29. Non ti arrendi mai
Herbert venne lentamente verso di me con passo lento, ma deciso e io mi alzai barcollante estraendo il pugnale mistico pronto a colpire.
Lui fu lesto di me e mi bloccò il polso, poco dopo me lo ruotò disarmandomi per poi farmi fare una capriola all'indietro usando il mio stesso braccio come perno.
Infine con un colpo secco del suo gomito sulla mia articolazione, mi impedì di raggiungere nuovamente l'arma mistica che ora giaceva a pochi metri da me.
Il suo assalto terminò con una scarpata sul muso che mi fece rotolare sull'asfalto, appena bagnato da alcune gocce di pioggia.
« Io e te sotto la pioggia, che ricordo spiacevole che ho di quella volta» affermò il nazista raccogliendo da terra la lama magica.
«No dai, è stato bello vedere saltare quella tua testa malata da crucco bastardo» lo provocai mentre il dolore al braccio che guariva lentamente mi fece serrare i denti.
« Sono indeciso se ammazzarti con questa una sola volta, oppure divertirmi a vederti morire in tutte i modi che mi vengono in mente » mormorò l'esperimento genetico con un ghigno sadico.
Provai a lanciarmi all'attacco con un solo braccio utilizzabile, ma il mio pugno fu parato, poco dopo con una poderosa spazzata alla mia gamba, il mio avversario mi aveva di nuovo fatto finire faccia a terra. Un calcione alle costole mi fece rivoltare supino mentre il tedesco ora mi sovrastava con la mole e mi teneva per la maglietta resa.
« Mi limiterò a eseguire gli ordini di Cole e ti ucciderò una sola volta» sentenziò infine lasciando andare la mia nuca sul pavimento zuppo di pioggia.
Con il collo del piede gli sferrai un calcio nelle parti basse visto che era a gambe aperte.
« Voi puttanelle tedesche non sapete tenere chiuse le cosce!» ringhiai mentre si piegava con il busto in avanti.
Con la mano che non mi doleva gli presi parte della faccia e gli ficcai il pollice nell'occhio più che potevo, infine lo morsi con forza sul collo coi miei canini, per poi sgusciare sotto di lui e recuperare rapidamente la lama.
Un urlo femminile mi distrasse prima di poter sferrare il colpo di grazia ad Herbert.
« Abbiamo una cosa in comune io e questa signorina, ci ha uccise la stessa puttana» mormorò Cassidy con una nota sadica nella voce.
Intanto il nazista era in ginocchio che si lamentava per i dolori alle palle e all'occhio che ora non aveva più.
«Vuoi davvero far provare alla tua amica la stessa esperienza di venire sbranata da una bionda vampira psicopatica una seconda volta? » chiese la ragazza leccando il collo di Carolina che provò a divincolarsi.
La distrazione mi fu fatale perché venni raggiunto da un gancio di Herbert che mi stordì momentaneamente, un suo fendente verso di lui mi fu parato dal suo avambraccio e le sue dita mi artigliarono la gola alzandomi da terra.
La sua presa si fece sempre più ferrea, ma lottai scalciando, tuttavia il mio ennesimo attacco con il pugnale mistico fu vanificato dalla sua presa sul mio polso e finì ancora una volta disarmato e alla sua mercè.
Pochi istanti e mi lasciò andare inspiegabilmente, caddi a terra rovinosamente e vidi il suo corpo inginocchiato senza testa, rimasi interdetto nel vedere poi il pugnale volare direttamente nella fronte di Cassidy. La vampira che scomparve in una nube argentea mentre Carolina veniva finalmente liberata da quel tormento.
« Hai sempre qualcosa da imparare, giovanotto» mormorò una voce famigliare, e poco dopo riconobbi la figura di Rafael, perfetta e impeccabile come sempre.
« Non sono mai stato cosi felice di vederti, vecchia carcassa!» affermai sorridendo e dandogli una pacca sulla spalla.
Lui si fece serio, ma poi allargò un sorriso e rispose alla pacca, però me la diede sul braccio rotto e mi fece accasciare in ginocchio visto la sua forza da vampiro Master.
«Dovete scusarmi signorina, quello che vi è capitato nel 1876 è colpa mia, per sdebitarmi vi metterò sotto la mia protezione nel caso passiate ancora da queste parti» affermò elegantemente Raf con un lieve inchino verso Carolina.
« Ci pensa già un altro uomo alla mia incolumità, signore» replicò intimorita la bruna.
« Come sta Lauren?» chiese improvvisamente Rafael girandosi verso di me, per poi raccogliere la lama mistica da terra.
«Tutto bene, non la vedo da un po'... » mentì schiarendomi la voce.
« Spero di non vederla mai da queste parti » tagliò corto il Master per poi lanciare l'arma contro il muro.
Rimasi sorpreso di quell'azione, ma notai che la lama rimase infilzata in una specie di spaccatura dimensionale invisibile.
«Il tuo amico è lì dentro, prima lo incontri e prima sarai al sicuro, rimango io con la tua amica e a guardia di questo posto » mormorò Rafael invitandomi a estrarre il pugnale e varcare quella strana porta magica.
«Potrebbe arrivare Markoos, mi sta aiutando anche se sembra folle.
Ma ho capito già che qui sotto tu sai sempre tutto.» mormorai appena.
« Non andare! Non portarlo via, ti prego!» singhiozzò Carolina nella mia direzione.
Mi voltai per evitare di guardare la sua sofferenza, non mi sarei fermato ora per nessuna ragione al mondo.
Afferrai l'elsa della lama mistica e lo tirai verso di me, uno squarcio grande come una porta iniziò a intravedersi davanti a me e poco dopo lo attraversai.
Mi ritrovai magicamente in uno scenario completamente diverso: c'era un campo fiorito e il cielo azzurro, il sole era alto nel cielo limpido e quella distesa erbosa era immensa e meravigliosa.
Vi erano alcuni alberi sparsi per tutta quella radura e su di essi cantavano e cinguettavano degli uccellini.
La brezza del venticello trasportava con se il profumo dei fiori e mi accarezzava il viso.
Sembrava di essere davvero in paradiso, ma sapevo di essere ancora nel Purgatorio.
Un uomo era girato di spalle sotto una grande quercia secolare, aveva le mani dietro le schiena e indossava una maglia a manica lunga grigia e dei pantaloni a sigaretta dello stesso colore.
« Non ti arrendi proprio mai ...» mormorò l'uomo voltandosi e fissando i suoi occhi scuri nei miei.
La mia missione era finalmente giunta al termine.
Era Rob.
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