Quello che conta è averti al mio fianco.
"Laura sveglia, credo sia tornato John." Mi ci volle un po' per rendermi conto dove fossi. Mycroft, passò la mano e le sue dita libere fra i miei capelli.
"Se ci trova così ci prenderà in giro per un bel po'." Ridacchiò, posò un bacio sulla mia fronte.
"Hai ragione, scusami mi sono addormentata di nuovo. Mi fai uno strano effetto Myc." Borbottai assonnata.
Mi accarezzava lentamente sul collo e sulle spalle.
"Eri stanca, ti ha fatto bene riposare, vuol dire che ti fidi di me, mia operosa dottoressa." Una risata complice ci travolse.
"È meglio che vada, devo aiutare John in cucina. Ti aspetto." Si spostò per lasciarmi uscire dal tepore del letto.
Aveva i capelli arruffati, mi fece tenerezza mentre cercava di sistemarli.
"Se hai bisogno di aiuto torno, ti radi da solo, Ice Man?"
"Tranquilla posso farcela, mi sento molto meglio." Gli scompigliai i capelli, quei pochi che aveva sistemato.
"Laura..." Brontolò tirandosi indietro. "Vai ora."
Accettava i miei scherzi con meno riluttanza, si era addolcito in quei giorni come mai era successo prima.
Indossai velocemente i miei vestiti, lo salutai agitando la mano.
"Allora ti aspetto, e non cominciare a lamentarti che non hai fame."
"D'accordo mi impegnerò a soddisfare lo stomaco." Si sollevò dal letto impaziente di vestirsi e raggiungermi.
Che fosse più in forza era evidente, mi sentivo tranquilla anche se nel pomeriggio ci aspettava la clinica governativa, dove era stato ricoverato quando lo avevano riportato in patria. Mi chiesi come mi avrebbero accolta, visto la novità di vedere una partner al suo fianco.
In cucina trovai Watson già affaccendato e la piccola Rosie che giocava vicino alla tavola.
"Ehi, finalmente. Ti aspettavo Laura!" Mi osservò attento. "E scoppiata la pace tra voi due? Era ora."
Gli allungai una spinta benevola. "Beh, oggi siamo stati bene insieme."
"Uhm. Speriamo che vi siate chiariti." Era dolcissimo John, Mary era stata fortunata, anche se per poco ad averlo come marito. Accarezzai la testolina bionda di Rosie, lei emise dei gridolini di approvazione.
Iniziai a lavorare per preparare il pranzo.
Mycroft arrivò poco dopo, vestito in modo informale. Era in camicia bianca, senza cravatta e aveva il colletto aperto. Indossava un cardigan di panno grigio chiaro, un pantalone spinato dello stesso tono. Niente gilè. Rimasi sorpresa da quel nuovo look.
Stampellò fino in cucina, salutò la nipote, mi sorrise malizioso.
"Che c'è, mi guardi come avessi avuto un'apparizione."
Inghiottii a vuoto. "Sei...sei, molto carino."
Chinò il capo di lato. "Solo carino?"
"Beh, anche affascinante."
Rise e anche John vedendo il mio imbarazzo.
"Laura, per così poco?" Rimarcò avvicinandosi troppo, credevo volesse baciarmi davanti a un attonito John.
Lo rimbrottai e lo spinsi a sedersi, ma ero felice di vederlo cambiato. "Non ti avevo mai visto così." Mormorai soddisfatta.
John scuoteva la testa, mentre affettava il pane. "Ehi voi due, c'è una bambina, fate i bravi."
Mycroft cercò di aiutarci ma fu prontamente redarguito.
"Tra poco arriva Sherlock e pranziamo insieme. Tu stai fermo a coccolare tua nipote." John fu perentorio, era veramente un uomo gentile e attento.
Volevo così tanto passare una giornata serena, senza problemi, senza pensare al lavoro e a tutto quello che ci aspettava.
Sherlock tornò poco dopo. Aveva acquistato un regalo per Rosie, un libro illustrato con storie di pirati.
Ci guardò insospettito.
"Sembra che tutto funzioni finalmente! Fratello sei stato un perfetto idiota a metterci così tanto."
Mycroft agitò la mano, fece una faccia seria ma senza impegnarsi molto. Ora sapeva perfettamente quanto Sherlock tenesse a lui. Dopo tante incomprensioni e il disastro causato da Eurus, si erano riavvicinati e avevano appianato alcune storture nel loro rapporto e la famiglia si era allargata comprendendo anche lui.
Il mio partner allungò la gamba e fissò il fratello che sfogliava il libro alla piccola di casa Holmes. "Hai avuto problemi quando hai consegnato le nuove disposizioni?"
Sherlock titubò un po', gli rispose con garbo.
"Non si aspettavano che tu avessi una compagna. Lo sai che diventano sospettosi quando qualcuno ti avvicina."
"Laura è importante per me." Sottolineò pensieroso, disegnando con le dita cerchi immaginari sul tavolo.
"Non è me che devi convincere, ma i tuoi colleghi."
Si girò e mi guardò benevolo. "Spero ti abbia detto che non la prenderanno benissimo."
Non era difficile capire che avrei avuto qualche difficoltà, nello stare al fianco di un uomo tanto potente.
"Mi ha accennato qualcosa, ma non è stato chiarissimo il mio Mycroft!" Lo ammonii e lui si risentì.
"Suvvia, Laura, ti ho fatto capire quello a cui andrai incontro. Prima ti conoscono e prima ti accetteranno. È per questo che ti voglio con me in clinica." Sbottò infastidito, misi fine subito alle sue rimostranze, perché mi sembrò teso per quel cambiamento che influiva tanto nel suo lavoro.
