Atto I, Scena I: Presagi di Nostradamus mancati ed altre catastrofi
«Che dire signor Sawyer... Non posso realmente credere che stia fallendo il mio corso» gli disse il professor Bai, visibilmente dispiaciuto.
«Già, uno studente di economia che fallisce un corso di lingue, questa è una notizia degna di un servizio speciale della CNN. A seguire immagino presenteranno notizie più ordinarie, come un uragano, un'invasione aliena o i Simpson che hanno sbagliato a prevedere la causa dell'imminente apocalisse» gli rispose Nick, o il sopracitato signor Sawyer per gli accademici. Probabilmente trattare un professore in quel modo non era stata una delle sue migliori idee, ma a sua discolpa aveva dormito forse due ore quella notte, a causa del suo egocentrico compagno di stanza, e il mal di testa che sentiva pulsargli sulle tempie certamente non era d'aiuto. Senza contare che, anche se il professore avesse deciso di punirlo, cosa avrebbe potuto fare? Abbassare ulteriormente i suoi voti? Cacciarlo da un corso che aveva praticamente già fallito?
«Lei è molto sfacciato. Immagino sia questa la ragione per la quale il suo tutor ha deciso di prendere un altro studente sotto la sua ala?»
«Quello, o forse il fatto che mi avesse scelto unicamente perché nella sua opinione la mia calligrafia è, e quoto, "appartenente solo ad un tocco delicato che solo una dolce fanciulla può possedere". Ma forse ha ragione lei, e il problema eravamo io e il mio carattere. Nonostante la nostra unica interazione sia stata la porta della sua stanza sbattuta sul mio naso» si massaggiò il ponte del naso al ricordo. François aveva riso per un quarto d'ora buono prima di accompagnarlo in infermeria, perché tra il sangue e gli occhi appannati dalle lacrime non riusciva a distinguere bene la direzione giusta. E gli scalini. Dannati scalini.
«Effettivamente Travis mi preoccupa molto come ragazzo» concordò l'uomo, spostando distrattamente i fogli sulla sua scrivania, «Ma forse ho qualcuno che può fare al caso suo. Certo, si tratta di una vera e propria scommessa, non lo nego. Ma peggio di così credo che comunque non potrebbe andare e credo che tutti debbano avere la possibilità di imparare almeno le basi del cinese» continuò, parlando più a se stesso che al suo interlocutore. Nick non conosceva il cinese, d'altra parte un motivo doveva pur esserci se stava fallendo quel corso, ma giurò di aver sentito il corrispettivo della frase "sono un fallimento", che, per ironia della sorte, era l'unica frase che era riuscito ad imparare. Ennesimo motivo per quale cercava di evitare il dipartimento di psicologia: non voleva interpretazioni su quello. O su altri aspetti della sua vita.
«Ultima possibilità quindi» sospirò Nick, passandosi poi una mano sul collo. Forse avrebbe dovuto frequentare il corso opzionale di storia dell'arte, come la maggior parte dei suoi compagni di economia. Ma no, lui aveva scelto la seconda lingua orientale, perché il cinese è il futuro dell'economia e altre stronzate che si era raccontato sul momento. Come quando al primo anno si era convinto che in fondo frequentare un corso la mattina alle otto non gli sarebbe pesato.
«Ultima possibilità» confermò il professore, togliendosi le lenti squadrate per pulirle, «Il nome è Alaya Toller. È una delle migliori studentesse che abbia mai avuto, ma quasi nessuno ha il coraggio di sceglierla come tutor. Ma visto il tuo spirito, credo che possiate sopravvivere l'uno all'altra. O in caso contrario, non sarà il tuo fallimento nell'imparare il cinese il motivo per il quale non ti vedrò più» gli sorrise, riponendo la montatura al suo corretto posto sul viso e chiudendo la sua valigetta, «La contatterò in giornata via mail, dicendole dove la signorina Toller vorrà incontrarla. Se non c'è altro, le auguro una buona giornata» lo congedò, aprendogli la porta del suo ufficio, in modo che potesse uscire per primo.
Nick lo salutò a sua volta, lasciandolo dietro di sé a chiudere il suo ufficio. Solo per venire poi superato dall'uomo in prossimità delle scale. Per essere un individuo alto neanche cinque piedi e mezzo, sapeva essere veloce.
Si sistemò meglio lo zaino in spalla e scese anche lui le scale dell'edificio che ospitava i dipartimenti di studi orientali e storia. Non si sentiva particolarmente di buon umore e, dalla vibrazione del suo cellulare in tasca, prevedeva già di dover incontrare François almeno per pranzo. Adorava il suo amico, ma a volte non aveva l'energia sufficiente per sopportarlo. Quel giorno l'universo non voleva davvero dargli tregua.
Una volta uscito dal portone dell'edificio, buttò la borsa sulla prima panchina, seguita poi dal suo fondoschiena. Almeno il panorama offerto dai giardini del campus non era duro alla vista.
