Capitolo 10: La Sala Sotterranea
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La signorina Cross fa qualche passo avanti e raggiunge Ruxandra. Le consegna una lunga pergamena gialla mantenendo un atteggiamento freddo e distaccato ed entra nel castello insieme agli altri vampiri, alzando un vento freddo.
«Come al solito, ci mandano al macello per primi», borbotta acidamente Ruxandra passandomi la pergamena. I ragazzi, intanto, iniziano a parlare tra loro di quanto sia ingiusta la situazione.
«Come se non ti divertissi, Ruxy», commenta uno dei ragazzi. Lei sorride.
Apro la pergamena e osservo attentamente la mappa.
Jules conosce i boschi e le capacità dei cacciatori meglio di tutti i vampiri e mezzi vampiri da cui sono circondata.
«Jules, mi puoi aiutare?»chiedo tra lo stupore di tutti i presenti. La strega si avvicina e consulta la mappa. «Vi faccio strada», dice iniziando a camminare. La seguo e anche gli altri si incamminano con noi.
«Perché l'hai chiesto a lei? Poteva farlo chiunque di noi», commenta Dragos.
«Perché sa più di noi sui cacciatori di quarto livello», rispondo schiettamente. Dragos si fa serio.
«Jules! A piedi ci metteremo tutto il giorno e nessuno ti prenderebbe in braccio. Riesci a teletrasportarci?»chiedo a un certo punto.
«Certo», risponde sorridendo.
Dragos e gli altri iniziano a protestare, ma chiedo alla strega di farlo immediatamente. Lei schiocca le dita e in meno di un secondo ci troviamo davanti a uno spiazzo tra le colline del bosco circostante, attraverso il quale si intravedono una cinquantina di uomini che imbracciano armi di vario tipo. Urlano cori di battaglia.
«Ascoltatemi: come avete sentito, o torniamo vincitori o moriamo perdenti. Nessuno vi sta chiedendo di morire per me o per i Romanov, ma fatelo per voi stessi. Vi si chiede di combattere con tutte le vostre capacità e competenze per creare un mondo in cui desideriate vivere. Siete con me?»dico con tono energico e fiero, da leader.
Tutti si guardano, poi annuiscono.
«Sai già la nostra risposta», afferma Dragos in posizione d'attacco.
«Qual è il tuo piano?» chiede Abel.
«La radura è abbastanza larga ed è circondata dal bosco. Riuscite a sentire qualcuno fuori dal gruppo? Alec, tu vedi qualcosa?»
«No», risponde Alec Silver.
«Bene. Jules, crea una barriera protettiva intorno alla radura. Niente e nessuno dovrà uscire!» esclamo.
«Sì, va bene», annuisce lei creando un certo sgomento tra i ragazzi, che però rimangono in silenzio.
Mi sto proprio comportando da leader e questo mi riempie il cuore. Questi ragazzi sono diventati la mia famiglia, ma la guerriglia che ci aspetta in quella radura non è nulla in confronto a quello che abbiamo già affrontato.
«Dragos! Abel! Prendete chi volete e posizionatevi uno a est e l'altro a ovest. Abel, inizierai tu ad attaccare quando vi darò il via e tu, Dragos, attaccherai a sorpresa dopo cinque minuti esatti. L'effetto sorpresa è il nostro vantaggio. Va bene?»esorto.
«Ricevuto», rispondono in coro portandosi scherzosamente la mano sulla fronte, come dei marines. Portano con sé cinque persone a testa e spariscono tra la vegetazione.
«Ruxandra! Tu andrai con Jules e, non appena Abel e Dragos attaccheranno, dovrai fare un cerchio di fuoco, in modo tale da far credere effettivamente che abbiamo bloccato la loro fuga. È una specie di controllo mentale. Ci stai?»chiedo.
«Perché con la strega?»sbuffa Ruxandra.
Le afferro la mano e la supplico. «Ti prego». Se sopravvivremo andrò direttamente dai Romanov e farò il possibile per farti felice...
«Dovevamo festeggiare oggi», borbotta la ragazza dai capelli Ruxandra, che maneggia il fuoco.
«Per cosa?»chiedo.
«È il tuo compleanno. Non ricordi?»mormora facendo finta di essere arrabbiata con me.
«Ma che giorno è?»chiedo.
«Che giorno è oggi? È il 20 aprile», risponde con rabbia.
È il mio compleanno!
«Buon compleanno a me, allora... Adesso va', per favore. Pensiamo a sopravvivere!»esclamo facendo l'occhiolino.
