004
La cena vola, siamo tutti affamati, stanchi e con dolori qua e là, ma sorridenti. La partita ha messo tutti di buon umore, e nessuno si lamenta del cibo in lattina troppo freddo, o troppo poco gustoso, o troppo gommoso. Tutti chiacchierano, raccontano, confrontano i loro mondi e le proprie vite: chi si stupisce dei principi astratti di alcuni Mondi, narrando dei numerosi impieghi occupati a partire dall'età di cinque anni; chi si lamenta della degradazione della società nel proprio Mondo che continua, giorno dopo giorno, ad assorbire la propaganda dei Capi, iniziando a essere un'unica massa omogenea; chi racconta miti e leggende, chi della numerosa famiglia, e chi delle avventure vissute.
Proprio per questi motivi e per l'allegria che c'è nell'aria, nessuno pensa nemmeno a quello che sta per accadere. O al fatto che, per un diverso tempo, non avremmo più cenato tutti insieme.
Una folata di vento improvvisa intimidisce le fiamme del fuoco che ci scaldava. Un'altra, e un'altra ancora le spengono del tutto. Tutti si guardano, per poi spostare lo sguardo su Finn.
-Nelle tende.- ordina, turbato.
-Credi che sia normale?- gli chiedo poi, appena entrati in tenda.
-Dipende dal tuo punto di vista riguardo ciò che è normale e ciò che non lo è.- risponde, vago.
-Che ti prende, Finn? Sai benissimo cosa intendo! Siamo al sicuro?- insisto, e per la prima volta con tono irritato da quando lo conosco.
-Non lo so, non credo. E non chiede che mi prende, chiedilo a te stesso, piuttosto.- ribatte, altrettanto seccato. Non mi è mai capitato di litigare con lui, né mai l'avrei immaginato.
-Perché? Cosa ti ho fatto, dimmi? Non sono stato il tuo migliore amico da quando siamo partiti, forse?- lo incalzo, punto di curiosità.
-Non sei il mio migliore amico.- mormora, per poi ritirarsi sulla sua parte di tenda.
Einar entra. Mi fa un cenno, e la luce della torcia brilla negli occhi color smeraldo. Abbozzo un sorriso tirato. Arrossisce un poco quando posa lo sguardo su Finn – da quando hanno discusso al nostro arrivo alla Valle Senz'Anima, non hanno più parlato.
-Posso... posso fare cambio di posto con te, Michael? Mi... mi sentirei meglio a stare vicino all'uscita, sai, sono un po' claustrofobico, e la notte mi alzo spesso, e...- mi chiede, impacciato.
Guardo Finn, nel fondo della tenda, poi la coperta dell'altro ragazzo vicino alla sua, e infine la mia, accanto all'uscita, sulla quale siamo seduti io ed Einar. Evidentemente, né io né lui vogliamo stare vicino al nostro capo.
Faccio per negare la proposta, ma lo sguardo imbarazzato dell'altro mi fa cambiare idea. A mala voglia, gli passo la sua coperta, trascinando la mia nello spazio vuoto. Mi sorride, grato.
Ci sdraiamo cercando di scaldarci, mentre un'aria sempre più fredda scende sul campo. Tutte le luci si spengono, le tende delle ragazze calano nel silenzio, le stelle bucano il cielo come mai ho visto nella mia vita. Faccio per chiedere se questo freddo sia normale a Finn, ma mi trattengo. Vedo le sue spalle sollevarsi e abbassarsi leggermente, e la sua schiena, rivolta verso di me. Non sta dormendo, e probabilmente non dormirà. Rimango ad osservarlo. Ha la pelle candida e delicata, segnata qua e là da qualche taglietto o neo; le braccia sono muscolose, e la mascella quadrata nella luce fioca della Luna. I capelli corvini scendono in centinaia di onde ribelli che si schiantano le une sulle altre, creando diverse sfumature nel buio della notte. Sorrido: mi viene in mente quando, la prima volta che l'ho incontrato, ho corso nello stesso buio, inseguendo la stessa chioma, affascinato da quello strano ragazzo.
