28. Anche se si muore ci si rivede
Stavo cercando di concentrarmi su Rob per riuscire a trovarlo. Quello che mi aveva detto Markoos era vero, vedevo come una specie di scia luminosa che mi indicava la via.
Il legame tra me e il mio amico era forte e lo avrei sfruttato per ritrovarlo.
Vagai per quelle strade deserte, una volta tornato in superficie. Il cielo era sempre plumbeo e l'atmosfera lugubre, di abbandono e disperazione, aleggiava perennemente nell'aria.
Scorsi in lontananza alcune persone, ma per poco tempo visto che poi corsero via, inseguiti da un altro gruppo di gente.
Quel luogo era strano, non riuscivo a comprenderlo, sembrava così desolato, ma sapevo che era fin troppo popolato, dato che molte persone che morivano sulla Terra erano destinate a finire qui.
Perso nei miei pensieri, continuai a seguire la flebile luce che mi indicava la via e svoltai in un vicolo, simile a quello dove mi aveva portato Markoos per condurmi al suo covo.
La mia pista finiva lì.
Provai a concentrarmi , ma non cambiò nulla, le mie indicazioni terminavano in quel vicolo e del mio amico non vi era traccia.
«Non lo troverai, Enrico.»
Una voce femminile alle mie spalle mi fece sobbalzare.
Era qualcuno che non vedevo da due secoli quasi... Carolina, la fidanzata di Rob nel 1876.
Era vestita come all'epoca, con uno sfarzoso abito blu e aveva lunghi guanti bianchi fino ai gomiti.
«Sei tu, sono contento di vederti!» affermai andandole incontro e abbracciandola forte.
Io, lei, Faith e Rob eravamo molto legati da umani, per alcuni anni ci eravamo sempre fatti compagnia e sostenuti a feste noiose e celebrazioni sfarzose.
«Non posso permetterti di portarlo via, mi dispiace», mormorò lei stringendomi a sua volta per poi lasciarmi.
«Di cosa parli, Caro? A proposito, cosa ti è successo? Non ti abbiamo mai più trovata», le domandai fissandola negli occhi e accarezzandole le spalle.
«Roberto deve restare qui! Non gli permetterebbero mai di tornare nel vostro mondo, sarebbe pericoloso per lui!» singhiozzò la giovane scuotendo la testa.
«Cosa ci fai qui? Sei sempre stata una ragazza buona, dovresti essere in Paradiso», continuai a chiederle mentre mi guardavo intorno.
«Sono venuta qui solo per incontrare lui, ma corro un grave pericolo ogni volta che lo faccio. Roberto non è contento che io venga in Purgatorio», mormorò lei con gli occhi gonfi di lacrime.
«Posso capire che per te non sia facile sapere che voglio portarlo via di qui. Ma potrebbe tornare a vivere! Pensa a quello che...» parlai ma fui interrotto da lei che si scostò bruscamente da me scoppiando a piangere.
«Avrei voluto anche io stare con voi per sempre, ma lei non mi ha fatto questa cortesia, avrebbe dovuto e avrebbe potuto, ma non ha voluto farlo», singhiozzò Carolina tenendosi le mani sul petto.
«Ero sul Ponte Vecchio dopo la rivolta, ero fuggita e mi ero salvata. Avevo deciso di uscire al calar del sole per cercare di tornare a casa, volevo uscire col favore delle tenebre. Sul ponte incrociai una donna, una superstite come me. Pensai che potevamo aiutarci a vicenda e ne ebbi conferma quando riconobbi il viso della mia cara amica Federica. Era strana e non voleva che le stessi vicino, cercò di mandarmi via mentre io invece cercavo conforto da lei. Poi si avventò sul mio collo e l'ultima cosa che sentii fu il tonfo del mio corpo nell'acqua sotto il ponte. Sono stata uccisa dalla mia migliore amica!» concluse in lacrime la ragazza mettendosi in ginocchio con le mani sul petto.
Un nodo mi si formò in gola e cercai di parlare senza riuscirci.
Faith era sicuramente in transizione quando aveva incontrato Carolina, non aveva il controllo su se stessa o non le avrebbe mai fatto del male. Non me lo aveva mai raccontato, probabilmente lo aveva rimosso dalla sua mente visto il grave trauma, o me lo aveva tenuto nascosto per oltre un secolo.
Per tante decadi mi ero sempre chiesto cosa fosse successo a Carolina, ora avrei davvero voluto non saperlo.
Faith avrebbe dovuto darmi delle risposte, ma per farmele dare sarei dovuto tornare con Rob nel mondo dei vivi.
Osservai nuovamente Carolina e provai a darle conforto, ma fallendo miseramente nel mio intento.
Non seppi cosa dire e rimasi interdetto e immobile per un lungo momento, poi qualcuno mi sorprese alle spalle e mi alzò da terra tenendomi da dietro il collo con una forza sovrumana.
Pochi attimi dopo fui scaraventato contro un muro e impattai a terra bruscamente.
«Che scene patetiche mi tocca dover vedere», mormorò una voce con uno strano accento straniero.
«Di questa piagnucolona cosa devo farmene?» domandò una seconda voce, questa volta femminile.
Alzando la faccia dal pavimento notai la sagoma di due persone che mai avrei pensato di vedere nello stesso posto.
Uno era Herbert Weshner con il suo impermeabile nero, così come il resto dei suoi abiti. L'altra era Cassidy che teneva da un braccio Carolina, strattonandola vistosamente.
Il Purgatorio era un posto bellissimo per fare le rimpatriate.
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