«Ritornerò qui a proteggerti. Tu! Hey, bassetto! Lisandra è sotto la sua responsabilità, se le accadesse qualcosa... ringhia Ruxandra. Prende per un braccio Jules, che mi lancia uno sguardo dispiaciuto, e si allontanano.
«Mi sentite?»sussurro da dietro un cespuglio.
Ovvio che mi sentono, sono vampiri... sei tu che non hai l'udito sensibile, mi dico.
«Ti sentono tutti forte e chiaro», afferma il ragazzo, che Ruxandra ha spaventato, accanto a me.
Gli uomini sono più o meno al centro della radura, perciò aspetto qualche secondo, finché non si trovano in posizione strategica.
«Ora!»ordino scattando in piedi e uscendo dalla vegetazione.
Abel e i ragazzi hanno gli occhi iniettati di sangue e corrono alla velocità della luce verso gli uomini, i quali si allarmano immediatamente e iniziano a sparare con i fucili a tutti coloro che, come previsto, hanno il corpo antiproiettile. Nel frattempo, una grande fiamma circonda l'area.
Tutto secondo i piani...
Cinque minuti dopo, Dragos si unisce alla mischia aggredendo alle spalle gli uomini con i fucili, ormai impazziti.
Gli umani fatti a pezzi sul terreno sono davvero troppi e, per quanto voglia unirmi al divertimento, ho notato fin da subito il mancato controllo da parte dei vampiri e degli ibridi con così tanto sangue sparso a terra.
Sono così inebriati dall'odore del sangue che non riescono più a controllarsi.
Userò questa battaglia a loro favore davanti ai Romanov. Ci riuscirò!
L'ultima testa cade, così come l'ultimo momento passato con i miei amici. Faccio un respiro profondo, chiedo a Ruxandra di incendiare i pezzi dei cadaveri e di spegnere il cerchio di fuoco e mi volto verso il bosco.
«Torniamo», dico frettolosa iniziando a camminare.
Lisandra, sii normale!
«Strega, quella tua barriera era veramente forte», commenta Ruxandra sulla via del ritorno.
«Anche il tuo fuoco non era male», ribatte sorridendo. «Ragazzi, siete stati grandiosi», si congratula Jules rivolgendosi agli altri, tentando di distogliere l'attenzione da me.
«Grazie. Anche tu non sei stata male», risponde una ragazza sghignazzando.
«Siamo arrivati», affermo malinconicamente.
Ad aspettarci c'è solo la signorina Cross, che indossa un elegante vestito blu scuro attillato che le arriva al ginocchio e dei tacchi alti.
«Ruxandra, seguimi. Voi andate in classe!»esclama la signorina Cross freddamente. Tuttavia, si intravede un sorrisetto fiero e felice.
«Sono io il capo. Vengo io», la interrompo facendo un passo avanti.
«Bene», risponde preoccupata la signorina Cross. Gli altri, sapendo di essere osservati, rimangono in silenzio, ma esprimono il proprio disappunto attraverso la postura. Non vogliono espormi...
È vero che sono umana, ma non sono fatta di cristallo...
Seguo l'insegnante della Feccia attraverso scale sotterranee e lunghissimi corridoi e raggiungiamo un grande portone nero, chiuso davanti a noi. Lei apre le mani e lo spalanca senza sforzi con un debole gesto.
La stanza che mi si rivela è gigantesca. È tondeggiante, come quella visitata durante il mio ultimo faccia a faccia con i Romanov, ma ha un aspetto più antico, medievale.
Al suo centro si trovano i due fratelli alla punta della società. Siedono su troni molto simili a quelli che avevo già visto e ci sono moltissime persone appoggiate alla parete. I loro sguardi esprimono orrore e disgusto nei miei confronti.
La signorina Cross mi conduce al centro della stanza e inizia a parlare.
«Miei signori, come da voi richiesto, ecco il capogruppo della Feccia», dice inchinandosi. Va a posizionarsi accanto ad altre persone, che dovrebbero essere i nobili della società vampiresca.
Tutti mi guardano male, perciò tengo lo sguardo rivolto verso il pavimento.
«Racconta cosa è successo», ordina Nicolae in tono pacato.
«Siamo arrivati sul luogo da voi designato e abbiamo attaccato», sussurro espirando debolmente.
«Continua», mi esorta Sebastian in tono sprezzante.
«Se non fosse stato per loro...»singhiozzo. Mi metto una mano sulla faccia.
Mi concentro sulla tristezza accumulata in questi mesi e su tutte le cose brutte che mi sono capitate in passato. Le lacrime scendono come se fosse la cosa più normale al mondo.
«Continua...»insiste Nicolae.
