38. Angel with a shotgun
Sul telefono di Simon vi erano tutte le informazioni necessarie per scoprire dove si nascondeva Cole.
Non potevo non pensare a quello che avevo dovuto fare al mio vecchio amico, ma ormai ero giunto a un punto dove non si poteva scegliere altro che stare con me oppure contro di me.
Ero fermo sul divano in stato catatonico, mentre Faith e Markoos erano concentrati vicino al tavolo ad aspettare il momento propizio in cui Seline si sarebbe avvicinata al covo di Cole.
«Cosa aspetta a scoprire dove diavolo è quel maledetto demone? Questa calma non durerà ancora per molto»brontolò scocciata Faith sbuffando per poi lasciarsi andare pesantemente sulla sedia.
«Forse dovresti andarle a dare una dritta e poi chiamarci quando siete pronti ad andare ad ammazzare quel bastardo»affermò Markoos con lo stesso tono stanco.
Mi limitai a mugugnare in senso di assenso e poi mi alzai dopo quelle ore di intensi ragionamenti con me stesso.
Recuperai il mio giubbotto di pelle e lo infilai sopra la maglietta scura che indossavo, per poi osservare la posizione di Seline e decidere di raggiungerla.
Nell'androne dell'appartamento tuttavia Faith mi raggiunse chiudendosi la porta della nostra casa provvisoria alle spalle.
«Hai fatto quello che andava fatto, non devi sentirti in colpa. Sono stata una tua complice, ma sono consapevole che la sua vendetta non si sarebbe mai fermata...»affermò la vampira fissandomi mentre mi voltavo lentamente.
«Non farlo... non capisci...»mormorai semplicemente.
«Io capisco, quello che ho fatto a Caro... Io... ma qui si parla di te! Tu dovevi farlo!»mormorò lei con voce tremante.
Non avrebbe superato in fretta il fatto di aver saputo di aver ucciso la sua più cara amica quasi due secoli prima.
Ma non poteva sapere cosa provavo io, perché sapevo quello che stavo facendo e perché.
«Tu non devi sentirti in colpa, io sì. Questa è la verità. Non era giusto ma necessario... Potevo però decidere di non farlo»risposi con un filo di voce.
«Abbiamo bisogno di quella parte di te che cerchi di reprimere da quando ti conosco. Una parte che ho amato in una maniera malata, ma che mi ha anche sempre spaventato. Ho sempre pensato che ero fortunata ad avere il tuo amore invece che il tuo odio»continuò lei avvicinandosi verso di me di qualche passo.
Feci un lungo respiro e mi voltai serrando i pugni e trattenendo le mie emozioni contrastanti.
«Forse non sarei mai capace di odiarti, anche se ora odio tutti quelli che ho amato tranne te e lei...Fai in modo che io non ti odi mai o finirai come Simon, Lauren e tutti quelli che mi hanno tradito» conclusi senza aspettare una sua risposta e camminando a passo spedito fuori dall'edificio.
Presi la mia auto e mi misi alla guida, seguendo con il mio smartphone le indicazioni che mi inviavano Markoos e Faith in tempo reale. Dovevo raggiungere Seline e dirle dove cercare e fermare Cole.
Parcheggiai vicino a un appartamento di periferia, visto che il segnale di Seline era in quel quartiere.
Feci qualche passo verso una stradina che conduceva al mio obiettivo, ma mi fermai quando sentii un rumore sospetto alle mie spalle.
«Fermo dove sei e alza le mani»mi intimò una voce familiare mentre sentivo il rumore di una pistola caricata.
«Gabriel... non è divertente»mormorai una volta che mi fui girato, riconoscendo il sergente con cui spesso collaboravo.
Feci per abbassare le mani ma lui fece fuoco centrandomi senza preavviso a una gamba.
Il dolore fu intenso, inaspettato e mi tenni l'arto ferito e sanguinante serrando i denti.
«Hai ucciso Simon... Come hai potuto?» mi ringhiò contrariato l'uomo avvicinandosi e puntando ancora più con foga la pistola verso di me.
«Non so di che...»serrai i denti ma fui interrotto da lui che urlò.
«Io non ho mai voluto che morisse! Lui era mio amico! Volevo che si desse una regolata, non che fosse ammazzato!» sbraitò Gabriel con rabbia.
«Mi dispiace, lui non sarebbe tornato mai più come lo conoscevamo noi, altrimenti non l'avrei fatto» mi scusai mentre lentamente sentivo la ferita curarsi nonostante mi dolesse la gamba.
«Te la farò pagare, non so come, ma lo farò!»ringhiò prendendo la mira dritto alla mia testa.
Una finestra alla mia destra esplose e una lunga scheggia si librò in aria da sola, per poi schizzare dritta sulla gola di Gabriel formando una linea rosso scuro sul suo collo.
Rimasi interdetto mentre lui crollava esterrefatto a terra.
Tuttavia riuscì a prenderlo al volo tra le mie braccia cercando di sorreggerlo.