Un rumore, quasi impercettibile, interrompe i miei pensieri. Sollevo un po' la testa, appoggio i gomiti a terra per alzarmi, quando una figura mi piomba addosso. Sento il suo peso schiacciarmi, i muscoli gonfi del petto sulla mia coperta, ed infine un dito ruvido sulle mie labbra schiuse.
-Non fare rumore.- mi ordina Rick in un lieve sussurro. I suoi occhi color cioccolata fissano i miei, per poi spostarsi verso l'uscita della tenda. Mi smuovo un po', cercando di scrollarmelo di dosso, invano. I teli del soffitto si muovono un poco. Il ragazzo mi immobilizza, afferrandomi i polsi con le sue mani forti. È completamente sdraiato su di me, ora. "Fantastico" penso, con ironia. Mi rendo conto di quanto io sia diverso da lui, dai suoi arti robusti, dal suo viso scolpito, dal suo carattere forte e sicuro di sé, dal suo incredibile talento in pressoché ogni cosa. Torna a guardarmi. Nei suoi occhi c'è qualcosa di strano, di diverso: non mi guarda più con rispetto, con fascino, con gentilezza, bensì mi pare, per un attimo, quasi... aggressivo.
-Eina...- riesco a dire, cercando di svegliare l'altro ragazzo nella tenda che, per tutta risposta, prende a russare. Finn mi interrompe, allarmato.
-Muto.- dice, spostando una mano sulla mia bocca e tappandola.
-Sei impazzito? Non capisci che siamo in pericolo?- mi sussurra nell'orecchio, arrabbiato. Sposta la mano dal mio viso, allentando la presa, e io cerco di nuovo di richiamare l'attenzione di Einar.
Un fulmine attraversa gli occhi di Finn, che, per farmi stare zitto, fionda il suo viso su di me, spingendo le sue labbra sulle mie. Arrossisco, un po' per rabbia, un po' per sorpresa. Faccio per ribattere, scuotendomi, quando un rumore molto più forte richiama l'attenzione di entrambi.
Di colpo, i teli dell'uscita si alzano, e una folata di vento ci investe. Cerco di sgranare gli occhi, per cercare di vedere qualcosa. L'unica cosa che noto è un'ombra scura che entra, e sento il peso che mi schiacciava alleggerirsi, mentre Rick si butta addosso alla creatura.
***
Sesto giorno del terzo mese, anno 333 d.S.
***
"Ci sarà una ribellione" ha annunciato il Capo di 002, alla Riunione della notte di tre giorni fa.
"Ed è nostro compito fermarla" ha concluso, senza lasciar posto a domande. Noi Capi, impassibili nelle nostre maschere di serietà, abbiamo provato, nel segreto, una scossa d'allarme: non è mai capitato che dei Custodi pensassero di cambiare il sistema dei Mondi.
Poi, il Capo di 002, senza spiegare né come sapesse della ribellione, né senza dare dettagli al riguardo, ci ha illustrato il suo piano, affidando a ognuno dei rimanenti 32 cosa dovessero fare.
Per questo sono qua.
Quando il governo di 004 mi è stato affidato da mio padre, mi sono state tatuate tre parole sul polso destro: Autonomia, Determinazione, Fermezza. Non ho mai sentito come miei questi principi, ma sono stato costretto a farmeli piacere: ci sono già stati Capi, in precedenza, che hanno sofferto anche per piccole mancanze riguardanti i propri Mondi.
E questo è il mio Mondo, un mondo pieno di persone arroganti, pronte a uccidersi a vicenda pur di risultare migliori, pur di essere tra i Preferiti. Un Mondo che funziona e nessuno sa il perché, un Mondo dove compiere la missione datami dal Capo di 002 è una passeggiata.
Spalanco la porta della casupola. Una casa come tante, di una famiglia senza Preferiti nell'albero genealogico, e perciò destinata a soccombere. Salgo le scale, senza far rumore. Tutti dormono, avvolti dal buio della notte. Passo in rassegna le porte, prima quella dei genitori, poi di un ragazzo più grande, poi due bambini piccoli, ed infine una stanza con la porta con su scritto "Anaclare". Giro la maniglia, entro, e mi dirigo verso il letto. Punto uno scaricatore di energia al collo della ragazza, lo attivo, e la vedo agitarsi, incosciente. Pochi attimi dopo, la vita abbandona il suo corpo.
