi posti non li amo particolarmente neanche io > mi lancia un occhiolino rassicurante.
Neil ci saluta e ovviamente non mancano le battutine pungenti nei miei confronti: < Ma chi abbiamo qui? Eric e la piccola selvaggia! Che piacere rincontrarti dolcezza >. Sento solo le risate sommesse dello stronzo al mio fianco che mi ha chiaramente mentito.
< A dopo > proferisce e si avvia.
Le urla della folla di fianco a me lasciano presagire che la corsa sta per iniziare; infatti i piloti sono disposti vicino le vetture.
Una stretta forte e robusta sui miei fianchi mi avvolge e io mi irrigidisco. Mi spinge con irruenza verso di sé. Io mi dimeno con tutte le mia forze, ma tutto è vano. Tento di urlare, ma una mano preme sulle mie labbra impedendomi di farlo. Mentre mi arrendo tra le sue braccia, lui mi volta verso di se. La persona che ho di fronte mi fa sbiancare: ha una disordinata chioma riccia che gli conferisce un'aria ribelle, il loro colore rosso attira maggiormente l'attenzione. I suoi occhi sono verdi, la sua pelle è chiara, i lineamenti sono marcati, il naso è sporgente, su di esso ha un pirsing. Ciò che più cattura attenzione sono le sue lentigini, coprenti interamente il naso e le gote. Proprio lui, il pazzo ubriaco del bar toreggia di fronte a me.
< Ci si vede cara, che piacere rivederti! > farfuglia ubriaco. Provo a fare un passo indietro, ma lui mi tira violentemente a se palpandomi il sedere con forza davanti a tutti.
Io sferro pugni sul suo addome, ma lui ride.
< Aiuto! Aiuto lasciami!! >
Il suo alito di alcol mi disgusta, lui mi disgusta come persona. Una lacrima silenziosa scende a bagnarmi il viso anche se le mie braccia si muovono all'impazzata.
Ad un certo punto non avverto più la sua presenza, apro gli occhi e lo vedo distante da me. Di fianco a me è comparso Eric che lo scruta intimiditorio. Il ragazzo in questione barcolla per poi cadere a terra.
< Ma tu sei sempre qui? Pronto a difenderla? Chi sei? Il suo santo protettore? > protesta l'essere ripugnante
< Sicuro e se non sparisci, potrei diventare altro > lo minaccia con tono intimiditorio e duro.
Lui striscia a terra, probabilmente perché non ha il completo controllo del suo corpo. Eric non trattiene una smorfia di disgusto sul viso nel vedere lo stato in cui riversa, noi altri facciamo lo stesso. Mister simpatia si volta verso di me e mi scruta negli occhi per un attimo per poi intimarmi : < Dai, andiamo >. In macchina il silenzio è opprimente, non riesco ad articolare neanche una sillaba. Tutto ciò mi ha turbata profondamente. Lui sembra leggermi nel pensiero a giudicare dalle occhiate di sfuggita che mi rivolge.​
< ​ Sei turbata ancora da Steven > mi fa presente.
< Sì, non sopporto chi ci prova in quel modo, non è il mio tipo >
< E chi sarebbe il tuo tipo? >
Questa domanda mi spiazza.​
-Perché vuole saperlo?-
< Beh... deve essere una persona dolce che mi corteggia e mi rispetta >
< Sogni da cenerentola insomma... e se ti insegnassi quanto può essere eccitante il brivido dell'imprevedibile, dell'avventura? > allude a quella che mi sembra una provocazione.
