Capitolo 7: Forse un po' mi pento di non averti baciato in quella radura
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Lisandra
<<Lisandra>>, ripete la voce con tono caldo e soffuso.
Mi bruciano gli occhi e tutto intorno a me è così sfocato che non riesco più a distinguere la realtà dalla fantasia.
Come sono finita nel bosco? Mi trovo nello stesso punto in cui Jules si è sposata. Perché? Dopo il matrimonio, ricordo che io e Lucius litigammo pesantemente qui, proprio come una vera coppia sposata, e che lui se ne andò furioso.
E allora perché voler cambiare questo ricordo?
Perché portarmi qui? Ma soprattutto, come sono arrivata qui?
E se invece fosse un'illusione? Perché farmi vivere un evento mai accaduto?
E se fosse vero e il mio cervello stesse solo cercando di rielaborare il tutto riportandomi a questo litigio?
Sento gli ingranaggi del mio cervello fondersi e mi concentro cercando di pensare a ciò che è realmente accaduto prima di arrivare qui: mi trovavo nella sala per il compleanno del re Lucius, che stava ringraziando tutti. D'un tratto si rivolse a me con un discorso molto intenso, ma soggiunsero due intrusi: due vampiri, un uomo e una donna, i quali spaventarono il mio Ateyo. Mi chiesi il motivo di tale sgomento, così lessi nella mente della donna e scoprii che il ragazzo accanto a lei non era uno qualunque, bensì il loro figlio illegittimo, nato dallo stupro di Lucius nei confronti della donna. A quel punto ebbi un attacco di panico: Lucius aveva un figlio e io non sapevo più cosa pensare. Tuttavia, con l'aiuto di Abel e Dragos, riuscii a calmarmi. Pensavo che sarebbe andato tutto per il verso giusto, ma i miei amici vennero lanciati fuori dal mio raggio visivo e un essere squamato mi sbatté ripetutamente contro il muro, afferrandomi per il collo con le sue mani rugose, sputandomi in faccia e facendomi perdere i sensi.
Sono sdraiata per terra, ancora scossa dagli avvenimenti. Mi rannicchio in posizione fetale e attendo che Lucius venga ucciso in diversi modi dalla donna lucertola. Attraverso i capelli che mi coprono il viso scorgo dei grossi piedi nudi, con squame verdi e lunghe unghie affilate, venire verso di me.
<<Lisandra>>, sibila la donna, facendomi trasalire. Il suo dito, affilato come un coltello, traccia delle linee lungo il profilo del mio corpo, rannicchiato a terra.
<<Lisandra>>, ribatte una voce maschile in lontananza.
<<Come dovrebbe morire Lucius adesso?>> prosegue la donna con tono leggiadro ma invitante.
<<Lisandra>>, ripete la voce maschile, sempre più vicina. Solo dopo alcuni secondi mi rendo conto che si tratta della voce di colui che dovrebbe morire a breve: Lucius.
<<Dannazione!>> impreca la donna lucertola. Sento i suoi piedi sbattere contro il pavimento buio, che non ha una forma e un colore ben definiti, finché non percepisco più alcun rumore.
<<Lucius>>, bisbiglio rimanendo immobile.
<<Sono qui con te>>, risponde lui in tono piuttosto calmo.
Come fa a essere calmo se è morto già cinque volte?
<<Lucius>>, bisbiglio ripetutamente. Inizio a piangere.
Chiudo gli occhi e mi tappo le orecchie.
<<Lisandra, ti prego, apri gli occhi>>, mi implora la voce di Lucius. Non voglio. Non posso aprire gli occhi: potrei scoprire che è tutto vero.
Lucius, sei morto? Di chi è quella voce? Perché assomiglia tanto alla sua?
Non ci capisco più nulla.
Che cosa devo fare? Dovrei affrontare ciò che mi aspetta?
Avete presente quando vi rinchiudete voi stessi, non solo metaforicamente, ma anche fisicamente? Insomma, quando avete le ginocchia all'altezza del petto, avvertite un grande peso prendere corpo nella vostra anima e il cuore battere così forte che pensate che stia per esplodere. Gli occhi sono chiusi e le mani sulle orecchie. Non volete sentire più nulla, se non un po' di serenità.
