La Natura Delle Cose

- Mi sei mancata - risuona nella mia mente come un eco.
- Cosa voleva dire? Anche lui ha la sensazione di esserci già incontrati? -
Domande che continuo a pormi senza risposte.
È passata una settimana da quell' indimenticabile pomeriggio fra gli alberi di Margo, quell'avvicimento così inaspettato, quel suo tocco magico e poi quel freddo, tutto accadde così velocemente da non ricordare nulla. Mi sono ritrovata a casa sua sul divano con una tazza fumante a fianco.
Thè.
Odorava di thè.
Lui a fianco, facendo ben attenzione a non toccarmi, con il viso segnato dalla tristezza.
Non era il caso che rimanessi lì e mi feci accompagnare a casa.
Mia nonna era infuriata per l'orario, per Arzel, per essere andata nel bosco e soprattutto per il mio aspetto che sembrava che mi avesse investito un auto. Ebbe la maturità di non farmi domande né di urlare in quel momento e ne riparlammo il giorno dopo a colazione. Ma la verità è che non sapevo darle risposta come non so dargliele ancora adesso.
Ho bisogno di parlare con Arzel ma per qualche assurda ragione ci evitiamo a vicenda.
Gli intervalli li passa con Max, Nancy e Sharon.
Jade che mi chiede se è tutto a posto, le dico sempre di sì ma me lo si legge sul volto.
Niente è come prima dopo quel giorno.
Non riesco ad avere neanche l'occasione di incrociarlo mentre ritorno da scuola.
Niente.
Prima mi sconvolge e poi sparisce.
Non ho mai permesso a nessuno di trattarmi in questo modo così prendo una folle decisione.
Stasera sono sicura che mia nonna non c'è perché è a uno dei suoi incontri di lettura presso la biblioteca e posso approfittarne per stare via qualche ora.
M'invento che vado da Jade dopo cena, aspetto che esca di casa, controllo dalla finestra che sia abbastanza lontana da non potermi vedere.
Via libera.
Mi infilo le scarpe e mi precipito fuori. Controllo per un'ultima volta per accertarmi che nessuno mi segua e mi addentro nella foresta.
Non ricordo la strada per arrivare a casa sua ma mi appello a quella voce nella testa che non sbaglia mai.
È sinistro il bosco di sera.
Ogni scricchiolio rimbomba in tutta la selva facendoli sembrare delle voci.
Il sentiero da unico si divide in due.
Sono di fronte a un bivio.
- Dove devo andare? -
- A destra -
Prendo quella direzione, proseguo e finalmente vedo delle luci.
La foresta si sta facendo meno fitta, il ciotolato si trasforma in asfalto ed eccomi nella frazione di Rondio.
- Bene, ora come faccio a capire dove abita?! -
Ci sono diverse case e sono tutte villette singole con dei prati ben curati.
Ogni casa è un colore diverso e non ce n'è una uguale all'altra.
Non hanno recinzioni per delimitare le proprietà, da noi sarebbe impensabile.
- Verde -
Rieccola nella mia testa.
Mi dice che la casa è verde peccato che non ci sia una grande luminosità per poter distinguere bene i colori.
Una folata di vento mi fa chiudere la giacca e voltare verso sinistra ed eccola lì.
Una casa verde.
- Oddio lo sto facendo veramente, cosa gli dico?! Forse non è stata una buona idea -
- Hai bisogno di risposte -
Ha ragione.
È per questo che sono qui.
Non mi interessa cosa penserà di me o se mi riderà in faccia per quello che gli domanderó ma qualcosa di strano c'è e voglio vederci chiaro.
Mi faccio coraggio e suono il campanello.
Driiiin
Guardo l'orologio e segna le 21.
Magari hanno appena finito di cenare e io sono qui a disturbare.
Nessuna risposta.
Mi volto per andarmene quando sento girare il cilindro della serratura.
" Si? Posso esserle d'aiuto?"
Mi accoglie una donna bellissima.
Alta e sinuosa. Capelli biondi che le cadono sulle spalle. Occhi azzurri.
" Mi scusi, abita qui Arzel? Sono una sua compagna di classe"
Mi sorride e scompare dietro la porta lasciandola semiaperta.
Quando si riapre la porta lo vedo, in tuta da ginnastica, capelli umidi che li rendono i ricci ancora più perfetti.
I suoi occhi s'illuminano appena mi vede.
" Ciao..entra"
Entro e guardandomi intorno vedo che ci sono moltissimi libri, tavoli e mobili in legno massiccio color noce.
Mi sento a disagio e molto impacciata.
"Vieni" mi fa strada in cucina.
"Lei è Yana mia sorella"
"Piacere" mi porge la mano con un sorriso.
"Lei è Violet l'altra mia sorella, la cocca di casa" la bambina mette il broncio e Arzel scoppia a ridere.