< Perché mai dovrebbe esserlo? > obbietto a disagio​
< Perché è qualcosa di imprevedibile. Una vita imprevedibile dà molte più emozioni di una vita monotona e prevedibile, perché ogni momento ti fa sentire vivo e ti fa accettare le brutture della vita > insinua misteriosamente.​
< E a te pia-piace? Per questo che corri? >​
< Non corro per divertimento. E sì, mi piace una vita imprevedibile, ma dipende... io stesso lo sono a volte, ma tutto ciò che c'è intorno a me deve essere calcolato. Comunque con imprevedibile mi riferivo ad altro > mi spiega allusivo fissandomi in modo analitico e malizioso.​
-Che si stia riferendo a noi due?-
< A me non... interessa > mi sento in dovere di chiarire, ma la mia decisione vacilla di fronte al suo sguardo penetrante.​
< Non lo pensi davvero, dici quello che ti fa comodo pensare, ma non lo pensi davvero > si blocca per poi dilungarsi nel discorso < lo dici perché hai troppa paura di quella vita, ma so che non è così, lo vedo dal modo in cui i tuoi occhi sfuggono al mio sguardo ora, dal modo in cui balbetti, dal modo in cui la tua voce vacilla, dai tremolii delle tue mani > .​
Sto andando letteralmente in autocombustione.​
< Co-cosa vuoi da me Eric? Pensi di conoscermi? > gli chiedo. ​
< No,non ti conosco... che ne dici di approfondire questa conoscenza? > mi propone enigmaticamente con un occhiolino e io mi astengo dal dirgli altro. Lui non insiste.​
Arrivati a casa, vado subito di sopra, non voglio stare vicino a lui, non dopo quello che ci siamo detti.​
Mi svesto e mi cambio per andare a dormire, ma non ho sonno.​
Sono le 22:00.

Il buio proveniente dalle vetrate oscura tutta la camera, sebbene la luce della luna, filtrante dalla finestra, illumini tutta la stanza. Al centro di essa è situato il mio letto a due piazze che è esattamente come l'avevo lasciato: esso è ricoperto da lenzuola, copriletto bianco e il mio adorato orsacchiotto intento a stringere un cuore su cui è scritto "Miss you". Sulle pareti rosa ci sono quadri surreali, l'urlo di Edvard Munch e tante mie foto che mi ritraggono con le trecce e l'apparecchio da bambina sino all'adolescenza. Lateralmente al letto ci sono due comodini in legno bianco: su di uno è riposta la brocca di vetro contenente l'acqua, sull'altro poggia il libro. "Il Tulipano che fiorí tra la neve". Distante di qualche metro si trova un piccolo salottino costituito da 2 poltrone e un lungo divano a isola di pelle bianchi. Tra di essi, su un tappeto bianco e beige, si trova un tavolino di legno, la cui gamba presenta, attorcigliata a sé, una seconda gamba che incrocia la prima. Poco più avanti si nota la mia scrivania, anch'essa in legno bianco, su cui sono poggiati alcuni miei libri, avezzi della mia cultura, anche se la maggior parte risiedono sulla mensola di fronte la scrivania, inchiodata al muro.

​Ho bisogno di fare un disegno, altrimenti sarò messa male. Mentre realizzo che il dormire sarà l'ultimo dei miei pensieri, avverto la morbidezza dell'imbottitura della sedia in legno bianco su cui mi sono seduta. L'oggetto é una camicia da notte raffinata e sensuale. Deve trasmettere sensualità e romanticismo perché la si deve indossare la prima notte di nozze. Definire il romanticismo e l'erotismo di questo momento mediante il vestito che dovrebbe essere la più alta tentazione per l'uomo in un gioco tra vedo e non vedo, questo è il progetto che ci ha lasciato il professore. Sono giorni che sto dando libero sfogo alla mia immaginazione, al mio romanticismo attraverso questa matita. L'immaginazione non ha limiti, per questo la matita mi ha sempre fatto sentire libera, libera di sognare, libera di visitare luoghi inesplorati e di conoscere sensazioni mai provate prima. Sto delineando la lunghezza e le pieghe, deve essere di seta a differenza di questa camicia bianca che indosso ora. Deve arrivare a metà coscia, con una scollatura anteriore e una scollatura posteriore,dal colore della passione, il rosso.​
-È PERFETTO! SEMPLICE, ELEGANTE, RAFFINATO E SEXY! -​
Immagino la mia prima notte di nozze con quello che sarà l'uomo della mia vita : il letto cosparso di rose e le candele che creano un'atmosfera magica intorno a noi. Un tuono mi fa sobbalzare e un'ondata di vento muove la fiamma della candela al mio fianco. Proprio così, io disegno con la candela rilassante, stimola la mia concentrazione. Mi guardo intorno e tutte le finestre sono chiuse.​
-Ma allora da dove proviene questo vento?-
Oltrepasso la soglia della mia stanza e tento di capire da dove provenga il soffio del vento . Proviene dalla soffitta.​
-Ma cosa?! -​
In fondo al corridoio dell'ala ovest si trova una scalinata stretta a chiocciola; questa è nascosta dal muro,avvolta nel buio della notte, mi mette ansia. Procedo con cautela verso di essa con i brividi che mi percorrono per tutta la schiena.
