Capitolo 3: Famiglia
N.A. La canzone di questo capitolo è...
https://youtu.be/3caAitEusSw
𝓛𝓲𝓼𝓪𝓷𝓭𝓻𝓪
Seguo l'uomo-triangolo: torniamo all'ingresso, scendiamo le grandi scale e giriamo in un piccolo corridoio sulla sinistra. Superiamo una, due, tre porte, quando l'uomo triangolo l'uomo-triangolo si ferma davanti ad una grande e nera sul lato sinistro del corridoio. Mi fermo dietro di lui e trattengo il respiro.
Perché sono così in ansia? Devo incontrare solo la mia famiglia? È , forse, perché non l'ho mai vista? Saranno lì dentro anche mia madre e mio fratello?
Fritz apre la porta con un movimento fulmineo, ma delicato, e informa: «Signori, come da voi richiesto, la ragazza è qui». L'uomo triangolo fa un inchino e attende ordini da parte di mio nonno. Io lo fisso per qualche secondo: non so se ridere o rimanere basita per tale comportamento. Siamo nell'800?
Come sospettavo, anche questa stanza è gigante: al centro di essa si trova un lunghissimo tavolo, circondato da almeno cinquanta sedie antiche ed eleganti sul quale ogni cinque sedie, al centro, è posto un candelabro nero e oro.
Sembra quasi un tavolo reale di Luigi XIV. Solo un po' più scuro.
Le pareti sono decorate con una particolare carta da parati grigia, il pavimento è costituito da piastrelle nere e dal soffitto spunta un grande lampadario, che dona alla stanza una luce arancione tenue e soffusa. La porta si chiude dietro di me e questo mi porta a concentrarmi sul fondo della stanza, dove si trovano quattro figure sedute e tre in piedi incollate al muro. Mi avvicino lentamente a testa alta, sentendomi addosso gli occhi dei presenti.
«Cara, buonasera. Accomodati», afferma l'uomo seduto a capotavola alzando una mano e indicando una sedia vicino a mia madre. È lo stesso uomo che ci ha accolti ieri sera, ma questa volta indossa un completo nero comprensivo di un panciotto.
Ora che c'è più luce e che sono meno stanca, riesco a definire i suoi lineamenti: ha la pelle bianchissima, come se fosse di ceramica, i capelli lunghi e castani legati sotto alla nuca con un nastro rosso di tessuto e gli occhi sono di un colore strano tra il nero, il grigio e il giallo, ma che nascondono un qualcosa sotto.
Indossa delle lenti colorate, perché? Ma, soprattutto, perché mio nonno è così giovane?
Alla sua sinistra si trova mia madre, ma non sembra lei: ha la pelle color oliva scaduta, come se fosse malata, i capelli raccolti in una coda bassa con un elastico nero e gli stessi indumenti con cui l'ho vista l'ultima volta. Ha il capo chino e non dice una parola.
Sta male?
Di fronte a lei c'è una donna, che, con il suo portamento dritto e gli occhi fissi su mia madre, emana potenza e fermezza. Ha la pelle bianca come il latte, i capelli neri raccolti con delle forcine che le donano un'acconciatura da aristocratica e gli occhi molto simili a quelli dell'uomo a capotavola . L'unica differenza è l'intenzione nello sguardo di lei, il quale pare assassino, mentre quello di lui è sereno e fisso su di me. Indossa un abito lungo nero ornato con perline nere luccicanti, che accentua le forme del suo piccolo corpo minuto, tiene le mani sotto il tavolo, molto probabilmente sul ginocchio, e indossa molti gioielli costosi, eccetto uno specie di bracciale rosso intorno al polso destro, molto simile a quello che l'uomo seduto a capotavola usa come nastro per capelli.
Questa dovrebbe essere mia nonna? Chiedo tra me e me.
Poso lo sguardo su Licano, che si trova al fianco della donna. Indossa un completo molto simile a quello dell'uomo a capotavola, ma senza panciotto: ha una camicia bianca, una giacca nera chiusa e dei pantaloni eleganti. Non l'ho mai visto così elegante. Anche perché non avevamo soldi.
Ha i capelli corti pettinati sul lato destro, come sempre, ma non mi guarda. Ha lo sguardo fisso, come la donna, che dovrebbe essere mia nonna, accanto a lui, sul capo chino di mia madre.
Lei e Licano, dalla morte di mio padre, non hanno avuto un ottimo rapporto: litigavano sempre per qualsiasi cosa, dalle bollette alla mia crescita, come bambina e adolescente. Ogni tanto mi capitava di sgattaiolare fuori dalle coperte e scendere le scale per sentirli litigare, ma non lo avevo mai visto così serio e arrabbiato.
«Dormito bene, cara?»chiede l'uomo a capotavola mentre mi accomodo accanto a mia madre, che non mi degna di uno sguardo.