La prendo in braccio con aria indifferente, apro la finestra e la lascio nel giardino. Sorrido, soddisfatto della mia efficacia. Poi mi avvicino alla scrivania, prendo un diario, fogli e appunti, per esaminarli meglio in un posto più sicuro.
Sento dei passi in corridoio. Lascio un falso bigliettino d'addio sul letto e torno alla finestra. La porta si apre. Si affaccia un bambino, i capelli scuri riccioluti attorno al viso. Tiene un orsacchiotto stretto in una mano, mentre mi guarda con due occhi enormi.
-Anaclare?- chiede, con voce bianca.
-Torna a dormire.- mormoro, per poi sedermi sul bordo della finestra e saltare giù con poca difficoltà. Lancio un'ultima occhiata alla casupola, e vedo l'orsacchiotto comparire sul davanzale della finestra. "Marmocchi" mormoro, per poi caricarmi sulla spalla il corpo della ragazza su una spalla e dirigermi lontano per la strada.
Una volta arrivato nel palazzo principale del Mondo 004, nonché la mia abitazione, individuo due guardie. Lascio loro il corpo della ragazza.
-Sbarazzatevene. - ordino. Guardo per un'ultima volta la ragazza. "Peccato", penso, "non era affatto brutta". I capelli scuri le coprono in parte il viso delicato, gli occhi grigi sono spalancati in un'espressione di spavento. Indossa una camicia da notte, che le copre a mala pena il fondo schiena, le curve attraenti e il petto abbondante. Scosto lo sguardo per cacciare via ogni forma di senso di colpa.
-E non divertitevi troppo.- aggiungo poi, avviandomi verso il piano superiore con le carte e il diario in mano. Mentre le porte dell'ascensore iniziano a chiudersi, sento le guardie ridere, divertite. Non oso immaginare di quali oscenità due uomini, costretti a una vita solitaria e monotona, siano in grado di fare a una così affascinante ragazza, anche se morta.
Entro nella mia camera, lascio il cappotto su un attaccapanni e mi siedo alla scrivania, accendendo la luce. Leggo con attenzione tutte le pagine scritte, analizzando le modalità della Ribellione, i messaggi ricevuti, i pensieri. Cerco di immedesimarmi, imparando i nomi degli altri Custodi, e focalizzandomi su quel Finn di 002 che ha pianificato tutto.
"Ragazzo interessante", penso. Poi, un pensiero mibalza in mente. Ho partecipato all'assegnazione dei ruoli di tutti idiciottenni di 004, come di tutti quelli degli altri Mondi, e potrei giuraresul fatto che il Custode di quel mondo non sia un ragazzo.
"Affatto", penso, ricordando quel giorno, quel posto, quella persona...
Due occhi grandi color cioccolato, una folta chioma corvina, e un fare con unnonsoché di sensuale.
No, non potrei mai dimenticare Dafne.
-Pronto a divertirti, Reynard?-
***
-Chi sei?- urla Rick, dopo aver buttato a terra la figura. Due occhi come pozze sul mare escono fuori dal cappotto scuro. Tutto è immobile. Il silenzio della notte, il venticello tra la stoffa delle tende, il respiro di Einar (che, in tutto ciò, dorme ancora). Poi, di colpo, la figura fa un balzo, scivola via dalle mani di Finn e corre via, attraversando il campo e sparendo nel buio.
-Chi credi che fosse?- chiedo.
-Non lo so, però... quegli occhi...-
Non aggiunge altro. Torna in tenda, senza nemmeno guardarmi, e torna sulla sua coperta, con fare irrequieto. Mi rivolge la schiena, coprendosi fino al mento. Mi sdraio accanto a lui, fissando il soffitto. Ad ogni minimo rumore mi giro verso l'entrata, come se l'episodio accaduto prima potesse accadere di nuovo, e finire peggio. Non chiudo occhio. Ogni tanto, sento Finn tirare su col naso e piangere in silenzio, o rigirarsi nelle coperte, pensieroso.