L'incidere delle mie ciabatte sul pavimento scricchiolante di questa parte della casa mi infastidisce. Ho il cuore in gola dalla paura non appena mi ritrovo di fronte ad una porta in legno antico, consumata dal tempo che da' un aspetto lugubre a questa zona nascosta della casa.​
Altri lampi mi fanno saltare.​
-Accidenti! Sono una fifona! Se solo fossero già tornati la mamma e John...- penso mentre la mia mano si avvicina alla maniglia, ma un rumore proveniente al suo interno, quasi un boato, mi fa trasalire. Scendo velocemente le scale strillando : < Aiuto!! >.​
Dei passi veloci e scattanti ho come la sensazione che siano dietro di me e mi inseguano.
-Eccola!!! La mia porta!!-
Qualcuno mi afferra dal fianco, facendo aderire la mia schiena al suo petto forte e grande. Mi divincolo con tutte le mie forze, urlando :
< LASCIAMI! AIUTO! >. Mi zittisce chiudendomi la bocca, la sua stretta è ferrea,non riesco a muovermi.​
La persona in questione mi trascina in camera mia, chiudendo la porta. Senza che neanche lo realizzi mi trovo appoggiata ad essa. Non so chi sia perché ho le mani davanti agli occhi, ho troppa paura e non voglio vedere chi ho di fronte. Un pazzo, un assassino, un ladro, uno psicopatico.​
< Hai finito di urlare come una pazza? >​
-Ma questa voce è...-
< E-eric? Ma che fai? Giochi a spaventarmi? >​
Lo allontano da me, mentre lui scuote il capo incredulo.< E tu? Giochi a nascondino? Sai stavo dormendo e ho sentito le tue urla. Pensavo di essere in un manicomio, poi mi sono ricordato che tu vivi con me > afferma con sarcasmo, prendendomi in giro, io gli do' dei colpetti sulle spalle. Gli diverte vedermi tremante come una foglia.​
< Non sono pazza! Ho sentito dei rumori >​
< Ribadisco, soffri di manie di persecuzione! > ​sottolinea, sarcastico, ghignando.
< SAPEVO CHE NON MI AVRESTI CREDUTO > mi lamento, risentita, per poi dargli le spalle, nel tentativo di andare via, o almeno ci provo.​
Le mani di Eric mi afferrano posandosi su di me: una sulla mia spalla e l'altra sul mio fianco. Mi giro quasi spaventata da tutta quella forza. Sarei stata pronta a ribattere se ne fosse stato il caso, ma lui non me ne lascia il tempo. Si cala verso di me e con un sorriso spettacolare e affascinante mi fissa negli occhi in modo penetrante.​
< Co-cosa... >​
Le parole che voglio dire sono bloccate all'altezza della gola quando le sue calde dita sfiorano le mie posizionate lungo il mio fianco. Abbasso lo sguardo notando il modo in cui suo palmo accarezza lentamente il dorso della mia, in seguito si sposta sul mio fianco. Mi provoca un tremolio lungo tutta la spina dorsale. I suoi occhi di ghiaccio restano inchiodati ai miei e, di tanto in tanto, si posano sulle mie labbra. Le sue così carnose si avvicinano alle mie. Il suo respiro così caldo batte insistentemente sul mio viso, mentre azzera le distanze tra noi. Il mio cuore inizia la sua galoppata. Le mie braccia si posano sul suo petto per allontanarlo. L'unica cosa, che riesco a fare ora, è trarre respiri profondi.​
< Fe-fermooh... > annaspo serrando gli occhi, perché non riesco ad incontrare i suoi.
Lui aggrotta le sopracciglia, accigliato.​
< Siamo attratti l'uno dall'altra > replica con voce suadente, per poi concludere < Non puoi chiedermelo ora, in questa stanza, vestita così>.
