2. Chi non muore mai si rivede
Miami
Un'altra canzone giunse al termine nel tempo che ci stavo impiegando per arrivare da Cole: quel posto era davvero troppo affollato, anche se spazioso e molto elegante. Nonostante la mia veneranda età apprezzavo i locali moderni, dotati di illuminazioni al neon e decorazioni di vetro ovunque.
Durante la marcia verso il mio obiettivo, qualcuno mi si parò davanti: era una donna dai capelli biondo cenere, in un abito scuro che le calzava perfettamente e che lasciava intravedere dalla scollatura un seno tondo e sodo. I tacchi neri slanciavano le sue gambe toniche e le aggiungevano centimetri in altezza.
«Chi non muore mai si rivede», mormorai sorpreso e ironico allo stesso tempo.
«E chi muore deve essere lasciato dove sta...» rispose lei avvicinandosi a me con due brevi falcate.
«Non iniziare anche tu a farmi la predica! Non sei la persona adatta!» ringhiai a denti stretti puntandole il dito contro.
«Lauren ha ragione, devi fermarti! Sperava che almeno avessi ascoltato me», ribatté acida incrociando le braccia sotto il seno.
«Tu e lei d'accordo su qualcosa?! In quale fottuto mondo alternativo sono finito?!» domandai riducendo lo sguardo a due fessure.
«So quello che hai passato per colpa di Markoos, so cosa lui ti ha...» sentenziò Faith prima che la interrompessi.
«Io so cosa ha fatto a te, invece! Però ti è piaciuto subirlo nel 1940 o che cazzo di anno era! A me è entrato dentro, ma non in senso letterale come è stato con te, per fortuna... e anche da morto non ha smesso di torturarmi! Ha ucciso la mia famiglia, i miei amici e mi ha tolto tutto!» le urlai praticamente in faccia guardandola con occhi sicuramente ormai rossi come il sangue.
Lei provò a mettermi una mano sulla spalla, ma gliela tolsi in modo poco cortese.
«Questo tizio è pericoloso, ci sono cose in giro di cui nessuno di noi è davvero a conoscenza. Pensa agli Antichi! Non sapevamo di loro eppure erano in agguato, sai quante cose più arcaiche, potenti e maligne esistono al mondo?» dichiarò la vampira con espressione seria e corrucciata.
«Faranno la fine di Markoos, di Nathan e di tutti quelli che ho ammazzato per liberarmi di lui. In ogni caso, come mai non sei con il tuo fidanzato?» la provocai con un mezzo sorriso.
«Nik sta mettendo a posto i casini che hai combinato con la tua umana preferita. O forse dovrei dire ex umana preferita. Hai ucciso quella strega davanti a lei? E per cosa? Perché ti ha detto che il tuo amico non può tornare indietro? Ha fatto bene Sharon a scappare da te, sei uscito fuori di testa, e detto da me è tutto un dire», sputò rabbiosamente Faith nella mia direzione.
Non risposi, ma semplicemente me la levai di torno in modo da andare dove dovevo.
«Non costringermi a chiamare Randhall per inculcarti un po' di buon senso a pedate in faccia», concluse infine la vampira.
«Se dovessi chiamare tutti quelli che ti sei scopata, dovrei temere un esercito», tagliai corto beffardo senza voltarmi, intenzionato a incontrare finalmente Cole.
Tuttavia l'ennesimo pezzo remixato mi portò indietro alla canzone originale di più di trent'anni prima.
https://youtu.be/pfjDNCQQaFU
New York, ottobre 1987
Guardai la mia immagine riflessa nel finestrino della Mustang rosso fuoco che guidavo in quel periodo e mi aggiustai il chiodo, portato su una maglietta bianca con il simbolo anarchico.
Poco dopo mi voltai ed entrai nel locale dove bevevo solitamente: un posto molto vecchio stile, con il mobilio tutto in legno e ambiente quasi da saloon del far west.
Mi poggiai al bancone e alzai due dita verso il barman per richiamare la sua attenzione.
«Prendo il solito, Frank», pronunciai verso l'uomo di mezza età, un po' grasso con i capelli lunghi e il baffo da pornoattore.
«Anche tu qui, stronzo?» mi disse qualcuno alla mia destra, così mi voltai lentamente.
Steve sorseggiava la sua birra con il suo solito outfit in jeans, adornato con spille, borchie e stronzate varie.
«Proprio così, coglione!» risposi ricevendo la mia ordinazione e facendo cozzare appena il mio bicchiere con la sua bottiglia, per poi bere un sorso del drink.
«Cosa si dice in giro?» mi chiese alzando le spalle e guardandosi intorno.
«E io che cazzo ne so! Mi hai preso per una vecchia comare?» ribattei divertito.
«Calmati, coglione! Chiedevo solo», gracchiò Steve.
«Io ero lo stronzo, tu il coglione», ribadii infine io con un mezzo sorriso. L'attimo dopo mi girai: il jukebox aveva iniziato a riprodurre una canzone di Cindy Lauper.
«E chi poteva mai essere a mettere questa canzone?» esordì Steve per poi indicare con il capo una ragazza bionda e minuta che si dimenava con alcune amiche al centro della modesta pista da ballo del locale.
Sorseggiai in silenzio dal mio bicchiere e poi riconobbi Ashley. Notai che Steve fece un'espressione un po' strana e poi schioccò la lingua sul palato.
«Vuoi parlarne?» domandai vista la situazione.
«Con te?!Piuttosto mi ubriaco e farfuglio qualcosa di incomprensibile a Frank!» rispose lui stizzito.
«Quando vuoi, ragazzo», esortò l'uomo con il pollice alzato, per poi spolverare il bancone di legno con il suo straccio.
«Voi ragazzi di adesso ne avete sempre una. Ai miei tempi era diverso, nei fantastici anni 60», disse Frank compiaciuto fermandosi un attimo e guardandosi intorno.
«A me non sono mai piaciuti. Erano troppo... anni sessanta!» replicai senza pensarci due volte.
«Tu eri appena nato. Io avevo già la tua età, giovanotto», ribatté l'uomo baffuto grattandosi la pancia e ridendo.
«Sicuramente sarà per quello che non ci sono piaciuti. Eravamo troppo piccoli! s'intromise Steve tirandomi poi verso di lui.
«Adesso digli che sei nato negli anni venti, così siamo apposto», sussurrò il biondo infastidito.
«Nel 1856 per la precisione, e tu?» dissi distrattamente.
«Nel 1864, siamo quasi coetanei. Erano davvero altri tempi», mormorò lui finendo la birra e osservando il mio bicchiere vuoto.
«Un altro giro, Frank!» esclamammo all'unisono e ci guardammo a vicenda in maniera truce.
«Questa storia deve finire!» parlammo insieme nuovamente, rimanendo infine stizziti entrambi.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top