Capitolo 13: La fine degli studi
Lisandra
<<Buongiorno>>.
La voce squillante di Jane rimbomba nei miei timpani: mi sveglio sul pavimento, con accanto Luna che miagola, e, dopo aver aperto gli occhi, decido di alzarmi, vista anche l'insistenza della mia segretaria personale.
<<Jane>>, la saluto con distacco mentre mi siedo sul letto, ancora in ordine.
<<Oggi è il gran giorno>>, afferma lei iniziando a pulire la camera, dato che Luna aveva sporcato.
<<Di cosa?>> chiedo sbuffando.
<<I suoi studi>>, risponde come se fosse ovvio. <<I suoi risultati qui all'istituto Romanov sono stati più che soddisfacenti, così a lei e a suo fratello sono stati addebitati degli anni di addestramento e oggi è il grande giorno. È ufficialmente una cittadina della nostra società>>, continua in risposta alla mia espressione perplessa. Si mostra sarcastica e finta, come se non le andasse bene.
Prova gelosia? Rabbia?
<<Ho fatto solo due anni più il corso estivo. Com'è possibile?>> domando mentre Jane scompare dentro la mia cabina armadio.
<<Come ho già detto, ha avuto degli ottimi risultati>>, mi risponde mentre esce con un lungo abito nero con un orlo da principessa.
Mentre mi aiuta a vestirmi, cerco di leggere nella sua mente e vedo ciò di cui parlavano i Romanov ieri.
Jane è un vampiro da parecchi secoli e dopo la trasformazione si è unita ad altri vampiri solitari, formando un clan borghese che abita a sud dell'isola di Rodi. Abbandonato il suo clan, ha passato un intero secolo all'istituto Romanov per entrare a far parte del clan reale e, così come la sua vecchia famiglia, odia e non comprende i favoritismi nei confronti della nobiltà. Nella sua mente vedo che all'interno del castello ci sono altre persone che la pensano come lei. Ora comprendo il discorso dei Romanov.
Usciamo dalla mia stanza con totale distacco. Passiamo lentamente davanti a diverse guardie e il mio pensiero va alla prima volta che ho messo piede in questo castello.
Venni sistemata al centro della stanza e tutti gli altri si disposero ai lati, vicino al muro. Ricordo gli sguardi dei ragazzi della Feccia, che sono poi diventati i miei amici: non guardavano davanti a loro. Si sentivano esclusi e io lo capivo. Ciò mi fece riflettere molto.
<<Lisandra Mikelaus!>> annunciò a gran voce Nicolae. <<Dovrai dare prova delle tue abilità>>.
Una delle guardie mi fece un test.
<<Ti farò delle domande>>, spiegò la guardia con distacco. <<Chi fa parte del Clan Romanov?>>
<<Non lo so>>, sussurrai. Dalla folla si alzò un certo stupore.
<<Come è nato il tuo clan?>> chiese tossendo la guardia, evidentemente turbata.
<<Non lo so>>.
<<Che cosa significa il tuo stemma?>>
<<Non lo so>>.
Non passai l'esame di proposito e fui abbandonata: da figlia di un nobile passai a essere Feccia, ultimo grado della scala sociale dei vampiri.
Non so perché non mi fossi domandata il motivo di quella rapida degradazione da nobile a Feccia, saltando completamente la borghesia, ma studiando nell'Élite capii tutto: una legge sanciva che qualsiasi membro della nobiltà, qualora fosse stato giudicato non adeguato, sarebbe stato considerato Feccia. Di conseguenza, entrava in vigore la legge del sangue, che imponeva l'odio, anche involontario, nei confronti dei soggetti in questione.
<<Siamo arrivati>>, annuncia la donna dai capelli biondi corti non appena giungiamo davanti a delle grandi porte.
<<Ci sarà qualcuno che conosco?>> chiedo. Lei sorride con ironia.
<<I suoi amici, ovviamente>>. Spalanca la porta e mi fa passare per prima.
La sala è incredibilmente oscura. La pochissima luce presente viene dalle piccole candele disposte a cerchio al centro della sala. Improvvisamente, Alucard compare alle mie spalle e mi aiuta a infilarmi una vestaglia di velluto nero. Posa una mano sulla mia schiena ed entriamo nel cerchio descritto dalle candele. Mi guardo intorno. Lungo le pareti scorgo tante ombre di cui non riconosco i volti. Al centro del cerchio, invece, vedo vampiri e ibridi, tra cui i miei amici, e i Romanov, ovviamente seduti sui loro troni. Indossano le divise ufficiali ed emanano una potenza incredibile.
Le porte della stanza si chiudono all'unisono.
<<Salve a tutti. Siamo qui riuniti per celebrare e lodare le feste di questi eroi. Ora vi chiameremo per nome per congratularci con voi di persona>>, dichiara Nicolae.
I tre fratelli Romanov si alzano e scendono dal loro piedistallo. Alucard mi spinge delicatamente e mi fa allineare agli altri ragazzi.
<<Abel Creighton>>, chiama Sebastian.
