CAPITOLO 18 Homo faber fortunae suae
«L'UOMO È L'ARTEFICE DELLA PROPRIA SORTE»
Gli edifici più vecchi del complesso polifunzionale dell'Arma dei Carabinieri di Livorno ospitavano dal 1948 la 2° Brigata Mobile intitolata al Generale Giuseppe Amico, trucidato durante la valorosa opposizione ai tedeschi. Il basso e austero fabbricato si affacciava su buona parte del Viale Mameli. La monotonia dei mattoncini rossi era spezzata da sporadiche superfici in travertino, pensate per risaltare l'inquadratura delle finestre e i gradini degli ingressi pedonali, i cui portali in legno erano sormontati da pregevoli bassorilievi in pietra naturale. Un ampio cancello carrabile in acciaio costituiva l'ingresso principale, corredato di bandiera italiana e europea.
La nuova costruzione, realizzata in continuità con la vecchia struttura architettonica, si affacciava invece sull'attigua Via Fabbricotti e ospitava il Comando provinciale.
Quella mattina il cielo era prevalentemente coperto e la temperatura ancora alta per le medie stagionali, un clima a cui i cittadini italiani non riuscivano davvero ad abituarsi.
La cosa importante era comunque che non fossero state annunciate allerte meteo, che dal giorno della nefasta alluvione del 2017, quando in una sola notte cadde la pioggia di cinque mesi, erano diventate piuttosto frequenti. Tutti ricordavano il violento nubifragio che, provocando l'esondazione del Rio Maggiore e del Rio Ardenza, causò allagamenti, smottamenti e la morte di otto persone.
Dopo il tragico evento vennero fatti importanti lavori strutturali sul territorio e la protezione civile istituì dei corsi di informazione gratuiti per la popolazione, sulle principali norme di autoprotezione da mettere in atto in simili circostanze; ma la siccità prolungata dell'estate appena trascorsa non faceva stare troppo sereni i livornesi.
Il Brigadiere Apolloni, un metro e ottanta di altezza, folti capelli scuri e ricci, bussò due volte prima di entrare nell'ufficio del Maresciallo De Fortis.
<<Gli investigatori britannici sono arrivati, Maresciallo. Sono tutti in sala riunioni con il Capitano.>> annunciò ossequiente.
Una voce granitica lo ringraziò sebbene gli occhi del superiore rimanessero incollati alla lettura. Il giovane carabiniere lo osservò firmare il documento e, solo dopo che l'incartamento venne richiuso, fu raggiunto da due fari di un intenso azzurro-grigio.
Il maresciallo si alzò dalla poltrona girevole di pelle nera, aggirò la scrivania e, nel mentre che superava il brigadiere, immobile in attesa di ordini, disse <<Brigadiere! Che fa ancora lì?>>
In un riflesso condizionato, Apolloni batté subito i tacchi e si portò una mano alla fronte <<Comandi!>>
<<Raggiungiamoli, no?>>
De Fortis aveva le spalle molto larghe, e non solo in senso letterale. Era un uomo rispettato da tutti i colleghi per la sua onestà e intraprendenza. Aveva superato i cinquanta, ma poteva ancora godere del fascino della maturità. La mascella squadrata e ricoperta da una barba di media lunghezza aggiungeva carattere allo sguardo acuto e straordinariamente magnetico, per l'effetto che il colore delle iridi sortiva sull'incarnato olivastro. La fronte spaziosa suggeriva una mente aperta e il passo, lungo e deciso, una forte determinazione.
Il grande tavolo ovale, in vetro temperato, campeggiava al centro della stanza e, come un pallone da rugby, puntava in direzione della grande lavagna interattiva multimediale. Nove bottigliette d'acqua fungevano da segnaposto per i partecipanti alla riunione di quella mattina.
Il Capitano Vittorio Falchi era in piedi e dava le spalle allo schermo LED da 65 pollici; alla sua destra sedevano l'ispettore Crow con la squadra e alla sua sinistra si stavano accomodando il maresciallo e il brigadiere. I due carabinieri si scambiarono un cortese sorriso di saluto coi poliziotti britannici e attesero, pacifici, che il Generale aprisse la riunione.
