Capitolo 14: Le lucciole
Lisandra
Mi tolsi le mani dagli occhi e vidi Lucius con la sua divisa e i suoi lunghi capelli neri, che cadevano perfettamente sulla schiena. Si avvicinò con passo deciso e mi offrì una mano.
<<Vogliamo andare?>> chiese. Accettai la sua offerta. <<Dove?>> ribattei con sguardo confuso.
<<In un posto>>, rispose con un sorriso beffardo. Alucard andò a chiudere a chiave la porta.
<<Vado, signore>>, disse rapidamente la guardia, che saltò subito giù dalla finestra.
<<Ti chiedo solo di fidarti di me. Arriveremo fra circa un'ora>>.
<<Ma dove?>> insistetti.
<<Alucard mi ha detto che sei piuttosto insistente e che vuoi sapere tutto. Sei una maniaca del controllo, per caso?>>
<<No, voglio solo sapere dove mi si vuole portare>>, dissi incrociando le braccia al petto. Lui sorrise scuotendo debolmente la testa e, non so da dove, estrasse una bombola d'ossigeno e una mascherina trasparente.
<<Perché quella roba?>>
<<Correrò forte e non voglio che tu rischi di non respirare più>>, rispose sistemandomi la mascherina dietro le orecchie e posizionando la piccola bombola dietro le mie spalle.
Mi caricò sulle sue spalle senza nemmeno darmi il tempo di rispondere. Mi consigliò di stringermi forte a lui e, come promesso, dopo circa un'ora appoggiai i piedi su un terreno morbido.
Dopo essermi tolta rapidamente la mascherina, apro gli occhi e mi guardo intorno. Tutto è buio e indistinto. Sento i rumori della natura, come il bubolare del gufo e il gracidare delle rane, ma non riesco ancora a capire dove ci troviamo.
Lucius mi prende per mano e iniziamo a camminare su un terreno apparentemente erboso, quando all'improvviso intravedo il riflesso della luna sull'acqua di un piccolo laghetto. Ci fermiamo davanti a esso e, a un certo punto, Lucius si stacca da me.
Questo laghetto mi sembra familiare.
<<Dove siamo?>> chiedo pur non percependo più la presenza di Lucius.
Non ottenendo risposta, mi volto contrariata e vedo che la figura scura del mio Ateyo, con gli occhi rosso sangue che risplendono nel buio, mi tende una mano.
<<È pronta, signorina?>> mi chiede con voce dolce.
<<Dove siamo, Lucius?>>
<<Siamo a Hyde Park, ma non l'ho portata qui per un mero passeggio. Volevo farle vedere una cosa>>, spiega camminando verso la riva di un laghetto.
<<Che cosa?>> domando stupefatta.
Mi prende una mano e se la porta vicino alla bocca. <<Volevo ricreare un momento speciale>>, sussurra.
All'improvviso, veniamo circondati da una moltitudine di lucciole, che lampeggiano intorno a noi.
<<Lucciole!>> squittisco con enfasi. È uno spettacolo meraviglioso: il bagliore delle lucine sparse per il parco risplende sul laghetto davanti a noi. Si è creato uno scenario romantico, esattamente come quando ero dentro Lucinda Mikel.
Ho capito il suo scopo: vuole ricreare l'esatto scenario di quando eravamo nel 1800.
<<È un romantico, signore?>> chiedo voltandomi verso di lui, dondolando le spalle, ripetendo ciò che avevo detto in veste di Lucinda.
<<Io appartengo un po' a tutti i movimenti>>, risponde sospirando.
<<Come mai?>> chiedo incuriosita mentre continuo a osservare le lucciole.
<<Rispetto alcune regole, mentre altre sono mediocri>>.
<<Quali regole non trova mediocri?>> domando.
<<Molte... Non smetterei mai di elencarle>>, risponde sorridendo.
