Sognando

Terrore.
Questo sento, puro terrore mentre continuo a correre e incespicare su rami e radici che trovo sulla strada.
Il terreno è così scivoloso con tutte queste foglie per terra, ma non posso cadere.
Se cado sono morta.
Mi prenderà ne sono certa.
"Rooooox" cantilena il mio nome
"Rooooox"
Continuo a correre disperatamente. Sono senza fiato. Ho le lacrime che mi offuscano la vista e nelle orecchie la sua voce ironica e quasi sadica che rimbomba come un eco nella mia testa.
"Rooooox"
Allunga i suoi artigli verso la ragazza, ormai è sua, la sta raggiungendo.
Lo sento.
È vicino.
Mi volto.
In quel momento mi manca la terra da sotto i piedi e piombo nel vuoto.
La faccia di quest'essere che da soddisfatta si contrae in una smorfia di rabbia ed emette un urlo da farmi vibrare le vene che ho in corpo.
Nell'istante che sto precipitando mi passano mille pensieri per la mente. Non mi ha preso, ma sto morendo lo stesso.
Se mi vuole così tanto perché non mi raggiunge?
Una sola cosa mi rende felice: potrò stare di nuovo insieme ai miei genitori.
Chiudo gli occhi con questo pensiero e aspetto l'impatto ma qualcosa mi afferra.
Li spalanco immediatamente in preda all'ansia.
- Chi mi ha afferrato?! -
Non è quell'essere per fortuna, ma un angelo, così sembra.
Tutte queste lacrime mi rendono la vista appannata ed oltretutto è notte pesta. Sbatto gli occhi per cercare di vedere più nitido possibile.
Non ci posso credere, non è un angelo: le sue ali sono nere.
Cerco di divincolarmi dalla sua presa ma è troppo forte.
Lui lo capisce e mi stringe ancora di più i polsi.
Stiamo volando e sono con le gambe a mezz'aria, inizio ad agitarmi freneticamente ma lui non molla la presa.
Mi rassegno a cercare di pensare che sia il mio salvatore e non il mio aguzzino.
A ogni suo battito d'ali vedo che stiamo salendo sempre di più ma continuo a vedere tutto buio intorno. Finalmente la notte si fa più chiara grazie alla luce della Luna e solo ora vedo che sono precipitata fra due scogliere e il dirupo sarà stato alto una trentina di metri.
Mi lascia andare e atterro sulle ginocchia. Mi guardo i polsi doloranti poi alzando lo sguardo mi accorgo che mi ha portato sulla sponda opposta di dove sono caduta. In sottofondo sento l'oceano che s'infrange rumoroso e non più la voce sinistra che urlava il mio nome.
Un tonfo alle mie spalle mi fa ritornare il batticuore.
- Cosa vorrà? Mi ha veramente salvato? Se è così perché lo ha fatto? -
Mille pensieri invadono la mia mente.
È lì in piedi rivolto verso di me, con addosso solo un paio di jeans scuri. La testa abbassata, capelli lunghi, ricci e sciolti che li cadono sul viso coprendolo.
Ripiega le sue ali dietro di sé.
Avanza un piede, poi l'altro con molta calma e si avvicina, il mio cuore inizia a battere sempre più forte, mi rimbomba nel petto che sembra che voglia esplodere da un momento all'altro. Dalle ginocchia cedo fino a toccare col sedere il suolo. Appoggio i gomiti sulle cosce e disperata avvolgo il mio viso con le mani iniziando a piangere.
Attendo che il boa faccia il suo lavoro, mi domando solo cosa io avessi fatto per meritarmi una martirio così lungo prima di morire.
S'inginocchia davanti a me, mi toglie le mani dal viso, ma continuo a rimanere con la testa bassa.
Non posso guardarlo, non ce la faccio, sono rassegnata e senza forze. Vorrei solo che la facesse finita e basta.
Mi appoggia le sue mani sulle mie guance stringendomele. Mi forza ad alzare il capo e con gli occhi chiusi che sgorgano ancora lacrime gliel'ho acconsento. Sono esseri con grande forza fisica e resistergli è pressoché inutile, oltretutto non so di che natura appartenga. Non è un angelo ne sono certa ma non può essere neanche un demone perché essi le ali non le hanno.
Sento il suo respiro così vicino, la sua presa si fa più forte e le sue labbra si appoggiano sulle mie.

Mi sveglio di soprassalto e ho la fronte bagnata fradicia.
Sono ancora coi jeans, felpa e le cuffie all'orecchio. Mio dio, sono proprio crollata. È meglio che vada a darmi una rinfrescata e infilarmi il pigiama.
Lo stesso sogno con un'evoluzione a dir poco inaspettata.
Mi sfioro le labbra con le dita mentre mi sdraio nel letto sperando di riaddormentarmi.
La radiosveglia segna le 4.15.

***

Attendi.
Sii paziente.
Come la fanno semplice intanto sta notte ricapiterà di nuovo.
Mi distendo sul letto e attendo: attendo che l'orologio scocca le 4.15.
La camera si fa fredda, così fredda da vedere il vapore del mio respiro.
È ora.
Ha bisogno di me.
Chiudo gli occhi e mi proietto fuori dal mio corpo. Corro velocissimo fuori dalla camera, fuori dalla casa, in un attimo sto attraversando il bosco. Ecco la casa di Tina, varco la porta, salgo le scale ed entro nella sua camera. Mi fermo e la vedo con addosso ancora i vestiti che portava quel giorno a scuola. Il lettore musicale che continua ad andare e sento la musica che ronza attraverso gli auricolari.
In un attimo la mia anima si dissolve fino a ritrovarmi dall'altra parte dove Roxane si trova ora.