Il suo sguardo di fuoco percorre tutto il mio corpo, soffermandosi sulle mie ginocchia, esposte dalla camicia da notte. Le mie gote prendono colore, io mi sento andare a fuoco e volgo lo sguardo al marmo del pavimento. Non riesco a mantenere il contatto visivo con lui, non quando fa così. Il suo sguardo mi destabilizza, mi annienta accentuando la goffaggine che ho di natura. Questa situazione è assurda, surreale e tremendamente imbarazzante. Il mio palmo si appoggia alla maniglia della porta nel tentativo di aprirla. Voglio che se ne vada, è troppo pericoloso, ma sul mio dorso la sua mano blocca ogni mia intenzione. Il suo sguardo è tranquillo, ma allo stesso tempo è diverso : la scintilla di un'emozione sconosciuta illumina i suoi occhi, solitamente, freddi. Ora sembrano volerla trasmettere. Il suo tocco sulla mia pelle è così delicato e deciso. Nonostante le controversie del suo modo di essere, questo ragazzo è molto deciso, sicuro di sé, ironico e perspicace, tuttavia riesce ad essere delicato, silenzioso, quasi dolce.​
-Sarà questo che mi fa provare questa sensazione di oppressione alla bocca dello stomaco quando lo vedo? Non è solo la bellezza ad attrarmi! È come se avesse un fascino magnetico di fronte al quale io mi sento disarmata! -
< Comincio a credere che forse non avremmo dovuto incontrarci ora. Sei semplice e bellissima > mi sibilla all'orecchio e avverto il suo soffio su di esso che crea una scossa che mi irrigidisce in un primo momento e mi rilassa successivamente. ​
Il mio diaframma fa su e giù a causa della tensione.​
Sulla guancia deposita un bacio casto, dolce, quasi tenero. Me ne dà altri per tutto il viso con molta tenerezza e io sono come pietrificata sul posto, non so cosa fare. Quando le avverto così umide sulla mia guancia, trasalisco, ma questa volta danno inizio ad un gioco dolce e sensuale. Mi da' una sensazione di benessere e piacere che mi rilassa.​
< E-Eric... > lo chiamo con poca convinzione, lui non mi presta ascolto e continua.​
< Que-queesta-ah... situazione tra di noi è insostenibile e complica... > non riesco a terminare la frase perché poggia la sua fronte sulla mia, i nostri sguardi si incontrano finalmente senza alcuna via di scampo. Quando questo contatto diretto si interrompe, lui sfrega il suo pollice sul mio labbro inferiore. La solita Sara gli avrebbe tirato uno schiaffo, ma in questo momento è come se il mio corpo non rispondesse ai comandi della mia mente. Non posso fare a meno di respirare affannosamente, è la sua vicinanza. Chiudo istintivamente gli occhi, mentre le sue labbra si posano delicatamente sulle mie, sono così morbide e umide. All'inizio sembra si limitino ad accarezzarle, ma in seguito aumentano di intensità, esercitando il loro dominio sulle mie. Si muovono frenetiche e la sua lingua si insinua lentamente nella mia bocca. Questo contatto è così intenso da farmi tremare ad un semplice tocco. Avverto un inferno scatenarsi nel mio basso ventre, uno sfarfallio devastante e bellissimo mi attraversa. Le mie si muovono cercando di imitare i suoi movimenti. Le mani, rimaste a mezz'aria, affondano nei suoi ricci dietro la nuca per avvicinarlo ancora più a me. Non posso privarmi di lui in questo momento audace e infuocato. Le sue braccia stringono la mia camicia da notte rendendo il nostro contatto ancora più intimo. L'atmosfera è elettrica a causa degli intensi scocchi che eccheggiano la stanza. Mentre le sue si muovono vorticosamente sulle mie, mi sembra di perdere la cognizione del tempo. Il freddo della porta sulla mia gamba, lasciata parzialmente scoperta, causa un brivido di un'entità indefinibile. La camicia da notte si è alzata di poco, mostrando una parte della mia coscia sinistra. A stento mi accorgo che una mano di Eric sta stringendo una parte di tale tessuto, poco più su del ginocchio denudato. Il suo corpo toreggia davanti al mio spingendolo sempre di più contro la porta. Serro completamente le palpebre, anche se questa danza di passione comandata da lui seguita a travolgermi, in ogni istante, con un'intensità sempre maggiore. Allontano le mani dai suoi capelli. Stringe con ardore i miei fianchi , facendo in modo che i nostri corpi premano l'uno contro l'altro.