Il Procuratore Capo si trovava ancora in viaggio da Roma e i minuti di ritardo che si stavano accumulando cominciarono a creare un certo imbarazzo tra i presenti. Falchi cercava di tenersi in qualche modo occupato: si passò una mano sopra i folti baffi a manubrio e fece un rapido controllo sul cellulare per vedere se il Procuratore avesse chiamato, si dedicò successivamente all'accensione della LIM e verificò che tutto fosse ben funzionante.
Lo sguardo dei forestieri cominciò a vagare nella stanza. Le due lunghe assi di legno, su cui erano appesi per un cordoncino intrecciato rosso e blu numerosi annuari, non potevano passare inosservate e il maresciallo non tardò a spiegare che cosa fossero. La prima uscita dei calendari storici risaliva al 1928 e dal 1950, subito dopo l'interruzione bellica, erano diventati una grande attrazione da parte di collezionisti e di appassionati di cimeli militari, tanto che era nata la consuetudine di farne dono ad amici e parenti. Importanti artisti italiani ne curavano le illustrazioni, e ogni anno era dedicato a un tema attinente alla storia o all'attività dell'istituzione.
L'agente Taylor fu attirato da alcune foto ritraenti i militari in Grande Uniforme Speciale durante alcuni momenti celebrativi più importanti; le spalline metalliche con frange sulla marsina, i guanti bianchi, la sciabola e il tradizionale copricapo bicorne col pennacchio rosso e azzurro, gli ricordarono immediatamente l'uniforme dell'imperatore Napoleone.
Il detective O'Connor si soffermò sui diversi crest araldici che adornavano la parete dietro di lui: su una di quelle targhe di legno a forma di scudo osservò con attenzione lo stemma di metallo smaltato, ma non riuscì a leggerne la scritta; si spostò quindi su un altro in cui riconobbe lo stesso fregio che aveva precedentemente visto sui berretti rigidi dei carabinieri; e, giusto per ingannare il tempo, aprì una conversazione domandando quale significato avesse una granata sormontata da una fiamma piegata al vento.
Falchi si sentì orgoglioso di spiegare ai britannici che la granata richiamava i principi di lealtà, fedeltà, ardore e onore che da sempre avevano contraddistinto il carattere dei Carabinieri. Gli parlò quindi dell'antico motto, "Nei Secoli Fedele", creato nel 1914 in occasione del primo centenario dell'Arma. Si trattava della frase che Thomas non era riuscito a leggere. Il Capitano fu interrotto dal saluto del procuratore proprio mentre si apprestava a indicare al detective il bellissimo crest bicentenario, in rame e ottone.
<<Dr. Colombani, buongiorno!>> lo accolse Falchi, sollevato.
Sergio Colombani era un uomo di media statura, sulla sessantina; il naso, lungo e affusolato, sembrava poggiarsi sul sottile baffo a manubrio, brizzolato come lo erano i capelli, ondulati fin sotto l'orecchio. Una fossetta personalizzava il mento.
<<Buon giorno a voi.>> disse, con una voce espirata <<Chiedo scusa per il ritardo ma, come vi sarete immaginati, questo è lo scotto che di tanto intanto si paga quando si preferiscono riunioni in presenza.>>
Quella sorta di affanno, con cui il procuratore aveva parlato, era dovuto solo in parte alla corsa intrapresa per cercare di riprendersi il tempo perso negli ingorghi del traffico; chi lo conosceva sapeva bene che la voce faceva parte della sua personalità flemmatica. Ogni frase, sempre accompagnata da un forte fiato, si muoveva unicamente tra le cunette dei toni bassi. Il ritmo equilibrato del suo parlato, insieme a quell'aria un po' malinconica, conferitagli dalle folte e nere sopracciglia incurvate all'ingiù, aveva il potere di suscitare calma e fiducia in chi lo ascoltava.
Con quella prima affermazione, il Procuratore si era già guadagnato la stima dell'ispettore Crow, che per primo si fece avanti a stringergli la mano. Per l'ispettore si trattò di un piccolo elemento di discontinuità, nella prassi lavorativa delle Forze dell'ordine italiane, che lo mise di buon umore.
Concluse le presentazioni, Colombani si sedette e tirò fuori un fascicolo dalla borsa di pelle marrone.
