CAPITOLO XI - UN DUELLO D'ONORE

Quando Basilisk entrò nella mente del vecchio Carapace, sentì in bocca l'acre sapore del veleno misto al sangue. L'anziano Cecrope aprì la bocca, e la guardia cadde a terra con un tonfo, per poi trascinarsi per un paio di metri in preda agli spasmi. Vide il colorito dell'uomo farsi cianotico: le vene pulsarono sul volto, finché infine non si immobilizzò, in un fiotto di schiuma bianca.
Il fiele distillato dalle Zanne di Veleno diventava sempre più pericoloso e letale, con l'avanzare dell'età. E Carapace, fatto assai raro per la sua razza, aveva superato da tempo l'ottantina.
«Mio signore, i contadini superstiti si sono rifugiati nel tempio, barricandosi al suo interno» disse l'anziano, volgendo lo sguardo ai campi di grano che dall'oro volgevano al nero, sotto l'avanzare delle fiamme.
«Non c'è bisogno che tu me lo dica, vecchio» rispose Basilisk, con un sorriso sulla faccia allungata «lo vedo già da me».
«Alle volte dimentico che hai occhi ovunque, signore» borbottò il vecchio «comunque, per portare a termine i suoi ordini dobbiamo stanare quei bastardi. Le porte del tempio sono salde e ci impiegheremmo troppo per sfondarle».
«Non preoccuparti, Carapace» lo rassicurò Basilisk «moriranno fra quelle mura. Frantumate le loro finestre, dopodiché raccogliete il fieno e dategli fuoco. Il fumo farà il resto del lavoro».
Carapace si lasciò andare a una breve risatina: sembrava apprezzare l'ingegno dietro quel piano. Basilisk diffuse l'ordine nelle menti delle Zanne di Veleno e in un batter d'occhio i Cecrope si adoperarono per eseguirlo: dovevano essere rapidi, prima o poi Biancareggia si sarebbe resa conto di quanto stava accadendo.
Presero paglia, fieno, mobilio insozzato di sangue e piazzarono il tutto dinanzi alla porta del tempio e sotto le vetrate. Dopodiché i formidabili frombolieri rotearono le loro fionde, frantumando i vetri con proiettili di roccia. Altri, nel frattempo, s'erano procurati torce di fortuna, passate nella nera pece, per poi dirigersi in direzione dei campi in fiamme onde incendiarle. Basilisk ebbe un fremito, quando vide attraverso le loro iridi ambrate: una punta di lancia attraverso le cortine di fumo; una palla chiodata che spezzava carne ed ossa al suo passaggio; spade affilate che si facevano largo attraverso le squame sin nella tenera carne della gola. Un piccolo drappello di cavalieri era giunto in soccorso dei villici di Corfini, forse un gruppo di speranzosi avventurieri. Insieme a loro c'era persino un ragazzino col caschetto e un vecchio rachitico.
«Uomini a cavallo, dall'ingresso ad est! Uccideteli, adesso!» ordinò lo Spezzato, stringendo una mano intorno al Respiro del Drago, caldo al tocco.
Quell'ordine improvviso, tuttavia, disorientò i Cecrope, che faticavano a riunirsi, sparsi in cerca di bottino nelle varie zone di Corfini. Come una lama arroventata che affonda nel burro, così i cavalieri scivolarono nelle loro difese.
Un giovane cavaliere si portava dietro un vecchio, Basilisk entrò nella mente di una Zanna di Veleno: gli artigli ghermirono la pelle grinzosa e tirarono finché la cariatide non rovinò in terra, e le fauci dense di veleno non affondarono nella sua carne stopposa. L'anziano non emise un suono ma provò una vana resistenza, fino a quando la lama di un ragazzino col caschetto non lo liberò dalla stretta, affondando la spada nel collo del Cecrope che lo aveva aggredito. Un cavaliere, con una corazza smaltata d'azzurro, affiancava un altro cinto di nero e insieme con lui seminava sofferenze.
Per un attimo Basilisk sentì come se l'Alveare lo stesse per inghiottire in quel ciclo di coscienze che si spegnevano, ma si impose di resistere.
«Circondateli, non lasciate loro via di fuga».
Forti della superiorità numerica, i Cecrope fecero pressione, chiudendo in un cerchio gli uomini a cavallo: avevano avuto il loro momento di gloria, ma adesso sarebbero stati massacrati. Le lame avanzavano già verso di loro quando una voce si levò, fuori dalla bocca del ragazzo dagli occhi cerulei. Il vecchio malmesso era accanto a lui, intento a balbettare qualcosa di incomprensibile nella calca generale.
«Fermi! Fermi! Il vostro capo... io- io lo sfido a duello».
Le Zanne di Veleno ebbero un attimo di esitazione.
«Cosa state aspettando? Uccideteli, adesso!» sbraitò nella loro mente Basilisk. Ma questi non reagirono e si limitarono a volgere collettivamente lo sguardo verso il vecchio Carapace.
«Vecchio, rifiuta il duello e uccidili. Avete la vittoria in pugno».
L'anziano Cecrope grugnì «Apprezzo il consiglio, giovanotto, ma queste sono tradizioni ben più antiche di te e me».
"Razza di idiota" pensò Basilisk, stringendo i denti.
«Forse, ma questo idiota ha ancora il suo onore» berciò il capoclan delle Zanne di Veleno mentre avanzava in direzione dello sfidante.