«Cazzo, cazzo cazzo! No, Gabriel resta con me, non chiudere gli occhi!»affermai levandomi come potevo la giacca per poi premerla sulla sua gola insanguinata e provare a fermare l'emorragia.
«Fuori uno, ora tocca a te, lurido succhiasangue!»gridò qualcuno nella mia direzione, ma ero concentrato su Gabriel sul provare a salvarlo, per cui guardai solo di sfuggita chi era stato a parlare.
Il sergente stava soffocando nel suo sangue e sembrava non ci fosse verso di salvarlo.
Notai una donna di colore in abiti scuri puntare una mano verso di me e improvvisamente avvertii un forte dolore al petto.
Sembrava che il mio cuore volesse schizzare via, e iniziai ad annaspare.
Recuperai a fatica il pezzo di vetro insanguinato che aveva colpito il mio amico e lo lanciai con forza contro la donna che stava usando l'incantesimo.
La scheggia impazzita si piantò nella sua trachea e la strega crollò giù a terra morente.
Notai lo sguardo di Gabriel diventare sempre più spento mentre io riprendevo a soccorrerlo, ma fu tutto vano.
La mia testa iniziò a pulsare forte e capii subito di essere stato colpito da un altro sortilegio che mi fece crollare con la faccia a terra dal dolore.
Raggiunsi a carponi la pistola di Gabriel e mi voltai di scatto sparando all'impazzata, quasi con gli occhi chiusi mentre urlavo.
Smisi solo quando il caricatore fu vuoto e il mio dolore cessò.
Uno stregone giaceva a terra morto raggiunto da qualche proiettile della decina che avevo sparato.
Portai lo sguardo verso Gabriel e notai che era ormai morto con lo sguardo freddo e distante che si perdeva sull'asfalto insanguinato.
Non ebbi il tempo di raggiungerlo che fui sbalzato via da una forza improvvisa; poco dopo fui centrato al volto e un tacco si conficcò nella mia gola.
Riconobbi la donna che aveva fornito protezione a Simon quando era fuggito di prigione e,soprattutto, vidi il paletto di legno che stringeva in pugno.
«Avrei dovuto ammazzarti quando ne avevo l'opportunità»mormorò lei alzandomi una mano contro per inchiodarmi con una potente magia al pavimento e facendomi sbattere violentemente la nuca sul cemento.
Con l'altra alzò il paletto sopra la testa pronta a calarlo su di me.
D'improvviso però dietro di lei notai una cosa alquanto strana e inquietante: una luce fortissima invase dall'alto il corpo di Gabriel, lui levitò in aria e due ali fatte di energia bianca e pura sembrarono materializzarsi sulla schiena per poi svanire in un baleno.
La strega si voltò stranita e Gabriel tornò dritto in piedi, i suoi occhi erano bianchi e il suo sguardo si fece duro e serio.
«Fuggi, strega, egli può essermi di utilità. Tu verrai giudicata per la tua crudeltà verso questo mortale che hai ucciso... Verrà quel giorno, ma non è questo il giorno» mormorò solenne Gabriel con un tono di voce controllato e rigido.
La donna di colore mormorò diverse parole strane verso di lui, ma l'uomo avanzava a passo lento, immune agli incantesimi che lei cercava di lanciargli.
«Hai avuto la tua occasione di vivere, ma non hai ascoltato le mie sagge parole, perirai qui e ora!» mormorò Gabriel e posò una mano sulla testa della donna facendola carbonizzare dall'interno fino a ridurla in cenere.
Rimasi a terra inerme e con gli occhi spalancati mentre quello che una volta era il sergente Lewis torreggiava imperioso su di me.
«Tu hai cercato di salvare questo mortale, nonostante egli volesse ucciderti. Sei un essere spregevole e disgustoso, ma non posso ignorare questa tua buona azione. Io, Gabriel, Arcangelo dei Livelli Celesti più alti, decido che oggi non verrai giudicato. Ho un compito da affidarti»affermò l'essere che aveva preso possesso del mio vecchio compagno di squadra.
Mi alzai levitando e mi sentii subito guarito da tutti i traumi che mi erano stati inferti.
L'Arcangelo non mi fece parlare e sembrò leggermi nella mente.
«Egli ha acconsentito a essere salvato, la sua anima avrà pace e mi ha concesso l'accesso al suo corpo mortale per fare la mia volontà su questa Terra. Tu devi eliminare Cole e i suoi seguaci. Ha già interferito più del dovuto con i mortali e le altre razze, va eliminato. Fallo e lasceremo impunita la tua visita nel Parallelo. I demoni non vogliono provvedere a punire un loro trasgressore e sicuramente noi non sprecheremo altri angeli per quel lurido inetto. Ora va' e porta a termine il tuo compito, io ho parlato, ora tu eseguirai»concluse infine l'Arcangelo, e prima che potessi replicare sparì in un globo di luce bianca.
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