21. Legami Immortali

Miami, 1992

La luce della cabina telefonica andava a intermittenza e rendeva quel momento ancora più carico di tensione e preoccupazione.
Era notte fonda e i rumori della città erano ridotti al minimo, la brezza notturna che tanto amavo respirare, invece, era fastidiosa quella sera.

«Saremo al vecchio impianto elettrico abbandonato a due isolati da dove sei ora. Vieni alle prime ore dell'alba. Tranquillo, il lato sud dell'edificio non è mai esposto al sole, ma ci serve un vantaggio, noi siamo umani. Se ci sarai, troveremo una soluzione per ripagare il signor Darkblade della sua perdita, altrimenti ci accontenteremo di ammazzare il tuo amico come vendetta e verremo a cercare te per farti fare la stessa fine», disse una voce profonda e cupa dall'altra parte della linea.

Strinsi la cornetta fin quasi a distruggerla completamente.

«Ci sarò, ma se gli fate del male ucciderò voi, le vostre famiglie e tutti quelli che avete mai conosciuto in vita vostra», sibilai colmo di rabbia per poi uscire dalla cabina telefonica con passo svelto.

Steve era stato rapito dagli uomini di Darkblade, non sapevo perché quel bastardo fosse a Miami, e neanche perché ci fosse qui il vampiro.

Io ero ritornato per tentare di parlare con Rob, gli avevo lasciato quasi dieci anni di tempo per provare a darmi una possibilità. Ricordavo bene il suo avvertimento, ma speravo che così non valesse più.
Grazie ai miei vecchi contatti, ero riuscito a rintracciarlo e ora stavo camminando spedito verso la sua nuova casa.

L'incontro sarebbe andato diversamente da come avrei voluto, perché dovevo chiedergli aiuto. Era l'unico di cui mi fidassi, che non correva il rischio di essere corrotto da Darkblade e dai suoi soldi.

«Che cazzo vuoi?» fu la sua prima domanda, non appena aprì la porta. Nessuna sorpresa e nessuna emozione trapelarono dalla sua persona in quel momento.

«Posso entrare?» chiesi semplicemente.

«Ti do un minuto per ogni anno che hai avuto la decenza di non farti vedere», rispose secco facendosi da parte.

Gli spiegai velocemente la situazione usando il poco tempo che avevo disposizione.

«Ho bisogno di te per salvare Steve. Ha fatto ciò che ha fatto perché quei bastardi hanno violentato e drogato la ragazza che amava. Non merita di morire solo perché l'ha difesa. Se non avessi trasformato Ashley, lei sarebbe morta», sentenziai alzandomi dalla sedia e guardandolo.

«Dovrei rischiare il culo per uno che disprezzo e un tizio che non conosco?» mi domandò Rob contrariato.

«Non si tratta di me. Si tratta di una persona che ha sempre cercato di comportarsi bene, che ha ceduto alla violenza per una buona causa e solo perché ha perso il controllo. Tu e Steve siete più simili di quando tu creda, quello che farò per lui lo farei solo per te», dissi fissando negli occhi il mio vecchio amico.

«Non hai ucciso Ashley quando ha dato di matto però. Nel mio caso, invece, hai avuto la buona idea di uccidere Melanie. Quindi, credo che con lui tu abbia fatto molto meglio che con me, non hai scelto per lui», rispose amaramente il vampiro.

«Io ho trasformato Ashley per farla vivere! Non avrei potuto ucciderla. Io...» mormorai prima di venire interrotto.

«Tu hai capito i tuoi errori. Credevo che non ti potessi mettere in gioco per nessuno, se non per te stesso. Ora sei qui davanti a me, dicendomi che non hai risolto il problema cercando questo Darkblade e ammazzandoli tutti, che non hai preso la via facile facendo fuori un tuo amico e una ragazza problematica per uscirne indenne. Tu sei qui perché vuoi salvare una persona a te cara, invece di lasciarla morire. Hai permesso a Steve e Ashley di scegliere, anche sapendo che probabilmente era la scelta sbagliata, ma non hai deciso per loro come hai fatto con Melanie e con me. Per questo io ti aiuterò, perché non sei il figlio di puttana che ho lanciato da quel faro quasi dieci anni fa. Il fatto è che ogni decennio che passa sei sempre meno coglione e forse, un giorno lontano, smetterai di esserlo del tutto.»

Mi presentai puntuale all'appuntamento con gli scagnozzi di Darkblade e mi tennero sotto tiro tutto il tempo fino a quando non mi portarono in una stanza all'ultimo piano dell'edificio abbandonato e fatiscente.

Quei tizi erano vestiti tutti di nero come dei commando o mercenari di qualche tipo, avevano equipaggiamento sofisticato che, secondo me, era efficace contro gli esseri sovrannaturali.

Steve era legato a una sedia e sembrava pesantemente provato dalle ore di prigionia, sicuramente lo avevano torturato.

