Attendi

"Ciao nonna!"
"Ciao tesoro" mi saluta appena varco la soglia di casa e mi viene incontro dandomi un bacio sulla fronte.
"Com'è andato il test?"
"Bah..lo vedremo fra un paio di giorni quando lo correggerà" vedo un velo di tristezza nei suoi occhi.
"Come mai pensi che non sia andato bene?" mi chiede.
"Non ho detto questo..semplicemente non mi aspetto nulla"
Si volta verso la finestra, si avvicina e scostando la tenda per guardare fuori mi dice:
"La tua concentrazione è offuscata da un ragazzo?"
Mi sorprende un po' questa domanda sopratutto perché non credevo che mia nonna avesse notato Arzel.
"Ma no che dici...è solo il ragazzo nuovo. È lui che mi ha spinto per terra. Senza farlo apposta ovviamente, è stato un incidente. Mi ha accompagnato a casa forse perché si sente un po' in colpa". Abbasso lo sguardo ripensando a quello che è successo in questi giorni.
Effettivamente per essere passata solo una settimana, sono successe tante di quelle cose da perdere la cognizione del tempo.
Mia nonna continua a guardare fuori dalla finestra e mi risponde:
"E di cosa avete parlato nel tragitto verso casa?"
"Nulla di ché. È un tipo molto riservato. Mi ha detto solo che abita oltre il bosco".
Potevo risparmiarle questo dettaglio perché ora so già la sua risposta infatti prontamente mi dice:
"Sai cosa penso a proposito. Stacci alla larga. Non è gente da frequentare".
"Posso chiederti perché nonna? Lasciando stare le leggende e dicerie sul bosco infestato da spettri, ma perché le persone che abitano in quelle frazioni non interagiscono con noi e noi abbiamo questa diffidenza nei loro confronti?".
Fa un sospiro e finalmente stacca gli occhi dalla finestra e mi guarda con gli occhi pieni d'amore come sempre.
" Semplicemente perché siamo diversi cara, abbiamo abitudini e pensieri differenti tutto qua. Siamo una comunità piccola e sai bene che basta poco nel mettere un marchio addosso alle persone ed è successo molto tempo fa anche con loro. Sono diversi e non possono andare d'accordo con noi".
Già.
Marchio.
Ne so qualcosa.
Il mio marchio era - la pazza - e so molto bene cosa significa essere tagliati fuori.
"Va bene nonna" chiudo l'argomento perché so che non le potrò mai far cambiare idea, è troppo testarda per ascoltare le mie ragioni.
"È domani l'appuntamento con la dottoressa Tessa?"
"Sì è domani"
La dottoressa Tessa è la mia psicologa. Dopo la perdita dei miei genitori hanno consigliato a mia nonna di farmi fare qualche seduta per aiutarmi a superare meglio il trauma.
- Insomma...la mia vita gira intorno a psichiatri e psicologi...wow che bello - penso fra me e me - ma poi si potrà mai superare una perdita così grande? É un vuoto che ti rimarrà e non verrà mai più colmato - continuo a pensare - devo ringraziare solo gli Dei di aver ricevuto il dono di vedere oltre..almeno posso percepirli ancora -
Basta pensare a cose che non fanno altro che rattristarmi, ceno e vado in camera. Mi metto sul letto ad ascoltare un po' di musica con il cellulare e crollo nel sonno.

                                 ***

La lascio al cancello della sua staccionata. La guardo un'ultima volta poi mi volto per addentrarmi nel bosco.
È così bella.
I suoi lunghi capelli color rame che le cadono sulle spalle in modo disordinato le da' quell'aria sbarazzina, buffa. Il suo viso spruzzato di lentiggini. Gli occhi blu da perdersi ogni volta che li guardo. E quel suo modo di porsi, sembra così insicura. Se solo sapesse...

Mentre cammino percepisco lo sguardo di Tina dalla finestra di casa sua che mi sta fissando perché lei sa cosa sono e spero tanto che non lo dica a Roxane.
- ti prego dammi tempo - supplico fra me e me.
Arrivato a casa, appendo la giacca e butto in un angolo lo zaino di scuola. Mi corre incontro Violet la mia sorellina di sette anni che mi si avvinghia al ginocchio abbracciandomi la gamba. In sottofondo sento un "Ciao" bofonchiato che arriva dal salotto e immagino che sia Yana, l'altra mia sorella di sedici anni in preda a giocare con la Wii. In cucina arriva un profumo di arrosto e purè, non resisto e vado a curiosare.
Mamma con un grembiule color lilla legato in vita, è chinata davanti al forno per controllare la cottura dell' arrosto.
"Ciao figliolo! È quasi pronto eh devo solo capire una cosa" e continua a guardare dentro il forno.
"Ciao ma! Ok"
Mio padre seduto al tavolo che legge il giornale mi fa un cenno con il capo e ricambio il saluto, mi siedo anch'io e inizio a stuzzicare del pane.
Tira fuori l'arrosto e lo appoggia sul tavolo. Ha proprio un bell'aspetto. Mia madre chiama le mie sorelle e ci mettiamo tutti a tavola a mangiare dopodiché aiuto a sparecchiare e mi rifugio in camera.
Mi sdraio sul letto e mi avvolgo il volto con le mani in preda allo sconforto
- ho paura di sbagliare. E se non fosse pronta? Vi prego aiutatemi - penso rivolgendomi ai miei antenati.
- Non so che fare -
Una voce si fa viva nella stanza e mi sussurra:
" Non ora. Sii paziente"
I miei antenati sono stati chiari e non posso fare altrimenti.
Devo attendere.

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