«Se non fosse stato per Dragos, che dopo aver sconfitto la sua maledizione è riuscito a identificare il potere di Ruxandra, saremo morti tutti. Ruxandra ha il dono del controllo del fuoco, sapete? Ed è un'ottima guerriera. E poi se non fosse stato per Abel non avremmo potuto sapere che avremmo dovuto combattere degli uomini tristi, depressi e frustrati. Loro hanno combattuto...»
«E tu cosa hai fatto?»chiede Nicolae.
Ho solo organizzato tutto io e nulla... se non fosse stato per me, sarebbero tutti morti.
«Io e gli altri ci siamo nascosti nella foresta, in attesa della conclusione della battaglia...»dico.
«Quindi, se non sbaglio, ci stai dicendo che Ruxandra Julx, Dragos Gavril e Abel Craighton hanno dei poteri e sono dei combattenti eccellenti? Kristina, dice la verità?»ringhia Sebastian, alzandosi con impazienza.
«Sì», conferma la signorina Cross. Tutto sommato, non è una bugia...
«Bene! Andate a chiamare i tre ragazzi. Per quanto riguarda Lisandra... Esci di qui», pronuncia Sebastian in tono sprezzante e disgustato, facendomi portare fuori dalla grande stanza.
Non so se sentirmi felice per il mio piano riuscito o triste perché non li rivedrò mai più.
Alzo lo sguardo da terra e le due grandi porte si chiudono. Mi accorgo che sulla sinistra è presente una piccola porta rossa in legno con decorazioni nere.
Non l'avevo notata prima...
È come se sentissi un richiamo che mi dice Entra!Allo stesso tempo, però, sento di non doverlo fare, perché troverei qualcosa che farebbe male e che cambierebbe tutta la mia esistenza, come quando guardiamo un film horror e urliamo al protagonista, che non può sentirci, di non muoversi dal letto o di non scendere in cantina. Ecco, mi sento così!
Appoggio la mano alla porta e decido di entrare.
È buio, ma scendo lungo i piccoli gradini toccando con le mani la parete umida e fredda. Giungo in un corridoio buio, piccolo e stretto, che come per magia si illumina al mio arrivo.
Dev'essere un incantesimo. Rilassati.
Impossibile rilassarsi in un luogo del genere.
Ci sono cartelli di avvertimento ogni cinque passi, con scritte intimidatorie come Se non sei autorizzato non oltrepassare il cartello, Se non sei chi devi essere allontanati, o Vattene.
Oltrepasso una dozzina di cartelli e raggiungo un'altra piccola porta rossa. Su di essa è incisa una scritta latina che non comprendo.
Haec ubi quiescat.
La apro con estrema facilità, sebbene mi sia parsa estremante pesante. Senza alcun appoggio, scendo per altre scale lentamente, con difficoltà. Solo quando le lanterne si accendono, non appena metto piede sul pavimento di pietra, mi accorgo di essere in una grande sala ovale al cui centro è situato un sarcofago.
Ma dove diavolo sono?
Inizio a camminare verso il sarcofago, mentre qualcosa nella mia testa mi suggerisce di andare via.
Accarezzo il grande oggetto rettangolare al centro della stanza e lo osservo attentamente: ha delle rivestiture in oro e su di esso sono incise delle frasi latine.
Hic iacet frater dominus doctor qui statuit expectandam potentioribus requies donec evigilabunt.
Ma perché non ho voluto imparare bene il latino?
Tocco il dorso del sarcofago e lo accarezzo, ma la mia mano rimane intrappolata nella piccola scultura sulla sinistra, che rappresenta due mani intrecciate sulla sinistra. Il dolore è lancinante.
Non devo urlare. Mi sentirebbero e io non dovrei essere qui, perciò con l'altra mano mi tappo la bocca. Mentre osservo il sangue uscire a fiotti dal mio polso, inizio a sentire strani rumori di ingranaggi provenire dal sarcofago.
A un certo punto, tutto diventa nero. Sento la voce di Jules. «Che cosa hai fatto?»mi chiede.
Perdo i sensi, mentre il nero intorno a me prende il sopravvento.
La prima cosa che sento è il dolore martellante che percorre il mio corpo e che divampa quando arriva alla testa e al polso. Mentre avverto la presenza di qualcuno che mi muove il braccio, cerco di ricordarmi cosa sia accaduto. Sono andata nella sala sotterranea dei Romanov, sono riuscita a far entrare nell'Élite i miei amici... E poi cosa è successo? Sono entrata in una stanza con una porta rossa... Il sarcofago d'oro... Il dolore... Il sangue...
Sbatto piano gli occhi e tutto è sfocato.