È così che mi sento: vorrei tanto avere la mia pace.
<<Lisandra...>> continua a ripetere la voce di Lucius in tono malinconico.
<<Basta>>, sussurro con la gola serrata. <<Vattene>>.
Scuoto la testa, come se Lucius, morto, potesse vedermi. Non può perché l'ho visto morire più volte davanti a me. L'ha ucciso la donna lucertola.
Dov'è andata adesso? Ha imprecato ed è corsa via, ma dove?
Il mio respiro diventa sempre più pesante. All'improvviso, qualcuno percuote il mio corpo.
<<Ti prego, apri gli occhi>>, supplica la voce in tono rassegnato. Percepisco un sospiro, ma non è il mio. È quello della donna lucertola?
<<Spero che tu possa sentirmi>>, sussurra.
Che cosa dovrei sentire? Il tuo discorso d'addio? No. Non sono pronta.
<<Prima dicevo sul serio. Ho passato tutta la vita a cercare una persona in grado di colmare il vuoto che ho dentro, finché non ci ho rinunciato. Ero stanco di cercare e non ne capivo più il significato. Non sentivo più nulla e ho creduto di non voler nemmeno più farlo. Ero stufo di inseguire qualcuno che non esisteva>>. Percepisco un sorriso, ma non apro gli occhi. Ho ancora paura. <<Mi dicevo: succede, a volte, di sentirsi soli e di fingere che vada bene cosi, che tanto prima o poi dovrà passare questo gelo senza brividi, ma mentivo. Non passava. Anzi, peggiorava. Quel giorno mi hai svegliato da un sonno assai lungo e non sei più uscita dalla mia testa. Ovunque andassi, c'era il tuo viso. Andavo lontano per distrarmi, ma non c'era via d'uscita. Eri un chiodo fisso. Adesso sei un quadro. Non si può andare avanti se si continua a girare sempre nello stesso punto. Cammini, ma non vai avanti, non credi? È solo un'illusione amara... Quando sei scomparsa e ti sei rifugiata a Vatra Dornei a casa di quella cacciatrice, volevo solo trovarti. Avevo dato alla tua famiglia un ultimatum di un anno per recuperarti, ma l'altra parte di me si domandava dove tu fossi. Si chiedeva se tu alla fine avessi trovato il posto dove fermarti senza scappare. Poi...>> Fa una pausa di qualche secondo. <<Decisi di venire a cercarti. I miei fratelli non ne erano a conoscenza: lo sapeva solo Alucard e adesso anche tu. Ti trovai in quella casa, e ammetto di non aver fatto caso agli umani: non mi accorsi che in realtà erano cacciatori, ma in quel momento decisi di lasciarti davvero libera. Così ti portai una scatola con tutti gli effetti personali che riuscii a trovare. Non è stata Anca: sono stato io>>. Si interrompe per qualche minuto e decido di allentare la presa sulle ginocchia. Con timore, mi sciolgo dall'intreccio in cui ero costretta e riprendo a respirare regolarmente. Tuttavia, non apro gli occhi. <<Come ho detto prima, la paura di perderti si è insinuata nelle mie ossa, così in profondità che non capisco più dove finisco io e dove inizi tu. Eri e sei sempre nella mia mente. Ti pensavo in ogni luogo e momento. Quando ho lasciato andare Milena, ma soprattutto quando abbiamo litigato nella mia stanza, ho capito che noi siamo così. Siamo due bombe a orologeria che vagano per il mondo: solo noi siamo capaci di detonarci, ma siamo anche in grado di farci esplodere. Noi litighiamo, ci insultiamo e non ci parliamo per giorni interi, senza nemmeno rivolgerci uno sguardo. Siamo troppo orgogliosi, così ci fingiamo indifferenti e menefreghisti, l'uno più dell'altra. Ci arrabbiamo, non vogliamo più saperne e a volte sembriamo quasi seri quando lo diciamo. Poi, però, ci squadriamo a vicenda e ci pensiamo, senza mai ammetterlo>>.
Apro lentamente un occhio, poi l'altro. Sbatto ripetutamente le palpebre e mi rendo conto che mi trovo sul pavimento freddo di uno dei corridoi del castello Romanov.
Come? Perché? Quando? Mi sento drogata.