Harvey Darkblade era un uomo austero, dai capelli bianchi, perfettamente rasato e vestito di tutto punto.Era impeccabile nel portamento e nei modi di fare e i suoi occhi chiari mi inquietavano moltissimo.

«Salto i convenevoli perché dei due quello con poco tempo sono io, tu hai tutta l'eternità davanti, sempre se accetti la proposta che ho da farti», affermò atono l'uomo d'affari.

«Non le importa realmente quello che è accaduto a suo figlio, vero?» domandai amareggiato, capendo che quella del figlio era solo una scusa per giustificare le sue azioni.

«Non credo che gli avrei mai lasciato in mano i miei affari, ma di certo non volevo che fosse ammazzato da una bestia come te», rispose diretto e serio Harvey.

«La bestia era lui, ha drogato e stuprato una ragazza che poi è morta di overdose per colpa sua!»ringhiai, ma senza muovermi perché ero sotto tiro da ogni angolazione possibile.

«Voglio che uccidi Luke Collins. Voglio i suoi investimenti ma quel bastardo non vuole vendere, dice che vuole costruire qualcosa di importante in questa città. New York mi sta stretta, bisogna sempre volere di più, bisogna espandersi»,dichiarò l'uomo con tono solenne, ignorando completamente i discorsi sul figlio ammazzato da Steve.

«In cambio lascerai vivere Steve e me?»chiesi pensando alla sua offerta. Non sapevo chi fosse questo giovane imprenditore di cui parlava, l'idea di farlo fuori sicuramente mi era balzata in mente.

«Tu sicuramente, per il tuo amico ho un affare diverso da proporvi», mormorò mellifluo Harvey.

Prima che potesse dire altro, iniziai a sentire dei rumori strani e degli spari.
Rob era arrivato.
In pochi secondi, la banda dei Bloodlines capitanati da John Whinston e Rob incominciarono a lottare contro i mercenari di Darkblade.

Avendo capito cosa stesse succedendo, decisi di occuparmi dei tizi nella stanza. Mi fiondai sui due che tenevano sotto tiro Steve. Afferrai il fucile dalle mani del primo e con il calcio lo centrai sulla mandibola spezzandogli il collo. Nel giro di alcuni istanti, schivai un colpo del secondo uomo e lo infilzai al petto usando la canna dell'arma che avevo strappato al suo alleato.

«Morirete tutti!» gridò furibondo Harvey, facendo cadere la facciata da uomo distinto che aveva assunto finora.

Un proiettile mi raggiunse alla spalla e un altro al petto, facendomi crollare rovinosamente mentre cercavo di liberare Steve.

Notai con mio sommo dispiacere che le pallottole erano di legno: avevano quasi l'effetto degli spari normali su un essere umano.

Allungai un braccio per prendere la pistola dalla fondina di uno dei due cadaveri al mio fianco. Fui rapido e afferrai l'arma sparando più volte verso Darkblade e i suoi scagnozzi, centrai un mercenario allo sterno e il compagno alla gola. Tuttavia, fui raggiunto da un'altra serie di proiettili,uno al braccio che mi fece cadere l'arma, uno allo stomaco, mentre un terzo mi mancò per un pelo, fischiandomi vicino alla faccia.

Ricevetti una pedata sul volto e quella scarpa, poco dopo, calciò via lontano la pistola che avevo recuperato.

«Ti ammazzerò come un cane!»ringhiò Darkblade estraendo un paletto di legno dalla lussuosa giacca che indossava.

Mi piantò un ginocchio sullo stomaco dove c'era il proiettile e con una mano mi bloccò il braccio non ferito al suolo. Con la mano dove impugnava il paletto era pronto a colpire e a farmi fuori.

«Sono io che ho staccato la testa a quel bastardo di tuo figlio, perché non uccidi prima me?»mormorò Steve divincolandosi come poteva su quella sedia dove era legato.

Darkblade si distrasse per qualche istante tenendo in sospeso il colpo mortale verso il mio cuore. Quegli attimi di esitazione gli furono fatali, perché lo vidi semplicemente venire preso dalla giacca e defenestrato con grande forza.

Sentii il suo grido e poi l'impatto con il marciapiede sottostante.

Rob e John stavano di fronte a me mentre io ero mezzo morto e ferito.

«Cazzo, questa storia di lanciare la gente dalla finestra ti sta sfuggendo di mano», mormorai a fatica al mio amico che voleva aiutarmi ad alzarmi, mentre alcuni dei Bloodlines soccorrevano Steve.

«Grazie anche a te, John, non eri obbligato a venire in nostro soccorso»,dichiarai al capo della banda di bikers.

«I vampiri vengono prima di tutto. Non lascerò mai che uno di noi venga ammazzato dagli umani, i cani bastardi o da quelle streghe del cazzo!» affermò vigoroso John dandomi una pacca sulla spalla, quella dove vi era infilato il proiettile.

Soffocai insulti alla sua famiglia, mentre io e Steve venivamo trascinati da quel luogo come due ubriachi all'Oktoberfest.

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