Mi trovo in mezzo a una foresta: la conosco è Margo.
Il bosco è un posto molto pericoloso
- Cosa ci fa qua tutte le volte? - è pieno di entità e la maggior parte di loro non sono buone e cosa più importante, per chi non lo conoscesse bene, questa selva è divisa in due da un dirupo. I due lati dovevano essere collegati da un ponte ma nessuno si è mai preoccupato di farlo.
"Roooooox" sento quel demone che la chiama quasi divertito. Avverte la sua paura come l'avverto io e questo non fa altro che eccitarlo.
Lo inseguo facendo attenzione a non farmi scoprire.
Ma dove sta andando?
Oh no, ci risiamo: si dirige verso la scogliera.
Devo intervenire.
La sento urlare poi il nulla.
Sta cadendo.
Inizio a sentire il calore che si sparge per tutto il corpo, i miei sensi si amplificano e la mia vista riesce a distinguere ogni singola formica che calpesto ad ogni mio passo in mezzo all'oscurità.
La trasformazione è iniziata.
La maglia si lacera e si riduce in pezzetti appena spiego le ali e con un battito mi ritrovo sopra agli alberi.
Aumento la velocità per raggiungerli, il demone è pieno di ira e lo afferro per il collo prima che potesse buttarsi a capofitto nel burrone:
"Non ti azzardare" gli dico.
Rimane basito e mi fissa.
"Tu?!" continua "Non ci posso credere! Sei ancora vivo?!" mi domanda ironicamente.
"Vattene da qui" gli dico con tono deciso.
"Ahahahaha" ride a gran voce " Mi dai ordini per caso?"
Provo una grande rabbia e disprezzo nei confronti della loro razza.
Esseri spregevoli, vivono alimentati dalle paure degli umani e dalle loro debolezze. Sono quelli che se hai in mente di uccidere, ti sussurrano all'orecchio di farlo; se vuoi gettarti da una finestra ti danno la spinta finale e quanto godono nel fare ciò.
Scoppia in una risata ancora più forte ed esclama: " Ma allora non sei proprio cambiato!" si avvicina e mi fissa negli occhi.
"Te lo ripeto, vattene" lo fisso a mia volta.
"Non è nella mia natura eseguire ordini, ma farò un'eccezione sta volta e sai perché? Perché lei sarà mia lo stesso dato che si sta suicidando. E indovina un po' chi la porterà all'inferno?"
Maledizione! Mi ha fatto perdere tempo.
Mollo la presa e mi precipito giù per il burrone. In lontananza sento rieccheggiare la sua risata pensando di aver vinto ma lei non ha ancora toccato terra.
Mancano veramente pochi metri prima che cada nell'oceano e io a questa velocità non so se riuscirò a riprendere il volo.
Non importa, ci sono quasi.
L'afferro per i polsi e con una forza inaudita riesco a riprendere il volo sfiorando l'acqua.
Continuo a salire con fatica e per giunta ci si mette anche lei a divincolarsi.
- Cosa diavolo sta facendo?! -
Le serro ancora di più i polsi sapendo che le sto facendo male ma è l'unico modo per farla smettere altrimenti finiremo tutti e due in fondo al precipizio.
Il demone è sparito, molto probabilmente subentrando io la caccia non è più così eccitante.
Ritornerà ne sono certo. Non si danno mai per vinti, non conoscono il termine 'perdere' quelli come loro.
Finalmente siamo quasi fuori e vedo il margine.
La lascio andare e vedo che cade a peso morto sulle ginocchia.
Atterro anch'io ma in maniera più delicata.
È terrorizzata, glielo leggo negli occhi.
Dovrei andarmene, l'ho salvata è questo che conta.
Dovrei fare come sempre, abbandonare questa realtà in modo tale che si svegli e continui a pensare che sia solo un sogno.
Dovrei lasciarla libera di pensare che io non esista.
Dovrei..dovrei..ma la verità è che non sono capace di lasciarla andare e stanotte la vedo ancora più persa, più abbattuta.
Allora decido di avvicinarmi e appena lo faccio scoppia in lacrime coprendosi il viso con le mani.
Pensa che le faccio del male, e più mi avvicino più la sua paura cresce.
Quando la raggiungo le tolgo le mani dal viso
- Dannazione guardami - penso
- Io esisto, guardami e capirai tutto - ma lei si ostina a tenere gli occhi chiusi in attesa di chissà quale atrocità debba farle.
Le forzo di alzare la testa ma nulla, ottengo l'esatto contrario.
Hanno ragione i miei antenati.
Non è pronta.
Continuano a rigarsi di lacrime le sue guance.
Mi avvicino pericolosamente con le labbra al suo viso e più mi avvicino e più il suo profumo mi invade le narici
- Non devi farlo - mi vieto da solo ma il suo respiro è così caldo, la sua pelle così candida, è una droga per me.
Sento i battiti del mio cuore e rimango stupito perché nella mia memoria sono molto lontani i tempi in cui provavo emozioni vere come queste.
Sto sbagliando, lo so: le prendo il viso e finalmente le mie labbra toccano le sue.

È stato solo questione di un attimo e mi ritrovo di nuovo in camera da letto di Roxane.
Si è svegliata, è meglio che ritorno nel mio corpo umano.
Ripercorro la strada verso casa, attraverso il soggiorno e vedo il mio 'involucro' sul letto sdraiato.
Mi ci appoggio sopra e dopo un secondo apro gli occhi.
Le lancette segnano le 4.15.
Sorrido pensando che stanotte mi addormenterò con il sapore delle sue labbra.

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