"Ciao" le dico e mi risponde con un saluto.
"Io invece sono Angela la mamma di questi tre scatenati"
Le stringo la mano e mi scappa una risata. Mi aspetto di vedere anche il padre ma non c'è.
Forse sono separati, non è una novità di questi tempi.
"Bene sono finite le presentazioni, andiamo fuori in veranda mamma"
Menomale.
Sembrano delle persone stupende e una famiglia normale ma mi sento un'intrusa.
Violet e Yana hanno una corporatura minuta e assomigliano molto alla mamma, bionde, capello liscio, con occhi azzurri mentre Arzel è l'opposto e mi domando come sia il papà.
Lo seguo in questa veranda completamente chiusa con delle vetrate, c'è un divanetto in uno degli angoli e una poltrona dall'aspetto trasandato in un altro.
La vetrata affaccia sul bosco che da qui sembra così bello e non inquietante come quando ci sei in mezzo.
" Siediti pure, non sentirti a disagio"
"Ok grazie" mi siedo sul divanetto e lui invece si siede sulla poltrona.
"È molto carina la tua famiglia"
"È una famiglia come tante"
"Già"
Non so come rompere il ghiaccio.
"Come stai?" mi chiede e così facendo prendo la palla al balzo.
"Voglio essere sincera con te. Non sto bene. Sono successe troppe cose che mi hanno turbato e credo che solo tu possa darmi qualche risposta ecco perché sono qui. Credimi che se non fosse che sono quasi su una crisi di nervi non avrei mai attraversato la foresta di notte e per giunta da sola"
"Sì lo credo anch'io ma cosa ti fa pensare che io possa avere delle risposte?"
"Ecco non lo so per certo, dovrei provare a porti le domande"
"Bene allora fammele"
Incrocia le gambe e si adagia sullo schienale. Si porta un dito alle bocca e se lo passa avanti e indietro sul labbro inferiore.
"S...si" mette suggestione, non so se per paura di passare per una pazza o se perché mi sta fissando come un lupo che studia la sua preda.
"Sono a tutt'orecchie"
"Per prima cosa vorrei chiederti cosa è successo quel giorno nel bosco"
"Cosa è successo nel bosco?"
Ci risiamo. Domanda ad una domanda.
"Se te lo sto chiedendo è perché non lo so!" sbotto innervosita.
"Ti rendo nervosa?"
"Sì! Le domande le faccio io non tu. Sono qui per avere risposte non per giocare"
"Ma io ti ho anticipato che posso anche non avere le risposte che tanto vuoi"
Ora mi ha fatto arrabbiare:
"Sì hai ragione, sai cosa ti dico? Che ho sbagliato a venire qui. Fai finta di non avermi mai vista ne conosciuta"
Mi sono alzata e sto per andarmene ma mi blocco quando mi dice:
"Non posso"
Mi volto di scatto.
"Cosa non puoi?"
Ho paura della risposta, mi metterebbe ancora più punti interrogativi se è quella che immagino.
Si alza e mi viene incontro.
"Tu sogni spesso?"
"Cosa c'entra ora questa domanda?! Ma che diav...mi fai impazzire! Non sei in grado di stare lì seduto e rispondere a sì o no? O devi continuamente fare domande o affermazioni idiote?!"
"Pensi che sia idiota?"
"Oddio no! Non volevo dire questo!"
"Allora se pensi che non lo sia rispondi alla mia domanda ma prima ritorniamo a sederci. Anzi tu ti siedi li e io vado a preparare una tisana che ne hai bisogno"
Straluno gli occhi e incrocio le braccia al petto.
Pure per nevrotica mi sta facendo passare.
"Per favore" aggiunge.
Lo squadro dal basso all'alto e decido di andarmi a sedere solo perché spero di avere un'altra possibilità.
Cerco di rilassarmi nel guardare il bosco ma la mia quiete viene a meno quando fra il fogliame vedo una luce, sembra quella di una torcia. Mi avvicino al vetro per cercare di vedere meglio. È sicuramente una persona.
"Cosa c'è d'interessante lì fuori?" la voce di Arzel interrompe i miei pensieri.
"C'è qualcuno nel bosco"
"Può essere qualcuno che si è recato in città e sta tornando"
La sua teoria si smonta al momento che la persona esce fuori dal bosco e le si vede il viso.
È mia nonna.
Cosa ci fa mia nonna?!
È venuta a cercarmi?!
Arzel rimane accanto a me e mi passa la tazza con l'infuso di limone e zenzero.
"Stai tranquilla, non è venuta per te"
"E tu come fai a saperlo?"
"Lo so e basta"
"E come sarebbe che tu conosci meglio di me mia nonna?"
"Fidati che io so molte cose su tutti compresa te"
Continua a guardare fuori, in piedi davanti al vetro sorseggiando la bevanda in modo tranquillo e sicuro di sé stesso.