«Hai aperto gli occhi!»squittisce una voce perforante, che mi provoca una fitta di dolore alla testa.
Cerco di alzarmi, ma la figura davanti a me mi blocca posandomi una mano sulla spalla, costringendomi a restare sdraiata.
«Cosa... è... successo?»balbetto continuando a sbattere le palpebre. Mi accorgo di essere a casa mia, sul mio letto, con accanto Jules, seduta su una sedia.
«Ti ho trovato nella sala Súlben», dice a bassa voce.
«Mi aiuti a sedermi, per favore?»chiedo debolmente. Jules si alza e mi aiuta ad appoggiarmi alla testata del letto. «Grazie...Stavi dicendo... la sala Súlben... Che cosa significa?»
«È la sala in cui ti ho trovato. È la sala in cui Lucius Romanov si era rinchiuso per il sonno profondo», spiega.
«Perché parli al passato?»chiedo con ansia.
«Perché... all'istituto non si parla d'altro», risponde esitando.
«Come, prego?»domando in preda all'ansia.
«Per evitare di farti scoprire, ho usato un incantesimo olografico che, oltretutto, mi ha stancato tantissimo. Tutti ti hanno creduto sana e in grado di parlare, come al solito. Abel, Dragos e Ruxandra non hanno avuto l'occasione di parlare con i ragazzi della Feccia, perciò non ci hanno scoperto, ma devi dirmi come diamine hai fatto ad arrivare lì», esorta la mia migliore amica.
«Sono stati accettati nell'Élite, quindi? In che sensoCome ho fatto ad arrivare lì? »chiedo confusa, posandomi una mano sulla testa.
«Ascolta, quella sala sotterranea era salvaguardata da un'infinità di incantesimi protettivi lanciati da mia nonna stessa. Come hai fatto a sviarli? Il nostro allenamento non ha mai raggiunto quel livello, perché nemmeno io ci sono mai arrivata. Ero presente quando mia nonna ha lanciato gli incantesimi su Lucius e sulla sala. Come hai fatto?»insiste più tra sé e sé che a me.
«Lucius non si era addormentato?»chiedo confusa, visto che non so ancora tutto di questo mondo.
«Sì, finché non l'hai svegliato, diciamo», ribatte immediatamente. «L'unica persona, oltre a mia nonna, in grado di svegliarlo sarebbe dovuta essere la sua...». Sbianca per un po' e improvvisamente urla: «Sei la sua Ateyo!»
«No!»sbotto immediatamente facendo un movimento brusco, che mi provoca una fitta di dolore al polso. La grande e pesante fasciatura è sporca di sangue.
«Ascoltami...»mormora Jules, prendendo la sedia da terra e sedendosi. «Ero lì quando è stato chiuso il sarcofago. Avevo tre anni...»
«Aspetta, non era vivo quando Licano ha ucciso mia madre?»domando confusa.
«No. Quello era un suo ologramma, creato da mio nonna, ed era collegato al suo cervello in modo tale che sapesse tutto degli avvenimenti importanti. Così i fratelli Romanov comunicavano con lui durante il periodo d'assenza. Dove l'hai visto?»
«In un sogno...»sussurro senza guardarla negli occhi.
«La mia famiglia ha usato il suo potere per addormentarlo e rinchiuderlo in quel sarcofago magico, ricoperto d'oro da Nicolae, che sarebbe stato aperto solo dal sangue della sua Ateyo. Quel sarcofago è stato progettato...»riflette.
«Terribilmente bene. Mi ha fatto malissimo», la interrompo ridendo.
«... con delle lame affilatissime, affinché il sangue potesse raggiungere facilmente, attraverso dei tubi, il corpo ormai a secco di Lucius Romanov. Ti ho appena detto che sei la sua Ateyo e tu te la ridi?»scherza Jules.
«Non seguirò mai una persona che vuole trovare la sua Ateyo solo per una questione di potere», dico ridendo. Ci ritroviamo entrambe a ridere come delle sceme e questo permette al mio cuore di tornare a battere tranquillamente.
«Così... è sveglio...»sospiro dopo un po'.
«Nessuno sa che sei tu ad averlo svegliato», mi interrompe immediatamente, sorridendo. «Avevo nella borsa un po' del mio profumo speciale, che nemmeno mia nonna conosce, così nessuno saprà che sei stata lì», ridacchia. Tiro un sospiro di sollievo.
«E il sangue che c'era? Mi riconosceranno tramite quello», dico preoccupata.
«L'ho ripulito con un incantesimo. L'unico che potrebbe riconoscere il colpevole è Lucius Romanov», risponde alzando le braccia in aria enfatizzando il nome del capo della società dei vampiri.
