Epilogo
Trascorsero otto mesi dal giorno della fuga. Il lago che aveva accolto gli ex schiavi era diventato la loro nuova casa. Come Troy aveva previsto, molti altri passeggeri si erano uniti al gruppo capeggiato da Ella. Oltre a loro, anche altri individui, esiliati dalle loro terre per i motivi più disparati, erano entrati a far parte di quella bizzarra ed eterogenea comunità, che, se all'inizio contava poco più di un centinaio di membri, ora aveva superato le due migliaia. Tutte le creature del mondo, a qualunque razza appartenessero, vivevano sotto la guida di una Guardiana che, ormai, Guardiana non era più.
Ella era seduta su una panchina ricavata dal legno degli alberi che circondavano il piccolo villaggio. Era avvolta in un morbido abito bianco e setoso, che Sara aveva cucito per lei. I capelli le ricadevano elegantemente sulle spalle, decorati da minuscoli fiorellini rossi.
Alla sua sinistra, Jasmeen si stava occupando di pettinare la piccola Brigitta. Lei e Marcus avevano rivelato di possedere delle ottime capacità genitoriali, tanto che erano loro ad occuparsi dei più piccoli e ad istruire i genitori adottivi dei bimbi rimasti orfani.
Di fronte a lei streghe e magicanti collaboravano, unendo gli incantesimi della Dime alla magia nera per poter rafforzare gli edifici e per poter piegare la natura al loro volere, in modo da avere sempre cibo in abbondanza e da non venire schiacciati da condizioni atmosferiche avverse. La giovane Empusa era diventata apprendista anche dei magicanti stessi, imparando così sia le arti stregonesche che gli incantesimi della luce.
Enom, seduto poco più in là, era diventato la guida non solo degli altri angeli neri, ma dell'intera comunità. Ella riponeva grande fiducia in lui e capitava spesso che non prendesse alcuna decisione senza prima averlo interpellato.
Sorien e le altre fate di luce guizzavano felici da un angolo all'altro del cielo. Avevano avuto l'onore di essere nominate messaggere ufficiali. La grande rapidità delle loro ali permetteva alle piccole creaturine di raggiungere qualunque parte della Dime e della Casa Imperiale in poco tempo, informando Ella su quanto stesse accadendo nel resto del mondo.
Fenrir, rannicchiato in disparte come al solito, era diventato il vero e proprio braccio destro di Ella. La aveva aiutata ogni singolo giorno di quegli otto mesi, aveva obbedito ad ogni suo ordine e aveva messo la sua forza a disposizione di tutti gli abitanti del villaggio, costringendo gli altri lupi grigi a fare lo stesso. Era stato grazie a lui che gli Imperiali erano riusciti a costruire case ed altri edifici in poco tempo.
La giovane ragazza dagli occhi neri guardò soddisfatta la comunità che le si parava davanti. La osservò, fiera di come era riuscita non solo a sopravvivere, ma persino a crescere. Daemon, seduto alla sua destra, le poggiò una mano sul rotondo pancione, prima di sfiorarle le labbra con le sue, per regalarle un tenero bacio.
- Allora, mia signora, - le disse Troy, in piedi davanti a lei - ormai la nostra comunità è grande. Siamo diventati numerosi, stiamo crescendo sempre di più. Credo che sia ormai ufficiale, una nuova regione è nata. Da ora in poi, il Vortice, la Dime e la Casa Imperiale avranno una quarta sorella. E credo sia anche il momento per darle un nome. E questo onore spetta a voi di diritto. Perciò ditemi, mia signora, come volete chiamarla?
Ella indurì lo sguardo. Un velo di rabbia la avvolse.
- La chiameremo... - un invisibile fiume carico di odio e rancore fuoriuscì dalle sue labbra, l'ira e risentimento che albergavano nel suo cuore si risvegliarono - La Ferrovia.
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