«Sì, grazie», rispondo annuendo.
«Bene. Non mi sono presentato. Mi chiamo Grigore Mikelaus e sono tuo nonno. Accanto a me c'è Crina Mikelaus, mia moglie e tua nonna», dice l'uomo in modo sereno indicando la donna al suo fianco. «Volevamo parlarti di una faccenda molto delicata». Porta le mani davanti a sé facendo toccare i polpastrelli. I suoi occhi assumono una strana luce inquietante e l'atmosfera si riempie di tensione.
Mio fratello tossisce attirando l'attenzione di tutti, eccetto quella di mia madre.«Non era questo l'accordo!»sibila a denti stretti e stringendo gli occhi fino a farli sembrare molto piccoli. Ha un aspetto molto minaccioso in questo momento e non so dire se mi spaventa o se mi piace questo suo lato macabro. «Rispetta ciò che è stato deciso», ribadisce lui di seguito.
«Volentieri, figliolo. Lisandra, vorremmo regalarti un'estate istruttiva con i nostri due tutori. Loro ti insegneranno tutto ciò che ti è stato negato alla nascita». La sua faccia si fa seria e il suo corpo si irrigidisce quando rivolge uno sguardo di sfuggita a mia madre, ancora immobile.
«Tutori?» chiedo sbalordita.
«Sì, cara. Alexandru e Alina saranno i tuoi due tutori: gestiranno le tue giornate e i tuoi studi», spiega mia nonna, facendo un gesto rivolto alle figure attaccate alla parete. Mi volto e vedo un uomo e una donna. Sono così ricchi i miei nonni da potersi permettere tutto questo?
L'uomo è alto, ha i capelli corvini lunghi e gli occhi neri e, come il resto degli uomini in questa stanza, indossa un completo nero. La donna accanto a lui è alta, ha i capelli castano chiaro, lunghi fino all'altezza del seno, e gli occhi neri. Indossa un abito rosso aderente lungo fino al ginocchio e delle decolleté rosse a punta. Lui ha un aspetto molto rigido e professionale, mentre lei pare molto più morbida.
L'uomo di nome Alexandru si avvicina alla mia sedia e posa una mano sulla mia spalla facendomi sussultare. «Ci segua», mi dice.
Mi alzo e osservo per l'ultima volta Licano, che non mi degna di uno sguardo: i suoi occhi sono fissi su mia madre. Avrei tanta voglia di chiamarlo e abbracciarlo, ma devo essere coraggiosa e capire cosa sta succedendo.
È tutto troppo strano qui. Commento nella mia testa.
Seguo Alexandru e Alina, che mi riconducono nella mia stanza.
«Siediti sul letto», dice Alina chiudendo la porta alle sue spalle.
Faccio come mi viene chiesto e Alina si avvicina lentamente, mentre Alexandru rimane immobile accanto alla porta
«Lisandra», dice Alexandru scandendo ogni lettera del mio nome.
«Lis», ribatto.
«Lis, raccontaci un po' di te», continua passeggiando avanti e indietro al centro della stanza.
«Mi chiamo Lisandra Mikelaus, ma preferisco Lis. Ho quattordici anni e... Cosa devo dire?»sbuffo alzando gli occhi al cielo.
«Che cosa ti piace fare?»domanda l'uomo rigido avvicinandosi.
«Mi piace molto leggere, ma dai... Non so cosa dire. Altro?» borbotto.
Sto iniziando a perdere la pazienza. Dove diamine siamo?
«Che genere di libri hai letto?»chiede la donna.
«Non lo so. Mi piacciono un po' tutti i generi», rispondo alzando le spalle.
Fin da quando ero piccola, mi è stato proibito di leggere tutti i libri che potevano essere definiti fantasy, anche se li leggevo. Uno dei miei preferiti è Twilightdi Stephanie Meyer. Ho visto anche il film di nascosto e ho pianto quando i Volturi sono morti nella visione di Alice. Sono un po' strana.
«Hai mai letto Dracula?»domanda Alina.
«Sì, perché?»
«Siamo in Romania, ragazza. Dove è ambientato Dracula?»chiede Alexandru con malizia.
«In Transylvania. In Romania», rispondo. «Perché credete a queste leggende voi? Qui si crede ancora?»
«Ovunque le leggende sono vere, ma soprattutto qui», ammicca Alexandru con un sorrisetto malefico, avvicinandosi alla testiera del letto.
«Come funziona questa cosa dei tutori? Voi sarete i miei padroni e io dovrò seguirvi come un cagnolino?»chiedo con sarcasmo.
«Ha la lingua la ragazza!»commenta Alexandru, rimasto a bocca aperta, rivolgendosi ad Alina. «Vieni, stiamo andando in biblioteca».
