I sotterranei
Sono completamente ipnotizzata dal suo sguardo.
"Hai gli occhi diversi"
"Sono un condannato Rox solo questo posso dirti e già per stasera ti ho detto abbastanza"
Si allontana, i suoi occhi ritornano verdi e rimette la sua corazza fredda e distaccata di sempre.
"No aspetta, io non ho finito di..."
M'interrompe
" E invece sì abbiamo finito, ci vediamo domani, tua nonna si starà preoccupando"
Cavolo guardo l'ora e sono già le 23 inoltre potrei trovarla nel bosco e non posso chiederle cosa ci facesse lì dato che nemmeno io dovrei trovarmi a casa di Arzel.
"C'è una strada alternativa senza passare dal bosco?"
"Hai paura?"
"No ma potrei trovare mia nonna"
"Ah..immagino che non sa nulla"
"No ma anch'io non so tante cose di lei da quel che vedo perché stasera doveva essere in biblioteca "
" C'è un sotterraneo che veniva usato dalle donne accusate di stregoneria per scappare dal paese"
"Ah si?"
"Non conosci molto di questo posto"
"Non molto, è il primo anno che sono qui come residente, di solito venivo qui solo nelle vacanze estive. Sai ora sono affidata a mia nonna"
"Si lo so che hai perso i genitori da poco, non oso immaginare il dolore"
"Già, ma anche tu sei nuovo come fai a conoscere queste cose?"
"Mi piace andare in biblioteca e ho trovato dei libri da sola lettura molto interessanti"
"Libri solo lettura? Di solito i libri si leggono, cosa significa?!"
Mi scappa una risata.
"C'è una zona dove tu puoi solo leggerli li dentro e non puoi portarli a casa ecco perché si chiamano così"
"Ah non lo sapevo, dovrò andarci"
"Non ti faranno entrare, è riservato solo ad alcuni l'accesso"
Perché mai lui avrebbe l'accesso ad entrare?! Prosegue:
"Ma se vuoi possiamo andarci assieme domani pomeriggio"
"Perfetto sarebbe fantastico"
"Ti accompagno al sotterraneo"
Usciamo dalla veranda e mi fa strada verso l'uscita di casa; volevo salutare le sue sorelle e sua mamma ma sono misteriosamente scomparse. La casa è vuota e silenziosa.
"Eravamo soli a casa?"
"No, sono semplicemente andate a dormire"
La situazione mi sembra strana ma non voglio porgli altre domande. Continuo a seguirlo e l'aria fredda mi colpisce la faccia appena apre la porta d'ingresso.
Mi risolleva l'umore questa sensazione.
Vorrei fargli tante domande sopratutto ho bisogno di capire perchè si comporta così con me, quel suo avvicinarsi maliziosamente, le affermazioni che fa, sta giocando per caso?!
La verità è che sto iniziando ad affezionarmi e sono sicura che ne uscirei distrutta se sapessi che sono solo una pedina in chissà quale gioco diabolico perchè è così che mi sento: una marionetta che non sa nulla ma sa perfettamente che chi tira i fili lo sta facendo in una maniera ben precisa.
Continuiamo a camminare e cerco di memorizzare la strada, non si sa mai, potrebbe rivelarsi utile.
"Ti piace la scuola?"
"Diciamo che me la faccio piacere"
"E la compagnia?"
Capisce che voglio sapere di Nancy perchè vedo che cambia espressione, ha un sorriso stampato sul volto e immagino che ora incomincia a giocare
"Non mi lamento"
"Uhm...capisco"
Scoppia a ridere e mi guarda
"Rox sei gelosa che frequento altre ragazze?"
"Non esageriamo, non sono gelosa sono solo infastidita da loro"
"Infastidita perchè le frequento?"
Scoppia in un'altra risata. Lo diverte proprio prendermi in giro.