<<Lisandra, tu sei l'unica persona per la quale chiuderei il mio libro preferito. Ucciderei per te, perciò ti prego: apri gli occhi>>.
Mi volto e vedo Lucius con il capo appoggiato alla parete e gli occhi chiusi.
<<Lucius>>, sussurro. Apre di scatto gli occhi e si volta verso di me.
<<Sei qui>>, mormora stupefatto.
<<Sei qui>>, ripeto impedendo alla mia mano di toccargli la guancia. Vorrei sentire il freddo della sua pelle sulla mia. Voglio percepirlo. Devo farlo.
Mi afferra rapidamente una mano e se la porta alla bocca.
<<Eri morto>>, mormoro confusa. Lucius aggrotta la fronte. Allunga la mano per accarezzarmi il viso e storce la bocca. Si alza per un momento, apre la giacca dai bordi rossi e tira fuori un fazzoletto di stoffa nero. Me lo passa delicatamente sul viso, rimuovendo lo strano liquido dell'essere. D'istinto alzo una mano e la metto sulla sua.
<<Grazie>>, dico sorridendo. Mi aiuta ad alzarmi e barcollo. Finalmente riesco a stare in equilibrio.
<<Che cos'è successo?>> chiedo.
<<Ci hanno attaccati e la regina ti ha quasi preso>>, ringhia Lucius cercando di nascondere la rabbia.
La regina? La donna squamata è la regina?
Come se fosse ancora qui, mi guardo intorno senza staccare la mia mano da quella di Lucius e la cerco con gli occhi.
<<È scappata>>, afferma lui, attirando di nuovo il mio sguardo.
Lucius fa un passo in avanti, mi accarezza dolcemente la guancia e mi massaggia il labbro inferiore con il pollice freddo. I suoi occhi si accendono.
<<Occhi, guardatela un'ultima volta. Braccia, stringetela nell'ultimo abbraccio. O labbra, voi, porta del respiro, con un bacio puro suggellate un patto senza tempo con la morte che porta via ogni cosa>>, dichiara scandendo ogni parola ed emanando credibilità da tutti i pori.
Rimango immobile: mi sembra di assistere a tutto questo in terza persona. Lucius inclina piano la testa e appoggia l'ampia fronte fredda sulla mia. Con gli occhi, mi chiede il permesso di continuare.
Annuisco sbattendo ripetutamente le palpebre e lui posa delicatamente le sue labbra carnose sulle mie.
Inizialmente le sue labbra si muovono lentamente, poi aumentano piano piano la velocità e io assecondo ogni movimento. Brividi lungo la schiena, cuore che palpita e cervello partito per un lungo viaggio. Ecco la sensazione che cercavo durante l'appuntamento con Alucard. L'ho trovata in Lucius. Chi se non il mio Ateyo?
A volte non puoi spiegare cosa vedi in una persona. Che cosa posso mai vedere in Lucius? Niente di eclatante. È lui. È questo che lo rende importante. Semplicemente la tua persona può condurti dove nessun altro può. Le nostre labbra sono incollate e non mi importa nemmeno di dover respirare, perché è lui la mia aria. Con una mano mi tiene per la vita, con l'altra mi accarezza la nuca e gioca con i capelli. All'improvviso, mi trovo schiacciata al muro, sotto il suo peso.
<<Forse un po' mi pento di non averti baciato in quella radura>>, sussurra staccandosi con fatica.
Lucius
<<Forse un po' mi pento di non averti baciato in quella radura>>, dico lentamente. Ho la gola secca: ho bisogno di bere. Ho sete, ma non mi importa, perché ho bisogno anche di lei. Avrei dovuto baciarla in quella radura, la prima volta in cui la vidi. Se l'avessi fatto, ci saremmo risparmiati molti drammi.
Appoggio la fronte sulla sua: devo calmarmi, altrimenti rischio di perdere il controllo.
<<Mio signore!>> urla qualcuno.
Mi stacco da Lisandra in modo fin troppo brusco e mi volto verso la porta da cui sono entrato. È Alucard. Il suo sguardo passa prima su Lisandra, con un certo imbarazzo, e poi su di me. La guardia ghigna.
<<Signore, abbiamo un superstite>>.
Spazio autrice
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