«Non si può negare tu abbia fegato, ragazzo» esordì il vecchio, mentre rigirava nella mano una spada «sei cosciente che sarà una tenzone all'ultimo sangue?».
«Non ne dubito» fece l'altro, scendendo da cavallo.
«Ti auguro buona fortuna» esclamò Carapace, frustando l'aria con la coda.
Basilisk scelse di guardare attraverso gli occhi di un astante, se non poteva convincere il vecchio, almeno avrebbe evitato di distrarlo intralciandolo con i suoi pensieri. I contendenti presero qualche minuto nello studiarsi a vicenda: i movimenti del Cecrope erano calmi, controllati, guidati dalla lunga esperienza in battaglia; d'altra parte quelli dell'umano: goffi e sgraziati, tradivano una rabbia che si stava evidentemente sforzando di trattenere. Era uno scontro dell'esito scontato: in un duello faccia a faccia un Cecrope aveva dalla sua una pelle coriacea e una maggiore forza fisica, mentre gli umani, a meno di possedere un'armatura completa, avevano la carne tenera, perfetta per essere sfilettata con la spada.

Forse non reggendo più il proprio furore, l'umano attaccò per primo, ma Carapace si volse di lato e lo frustò in volto con la coda, mandandolo a terra con un rivolo di sangue che già gli colava dalle labbra. Fra le Zanne di Veleno serpeggiò un moto di ilarità. Carapace, con un ghigno punzecchiò il ragazzo usando la punta della spada, sfidandolo a rialzarsi. Quello lo fece, aiutandosi con la sua arma. Il Cecrope gli girò intorno e quando si fu messo in guardia, diede il via a rapidi fendenti che il giovane riuscì a stento a bloccare, non senza che la sua bocca mugugnasse per lo spavento. Un attimo dopo, la coda di Carapace saettò, legandosi intorno agli stivali di cuoio del cavaliere e trascinandolo di nuovo in terra. Solo grazie a un rapido scatto l'umano evitò l'affondo mortale, incespicando per rimettersi in piedi. Carapace bloccò il fendente di reazione dell'umano e si disimpegnò, guadagnandosi un po' di spazio. Nei suoi occhi Basilisk vide la determinazione: il vecchio Cecrope aveva smesso di giocare, il prossimo scambio sarebbe stato anche l'ultimo.

Si slanciò in un impeto di furia con un fendente alto, ma questa volta il ragazzo non provò a schivare: lasciò che la lama cadesse sullo spallaccio di cuoio, affondando nella carne e stringendo i denti caricò con la testa, prendendo il Cecrope dritto sul muso. Il viso del cavaliere si macchiò di sangue per l'impatto contro le scaglie ruvide e dure, ma approfittando del tentennamento di Carapace piroettò alle sue spalle e in un fendente gli tranciò la coda di netto.
L'urlo che si profuse dalle labbra di Carapace riecheggiò per tutto il villaggio di Corfini. E quando provò a reagire scoprì che i suoi movimenti erano incerti, senza la coda a favorirgli l'equilibrio. Con una rapida successione di mosse il ragazzo si scansò dagli attacchi e con la lama affondò nel ventre del Cecrope, sotto gli occhi increduli e sconvolti di tutti i presenti.

Fu con un verso di frustrazione che Basilisk si distaccò dall'Alveare. Quel giorno gli uomini avevano ottenuto un'importante vittoria... uno dei suoi ufficiali era stato abbattuto. "Non importa" pensò, sforzandosi di convincere sé stesso "la vendetta sarà ancor più terribile e crudele adesso".

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top