"Infastidita punto. Non mi piacciono come persone"
"Aaaaah...ora capisco, non piacciono a te e allora non devono piacere anche a me"
"Non intendevo questo, per me puoi fare quello che vuoi"
"Non sembrerebbe"
"Ti ho mai vietato qualcosa? Non mi sembra anzi.."
"Anzi cosa?!"
"Mi sembra che osi fin troppo con me"
Si fa serio improvvisamente. Ho l'impressione di aver colpito un punto debole.
"Osato fin troppo con te? Scusa ma non ti seguo, sei tu che ti sei presentata a casa mia stasera se non sbaglio"
"Sì ma perchè avevo bisogno di risposte non di..."
"Di cosa?"
Mi si ferma davanti bloccandomi. Quando fa così mi mette sulla difensiva.
"Ma si può fare una conversazione normale?!"
"Cosa sto facendo ora?"
"Questo fai! Mi metti ansia!"
Apre le braccia al cielo e straluna gli occhi, poi si passa una mano in mezzo ai capelli e abbassa lo sguardo.
"Ok...ok...devo controllarmi con te"
"Devi essere te stesso Arzel"
"Se ti metto ansia così, non penso proprio che potrei essere me stesso"
Si rimette a fianco a me e riprendiamo a camminare.
"Perchè dici così? Non ci sarà mai sincerità fra noi? E' questo che vuoi dirmi?"
"Tu non capisci, non mi conosci"
"Non ti conosco perchè sei TU che non vuoi farti conoscere"
" Ma se ti spavento solo a mettermi davanti a te!"
"Non è che mi spaventi.."
"Noooo, figuriamoci! Guarda che vedo la tua faccia, sei spaventata da me, lo sento dall'odore da quanta paura provi!"
"Allora scusami se sono una fifona!"
Si sta iniziando ad accendere una discussione, mi sento sempre in difetto, ogni cosa che faccio sembra che non vada mai bene.
Fa un respiro profondo e con tono molto più pacato mi dice:
"Non sei una fifona, non l'ho mai pensato e non voglio che pensi che sei tu il problema"
Ora che la discussione è tornata su una linea più civile cerco di aprirmi un po' di più altrimenti da questa situazione non ne usciremo mai.
"Arzel hai ragione nel dire che mi spaventi, ti chiedo di essere solo un po' più delicato nelle reazioni ok? Cerca di capire anche la mia posizione: sono svenuta per ben due volte, ho avuto delle allucinazioni, tu passi da comportamenti freddi e distaccati a comportamenti al limite del provocatorio, mi dici cose senza un senso logico potrò permettermi di sentirmi un po' intimorita da te?"
Si passa di nuovo una mano fra i capelli, è quasi un tic nervoso.
"Ti ho un po' confuso"
"Confuso è dir poco"
"Ti prometto che avrai tutte le risposte che vorrai ma fidati di me. Ora è troppo presto"
"Ok, non voglio insistere"
"Ecco, brava. Eccoci arrivati è qui l'ingresso al sotterraneo"
L'ingresso di questo sotterraneo non è per nulla come me lo immaginavo. In realtà sembra un sottopassaggio di una metropolitana, la differenza è che è poco illuminato e le scale sono di sasso.
Non so come faccia lui a vedere ma inizia a scendere le scale così velocemente da ritrovarmi da sola ferma sul primo gradino in meno di un secondo.
"Che fai? Scendi o no?"
"Aspetta che accendo la torcia del cellulare perchè non vedo nulla"
"Ah già"
Ah già?! Come fa a vedere con sto buio?
Inizio a scendere le scale e finalmente lo vedo lì fermo che mi aspetta.
Lo guardo più del solito e mi rendo conto che è proprio bello.
C' incamminiamo lungo questo tunnel completamente buio, ogni tanto sento qualche ragnatela che mi sfiora il viso.
"Ma mi hai incuriosito prima"
"Su cosa?"
"Mi hai detto che sono provocatorio"
"Sì è esatto"
"Cosa intendi con la parola provocatorio?"
