15. Perseverare è diabolico

New York, 1988

Ero tornato dove si nascondevano Steve e Ashley con i documenti falsi, proprio come avevo promesso. Bussai più volte alla porta e rimasi in attesa, poco dopo il biondo mi aprì con una sigaretta in bocca e a torso nudo.

«Sei già qui? Io che pensavo che avessimo ancora qualche giorno per divertirci», mormorò il vampiro dandomi una pacca sulla spalla coperta dal mio chiodo di pelle.

«Avete almeno nascosto i cadaveri?» chiesi scocciato entrando, per poi osservare meglio il mio amico.

Pareva più trascurato del solito, i capelli arruffati, senza i suoi consueti anelli e con indosso solamente un paio di jeans logori.

«Certamente, altrimenti poi puzzano! Per chi ci hai preso?» esordì Ashley, facendo capolino. Portava solo una maglia larga con un angelo scheletrico disegnato sopra.

Tirai fuori dal mio pantalone scuro alcuni documenti e li misi sul tavolo sbattendoli con forza.

«Dobbiamo lasciare New York! E voi dovete darvi una regolata, perché se no ci seguiranno ovunque!» affermai stizzito, passandomi una mano tra i capelli.

«Come sei noioso! Io vado a farmi una doccia, se volete venire forse ci state entrambi», disse la biondina voltandosi e levandosi la t-shirt. Rimase completamente nuda, mostrandoci il suo sedere perfetto e tonico.

«Questa te la potevi evitare. Non si gira a culo nudo per casa! Un po' di decenza, abbiamo ospiti», si lamentò Steve.

Osservai la casa ed era un disastro: c'erano abiti ovunque, un pizza-boy morto da poco giaceva nel corridoio, sigarette e pacchetti di cibo spazzatura la facevano da padrone. Mi ricordava quelle crack house dei film sui drogati.

«Una donna nuda è la cosa meno inospitale che ho visto qui dentro ultimamente», sbuffai scuotendo la testa.

«Non è nulla che non abbiate già visto entrambi», rispose la vampira dal bagno, per poi azionare il getto dell'acqua.

«Adattarsi a questa vita non è facile, ma ci provo. Per lei...» brontolò Steve mettendo alle labbra il filtro della sigaretta.

Steve soffiò fuori il fumo e poi guardò le carte false sospirando.

Da quando lo avevo conosciuto, aveva dimostrato di non voler ammazzare le persone, di voler essere un vampiro "per bene".

Uccidere lo aveva mandato fuori di testa e aveva promesso che lo avrebbe evitato in futuro. Ora, invece, sembrava che il modo di vivere di Ash non lo disturbasse. C'era qualcosa di terribilmente sbagliato e strano in tutto questo.

Ero la persona meno idonea a criticare questo suo atteggiamento, visto cosa avevo fatto io per Federica. Ma ora sapevo benissimo cosa aveva provato Rob vedendo il suo amico mutare senza che lui potesse fare davvero qualcosa.

Pensando al mio caro amico di vecchia data mi venne in mente l'ultima volta che ci vedemmo e litigammo.

Miami, 1985

Le onde del mare si infrangevano contro gli scogli di quella piccola isola di pace che, però, aveva visto due giovani vittime morire. Una ragazza bionda e il suo fidanzato dai capelli corvini erano stesi sul pietrisco della scogliera, lui con addosso il giubbotto e la tuta della squadra del liceo, lei con una semplice felpa gialla e dei jeans.

Gli abiti erano insanguinati e io li guardavo mentre poco più in là una donna dalla folta chioma castana piangeva rannicchiava vicino a un faro ormai spento e abbandonato da oltre un secolo.

La brezza notturna mi portava alle narici l'odore del sangue pregno sulla maglia dell'uomo e sul collo della biondina. Il cielo e il mare si confondevano in un'unica massa oscura e nera.

Il pianto cessò.

«Io... non... mi dispiace!» mormorò alzandosi in piedi e fissandomi tra le lacrime.