«Non intendo avvicinarmi di nuovo a quel luogo», sdrammatizzo.
«Non puoi, infatti», sussurra abbassando la testa. «Ti hanno dato questa lettera di espulsione due settimane fa. Non puoi più avvicinarti all'istituto e...»
«Sono in un grado inferiore alla Feccia, in sintesi», taglio corto. «Mi vogliono morta... A quando l'esecuzione?»
«Non lo so», mormora Jules.
«Va bene, non voglio parlarne», la zittisco gentilmente. «Raccontami come va alla Flaved Lessie».
«Sono quasi tutti demoralizzati. Non sono riuscita a propagare l'incantesimo anche la sera e così non ti presentavi agli allenamenti. Li ho aiutati io ad allenarsi e... poi tutto è cambiato...»
«Chi è stato cacciato?»chiedo cercando di alzarmi.
«Carlos Morvant, Carmela Sterling, Deidre Vondran, Jules Mock e Tessa Voss. Al contrario di quanto è capitato a te, sono stati già uccisi...»sussurra con la testa bassa.
«Merda!»impreco provocandomi un dolore nauseante alla testa.
«Lessie, non muoverti troppo velocemente», mi rimprovera Jules. Mi aiuta ad alzarmi, ma quando sono in piedi devo sopportare un capogiro fortissimo, facendomi pentire della mia scelta.
«Quindi cosa succederà?»domando appoggiandomi al muro.
«Non lo so proprio», sussurra.
«Che ore sono? Che giorno è?»chiedo.
«Oggi è il primo maggio e sono le sei», ridacchia.
«Come mai sei già tornata?»le domando. Mentre la osservo, noto una benda sotto la maglietta e dei lividi verdi e blu sul collo e sulla faccia. «Cosa è successo?»esorto preoccupata, stringendo le palpebre.
«Non è niente», dice allontanandosi e coprendosi all'istante.
«Dimmelo, ora. Chi è stato?»sibilo avvicinandomi.
«Abbiamo nuove materie all'istituto e...»cerca di spiegare mentre gioca con i pollici.
«Non fare giri di parole», ringhio. Jules fa piccoli passi all'indietro, zoppicando.
«Io...»sussurra.
«Dimmelo!»urlo perdendo la calma.
«Ci usano come sacchi per allenare l'Élite. Siamo rimasti in cinque ormai», mi informa con la testa china, massaggiandosi il polso.
«Ma vi difendete, no?» esorto sbalordita, iniziando ad agitare le braccia in aria.
«Ci legano le braccia dietro la schiena con delle manette», sussurra.
«Che cosa crudele!»Mi alzo di scatto, con l'adrenalina nelle vene. «Chi è ancora vivo, a parte te? E poi, se Dragos è nell'Élite dove si tengono gli allenamenti della Flaved Lessie? E... vi colpiscono anche loro?» la riempio di domande facendo riferimento ai miei amici, adesso nell'Élite.
Ho troppe domande...
«All'inizio si rifiutavano, poi hanno iniziato... Gli allenamenti li stiamo facendo nel bosco qui vicino a casa, ma da alcuni giorni ci siamo solo io e Alec e il fatto che tu non ti sia presentata, ovviamente, ha lasciato un grosso segno su tutti», spiega Jules.
«Solo voi? Oddio!»Inizio a camminare avanti e indietro.
«Almeno c'è un aspetto positivo in tutto questo», dice sorridendo debolmente.
Ecco la solita Jules con il suo bagaglio pieno d'ottimismo.
«Qual è?» esorto.
«Alec», risponde con un sorriso e dei cuori al posto degli occhi.
«Cosa c'entra Alec? Ti sei innamorata di lui?»sorrido.
«Qualcosa di più. Sono la sua Ateyo», ride sotto i baffi.
«Tu... cosa?»insisto ridacchiando. La raggiungo e la abbraccio. «Sono felice per te».
Andiamo in cucina, prepariamo qualcosa e ci sediamo per mangiare.
«Allora, raccontami tutto. Voglio aggiornamenti positivi, per una volta»esorto alzando la forchetta.
«Conosci già Alec...» sussurra masticando.
«Non quanto lo conosci tu», ribatto alzando un sopracciglio.
«Va bene, va bene», ridacchia.
