CAPITOLO XXIV - L'INIZIO DELLA FINE

Dall'alto delle mura, Laura contemplava la linea rossa che squarciava il cielo notturno, discendendo dalla dimora delle stelle sino alla città di Utopia: che quell'immagine fosse l'araldo del disastro imminente?

Aveva ascoltato con attenzione e un pizzico di incredulità ciò che la strigoi le aveva rivelato negli ultimi cinque minuti, e adesso che il discorso era terminato, la bambina se ne restava in silenzio, con il naso sporto oltre i merli delle mura.
«Ne sei certa?» chiese Laura, distogliendo lo sguardo da quello strano spettacolo.
«Assolutamente» confermò Artemisia «Credi dovremmo dirglielo? ».
La maegi denegò debolmente col capo «Non è questione che ci riguarda, Arti, ognuno ha i suoi affari e non sta a noi intrometterci» si lasciò andare con la schiena contro il parapetto del più interno fra gli anelli di mura di Elea. Non era sicura che rimanere in quella città fosse una scelta saggia, anzi, era tutto fuorché una scelta saggia. Eppure non poteva negare che una parte di lei non volesse assolutamente dipartirsi da quello che sarebbe stato un evento epocale: forse il suo contributo alla battaglia sarebbe stato nullo, ma magari poteva provare ad aiutare i civili a spostarsi nelle zone più sicure della città.

Alzò uno sguardo al firmamento, come sempre Arti soleva fare: pensò alle possibilità che il futuro le prospettava. Morire bruciata fra le fiamme; una fuga precipitosa lontano dall'inferno o rimanere lì, a Clitalia, dopo un'ardua vittoria. Da ciò che aveva intuito, il Culto era ormai indebolito, il Gran Sacerdote era stato assassinato, ma non era escluso che fosse la Corna a fornirle la protezione di cui tanto necessitava. E per Artemisia, beh, lei non aveva altra scelta che continuare a fingere...
Abbassando nuovamente lo sguardo, Laura contemplò il fermento della titanica città: i drappelli di soldati disposti con le loro insegne a difesa del Palazzo Reale e delle vie principali; le armi sulle torri caricate con quadrelli lunghi due uomini e mezzo cadauno, e proiettili della dimensione di un bambino paffuto. Sottopelle la ragazza avvertì il brivido e il fremito della paura: la stessa paura che preannuncia il giungere dell'apocalisse. Un'apocalisse di ferro, fuoco e sangue.

Con un sospiro si avviò giù, lungo la scala che dalle mura l'avrebbe riportata alle vie della città.

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