Era bella, dalle labbra carnose, gli occhi grandi e scuri come l'oscurità, i capelli mossi e ondulati le sferzavano sul viso dai lineamenti femminili e delicati, dato il forte vento che soffiava.

«So come ti senti, non ti giudico per quello che hai fatto», affermai risoluto mentre mi sistemavo il giubbotto di pelle e mi toccavo il bordo della t-shirt nera che indossavo sotto di esso.

Melanie mi guardò e si terse le lacrime con la mano dagli zigomi alti e belli, poi si rassettò sulle cosce l'abito rosso.

«Non puoi dirlo a lui, non sapevo chi altro chiamare!» farfugliò poi aprendo le braccia platealmente.

«Mi stai chiedendo di tradire la fiducia del mio più caro amico? Sai, credo che soffrirebbe molto a vedere che non riesce a farti controllare, ci prova da anni ormai», le risposi freddo e distaccato osservando i cadaveri e poi di nuovo lei.

«Ci riuscirò, i sensi di colpa mi stanno divorando! Questa volta avevo bisogno di parlarne con qualcuno. So che tu mi avresti capita», mormorò la vampira con voce cupa avvicinandosi a me.

«Lui tiene a te, sa che non sei capace di controllarti e ci sta mettendo tutto se stesso per insegnarti il suo modo di vivere. Io non c'entro nulla. Ha aiutato anche me, ma sa che oltre un certo limite non posso cambiare e lo accetta», sentenziai fissandola negli occhi.

«Io lo amo, Henry, e so che lui prova qualcosa per me. Sono sicura che mi accetterà, che mi vorrà nonostante a volte uccida qualcuno per sbaglio», sorrise Melanie studiando dispiaciuta il ragazzo e la giovane.

«Per amore si può cambiare, e non sempre in positivo, Mel! Potresti essere tossica per lui, trasformarlo in qualcosa che non è. Non farei mai questo a Rob, anche se sembra felice con te dopo tanti anni», mormorai passandomi una mano sul viso e girandomi verso la luna scrutandola per un lungo istante.

«Ti prometto che questa sarà l'ultima volta. Non diciamogli niente! Non potrei stare senza di lui e so che anche lui soffrirebbe senza di me», mi supplicò lei alle mie spalle.

Feci un lungo respiro e poi guardai a terra mettendomi le mani sui fianchi.

«Puliamo questo casino e non parliamone più. È la terza volta che infrangi la tua promessa», le risposi per poi mettere un paio guanti e trascinare il tizio fino al limitare della scogliera.

Lei mi imitò con la biondina e ci liberammo dei corpi lanciandoli in acqua dalla vetta di quel posto abbandonato da Dio.

«Sapevo di poter contare su di te, Henry», disse infine Melanie con un sorriso, reso ancora migliore dal sangue che aveva sul mento.

Lei mi abbracciò e posò la guancia sul mio petto e io fissai il faro alle sue spalle, fermo, morto e immobile come me in quel preciso istante.

«Sai, a volte prendiamo decisioni per gli altri, lo facciamo perché crediamo di fare la cosa migliore per loro. Lo facciamo per amore, perché sappiamo che chi amiamo probabilmente non avrebbe il coraggio di prenderle. Quando vuoi davvero bene a qualcuno certe volte non fai quello che è giusto, ma ciò che è necessario. E io voglio bene a Rob da oltre un secolo», affermai accarezzando i capelli castani e mossi della giovane.

Melanie alzò lo sguardo verso di me e dopo spalancò i suoi grandi occhi scuri. La mano che non la accarezzava impugnava un paletto di legno che giaceva infilzato nel suo cuore.

Le baciai la fronte e affondai il colpo, completando l'uccisione della vampira per poi far scivolare due lacrime solitarie sulle mie guance.

Lasciai andare Melanie e il suo corpo giù dalla scogliera per poi fissare la luna un'ultima volta.

Dopo qualche minuto di meditazione solitaria, decisi di sparire dentro quella notte come speravo che sarebbe svanito presto l'amore tossico di Rob per qualcuno che poteva cambiarlo per sempre.

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