«Come sai di essere la sua Ateyo? Nel senso... Ti senti diversa? Lui? Come ha reagito? Come ti ha avvicinato?»chiedo
«È strano e, come ci hanno sempre detto, difficile da spiegare. Sì, mi sento diversa. Come se fossi più forte. Pensa, dopo la cerimonia lo sarò ancor di più. Non me l'ha ancora chiesto, ma non vedo l'ora. Un giorno mi hanno rotto il ginocchio, non riuscivo a muovermi e, di conseguenza, a guarirmi con la magia. A quel punto lui è impazzito e ha reagito. Dopo averle prese di santa ragione, mi ha aiutato e abbiamo parlato».
«In sintesi, sei innamorata come una pera cotta», sghignazza come una bambina.
«Sì, ma è più di questo. Mi sento attratta da lui anche se non siamo nella stessa stanza, come se fossimo due poli opposti che si attraggono», sussurra.
«Come lo avverti questo potere?»domando curiosa.
«Ognuno di noi lo sente in modo diverso, ma la cosa più importante è come viene condiviso...» inizia a ridacchiare. «Ne parliamo un'altra volta».
«No, ne parliamo ora», insisto con tono curioso ma scherzoso.
«E va bene. L'abbiamo fatto», sputa tutto d'un fiato.
«Voi cosa?»chiedo spalancando la bocca.
«Sì... insomma, l'attrazione era troppo forte e sai come funziona...»mormora ridendo e diventando bordeaux.
«Parlando di te... Tu ti sei sentita così quando sei entrata nella Súlben?»domanda.
«No». Sì.
«Molto strano», mormora facendo il broncio. «Vado a farmi la doccia», afferma alzandosi e lasciando la cucina.
Ripenso a tutte quelle informazioni e decido di andare a fare una camminata. Prendo la giacca, mi metto le scarpe ed esco.
Chissà come staranno i ragazzi nell'Élite... Alexandru avrà già fatto la proposta? Dragos si sarà ricongiunto con la sua amatissima Ateyo?
Per quanto riguarda la Flaved Lessie.
Dovrei abbandonarla?
Dovrei lasciare tutto quello che ho costruito e che mi è rimasto?
Il mio pensiero a Jules.
Non avrei mai pensato a lei con un vampiro, tanto meno con Alec Silver, ma se li immagino insieme per un attimo devo ammettere che sono perfetti l'uno per l'altra. Mentre Jules è una ragazza attiva, spontanea e sempre impulsiva, Alec è sempre stato un ragazzo che vive nella sua comfort zone e che per evitare guai si tiene a debita distanza da tutti quanti. Mi domando, quindi, il motivo per cui abbia aderito alla nostra causa, in quanto così viene coinvolto molto... Sono perfetti per stare insieme, perché so che Jules sarà in grado di portarlo fuori dalla sua zona di comfort per farlo vivere veramente, invece di fare le solite cose scontate.
Tuttavia, è strano pensare a Jules insieme a un vampiro. Lei, che ama la sua umanità, è destinata a diventare un vampiro. Sarà d'accordo?
Penso che non capirò mai il senso dell'avere un Ateyo. Sarebbe fantastico avere una persona sempre al mio fianco, che mi sostenga e che lotti insieme a me, invece mi è toccata una statua vivente che vuole il potere tutto per sé...
Rido tra me e me.
Il mio sangue è stato in grado di liberare il grandissimo e crudele Lucius Romanov, rinchiuso appositamente in una bara magica d'oro, in attesa del grande potere: l'Ateyo.
Quanto può essere egoista una persona per desiderare di trovare la sua Ateyo solo per avere più potere per sé?
Chissà se sarà uguale al mio sogno...
Chissà se mi riconoscerà...
Mi accetterà?
La domanda che dovrei farmi, però, è: Voglio essere accettata?
Perché solo lui dovrebbe accettarmi? Sono un essere pensante anch'io e ho tutto il diritto di accettarlo o meno.
Alzo lo sguardo e mi guardo intorno. Ormai è buio e sono in mezzo a una foresta.
Il problema? È buio, troppo.
Non ho senso dell'orientamento e non ricordo la strada che ho percorso...
Devo stare tranquilla. La mia coinquilina, che è una strega, vedrà che non ci sono e farà un incantesimo di localizzazione. Spero.
Cerco di guardarmi intorno. Mi volto e avverto un vento fresco e che sa di... Licano!
«Licano!»urlo in direzione del vento.
Una figura nera si ferma a meno di cento metri da me. È di spalle. I miei polmoni fanno fatica a prendere l'aria e i miei occhi sbattono continuamente nel buio.
Fa' che sia Licano! sospirotra me e me, incrociando le dita.
«Voltati!»ordino alla figura nera.
L'uomo nero obbedisce. Compaiono gli occhi rosso sangue di Licano e i miei polmoni ritornano a funzionare. Tiro un sospiro di sollievo nel vedere lui dinnanzi a me, piuttosto che un nomade in cerca di sangue.