<<Signori e, vista la presenza di due intelletti femminili, Signore!>> con un rapido sguardo abbracciò tutti i presenti, lasciando la detective Bruni quasi in imbarazzo per la considerazione appena ricevuta dal magistrato italiano, <<Visto che lavoreremo insieme, sappiate fin da subito che sono un uomo scarsamente diplomatico e abbondantemente diretto. Le parole, come si diceva un tempo, stanno a zero, e per arrestare questi crimini ci vuole un lavoro sinergico e senza fronzoli.>>
Aprì il fascicolo denominato "Veneri pulite" e andò a rileggere, per sommi capi, i punti salienti delle indagini condotte da Scotland Yard.
<<Martina Ferrari è sotto la vostra custodia. Siete riusciti ad arrestare una delle assassine e mi congratulo con voi.>> disse, guardando Crow negli occhi, e, scuotendo la testa, continuò <<Qui abbiamo sempre avuto le mani legate, purtroppo.>>
O'Connor e la Bruni si voltarono, stupiti, verso l'ispettore, che contraccambiò lo stesso sentimento: perché Bishop aveva rivelato anche questa informazione, non sarebbe dovuta rimanere protetta? Almeno fino a quando non fossero stati certi di potersi fidare dell'Arma dei Carabinieri?
<<Le telefonate anonime in Procura ci avevano già fatto capire che le Veneri non sono che la punta dell'iceberg del problema.>> dichiarò Colombani <<Ovunque si respira aria di crisi istituzionale ma, fino a quando le coscienze delle persone non risveglieranno il coraggio di parlare apertamente, nulla potrà essere cambiato. Sarebbe bastato che ogni cittadino, vessato dallo Stato, avesse presentato una formale denuncia scritta e noi avremmo potuto far partire le indagini preliminari.>> continuò amareggiato, ma un attimo dopo, sorridendo ai poliziotti di Scotland Yard, si riprese d'animo <<Oggi, grazie alla vostra collaborazione, abbiamo finalmente i nomi delle assassine: un buon punto di partenza.>> disse sollevando la foto di Mara Volpe, fermata sulla pagina da una graffetta, di quel tanto da potergli permettere di continuare la lettura <<E finalmente abbiamo le impronte e il DNA di tutte e quattro le Veneri.>>
<<Perché "finalmente"? La Polizia non vi ha mai passato queste informazioni? Sono stati loro a repertare le tracce biologiche rinvenute sulla vittima e da cui hanno estratto i differenti DNA!>> Edward stentava a credere che fosse accaduta una cosa del genere.
<<Perché mai avrebbero dovuto?>> ribatté Colombani <<Quando il custode del Giardino dei Boboli ha trovato il corpo esamine, ha chiamato la Polizia, non noi; perciò han trattato loro quell'omicidio, in tutte le fasi. Noi possiamo solo ipotizzare adesso che approfondendo le indagini abbiano scoperto legami non troppo chiari con le Veneri, che qualcuno si sia sentito in pericolo e li abbia probabilmente corrotti per poter insabbiare la parte scomoda della storia. Ma si tratta di teorie scaturite da queste nuove informazioni; come avremmo potuto sospettare tutto questo all'epoca del compimento dei fatti?>>
<<Capisco.>> commentò Crow, dopo aver annuito per tutto il suo discorso.
<<Comunque, caro ispettore, siamo qui riuniti proprio per fare chiarezza sulle origini di tutto quanto. Cominceremo con l'interrogare le famiglie delle Veneri e vedremo cosa salta fuori. E nonostante tre di loro siano ancora latitanti, tenteremo di scoprire se genitori o parenti le stiano nascondendo.>>
Visto che Colombani si mostrava ben disposto a indagare la vera causa di tutto il male prodotto in Italia, la detective Bruni, che meglio di tutti conosceva la governance italiana, prese la parola per aiutare le indagini.
<<Nel vostro sistema giudiziario, tutte le donne che si ribellano a un preciso canone di donna-madre, imposto dal nuovo modello di società, incorrono in sanzioni penali.>>
<<È vero, ma questo succede quando le Veneri rifiutano di essere inserite in un percorso di riabilitazione sociale.>> precisò Falchi.
