Capitolo XXX

L'aria pungente del mattino le carezzava dolcemente il viso e le raggelava i polmoni. I profumi di erba fresca, di terra umida, di foglie e di alberi la circondavano, avvolgendola in un rassicurante abbraccio. Una tenue pioggia le sfiorava la pelle, troppo leggera per lavare via il sangue di cui era ricoperta ma abbastanza intensa da lavarle l'anima.

L'aroma della Dime era ancora più meraviglioso di quanto ricordasse. Restò ad assaporarlo a lungo, per imprimerlo nella memoria e per rendere incancellabile il ricordo del momento in cui era tornata a vivere.

- Guardiana!

Una vocina deliziosamente familiare rese quel momento ancor più idilliaco. Ella vide davanti a sé un piccolo corpicino fatto interamente di lucente energia. Sorien aveva finalmente ritrovato la sua luce e le sue ali erano ricomparse, permettendole, dopo tanto tempo, di volare. Le sue membra, in realtà, non sembravano fatte di luce. Erano, più che altro, composte da scariche elettriche, come piccoli fulmini che componevano ogni singola parte di lei. Non si vedeva più la sua pelle ed Ella non era nemmeno più in grado di distinguere le fattezze del suo viso. Era energia pura, così come lo erano le sue piccole ali, che battevano veloci, come alimentate da quella stessa elettricità che faceva parte di lei.

- Ce l'hai fatta Guardiana! Mi hai resa libera! Posso di nuovo volare! Ti ringrazio! Ora posso andare dovunque io desideri! Ti sarò per sempre debitrice! Chiedimi qualunque cosa e la esaudirò a costo della mia stessa vita!

- Ascoltami Sorien, - per la prima volta dopo tanto, tantissimo tempo, la voce di Ella risuonava calma e felice - ho bisogno che tu mi faccia un grande favore. Da qualche parte, in mezzo alla Dime, c'è uno specchio d'acqua custodito da uno spirito di nome Moonlight. Ho bisogno che tu trovi quello spirito e che lo porti da me. Portalo qui. Digli che una Guardiana richiede la sua presenza, digli che è importante.

- Sarà fatto, mia signora!

La fatina volò via con una rapidità quasi sconcertante. Aveva energie da vendere. La Dime stava rigenerando anche lei.

Ella sorrise, rivolgendo lo sguardo al cielo. Davvero era sempre stato così azzurro? Davvero l'erba era sempre stata così verde e l'aria era realmente stata sempre così limpida?

Corse in direzione della carrozza K. Si rese conto che non aveva più bisogno di identificare gli spazi con numeri di carrozze e vagoni. Corse e basta. Corse sperando di raggiungere gli amici che avevano reso la sua prigionia meno distruttiva. Corse verso chi aveva reso lei capace di vivere.

Un paio di meravigliose ali, talmente nere da risultare fuori posto in mezzo ad un paesaggio così colorato come quello della Dime, le fecero battere il cuore. La Guardiana si getto al collo dell'angelo nero che stava vagando lentamente in mezzo a quel magnifico prato. Lo strinse forte, inebriandosi del suo profumo.

- Sei libero Enom, puoi andare ovunque vuoi ora, puoi volare dovunque desideri.

- E dove mai potrebbe volare un angelo cieco? - le sorrise.

- Allora resta con me, vivi al mio fianco. Sarai per sempre la mia guida. E io ti sarò grata in eterno. Da ora in avanti sarai il mio mentore. E ti nomino Signore di questa terra.

Lo prese per mano, portandolo con lei alla ricerca del gruppo di amici che aveva permesso la costruzione del globo e la buona riuscita della fuga.

Venne distratta solo dal disperato pianto di quattro donne. Quattro streghe giacevano in ginocchio, distrutte, intorno al corpo inerme di una loro sorella. Ecate era morta. Le quattro parevano inconsolabili di fronte alla dipartita della più anziana fra loro. Persino Empusa, solitamente impassibile e silenziosa, ora aveva il viso deformato dal dolore e rigato da lacrime amare. Le donne si battevano il petto, urlavano, si gettavano per terra solo per poi rialzarsi e gridare ancora più forte.

Ella chiese ad Enom di allontanarle dal corpo di Ecate e di fare in modo di radunare quanti più passeggeri possibile insieme, streghe incluse. Sapeva che l'unico modo per sopravvivere e per restare liberi era quello di unire le forze.

Lasciato il veggente ad occuparsi delle disperate megere, Ella si avviò alla ricerca di altri gruppetti di schiavi ormai liberati, nella speranza di ritrovare i volti che più aveva amato durante la sua permanenza sul treno.

Una massa informe di grigio, spezzata da alcuni collari veri e azzurri e persino da un po' di nero, catturò la sua attenzione. Avvicinandosi, ebbe un fremito di gioia nel riconoscere gli occhi verdi di Jasmeen, i capelli ricci di Sara, i collari dei magicanti e, addirittura, il folto pelo di un lupo grigio che, sorprendentemente, aveva riposto fiducia in lei. Gli ormai ex passeggeri stavano inveendo contro alcuni Infiltrati, Daemon incluso. Ella riuscì chiaramente a distinguere lo sguardo maligno di Lux e l'arroganza di Eden.