«Ciao, fratello», lo saluto avvicinandomi. Lo osservo attentamente e noto subito la sua rigidezza imposta, come se fosse bloccato da qualcuno.
L'ho bloccato io! Ho usato i miei poteri da Skiarat!esulto tra me e me.
Rispondi!penso intensamente in modo tale da sbloccargli la bocca.
Può parlare ma non mi risponde. Mi avvicino lentamente, mentre lui non fa altro che guardarmi con odio.
«Meno male che ci saresti sempre stato. Meno male che mi avresti sempre protetto», borbotto con uno schifo e un odio inaspettati. «Rispondi, almeno». Gli tiro una sberla, ma è tutto inutile: mi faccio male da sola.
«Sai, Lic... Sono cresciuta, almeno un po'. Mi sono creata una famiglia tutta mia e lì ci proteggiamo tutti, qualunque cosa accada», continuo. «Non sono come te», mugugno sottovoce.
L'ho visto dai tuoi amichetti che hai mandato nell'Élite, bla bla bla... Chissà se un po' mi odia mia sorella...
Una voce maschile inonda la mia testa, spaventandomi. Alzo di scatto il capo e mi accorgo di aver appena letto nel pensiero a mio fratello. Dopo tanto allenamento con Jules per leggere nel pensiero, ci sono riuscita! Un altro risultato! Sì!
«Sono simpatici, non credi?»dico. In risposta ricevo solo un'alzata di sopracciglio e un piccolo sbuffo. «Io non ti odio, Lic. Come potrei? Sei sempre stato il mio migliore amico. Ti ricordi quando eravamo piccoli? Io avevo quel caschetto orribile e tu avevi quei capelli così lunghi che non tagliavi solo perché avevi paura del parrucchiere». Tra un ricordo e l'altro, inizio a ridere da sola.
«Quante ne abbiamo passate insieme, quante volte abbiamo giocato a strega di mezzanotte... Era il nostro gioco preferito, ricordi? Ricordi quanti segreti ti ho raccontato crescendo e quanto hai riso la prima volta che mi è venuto il ciclo, sfottendomi per il fatto che tu fossi maschio?»chiedo mentre visualizzo tutto nella mia mente.
«Ricordo ancora il giorno in cui sono uscita per la prima volta con il ragazzo che mi piaceva da matti. Una volta arrivata a casa, ti raccontai tutto nei minimi dettagli e quando ti dissi che avevo paura che mi stesse usando, tu mi rispondesti dicendomi che in quel caso gli avresti tirato un calcio nei coglioni. Ricordo quando tu mi raccontasti del tuo primo bacio e delle risate che ci siamo fatti visto che era andato malissimo, e ricordo la tua prima sbronza, quando per sbaglio mi hai fatto sbattere la testa contro il muro», mormoro mettendomi una mano sulla testa.
«Ricordo persino la tua prima sigaretta e quanto non ti sia piaciuta... Ricordo che appena prendesti la patente, nonostante non fossi ancora esperto, io decisi di fidarmi completamente di te e di essere la tua prima passeggera; e tu eri così in tensione per paura di sbagliare e di farci male. Ricordo anche la mia prima guida con te accanto, che mi guidavi passo dopo passo. Anche se alla fine abbiamo rischiato di fare un brutto incidente... Quanto me l'hai rinfacciata quella guida!»
«Immaginavo noi due tra qualche anno, all'università... Immaginavo te e la tua faccia il giorno in cui ti avrei dettoMi sposo!o Sono incinta, sarai zio!... Ricordo tutto quello che abbiamo combinato insieme e mai lo dimenticherò. Ricorderò anche tutto quello che speravo per il nostro futuro. Non posso credere, però, che la nostra splendida amicizia finisca così, con te così pieno d'orgoglio e d'odio», affermo guardandolo negli occhi.
«E ora dimmi, ti prego, come puoi dire addio a qualcosa di così bello, di così puro com'era il nostro legame. Quindi no, fratello mio, io non ti odio, non potrei, ma odio il tuo orgoglio, il tuo astio e la tua decisione di far finire la nostra amicizia, di far finire noi», dico asciugandomi la guancia con il dorso della mano.
Hai finito? mi chiede con il pensiero.
«Perché devi fare così lo stronzo?»sbotto all'improvviso.
Perché sei una Feccia, ringhia nella sua testa.
La sua frase mi spezza il cuore, ma allo stesso tempo mi fa incazzare. Il mio respiro si fa più profondo.