<<Sappiamo anche questo, Capitano: lo Stato si impegna ad aiutarle gratuitamente con il supporto della medicina.>> continuò lei, un po' irrigidita dalla collera che iniziava a scorrerle nelle vene <<Purtroppo, abbiamo ragione di credere che quel progetto "compassionevole" sia sfuggito di mano ai medici responsabili e queste donne si siano ritrovate a gestire, da sole, effetti collaterali molto importanti, forse anche più gravi della loro originaria "patologia".>>
<<In effetti, Capitano, dobbiamo prendere atto che al Comando sono arrivate molte segnalazioni di reazioni avverse sui corpi di alcune Veneri.>> l'intervento del Maresciallo De Fortis non fece che rinforzare quelle supposizioni.
<<Quei cittadini più accorti, o semplicemente dotati di una mente logica ancora funzionante, cercano in noi un ragionevole confronto sulla bontà di alcune leggi italiane.>> aggiunse il brigadiere <<Ci chiedono come possa uno Stato, autoproclamantesi custode del benessere collettivo, perseguitare un popolo in quel modo.>>
<<E hanno ragione, poveretti.>> continuò la Bruni <<Come potete accettare che una legge sancisca che avere opinioni differenti sia un reato perseguibile?>>
<<In realtà non esiste una legge vera e propria che vieti la libertà di pensiero, tuttavia..>>
<<Tuttavia c'è un chiaro abuso di potere! Non è forse così?>> le vene del collo di Sarah si erano ingrossate e la voce stava mutando.
<<Lei, detective Bruni, ha origini italiane?>> chiese il procuratore.
A Sarah mancò improvvisamente il respiro; farfugliò qualcosa a proposito dei nonni paterni ma lasciò credere di esser cresciuta a Londra.
<<Ora mi spiego perché parlasse così bene l'italiano!>> esclamò lui, sorridendo; trattenne invece per sé il sospetto che anche la detective fosse stata per qualche tempo perseguitata.
Sarah gli sorrise a sua volta, ma si trattò di un sorriso appena abbozzato. Avrebbe voluto entrare nella mente di quell'uomo e sapere che cosa pensava veramente di lei; ma un attimo dopo si giudicò un tantino paranoica. In fin dei conti che cosa avrebbero potuto farle dopo così tanto tempo?
<<Aiutiamoci con un disegno.>> disse Colombani, avvicinandosi allo schermo che usò come lavagna <<Abbiamo delle Veneri che non vogliono conformarsi a un modello imposto; pertanto sono da tutti ritenute "donne malate">> partendo dal centro scrisse Veneri ribelli <<È possibile che il popolo abbia saputo accettare questa ideologia perché lo Stato lo ha convinto che, per risolvere il problema della disoccupazione, un ritorno all'originario ruolo della donna sarebbe stata l'unica soluzione possibile. Se uomini e donne avessero avuto uno specifico ruolo sociale, tutti avrebbero lavorato e si sarebbe ripristinato un equilibrio.>>
<<Motivo per cui, solo in pochi hanno avuto il coraggio di protestare un decreto che, in fin dei conti, aveva migliorato la condizione economica delle famiglie, anche se a discapito della libertà di scelta del genere femminile.>> e a chiusura del commento, il brigadiere ricercò lo sguardo dell'agente Bennett, nella speranza di aver fatto colpo su di lei.
Jodie si era accorta dell'interesse del giovane carabiniere, che per tutta la mattina non faceva che sfiorarla con i suoi ridenti occhi verdi; gli indirizzò quindi un sorrisetto malizioso e senza distogliere lo sguardo, afferrò la bottiglietta dell'acqua e ne bevve qualche sorso.
<<Esatto, e per realizzare quel progetto di Rinascita Economico-Sociale, è stato sufficiente che lo Stato mantenesse viva quella convinzione nei cittadini e trovasse un modo affinché le Veneri dissidenti non potessero più ribellarsi.>> scrisse Stato a sinistra e tracciò una freccia in direzione Veneri ribelli <<E fin qui, le dinamiche sono piuttosto chiare a tutti.>>
<<Alla luce dei gravi effetti collaterali riscontrati, penso sia doveroso sospettare anche dell'equipe medica e del suo coinvolgimento in una sperimentazione fraudolenta.>> sottolineò Sarah.