I tre erano stati bloccati da alcuni Imperiali ed ora, a giudicare dalla ferocia dalla quale erano investiti, stavano rischiando la vita. L'unico che era riuscito a salvarsi dalla furia dei passeggeri era Troy, che, sdraiato sull'erba, era protetto da Fenrir. Probabilmente il lupo sarebbe stato il primo a voler dare inizio alle torture più svariate, ma doveva essersi costretto ad ascoltare le parole della Guardiana.

Ella si infilò in mezzo alla folla urlante a passo deciso. Si piazzò di fianco ai tre malcapitati Infiltrati. Daemon era in piedi, trattenuto per un braccio da un Brix pieno di graffi e odio. Eden e Lux, invece, erano costretti a stare in ginocchio, intrappolati da alcune corde fatte di stracci. A quanto pareva, il loro potere finiva al di fuori delle porte del treno.

La Guardiana alzò un braccio, intimando, con quel gesto silenzioso, ai presenti di tacere. Poi iniziò.

- Conosco le atrocità commesse da ognuno di loro. - la sua voce risuonava limpida per tutta la collina - Conosco la vostra rabbia e il vostro rancore, capisco i vostri desideri di vendetta. Ma non permetterò che sia sparso altro sangue. Nessuno verrà ucciso. Sono morti in troppi sul treno, ora che ne siamo usciti, la morte non dovrà più esistere.

- Belle parole, Ella! - le rispose sarcastico Brix - Per questi mostri persino la morte è una punizione troppo blanda! Meritano di pagare! Noi gliela faremo pagare!

Cori di consenso si levarono intorno a lui.

- No! Nessuno li ucciderà! Nessuno di voi gliela farà pagare, come dici tu! Non ci sarà più sangue né violenza. Io sono una Guardiana! Io ho ideato il piano di fuga, grazie a me siete liberi! E ora è il mio turno di comandare! Ora decido io! Non farete male in alcun modo a questi individui! Provate a contraddirmi e il prossimo sangue a macchiare l'erba della Dime sarà il vostro! Tutto chiaro?

Si avvicinò a Troy. Fu il primo con cui parlò.

- Hai avuto pietà di me. Dici che hai sbagliato anche tu? Dici che anche le tue mani si sono sporcate di sangue? Forse, ma non importa. Ricorderò per sempre la tua compassione, hai la mia gratitudine. Alla tua gamba penserà Maya, - indicò con lo sguardo la magicante - sarà in grado di guarirti. Poi potrai fare quello che vorrai. Sei libero anche tu, come noi.

Si rivolse poi a Lux.

- Meriteresti davvero la morte, ma ti ho giurato che ti avrei risparmiato, perciò manterrò la parola. Ti consiglio di passare il resto della tua vita a ringraziarmi. Se rimarrai vivo, lo devi solo a me, proprio come aveva detto Enom. Ti porterò con me e farò in modo di rinchiuderti in una prigione da cui non potrai mai uscire. Vivrai in eterno lontano da qualunque altro essere vivente. Ti impedirò per sempre di fare altro male.

Le ultime parole furono dirette a Eden.

- Tu, disgustoso e arrogante essere... Tu... Risparmierò anche te. Verrai anche tu con me, ti terrò per sempre lontana da un treno che ti ha dato così tanto potere. Vivrai come una schiava fino a quando non avrò la clemenza di donarti la libertà. E sai... Spero che il vestito che Sara ti ha preparato con tanta fatica ti piaccia, perché sarà quello che sarai costretta ad indossare da ora in poi. Sarà la tua divisa, una divisa umiliante come quelle del treno, e i gioielli saranno il tuo collare. Dirò ai magicanti di incantarli in modo che, una volta indossati, tu non possa mai più toglierli. Dovrai portarli per ogni singolo giorno della tua misera esistenza. Ascolta le mie parole, potrai anche avere gli abiti di una Guardiana, potrai anche possedere bracciali d'oro e collane di cristalli, ma nell'animo rimarrai sempre una vile e sporca bestia!

Gettò poi un rapido sguardo ai passeggeri e, dopo una pausa durante la quale riflettè sul da farsi, riprese a parlare con un tono di voce ancor più assoggettante.

- Trovate quanti più passeggeri potete, raccogliete tutti, adulti e bambini, creature del Vortice e della Dime, Imperiali e magicanti, tutti! Riunitevi in un unico, grande gruppo. Questa è la sola speranza che avete di sopravvivere, unire le forze e collaborare. Questa strategia ci ha permesso di fuggire da una prigione in apparenza perfetta, ora vi permetterà di ottenere una vita degna di essere vissuta. Quando avrete radunato quanta più gente possibile, incamminatevi in direzione esattamente opposta al treno. Nel momento in cui vi imbatterete in una fitta foresta, costeggiatela per molti metri e fermatevi solo quando giungerete ad un'ampia radura ricca di cespugli e dominata da un grande lago. L'acqua di quel limpido specchio è potabile e la terra di quella zona produce molti frutti commestibili. Lì potrete vivere. Ora siete liberi! Ora siamo tutti liberi! Abbiamo ottenuto quello che ci spettava da sempre! E lo terremo per sempre!

Rimasero a guardarla senza che nessuno trovasse il coraggio di dire qualcosa. Qualcuno cominciò a muoversi, andando alla ricerca di altri passeggeri, come aveva detto la Guardiana. Jasmeen si strinse a lei. Ella ricambiò teneramente l'abbraccio, avvolgendola per alcuni istanti. Poi si staccò da lei, a malincuore, avvicinandosi all'unico Infiltrato a cui non aveva ancora detto nulla.

- Tu vieni con me. - disse a Daemon.

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