Non sei capace di fare nulla. Mi vergogno di essere stato vicino a te per così tanto tempo. Quanto sangue hai permesso di bere ai tuoi tutori affinché mentissero? continua a pensare.
Queste parole mandano il mio cervello in tilt. La rabbia prende il sopravvento. Mi scaglio su di lui e lo butto a terra contro un grosso tronco nero.
Alzati!ordino. Lo fa e rimane in silenzio, guardandomi confusamente.
Devo tornare a casa e smetterla di perdere tempo. Perché non riesco a muovermi? si chiede tra sé e sé.
Faccio due grossi passi in dietro per evitare di perdere ancora la calma. «Sarei una perdita di tempo? Torna pure a casa dai nonnini e fa' quello che ritieni giusto. Va' pure! Non riesci a muoverti perché io te lo impedisco», sbotto pavoneggiandomi.
I suoi grandi occhi rossi si allargano. Mi legge nel pensiero? Com'è possibile? Lasciami!
«Merito delle risposte, Lic. Non ti lascerò andare finché non le avrò ottenute», ribatto.
«Va bene», mormora scocciato, dopo qualche minuto di silenzio.«Che genere di risposte vuoi?»
«Te ne sei andato da me perché facevo parte della Feccia? Non eravamo noi due contro il mondo?»chiedo facendo un passo in avanti.
«Sorella... Forse non hai appreso appieno il significato di Feccia. Essere Fecciasignifica che sei sacrificabile perché non sai fare niente, oppure sei semplicemente un traditore che merita di morire. Sotto questa categoria sei morto... Non so come tu sia ancora viva».
«Avresti preferito la mia morte? Come hai fatto a odiarmi in così poco tempo?»domando con le lacrime agli occhi.
«Non puoi capire. È una cosa che ti circola nelle vene. È naturale», sibila.
«In che senso? Mi odiano anche Abel e gli altri ora?»esorto.
«Presto lo faranno», commenta pacatamente.
«Perché?»ribatto.
«Alla Fecciaè vietato bere sangue umano. Questa regola fa sì che gran parte del cervello si oscuri. In questo modo non possono pensare e rigenerarsi come dovrebbero. Pensaci: li hai mai visti mangiare?»chiede con un sorrisetto sprezzante sulle labbra.
È vero. L'unica volta in cui li ho visti effettivamente mangiare è stato durante la piccola battaglia dei cacciatori. Potrebbe essere vero quello che dice?
«E se ti dicessi che ho finto all'iniziazione, mi odieresti ancora?»sbotto.
«È una cosa fuori dal mio controllo, fuori da quello di tutti», risponde confuso. «In che senso finto? Impossibile! Non appena entri nella sala dell'iniziazione, un incantesimo ti obbliga a dire e fare il giusto. Non ti credo».
Farà parte dei cacciatori ora... e ci sarà qualche strega ad aiutarla, nascosta qui vicino. In fondo, la mela non cade poi lontano dall'albero, pensa mio fratello, in maniera estremamente arrogante.
«Come osi paragonarmi a nostra madre?»chiedo offesa. «Non vuoi credermi? Bene! L'hai voluto tu!»esclamo impulsivamente.
Mi ritorna in mente quella volta in biblioteca, quando Anca mi fece un piccolo taglio per prendere un po' del mio sangue e capire cosa volessi dire. Cerco con lo sguardo un sasso appuntito. Ne trovo uno, lo prendo e mi faccio un taglio sul palmo della mano, concentrando tutti i miei pensieri relativi alle mie abilità e competenze affinché tramite quelle gocce Licano capisca solo quello che voglio. Sento il suo sibilo gutturale e profondo reagire al sangue.
Cosa sta facendo? si chiede.
Mi avvicino, gli ordino di aprire la bocca senza muoversi e gli faccio gocciolare il sangue giù per la gola. Dopo tre gocce mi allontano, mentre lui chiude gli occhi e assapora il mio sangue. Mi bendo la ferita alla mano per qualche secondo. Mio fratello analizza i miei ricordi e all'improvviso spalanca gli occhi.
«Sei... la... Skiarat», mormora pronunciando lentamente tutte le parole. «Non ti credo», continua scuotendo il capo.
Mi metto una mano sulla fronte, ormai stanca di dover dare spiegazioni a qualcuno, e gli tolgo il blocco. Lo lascio andare e vola via, lasciandomi nell'ormai scura foresta.
Mi siedo per terra e aspetto Jules per non so quanto tempo. All'improvviso qualcosa mi afferra il collo e mi scaraventa contro un albero, trattenendomi con forza. Apro gli occhi e vedo un uomo con delle basette alte quanto i capelli e gli occhi gialli. Terribilmente gialli.
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