<<Come procede la creazione del suo movimento?>>
<<Non potrebbe andare meglio>>, dice mantenendo il suo atteggiamento aristocratico ottocentesco. <<Ultimamente si è aggiunto un elemento alle mie fila. È particolarmente ammaliante>>.
<<La conoscerò mai?>> ribatto fingendomi ingenua.
<<La conosce già!>> afferma con decisione. <<La vede tutti i giorni davanti allo specchio>>.
Non so cosa rispondere. Sono estasiata: mi domando come un uomo così dolce possa non mostrare i suoi sentimenti. Avanza verso di me e mi sfiora una mano con un polpastrello. Sale fino alla spalla, scatenando strane scariche elettriche nel mio corpo, e mi sorride.
<<Ti andrebbe di ballare con me sotto questo magnifico scenario?>> mi chiede.
<<Hmmm...>>
<<Ho la musica, questa volta>>, insiste continuando a sorridere.
<<Molto volentieri>>, rispondo aggrappandomi alla sue spalle. Mi mette velocemente un paio di cuffie e la musica parte. So per certo che grazie al suo udito finissimo non ha bisogno di un altro paio di cuffie...
Fa un passo in avanti e lo seguo. Iniziamo a ballare: volteggiamo nell'aria come se fosse la cosa più semplice al mondo. Siamo l'uno parte dell'altra.
<<Puoi togliere il blocco? Entrare nella tua mente mi risulta veramente difficile>>, commenta.
<<L'ho fatto per un motivo. E poi, non so come, ci sei riuscito anche con il blocco>>.
<<Sì, ci sono riuscito grazie a venti pasti>>, ribatte.
<<Un semplice commento ti è costato così tanto?>>
<<Sei più forte di quanto immagini>>, risponde.
<<Lo mettevi in dubbio?>> ribatto alzando un sopracciglio. Lucius ride.
<<No>>, ammette scuotendo la testa.
Lo accontento e abbasso la barriera, permettendogli di entrare.
<<È vero?>> chiede all'improvviso.
<<Cosa?>>
<<Sei davvero stanca?>> domanda con un'espressione malinconica.
Ripenso a ciò che avevo detto:
Sono stanca di essere forte. Ho voglia di essere debole, ho voglia di dolcezza. Ho bisogno di qualcuno che mi scaldi il cuore e che lo protegga, perché è stanco di battere invano.
<<Pensavo solo che, visto che ti avevo trovato, perché avrei dovuto continuare a soffrire?>>
Lucius annuisce e mi accarezza la guancia. Comprendo che sta per dire qualcosa che non voglio né sentire né leggere, perciò gli afferro una mano e non gli permetto di aprir bocca.
<<Va bene così. Per ora va bene così>>, dico.
Continuammo a ballare finché - non so quando - mi addormentai sulla sua spalla. Per la prima volta mi sentii protetta da un uomo. Un uomo che desideravo con tutta me stessa.
Lucius
<<Alucard!>> chiamai a bassa voce per non svegliare la fievole creatura, che respirava lentamente.
<<Signore>>, disse la mia guardia apparendo davanti a me. Passò lo sguardo da me a Lisandra, che dormiva appoggiata alla mia spalla, e sorrise.
<<Ci penso io a sistemare qui, signore>>, annunciò.
Annuii e presi in braccio Lisandra. Tornai a casa e la adagiai sul letto. Stavo per andarmene, ma all'improvviso Lisandra mi afferrò la giacca nel sonno. La osservai dormire e le feci da cuscino.
Mi sorpresi quando si poggiò sul mio petto. Malgrado fossi duro come appoggio, aveva preferito me al suo cuscino.
Non appena Alucard entrò dalla finestra, lasciai Lisandra contro la mia volontà e uscii proprio dalla finestra, rivolgendo un ultimo sguardo all'angelo che mi stava salvando dall'eterna dannazione che stavo vivendo.
Spazio autrice
Ecco qui un nuovo capitolo!
Che cute😍
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