-Ti conviene dormire, Michael. Domani sarà una giornata pesante.- mi dice, ad un certo punto della notte.
-Come posso dormire? Prima mi rifiuti come amico, e mi rispondi male; poi, come se nulla fosse, mi attacchi e mi baci per farmi stare zitto; poi uno sconosciuto entra nella tenda, per pooi andarsene senza problemi, e in più c'è questo freddo che scava le ossa, il russare di Einar e tu...-
-Non hai detto nulla su Anne. Non parli mai di lei, non la nomini mai quando parli con me. - mi interrompe, tenendo gli occhi bassi. Si è girato verso di me, appoggiando il peso su un gomito. I capelli spettinati gli accarezzano il viso, e due occhiaie scure si tengono strette agli occhi.
-Perché dovrei?- chiedo, confuso.
-L'hai baciata davanti a tutti. Pensavo ti piacesse.-
Faccio per ribattere con un "E questo cosa c'entra?" quando quelle parole mi colpiscono più di quanto dovrebbero. No, non l'ho baciata perché mi piaccia, perché mi fa venire le farfalle nello stomaco, perché la trovo attraente o quant'altro – e, in qualche modo, Finn lo sa meglio di me.
-Non sempre si agisce solo per proprio interesse.- concludo, tornando a sdraiarmi.
-Scusami per prima, Michael. Non avrei dovuto trattarti in quel modo.- mi dice poco dopo.
Sorrido, cercando di nasconderglielo. Non l'ho mai sentito chiedere scusa a nessuno.
La mattina, ci troviamo con gli altri per fare colazione. Mentre ci mettiamo in fila per prendere il tè caldo, Finn mi si avvicina, accostando le sue labbra al mio orecchio destro.
-Ho bisogno di un favore.- mormora, per poi spiegarmi una sua idea. Annuisco.
Dopo aver mangiato e bevuto, salgo su un tronco, e, dopo essermi schiarito la voce, inizio a parlare. Le mani mi tremano, sono agitato, ma non devo farlo vedere.
-Custodi,- inizio, e vedo tutti girarsi verso di me. Stringo i pugni, facendomi forza.
-Vi chiedo un attimo di attenzione. Ora chiamerò in ordine i vostri Mondi, e vorrei che ognuno risponda dicendo il proprio nome, in modo da controllare di esserci tutti. Bene, iniziamo.-
Quasi sento i mormorii delle persone – "E Finn? Dov'è? Di solito si occupa lui di questo tipo di cose". Sollevo davanti a me il foglio con i Mondi e i nomi dei Custodi. Salto il mio nome e quello del nostro capo.
-Mondo 003?-
-E'Leneha, presente.- risponde la graziosa ragazza dai capelli rossicci, tenendo per mano il fratellino, che mangia un biscotto con molta allegria.
-Mondo 004?- chiedo poi.
Silenzio. Tutti si guardano a vicenda, stupiti.
-Anaclare di 004, sei presente?-
Un'altra pausa di silenzio. Poi, si sente un urlo oltre le tende, in direzione del Capanno con gli oggetti proibiti.
-Aiuto!-
È la voce di Finn.
Tutti si catapultano verso di lui, e lo trovano intento a immobilizzare un ragazzo molto alto dai capelli castani i riccioluti attorno al viso squadrato. Con diversi sforzi, riusciamo a legargli le mani e i piedi. Lo guardo, e mi pietrifico appena incontro i suoi occhi: sono di una sfumatura splendida, di un verde che ricorda il colore del mare.
-Dicci chi sei!- gli ordina quindi il nostro capo, con tono minaccioso.
-Vengo da 004.- dice solamente. Ha la voce grave e graffiata, e leggermente nasale.
Finn si avvicina scoprendogli i polsi. Quando scopre il tatuaggio con i tre principi, tutti trattengono il respiro. È un tatuaggio inconfondibile: il tatuaggio dei Capi.