"Cosa sai di me?"

"Che sogni spesso"

"Tutti sognano"

"Che sei in cura da uno psichiatra"

"Anche i muri lo sanno, è la prima cosa che si sa su di me purtroppo"

"Che sei diversa"

"Sicuramente diversa da Nancy e Sharon"

"Non intendevo quello"

"Fai svenire anche loro quando le tocchi anche solo per passarle una penna?" quasi mi scappa da ridere ma è più una risata sarcastica che divertente.

"Partiamo dal presupposto che non le tocco e anche se lo facessi non succederebbe"
Sono quasi rasserenata nel pensare che le sue mani non tocchino quelle due oche.

"Ne sei sicuro?"

"Certo, te l'ho detto tu sei diversa"

"Si pazza vorrai dire"
Si volta e m'inchioda con lo sguardo

"Non dirlo neanche per scherzo"
Ora m'intimorisce.

"Perché a me succede?"

"Perché tu sei capace di leggere le anime delle persone"

"Se così fosse allora dovrei starti lontana"

"Infatti e dovresti farlo"

I suoi occhi cambiano colore. Da verde smeraldo iniziano a scurirsi diventando completamente neri. Anche lo sguardo cambia e mi sta mettendo paura.
La tazza che ho in mano inizia a tremare e non so se sono in preda ad allucinazioni o se è la realtà.

"Chi sei tu?" balbetto e mi ritraggo sul divano mentre lui inizia ad avvicinarsi come se fossi il suo prossimo pasto.

"Non farmi del male" ho quasi le lacrime agli occhi ma lui non si ferma continua ad avanzare.

"Ti supplico" è ad un passo da me. Si china sul divano e in quel momento lo sento: profumo di limone.

"Questo profumo lo già sentito"

"Ah sì? E dove?" finalmente mi parla e la sua voce è più profonda di prima. Oserei dire sensuale quasi ipnotica.

"Non ricordo bene"

Avvicina la sua bocca all'orecchio e mi sussurra:

"Prova a sforzarti"

"Credo in un sogno. C'era un uomo che bruciava e nell'aria c'era questo profumo"

"Sogno o ricordo?"
Continua a sussurrare e un brivido mi scorre lungo la schiena. Non ho mai provato un'emozione simile. Il mio cervello mi dice di scappare a gambe elevate ma il mio corpo è terribilmente attratto da lui.

"Sogno..così penso ma mi confondi se fai così"

"Così come?"
Sento il suo respiro sul mio collo.

"Quello che stai facendo mi mette paura"

"Paura o eccitazione?"

"Entrambe"

"Vorresti andartene?"

"No, vorrei delle risposte"

"Cosa vuoi sapere Rox?"
Le sue labbra sfiorano il lobo dell'orecchio.

"Chi sei veramente? Hai due personalità e questo mi spaventa" deglutisco a fatica.

"E quale delle due ti piace?"

"Quella che non mi fa del male"

Mi lascio completamente andare al suo tocco di labbra sul collo

"Dipende da te"

"Cosa faccio io?" non so cosa mi stia succedendo. Provo un mix di emozioni che non mi rendo nemmeno conto che finalmente mi sta dando delle risposte.

"Sei tu che metti uno scudo fra noi e così facendo non posso farti del male"

Non sto seguendo molto il suo ragionamento

"Vedi ora tu me lo permetti" e mi sfiora il viso con un dito.
Ha gli occhi neri, sembra Lucifero in persona.

"Cosa sei?"







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