Mi alzo dal letto e li seguo lungo due corridoi, fino ad arrivare davanti ad una porta doppia nera, con ornamenti d'oro, che Alina apre con trasporto, ma allo stesso tempo delicatezza.
La biblioteca è immensa: tutte le pareti sono ricoperte da scaffali di libri. Sul fondo, verso il centro della stanza, c'è un camino rosso con davanti una poltrona nera.
Quella poltrona sarà mia!Anzi, è già mio! Ridacchio da sola.
All'improvviso Alina mi consegna un libro grande quanto una spanna. «Dovrai leggere un libro ogni settimana e poi devi sottoporti a degli allenamenti fisici. Nonostante tu abbia una bella costituzione, a livello muscolare non ci siamo. Magari ce l'hai nel sangue...»mormora scuotendo la testa.
La seguo per tutta la biblioteca, cercando di capire tutto ciò che sta dicendo alla velocità della luce.
«Allora, hai capito?»mi chiede.
«Allora, ogni settimana devo leggere un libro scelto da voi, poi dovrò fare un allenamento al giorno e, inoltre, studiare diverse materie come educazione, bon ton... Ho dimenticato qualcosa?»
Tutto questo è troppo.
«No, va bene così », sbuffa Alina.
«Bene. Ora ti riportiamo in sala da pranzo, ti aspettano», afferma Alexandru.
Li seguo e davanti alla porta troviamo l'uomo-triangolo, ancora con gli occhi chiusi e con il suo solito atteggiamento freddo che ci aspetta.
«Signor Fritz», saluta educatamente Alexandru mentre Alina gli fa un occhiolino. Abbasso la testa imbarazzata.
Entriamo nella grande sala e intuisco subito dal clima freddo, che aleggia, di aver interrotto una discussione. Mi siedo e iniziamo a mangiare, ognuno guardando nel proprio piatto, in silenzio.
Ognuno ha un piatto diverso: io sto mangiando del pollo con delle patate al forno, mia madre un piatto di verdure, i nonni un piatto di tofu e mio fratello una bistecca al sangue. Nessuno osa proferire parola: gli unici suoni presenti nella stanza sono quelli delle posate e del fuoco scoppiettante.
Avere il camino in ogni stanza è una gran bella cosa!
Finita la cena, Licano si alza brutalmente, attirando l'attenzione di tutti, e decido di seguirlo in corridoio.
«Licano», urlo, ma lui continua a camminare, dandomi le spalle.
«Licano», ripeto alzando il tono della voce.
Lo raggiungo correndo e, bloccandogli il passaggio, gli afferro per il braccio, costringendolo a guardarmi negli occhi.
«Cosa vuoi?»sbraita.
«Come, scusa?» ribatto offesa.
«Cosa vuoi, Lis? Non ce la faccio più. Non ci sei solo tu, in questa famiglia, ci sono anche io. Ho passato la maggior parte della mia vita a farti stare bene e a mandare avanti la casa, quando ho scoperto che tutto è stato una menzogna. Basta! Lasciami in pace!» ringhia.
Si libera dalla mia presa con uno scatto fulmineo e prosegue la camminata in direzione della sua stanza.
Silenzio. Solo questo. È la prima volta che Licano si comporta così con me: deve essere successo per forza qualcosa. C'entrerà mia madre? Lei aveva un aspetto orribile... Avranno litigato? visto l'aspetto che aveva prima.
«Ragazza, sei stanca?»La voce di Alexandru spezza il silenzio presente nel corridoio.
«No, ho dormito troppo», borbotto. Incrocio le braccia al petto.
«Vorresti iniziare?» chiede Alexandru.
«L'allenamento?» domando e annuisce. «Perché no?» continuo.
«Bene. Ci vediamo in biblioteca fra quindici minuti», afferma voltandosi e lasciandomi da sola.
Rabbrividisco non so per quale motivo: per il cambiamento che sto affrontando? Il freddo?
Non mi ero accorta di quanto facesse freddo in questa casa, perciò torno in camera mia, mi metto un maglioncino nero e mi dirigo in biblioteca.
Apro la porta e trovo Alexandru in piedi, immobile accanto alla poltrona, con un grande libro in mano.
«Ben arrivata!» esclama. Gira la testa e mi sorride in modo alquanto inquietante.
Mi avvicino e gli prendo il libro dalle mani: ha la copertina verde, con rilegature color oro. Si vede che è antico. Lo apro e leggo il titolo: Dracula.
«Davvero devo leggere Draculadi Bram Stoker?»chiedo accarezzando la copertina.
«Corretto, ragazza», risponde Alexandru.
Mi siedo sulla poltrona davanti al fuoco acceso e scoppiettante e inizio a leggere, mentre il mio tutore si appoggia al muro in silenzio.
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