18. Call me maybe
Miami
Ero nel mio ufficio e tenevo in mano il telefono, mentre aspettavo che la persona che stavo cercando di contattare rispondesse.
«Pronto? Chi parla?» disse Luke dall'altro capo della linea.
«Quanto tempo che non ci sentiamo. Hai fatto amicizia con Andrei?» gli chiesi in maniera tagliente e decisa.
«Sapevo che era opera tua!» ringhiò lui frustrato.
«Vado dritto al punto, perché non mi frega un cazzo di come stai. Potrei toglierti il russo di torno se tu facessi una cosa per me», continuai glaciale.
«Basta che sparisci per sempre della mia vita insieme a quel maniaco», sussurrò lui irato.
«Affare fatto, spero anche io di non rivederti mai più o ti decapiterei con uno schiaffone», dissi con enfasi.
«Dimmi cosa vuoi e falla finita», tagliò corto il traditore.
«Come vuoi. Ho bisogno che tu trovi una persona per me. Hai molti contatti e sei bravo in queste cose», affermai risoluto.
«Sto ascoltando», mormorò lui semplicemente.
«Si chiama Steven. È un vampiro, nato a Londra a metà del 1800. So che ha frequentato una squadra per maghi lì prima di morire. Negli anni 80 era a New York, ma da allora l'ho visto solo una volta negli anni 90. Era sempre con una vampira psicopatica di nome Ashley. Lui è biondo, alto e smilzo, ha sempre degli anelli...»
«Ho abbastanza informazioni per fare delle ricerche. Inizierò proprio da Londra, dato che come sai sono qui. Mi farò vivo io», sentenziò solenne.
«Non provare a fare scherzi o vengo ad ammazzarti personalmente, una volta per tutte», lo minacciai a denti stretti.
Dopo aver chiuso la telefonata, Giuly fece capolino con alcuni fascicoli in mano.
«Ormai sto facendo l'archivista, visto che questi casi non li stiamo risolvendo affatto... e siamo anche quasi al verde. Devi essere più produttivo!» si lamentò sbuffando per poi lasciarmi i documenti da esaminare sulla scrivania.
«Quando avrò riportato indietro Rob, torneremo a lavorare insieme. Ci riprenderemo dalla crisi che stiamo vivendo negli ultimi anni», le risposi di getto.
«Spero che tutti i sacrifici che hai fatto per arrivare a questo momento ne valgano la pena. Hai sempre abituato tutti a far vedere che puoi fare l'impossibile», affermò lei con un lieve sorriso.
«Non mi sono mai spinto così vicino all'impossibile. Sono sicuro che è già stato fatto, anche se è un'impresa ardua e proibita, sono pronto ad affrontarne le conseguenze», dissi alzandomi dalla sedia.
«Ti cercava per telefono una psicopatica francese. L'ho mandata a fare in culo, ho fatto bene?» mi domandò la vampira alzando un sopracciglio.
«No, niente affatto. Dovevo vederla oggi, ma ho deciso di andare da un'altra parte», mormorai sistemandomi la camicia nera.
«Vai dalla tua ex? Parlo della giovanotta umana, non della psicopatica vecchia racchia del 1800»,mi chiese curiosa Giuly con un'espressione accigliata.
«Mi ha chiamato qui?» la interpellai io a mia volta.
«No, è che hai quello strano ghigno sognante, inquietante e soddisfatto quando parli di lei», ridacchiò la ragazza.
«Succhiamelo!» le risposi alzando il dito medio.
«Ma sei stai andando via! E poi di certo non mentre pensi ad altre o quando sei fidanzato. Sono una non- morta con dei sani principi, a differenza di quelle vampire che frequenti tu!» sentenziò seria Giuly.
«Se non fosse per quello, non saresti qui!» conclusi infine facendole un occhiolino e lasciando lo studio.
Una volta in macchina, il mio cellulare suonò: sul display compariva il numero di Cole, esitai e poi risposi.
«Ho visto che il mio amico James è scomparso e anche la sua bambina, era davvero necessario occuparsi di entrambi?» mi chiese mellifluo il demone.
«Non mi avevi messo al corrente che non fosse solo. Ho solo fatto quello che dovevo, esistono dei danni collaterali quando vuoi davvero fare qualcosa», risposi serio e impassibile, lieto che quel confronto fosse solo telefonico.
«Ti ho chiamato per dirti che devi trovare il tuo mago, in un paio di giorni saremo pronti per il rituale. Devo fare dei preparativi e ho fatto controllare casa di James. Hai fatto un lavoro pulito, potremmo fare altri accordi in futuro», affermò soddisfatto Cole.
«Spezzare il collo a qualcuno non sporca e non li fa urlare. Sarei venuto da te il prima possibile. Sono stato poco fuori città per liberarmi dei corpi e volevo un po' di riposo, se vuoi parlare di persona arrivo subito», mormorai ironico per poi mettere in moto l'auto.
«No, fai le tue cose. Mi farò vivo appena siamo pronti per spedirti all'altro mondo. Cioè, nel senso... hai capito!» brontolò divertito il demone.
«Non era divertente, ma l'ho capita», conclusi infine chiudendo la chiamata.
Sospirai a fondo prima di accelerare pronto per incontrare Sharon. Non sapevo se fossi più teso perché avevo appena mentito a un demone o perché avrei dovuto rivedere la mia ex ragazza.
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