La mia amica fa un passo avanti insieme alla sua tutrice e stringe le mani di tutti i fratelli con serietà. Lo stesso fanno via via altre cinque ragazze assieme ai loro tutori.
<<Lisandra Mikelaus>>, annuncia Lucius. Il mio cuore smette di battere.
Perché mi accade questo?
Devo solo andare lì e stringergli la mano, giusto?
Alucard mi dà una leggera spinta sulla schiena e mi incammino verso l'uomo che ha pronunciato il mio nome, il mio Ateyo.
Stringo la mano prima a Nicolae, che ricambia con decisione, poi a Sebastian, che mi rivolge un sorriso beffardo, e infine vado da Lucius. Mi prende la mano con delicatezza e la stringe tra le dita fredde ma forti. Mi trascina con leggerezza verso di lui. <<Possiamo parlare?>> mi chiede.
Scuoto la testa debolmente.
<<Accetto l'accordo. Ho capito cosa intendevate>>, affermo timidamente.
<<Che cosa pensi di fare adesso?>> chiede mio fratello. Io e la mia famiglia ci sediamo intorno a un tavolo rotondo, in una delle tante sale del castello Romanov.
<<Non lo so. Mi piacerebbe allenarmi ancora un po'>>, rispondo con un'alzata di spalle.
Sarebbe perfetto, così potrei tenerti d'occhio.
Sento la voce di Lucius entrare nella mia testa e il suo commento mi fa ridere. Mi volto e lo vedo: compare davanti alla porta della stanza, insieme ai suoi fratelli. Si dirige verso di me a passo lento.
I tre fratelli ci raggiungono e Lucius si accomoda accanto a me, sorridente.
<<C'è un programma per entrare a far parte della guardia reale al quale partecipano principalmente vampiri solitari appartenenti alla borghesia e solo alcuni membri della nobiltà>>, spiega Nicolae.
<<Potresti partecipare>>, mi propone Crina.
<<In cosa consiste?>> chiedo.
<<Nulla di diverso rispetto a quello che hai già affrontato>>, risponde mio padre.
<<Va bene. Quando inizia? Quanto dura? Quando si tiene?>> chiedo guardando Lucius, che mantiene le distanze a causa della presenza di molte guardie sconosciute.
<<Una domanda alla volta, lingua biforcuta!>> commenta Sebastian con un sorriso saccente. <<Se non sbaglio, durerà solo poche ore dopo le otto di sera. Inizierà domani>>.
<<Durerà finché non sarai ritenuta capace di detenere il titolo di guardia>>, chiarisce Nicolae.
<<Poi potrai decidere se unirti alla guardia o meno, se far parte della stretta cerchia insieme a quei pochi nobili che partecipano o se invece continuare la tua vita ordinaria>>, mi spiega mio padre.
<<Anche Alexandru si unì. Per via del suo impegno nel corso degli anni, lo abbiamo ringraziato dandogli il nostro cognome>>, dice Anca.
Annuisco.
<<Quali attività sono previste?>>
<<Combattimenti. Esercizi di potenziamento>>, risponde Sebastian.
<<Come abbiamo già detto, nulla che tu non abbia già fatto>>, ripete Lucius.
Ci alzammo tutti. Uscimmo dalla porta principale e io andai nella mia stanza. Poco prima di aprire la porta, però, Alucard mi bloccò.
<<Lisandra>>, sussurrò sfiorandomi la spalla, attirando l'attenzione di una guardia nel corridoio. Mi voltai, confusa dal suo atteggiamento: sembrava stesse flirtando apertamente, come se non volesse nasconderlo.
<<Posso parlarti?>> mormorò con uno sguardo d'intesa. Inizialmente lo guardai confusa, ma poi accettai e lo feci entrare nella mia stanza. Dopo aver chiuso la porta, mi voltai e notai che l'atteggiamento di Alucard era cambiato. Era tornato il solito. Lo guardai confusa e lui sorrise.
<<Scusa. Non dobbiamo destare sospetti e, visto che noi siamo molto vicini, io sarò la copertura perfetta>>, spiegò accennando un sorriso.
<<Per cosa?>>
<<Per vedervi>>, rispose. Sbuffai. <<Che cos'hai?>>
<<Non mi va di nascondermi come un topo>>, risposi.
<<Lo sai che è per il tuo bene>>, affermò avvicinandosi.
<<Lo so>>, dissi rassegnata. Scrollai le spalle e alzai la testa in maniera decisa. <<Dove vuole portarmi, allora? Insomma, cosa facciamo?>> chiesi. Alucard si avvicinò alle tende, le scostò e aprì la finestra.
<<Che stai facendo?>> domandai confusa. Nella stanza si levò un vento freddo che mi costrinse a mettermi le mani davanti agli occhi.
<<Mi stava aiutando a entrare>>, affermò una voce che conoscevo fin troppo bene. Quella di Lucius.
Spazio autrice
Ecco qui un nuovo capitolo!
Che cosa succederà? Lucius che entra da una finestra mi fa ridere...
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