Capitolo XXVI
- Ecco qua!
Ella mostrò fiera il bellissimo abito bianco all'Infiltrata. La ragazza bionda lo guardava soddisfatta, toccandolo e lasciandolo scivolare tra le dita, quasi a voler testare l'effettiva qualità del tessuto.
Sara aveva eseguito un lavoro eccezionale, rivelando delle doti sartoriali troppo eccelse per rimanere nascoste. Maya aveva poi completato l'opera, incantando la stoffa per renderla più bianca e setosa.
- E questi sono i gioielli!
Una dozzina di bracciali, collane e catenine color oro fecero bella mostra di sé, luccicando davanti ad Eden. Una semplice catena, a cui era attaccato un cristallo limpido e trasparente, sarebbe stata destinata a decorare il collo della ragazza, la quale, di fronte a tanto sfarzo, a stento riusciva a contenere l'emozione.
Ella prese il candido abito fra le mani, tirando la stoffa come per volerla mostrare meglio. Poi, con un colpo secco, lo strappo violentemente, facendo in modo che il tessuto si lacerasse con un rumore sordo.
- Ma che fai?! - Eden, che fino ad un attimo prima aveva osservato la sua ricompensa estasiata, aveva perso il sorriso, che aveva lasciato il posto ad un'espressione a metà fra l'incredulo e l'arrabbiato.
La Guardiana non rispose ma lasciò che fosse l'abito a parlare per lei. La stoffa, prima completamente squarciata, si riparò immediatamente. I fili di trama e ordito spezzati si riunirono gli uni agli altri, come piccole mani che si cercano per poi stringersi in un affettuoso abbraccio.
L'infiltrata riprese a sorridere, stavolta completamente in balia della sorpresa.
Ella prese poi uno dei bracciali più sottili e lo spezzò, lasciando che il metallo, dopo pochi attimi, si deformasse per permettere alla frattura di risanarsi.
- Ecco! Questi sono il vero abito e i veri gioielli di una Guardiana! Non si romperanno mai, né si sporcheranno o cambieranno colore. Rimarranno per sempre perfetti e bellissimi.
La Guardiana passò poi a spiegare come utilizzare il vetro speciale per poter cambiare il colore degli occhi.
Eden sembrava più che soddisfatta, mentre infilava i bracciali e indossava rapidamente il vestito.
Ed anche Ella lo era.
Quella sarebbe stata l'ultima promessa che avrebbe potuto e dovuto mantenere sul treno. Poi sarebbe fuggita. Sarebbe scappata lontano da quella prigione per tornare finalmente fra le braccia delle sue sorelle. Quasi non riusciva a credere che mancasse solo un giorno all'arrivo al binario tortuoso.
*****
Alcuni Imperiali, Brix, Sara ed Abraham inclusi, si riunirono nella camera di Eden nel tardo pomeriggio. Quella sarebbe stata l'ultima volta che avrebbero potuto usare quella stanza. E sarebbe stata anche l'ultima volta che ne avrebbero avuto bisogno.
Il globo era ormai pronto. Aveva una forma sferica, delle listelle di metallo che sporgevano dalla superficie e un timer che, dopo quindici secondi dalla sua attivazione, avrebbe fatto fuoriuscire delle lance appuntite che si sarebbero conficcate nel treno. Un robusto gancio, invece, avrebbe funto da ancora, agganciandosi alla parete del treno subito dopo il lancio.
Era un meccanismo perfetto. Un meccanismo perfetto a cui mancava solo la magia di una Guardiana.
Ella raggiunse gli Imperiali quando il sole era tramontato da poco. Si sentiva stranamente agitata. Non era sicura di sapere cosa fare. Temeva di sbagliare qualcosa, di non riuscire ad incantare il globo e di sprecare per sempre la sua unica possibilità di tornare a casa.
Quando arrivò nella stanza di Eden, trovò gli altri passeggeri seduti ad attenderla impazienti. Gli sguardi dei presenti erano tutti silenziosamente rivolti verso di lei. Si sentì improvvisamente sotto pressione.
Non sapeva cosa fare. Le streghe le avevano donato la magia, ma lei non aveva idea di come usarla. Cercò di richiamare alla memoria, con scarsi risultati, i pochissimi insegnamenti magici ricevuti dalle Anziane al palazzo. Sperò che l'uso della magia fosse il più istintivo possibile.
Brix le indicò il globo con un gesto della mano. Il peculiare oggetto era posto al centro della stanza, al di sopra di un piccolo comodino.
Ella si avvicinò riluttante, scrutando il bizzarro aggeggio. Rimase a fissarlo per alcuni secondi. Poi per alcuni minuti. Poi per molti minuti.
I presenti erano immersi nel silenzio, forse temendo id poter disturbare la delicata magia della Guardiana. Sembravano avere cieca fiducia in lei. E lei temeva di deluderli.
Finalmente decise di provare l'incantesimo. Prese un paio di nervosi respiri, talmente profondi che credette che le sarebbero esplosi i polmoni. Poi allungò una mano, distendendo le dita, circondata dalla curiosità generale. Chiuse gli occhi e si concentrò sulla strana sfera che aveva davanti.
Passarono ancora altri interminabili minuti prima che riuscisse finalmente ad avvertire qualcosa. Una sorta di formicolio nacque alle punte delle dita, per poi risalire rapidamente lungo tutta la mano. Un formicolio che si trasformò in bruciore. Quando aprì gli occhi, vide una luce fuoriuscire dalla mano. Sembrava esattamente identica ad una delle tante magie compiute dalle Anziane. