39. Rapporti complicati
La ragazza che era di fronte a me in quel corridoio mi fissava sorpresa.
Aveva due occhi scuri e dal taglio elegante e quasi felino, lunghi capelli color carbone e delle labbra carnose e rosee.
I suoi tratti possedevano qualcosa di mediorientale e il suo viso trasmetteva la sensazione che fosse una persona sveglia e scaltra.
«Come mi hai trovata?» sibilò lasciando cadere a terra la spesa che aveva tra le mani per sfoderare un paletto di legno da dietro la schiena.
Indossava un giacchetto di pelle nero così come il resto dei suoi abiti: una maglietta con lo scollo a V e un paio di leggins.
«Calmati, non sono qui per combattere, preferirei non dare nell'occhio...» mormorai mentre mi chinavo lentamente a raccogliere della frutta che le era caduta dal sacchetto che poco prima aveva in mano.
«Stammi lontano... o questa volta ti decapito» ringhiò nuovamente Seline.
«So dove si trova Cole e voglio proporti di farlo fuori insieme» le dissi raccogliendo la sua spesa per poi porgergliela gentilmente.
Lei non abbassò la guardia ma non si mosse, né per accettare il mio aiuto né tanto meno per attaccarmi.
«Non ti farò entrare in casa. Anche se è solo per parlare...»mi minacciò alzando la sua arma contro il mio collo mentre recuperava le sue scorte di cibo dalle mie mani.
«La chiami casa? Sono sempre rifugi temporanei per quelli come noi...» mormorai mentre la punta affilata del paletto mi toccava la gola.
Sentii qualcuno salire le scale e mi prodigai di portarle il braccio dietro la schiena e farla indietreggiare verso il muro, al cui mi poggiai con un braccio per nascondere il suo paletto e quella sua espressione furiosa.
«E così ho pensato di chiederti di venire a cena con me questa sera...»improvvisai con tono suadente, mentre una donna in abiti eleganti saliva le scale per poi continuare a dirigersi su dopo averci osservato curiosa per qualche attimo.
«Toccami un'altra volta e ti strappo il cuore e te lo faccio ingoiare» sussurrò Seline al mio orecchio per poi darmi una testata sul viso che mi fece indietreggiare.
Mi limitai a maledirla, dopodiché lei rientrò in casa e sparì dalla mia vista chiudendosi la porta alle spalle.
Sperai che aspettandola di sotto cambiasse idea, quindi mi sedetti nell'androne dell'edificio in attesa di una sua risposta riguardo la mia proposta.
Dopo un paio di ore la vidi far capolino dalle scale. Mi alzai sospirando per quella mia piccola vittoria.
«Bravo, per ogni cinque stronzate che fai almeno ne fai una giusta. Se mi fossi stato ancora per due minuti tra i piedi ti avrei fatto fuori»disse seria la cacciatrice incrociando le braccia sotto il seno.
«Sei troppo violenta, irascibile e sociopatica, dovresti darti una calmata»affermai mentre iniziavo a camminare fuori dal complesso di appartamenti, con lei che mi seguiva a ruota.
«Hai bisogno di me per questo lavoro, sicuramente non mi hai chiesto aiuto per il mio bel faccino o perché sono dolce e coccolosa» ribatté acida e con un sorriso falso.
«Non ho mai detto che hai un bel faccino, sei troppo arrogante, antipatica e acida, ma hai anche dei difetti» risposi con tono tagliente.
«Giustamente quando la volpe non arriva all'uva dice che non è buona...»sentenziò allargando il suo sorriso ipocrita e irritante.
«Se l'uva è marcia la volpe non la vuole neanche a prescindere» continuai in quel battibecco.
«Non ho altro tempo da perdere con le tue crisi esistenziali e la tua problematica comportamentale con le donne, quindi arriva al punto o me ne vado»tagliò corto Seline riacquistando un'aria inespressiva e feroce.
«Sappiamo dove si trova quel demone che crea problemi a tutti, vogliamo attaccarlo di sorpresa e soprattutto abbiamo bisogno dell'arma che mi hai rubato per spedirlo all'inferno»le spiegai serio e risoluto.
«Avevi detti di volerlo uccidere, hai bisogno di un'altra delle mie armi magiche... ma non l'avrai. Lo ucciderò io personalmente. Questi sono i patti»disse fredda la ragazza.
«Hai un'arma che può uccidere un demone e mi hai preso quella che può solo spedirli all'inferno? Perché volerne una più debole?» domandai incuriosito.
«Non tutti meritano di essere distrutti definitivamente... Alcuni meritano una seconda chance» affermò secca squadrandomi con accidia.
«Stiamo parlando di demoni... A prescindere dovresti volerli ammazzare tutti»mormorai stranito.
«Gli angeli non sono tutti buoni. Non tutti i mannari sono bestie violente, alcuni vampiri cercano di essere pacifici. Le streghe non vanno bruciate tutte sul rogo solo perché praticano la magia e non sempre gli umani sono solo delle vittime innocenti del sovrannaturale. Dovresti sapere meglio di me certe cose, ma a quanto pare due secoli sulla Terra non ti sono serviti a molto...» sentenziò solenne la ragazza mettendosi appoggiata con la spalla contro il muro.
Rimasi interdetto dalle sue parole e per qualche istante non risposi così da concedermi del tempo per elaborare al meglio il suo punto di vista senza dubbio interessante.
Mi trovai abbastanza d'accordo con lei, ma era un discorso complicato da affrontare in quel momento.
«In ogni caso, domani dovremmo porre fine a questa storia, è stata tirata già troppo per le lunghe, spero tu sia dei nostri, poi ognuno andrà per la sua strada» cercai di tagliar corto mentre fissavo la donna incuriosito dopo il suo discorso.
Fu poi il suo turno di rimanere silenziosa e immersa nei propri pensieri.
«Dimmi dov'è Cole e a che ora lanceremo l'attacco, ci coordineremo sul posto e vedremo di farla finita con quel maledetto demone, non vedo l'ora di andarmene da Miami»rispose lei a tono.
Le diedi i dettagli di cosa avevamo escogitato io, Markoos e Faith, e sperai in cuor mio che fosse della nostra parte e che non avesse bluffato.
Conoscevo poco di Seline,anche se credevo fosse una combattente formidabile e letale, ma la cosa che più mi spaventava di lei era il fatto che fosse indecifrabile come persona, così come lo era nei panni di una valida avversaria sul campo di battaglia.
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