La Willihard University era una delle punte di diamante del mondo accademico statunitense. O almeno, così recitava la maggior parte dei siti dedicati. Per Nick era solo una delle uniche due università alle quali era stato ammesso. Visto come aveva urlato sua madre alla notizia, si era convinto che come risultato non fosse così male.
La verità era che nei due semestri che aveva già trascorso, o meglio, subito, le uniche cose che erano spiccate alla sua attenzione erano come il periodo di esami trasformasse lentamente la maggior parte degli studenti in gremlins, che uscivano solo per acquistare caffè e noodles, e quanto il suo coinquilino in particolare fosse fastidioso. E per uno che era vissuto con quattro sorelle, lamentarsi di quanto un compagno di stanza fosse fastidioso era un segnale di quanto avesse superato ogni limite. Che poi fosse anche un genio che non aveva bisogno di sonno e studio come i comuni mortali, era un dettaglio non così irrilevante.
Con uno sforzo sovraumano, afferrò il cellulare e rispose ai messaggi del suo autoproclamato migliore amico. Si sarebbero trovati al solito cafè.
«Alaya Toller? Quella Alaya Toller?».
«Sai, François, credo che quelli al tavolo laggiù in fondo non ti abbiano sentito bene» gli rispose Nick, sorseggiando del meritato caffè. Che lo avesse ordinato con caramello e una dose extra di panna montata erano questioni riservate fra lui e la sua acidità di stomaco.
«Hai capito da chi stai andando? No, non credo, perché non saresti così tranquillo» insistette l'altro, gesticolando ampiamente, tanto dal colpire il braccio di una cameriera. Nick cercò di scusarsi con lo sguardo, ma venne ignorato. Le avrebbe dovuto lasciare più del venti per cento di mancia.
«No, ma immagino di dovermi preoccupare. Cosa avrebbe fatto? Perché da come ne parli, se questa Alaya non ha sterminato una classe di piccoli bambini Jedi, ne sarò molto deluso» alzò gli occhi al cielo. Perché quel giorno avevano tutti un atteggiamento così catastrofico?
«Nick, è una delle tre streghe. Capisci?» replicò, occhi castani fissi nei suoi, «Le tre streghe, Nick» continuò, come se ripeterlo lo avrebbe portato a qualche conclusione. Quando sembrò che nessuna lampadina gli sarebbe apparsa sopra il capo, François si portò le mani fra i capelli castani, ottenendo solo di scompigliarli maggiormente.
«Sono abbastanza sicuro che abbiano smesso di accusare di stregoneria le donne che mostrassero un qualche talento per la matematica o le scienze almeno da un paio di secoli» gli fece osservare, leggendo la mail promessa dal suo professore. La ragazza sembrava essere disponibile ad incontrarlo quel pomeriggio nel suo appartamento nei pressi del campus. Gli aveva anche fornito l'indirizzo e un recapito telefonico.
«Nick, ti prego ascoltami prima che sia troppo tardi. Le tre streghe non sono streghe... O meglio, forse lo sono. Anzi no, sono abbastanza sicuro lo possano essere, ma questo non è il punto. Il punto è che sono pericolose, Nick. Sono delle fottute divinità in questa università» professò, alzandosi in piedi, le mani ben piantate sul tavolo, «Le tre streghe sono LE divinità di questa università. Sono inarrivabili, chiunque entri nella sfera di potere che le circonda è perso. Credi che il canto delle sirene possa rovinare un uomo? Non conosci le streghe. Le loro abilità di manipolare i mortali e lo spazio-tempo sono leggendarie. Leggendarie Nick!»
Una carriera teatrale sarebbe stata decisamente alla sua portata, pensò Nick, mentre spostava lo sguardo dallo schermo al suo amico. Come il resto del locale, ovviamente. Non doveva essere facile ignorarli.
«Credo tu stia leggermente esagerando-»
«Spazio-tempo, Nick! Spazio-tempo!» continuò ad urlargli in faccia.
«Beeeene, ci vediamo più tardi» lo salutò, lasciando la sua parte di soldi sul tavolo. Ma una mano lo fermò.
«Ricorda le mie parole, Nick. Se ti fanno bere qualcosa, rifiuta e scappa. Tu non sai di cosa siano capaci»
E con quell'ultimo avvertimento, Nick lasciò il locale, e con esso i vari sguardi curiosi dei suoi occupanti e un trasandato ragazzo castano con un talento per il dramma decisamente sprecato.
Ciambella198 parla a vanvera (il quale sta compilando una denuncia per invasione delle case altrui):
Buongiorno! Iniziamo una nuova storia, yeee
Se cercate una storia seria, forse non è il caso che proseguiate la lettura. Non è una storia umoristica, ma il tono sarà comunque leggero. Tranne per argomenti seri, in tal caso sarà diverso, ma non sarà quel genere di storia.
Cosa vi aspettate da queste tre streghe? Credete alla descrizione di François, o come Nick credete stia solo esagerando?
Si scoprirà solo leggendo.
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