Si udiscono solo gli scocchi dovuti a questo scontro impetuoso, in cui desideriamo dominare, l'uno sull'altro. Il suo labbro superiore gioca con il mio, prendendo a mordicchiarlo. In un attimo entrambe le sue labbra divorano nuovamente le mie per poi prendere a stuzzicare, alternandole a colpi di lingua. La mia testa si incurva per poter seguire tutti i suoi intensi movimenti. Mi sento inerme, non riesco a reagire, è la prima volta che qualcuno mi bacia così. Un rumore mi fa sobbalzare. Mi discosto di qualche centimetro interrompendo il contatto, per farfugliare parole : < Ha-hai... se-sentito? >​
< Che ci importa, è notte, chi vuoi che sia > mi sussurra per poi ributtarsi a capofitto su di me. La passione è così forte che mi spiaccica contro la porta, afferro a pugno la sua maglia con l'intenzione di respingerlo, ma vacillo nella convinzione. Fatico a fermarlo: una parte di me desidera che continui all'infinito. Il movimento  delle sue labbra carnose é così sensuale e prorompente da farmi mancare la terra sotto i piedi. Le mie rispondono all'unisono alle sue, sembra che siano fatte per essere una cosa sola.​
Esso è droga per me, perché non riesco a privarmene. Qualcosa mi distoglie per un secondo da questi pensieri. Le parole di John mi ritornano alla mente:​
** < Vorrei che voi imparaste a comportarvi come fratelli, ne va della nostra famiglia > **
Mi sento una traditrice, proprio nel momento in cui lambisce la mia guancia, lasciando una scia umido che porta il segno di questo desiderio.

Un desiderio che mi sta consumando ogni istante.​
< No-non.. po-possiamo... tuo padre... > cerco di dirgli amsimante.
< Che ti importa, ci piaciamo, questo conta >​
< Sì, ma... > non riesco a pronunciare una frase di senso compiuto, perché lui mi zittisce impossessandosi di nuovo della mia bocca in modo impetuoso.​
Le mie braccia fanno pressione sul suo addome e lo spingono lontano.​
Un cipiglio compare sul suo viso.​
< Co...saaah ​ c'è? > mi domanda faticosamente con la respirazione affannosa e la voce rauca a causa del bacio.​
< Pe-pensavo aa... tuo padre >​
< Tu in questo momento... pensi a... mio padre? > mi domanda affannosamente afferrando i suoi capelli, quasi furiosamente.
< Me-me lo chiedi anche? Tu-uh... mi hai baaciata e questo è... > gli faccio notare. Stiamo ansimando entrambi.​
< Lo so > pronuncia frustrato, il suo petto si muove faticosamente a causa del respiro corto. Mi sento il cuore in gola e infatti mi appoggio al muro.​
Mi oltrepassa senza dire altro, lasciandomi sola con i miei pensieri che hanno un solo nome, il suo.​
Pov ERIC :​
La mia stanza è chiaramente in disordine: tutto si trova sul pavimento. Il mio letto è disfatto.​
-Chi può aver mai fatto una cosa simile? Allora Sara aveva ragione! C'è stato qualcuno qui!- realizzo.​
Il mio cellulare vibra, il display si illumina, è Kevin.​
< Kevin cosa c'è? >
< Sono entrati a rubare e mi hanno rubato il registratore! > mi rivela impaurito.​
Una volta chiusa la chiamata,afferro le mie ciocche scure, quasi volessi tirarmele per la disperazione. Mi siedo sul materasso.​
-E adesso? Come farò ad accusare Isabel? -


ANGOLO AUTRICE:

Finalmente Eric e Sara si sono baciati. Un bacio decisamente passionale e travolgente. Lei è molto attratta da lui ed è un'attrazione che non coinvolge solo la fisicità, ma Eric? Seppur abbia fatto dei passi avanti, il ragazzo seguita mantenendo un alone di mistero ed enigmaticità intorno a sè. Quale sarà il suo obbiettivo? Chi ha rubato il registratore?

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