-Cosa facciamo?- chiede Einar, dopo che in pochi ci siamo appartati per discutere.
-Possiamo usarlo e farci portare alla sede dei Capi. Potremmo usarlo come esca.-
-E se facesse il doppiogioco e dicesse tutto ai Capi? Finn, se lo hanno mandato, vuol dire che sanno già tutto!- esclama Silvius.
-E se invece anche lui volesse ribellarsi?-
Le mie parole rimangono sospese nell'aria. Inizialmente sembrano parole stupide, insensate. Poi, qualcuno mi guarda, incuriosito dalla mia teoria.
-Sempre meglio tenere gli occhi ben aperti.- ribatte Finn, conclusivo.
-Teniamo sotto tiro. Dobbiamo scoprire ogni cosa su di lui, chiaro?-
Tutti annuiscono e ci dividiamo i turni per tenere sempre sotto sorveglianza il Capo.
Per il resto, la nostra vita torna pressoché come quella di prima: analizziamo i diari con gli appunti riguardanti i giorni dell'affidamento dell'anno prima, in cerca di dettagli, mentre altri controllano meglio il magazzino; purtroppo, però, non scopriamo nulla di nuovo. Alcuni si mettono a programmare il prossimo posto dove andare, che direzione prendere, come organizzarci. Tutto sembra però campare per aria, come se, in realtà, fossimo partiti senza avere la minima idea sul da farsi.
Passiamo la giornata in modo tranquillo, senza particolari problemi, tranne quello del nervosismo di Finn che, non avendo più certezze su cui basarsi, evita di parlare con chiunque per ritirarsi da solo a pensare; persino la sua gemella Dafne, non avendo più lui per stargli vicino, inizia a girovagare per il campo in silenzio, le mani delicate annodate sul grembo e le labbra sensuali socchiuse e mute con tono timido e insicuro.
Pranziamo, ci riposiamo all'ombra delle tende – il sole nella Valle Senz'Anima brucia senza pietà. Poi, quando il freddo inizia a calare, quasi tutti si mettono ad analizzare oggetti proibiti, nella speranza di trovare qualcosa di estremamente utile tutto d'un tratto.
Alzo lo sguardo da uno strano libro per cercare Finn. Lo trovo in cima alla salita che separa la Valle dal bosco, seduto per terra, il viso pensieroso appoggiato sulle mani. Ha lo sguardo perso sull'orizzonte, e l'espressione di chi, dentro di sé, sta discutendo animatamente con se stesso, ma cerca di sembrare tranquillo all'apparenza. Rimango a guardarlo, le mie mani ferme sul libro, e le gambe incrociate sul terriccio arido che circonda il focolare. Improvvisamente, mi viene in mente ciò che è accaduto di notte, i miei polsi bloccati nelle sue mani, i suoi occhi nei miei, le mie labbra sulle sue...
-Michael! Cosa leggi di bello?-
-Anne!- esclamo con poca convinzione. La ragazza, spostando una ciocca dorata da davanti al viso, si siede accanto a me, lasciandomi un bacio a stampo sulle labbra. Non sapendo perché, mi ritrovo a pensare a quanto siano diverse da quelle di Finn, a quanto siano delicate, leggere e soffici, mentre quelle del ragazzo erano così forti, passionali, misteriose...
-Ehi! A che pensi?-
Scuoto le spalle, tornando alla realtà.
-Mh, La Divina Commedia? Che nome strano, non trovi?-
Inizialmente non capisco a cosa si riferisca; poi guardo il libro che ho tra le mani e annuisco.
-Oh, sì, sì, hai ragione, è strano...-
Anne inizia a leggere dei versi commentandoli, ma sono troppo sovrappensiero per ascoltarla. Mi limito a sorridere e annuire, come mi è stato insegnato dai miei genitori, mentre lei continua a parlare, accarezzarmi, lasciarmi baci sul viso e ridere.
Il sole inizia a calare all'orizzonte, i Custodi iniziano a mettersi maglioni e sciarpe, e il fuoco viene acceso.
Nessuno sa ancora, però, che prima di cena succederà pressoché l'inimmaginabile.
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