"Ci sarò, permaloso, e tu Sherlock non ti preoccupare. Cercherò di superare anche questa."
Il detective più noto di tutta Londra sorrise.
"Laura, non ti invidio, ma spero che ora vi sosterrete a vicenda." Fissò il fratello.
"Ci siamo capiti, vero? Va bene il tuo cinismo, ma riversalo sui tuoi colleghi." Gli occhi azzurri di Sherlock saettarono sul maggiore.
Mycroft, accusato il rimprovero rimase silenzioso per un po', poi riacquistata la calma si sporse sul tavolo e accarezzò le manine della piccola Rosie, voleva parlare dei nostri piani.
"Vorrei tornare a Pall Mall insieme a Laura." Alzò la testa per studiare il fratello. "Se accetta naturalmente."
"Non stai benissimo e peseresti su di lei che deve comunque lavorare." Sherlock spalancò le braccia.
Mycroft abbassò la testa annuendo.
"Deciderà Laura. Non voglio gravarla della mia situazione e comunque non sarà subito."
Intervenni per chiarire la mia posizione.
"Lo accompagno in clinica e poi vedremo in base agli esami, soprattutto se può riprendere a lavorare a regime ridotto, il che lo aiuterebbe a sciogliere la tensione, visto che non riesce a star fermo..."
Gli rivolsi lo sguardo. "Sicuramente non subito. Non lo lascerei a casa da solo nelle condizioni in cui è."
"Laura, ho vissuto per anni in solitudine, devi stare tranquilla so badare a me stesso." I cerchi astratti che disegnava sul tavolo divennero più ampi, ma la mano tremò.
"Sono pronto ad andare in clinica con te." I nostri due coinquilini ci ascoltavano senza intervenire.
Mi voltai con il cucchiaio in mano, la pasta era quasi pronta. Capivo che voleva rendere ufficiale la nostra convivenza. "Va bene, meglio fare il controllo che devi. Poi decidiamo."
Sherlock approvò con un cenno del capo, prese Rosie, la strinse forte. Mi chiesi cosa provasse in quel momento, forse gli dispiaceva che lasciassimo Baker Street.
Iniziammo il pranzo con il cuore leggero.
Tutte le tensioni svanirono, perfino le proteste di Mycroft che ancora non aveva appetito furono sopportate con benevolenza, mi teneva la mano di tanto in tanto, come se avesse bisogno di sostegno e io la stringevo per fargli capire che c'ero.
John ci sorrideva e sembrava il più felice di tutti. Quando lo aiutai a sparecchiare, mentre i due fratelli conversavano al solito posto di fronte al camino si avvicinò silenzioso.
"Devi amarlo molto, Laura." Scosse la testa castana.
"Hai ancora un bel po' di strada da fare. Non vorrei sembrare pesante, ma non mollare adesso che ti sta aprendo il suo cuore."
Indicò Mycroft rilassato, la gamba appoggiata al rialzo, le mani sui braccioli, un sorriso leggero sul volto. E il fratello minore davanti a lui, che discorreva senza nessuna tensione sulle spalle.
"Io lo amo, ma tu mi sembri molto coinvolto, gli vuoi così bene?"
Lo guardai incuriosita, il British Government non era simpatico a molti.
"Diciamo che ho imparato a capirlo, all'inizio mi era decisamente antipatico. Ma dopo Sherrinford ero parecchio preoccupato per il suo isolamento, e avevo chiesto a Sherlock di occuparsi di lui."
Puntò gli occhi sulla figlia che giocava ai piedi dello zio Myc.
"Non l'aveva presa benissimo quando Sherlock gli aveva gridato che noi due eravamo la sua famiglia. Si sentiva estromesso e ho avuto paura."
C'era qualcosa che velava i suoi occhi e non mi fu difficile capire.
"Non fece niente di stupido, vero? Non provò a farsi del male, me lo puoi dire, John."
Mi prese le mani con forza.
"No, no, sta tranquilla, ma fui in pena per un lungo periodo, e anche Sherlock." Mi sorrise con gli occhi che brillavano.
"Quando arrivasti e vi vedemmo coinvolti, pensammo che fosse una via di salvezza per lui, infondo lo meritava."
Era stato un amico attento, lo ringraziai con lo sguardo per la sua cura.
"Lo sai John, che mi ha fatto penare parecchio. E temo che avremo nuovi problemi, anche se lo sento vicino e per ora mi basta."
Watson mi lasciò le mani, il suo calore mi era stato di conforto. "Sai che se ti senti in difficoltà ci saremo."
"Te l'ho già detto che sei una brava persona? Perché ne sono proprio convinta." Ridacchiammo insieme sotto l'occhio attento di Mycroft.
"Meglio sistemare la cucina, Laura, sospetto che l'Ice man diventi geloso."
"Ti bacerei, ma ingelosirei tutti e due, fa come lo avessi fatto."
Sghignazzammo complici, avevamo riassettato la cucina senza accorgercene. Raggiunsi Mycroft mi sedetti vicino e gli accarezzai la guancia.
"Se vuoi andiamo. Ti devi cambiare? Hai bisogno di aiuto?"
"Posso vestirmi da solo, ma oggi, quello che conta di più è averti al mio fianco."
Mi turbò quella frase, mi dava un'autorità che mi spiazzava. Sherlock se ne avvide, mi strizzo l'occhio. Lo aiutai ad alzarsi con cautela
Il detective riccioluto, sospirò.
"Mi raccomando voi due. La vostra unione è la vostra forza. Laura hai la responsabilità di questo cocciuto di un fratello che mi ritrovo, fa quello che ritieni giusto."
Mycroft gli mandò un'occhiataccia, io ridendo salii di sopra.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top