Sento una leggera ironia nella domanda, gli piace stuzzicarmi.
"Non è normale il comportamento che hai avuto in veranda"
"Magari sei tu che hai frainteso"
"Bah! Non so te ma io non bacio il collo e l'orecchio a qualcuno che non conosco" esclamo quasi ridendo.
"E' qui che sbagli, noi due ci conosciamo"
"Sì....da un mese" a questo punto mi scappa la risata.
"Un pochino di più di un mese"
"Tieni il conto sul calendario per caso?" Continuo a ridere.
Lo fa di nuovo.
Si mette davanti a me, proprio davanti alla torcia e i suoi occhi s'illuminano di un verde smeraldo. Rimango quasi senza fiato nel vederli.
- Riprenditi Rox, non puoi farti friggere il cervello - mi rimprovero.
"E se ti dicessi che è tutta la vita che ti aspetto mi crederesti?"
Ora sì che sono senza fiato.
Non capisco se sta scherzando, se mi sta mettendo alla prova o se è la verità.
"Per crederti dovrei fidarmi di te"
"Arriverà anche questo, tutto a suo tempo"
Continuiamo a camminare e inizio ad intravedere la rampa di scale che porta all'esterno.
Questo odore di muffa mi sta nauseando.
Finita la scalinata mi guardo intorno e non capisco in che zona siamo della città.
"Dove siamo?" Gli chiedo.
"Dietro alla biblioteca"
Mi volto ed eccolo lì l'edificio che raccoglie la biblioteca, il comune e la scuola d'infanzia.
"Da qui la strada la sai, ci vediamo qui domani pomeriggio"
Non voglio che se ne vada ma capisco che non è una buona idea farmi accompagnare fino a casa.
"Va bene, a che ora?"
"Le tre?"
"Perfetto, a domani"
"A domani"
Mi rivolto indietro per ringraziarlo ma è già sparito dentro al tunnel.
Chi l'avrebbe mai detto che ci fosse un tunnel che collega le due città?! Oltretutto è così alla luce del sole che passa inosservato alle persone comuni.
Passo dopo passo mi avvicino a casa e ripenso a tutta la serata, così piena di emozioni contrastanti fra loro che non fanno altro che avvicinarmi sempre di più a lui.
Apro la porta di casa e noto che mia nonna non è ancora rientrata.
In questa serata così confusa ci mancava solo anche mia nonna con le sue stranezze.
Un'altra cosa da mettere chiarezza nella mia vita.
Mi faccio la doccia, mi lavo i denti e mi metto a letto immergendomi nei miei pensieri:
- Ad Arzel piaccio? -
- Dov'era la sua famiglia quando ce ne siamo andati? -
- Cosa significa che è un condannato? -
- Cosa ci faceva mia nonna nel bosco? -
- Arzel perchè ha l'accesso all'area riservata in biblioteca? -
Domande su domande che non trovano risposte, secondo lui arriveranno, c'è solo bisogno di tempo e allora dovrò rassegnarmi ad aspettare.
Chiudo gli occhi e precipito nel mio incubo: sto correndo nel bosco, il demone che cantilena il mio nome, mi manca il terreno sotto ai piedi e vado giù per il precipizio poi arriva il mio salvatore che mi afferra e mi porta fuori dal burrone.
Mi ricompongo, lui è girato di spalle pronto ad andarsene, sembra che il suo compito è limitato a salvarmi.
Ha delle ali bellissime e enormi, un fisico scolpito e i soliti pantaloni neri.
"Aspetta!" Gli urlo prima che riprenda il volo.
Richiude le ali e si blocca.
Mi avvicino cautamente a lui e quando arrivo abbastanza vicino gli metto una mano sulla spalla
"Voltati" gli sussurro
Si volta con discreta calma e inizio ad intravedere dei lineamenti a me famigliari.
Tolgo di colpo la mano che avevo appoggiato al suo corpo e me la porgo alla bocc.
Sono sbigottita:
E' Arzel.
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