Il procuratore scrisse Santa Chiara sulla destra, tracciò una seconda freccia verso le Veneri ribelli, e esternò un quesito: <<In che relazione stanno lo Stato e l'ospedale?>>
Dopo una pausa di riflessioni individuali la Bennett accese il focus sulle case farmaceutiche. Chi più di loro avrebbero avuto interesse ad aiutare il governo a reprimere, senza sporcarsi le mani, giovani donne sulle cui vite regnava il disinteresse collettivo?
<<Giusto quello che mi stavo chiedendo. E l'ipotesi che l'ospedale abbia avuto la sua ghiotta occasione di usare le giovani donne come cavie umane, non fa che allargarci lo sguardo verso altre prospettive: dobbiamo interrogarci non solo sul tipo di rapporto che si potrebbe esser instaurato tra lo Stato e l'ospedale, ma anche tra l'ospedale e le industrie farmaceutiche.>> e così dicendo, Colombani delineò un grande arco, con su scritto Industria Farmaceutica, ad abbracciare i precedenti attori della narrazione: lo Stato, le Veneri e il Santa Chiara.
Il procuratore appoggiò la penna touch sul tavolo di vetro, guardò il Capitano negli occhi e disse: <<Per sbrogliare questa matassa di tornaconti dobbiamo cominciare da qui.>>e il dito indice puntò dritto sul Santa Chiara <<Se scopriamo che il reato commesso dai medici è di natura dolosa, si rafforzerà anche l'ipotesi che le leggi non siano così buone e giuste.>>
<<Con tutto il rispetto, procuratore, non ci sarebbe bisogno di scoprire nessi di corruzione per capire che il governo sta abusando del proprio potere per annientare le individualità dei cittadini.>> si sentì in dovere di commentare, Apolloni <<Qualcuno si è lasciato abbindolare dalle luci dello sviluppo tecnologico e scientifico – comodi viaggi dalla poltrona di salotto con la realtà virtuale, operazioni chirurgiche guidate da remoto – e non si è accorto che gli stavano costruendo una prigione dorata intorno. La libertà di pensiero, di parola e di scelta sono state tutte soppresse.>>
<<Sono perfettamente d'accordo con lei, brigadiere: l'Homo Obediens ha sostituito l'Homo Cogitans. Sono stati davvero bravi a architettare questa transizione, perché l'uomo che pensa e dubita può sempre rappresentare un pericolo: un incognita poco governabile.>>
<<Se non erro fu il filosofo René Des Cartes a affermare Cogito ergo sum come prova dell'esistenza umana.>> ricordò la Bruni.
<<Proprio lui, detective! Ma al di là della pura speculazione filosofica, imparata sui libri di scuola, il merito di Cartesio è stato quello di insegnarci a adottare il dubbio su ogni affermazione, se desideriamo giungere a delle conoscenze certe. Il dubbio metodico di Cartesio andrebbe usato sempre.>> continuò il Procuratore.
<<Different opinions creano sempre chaos, e la scorciatoia migliore è stato vietare, per legge, il dissenso.>> commentò l'agente Bennett in un italiano un po' incerto.
<<E incutendo terrore alla gente, hanno creato un mantello di omertà.>> aggiunse Apolloni.
<<Comprendere non è però il nostro obiettivo>> lo mise in guardia, Colombani <<A noi interessa dimostrare la sussistenza di reato e fare giustizia.>>
<<È giusto, Dottore, servono prove; e vedere non vuol dire provare.>> ne convenne il giovane brigadiere.
<<Abbiamo i nomi delle famiglie: possiamo cominciare a scuoterle e, garantendo loro protezione, riusciremo a farle parlare.>> dichiarò il procuratore.
<<Okay, con le loro dichiarazioni potremmo montare il caso.>> concordò l'ispettore Crow.
<<Perfetto, organizziamo il lavoro e diamoci dentro!>> sollecitò il Generale <<Brigadiere!>>
<<Comandi!>>
<<Voglio subito gli indirizzi delle tre Veneri. Nel primo pomeriggio daremo inizio agli interrogatori.>>
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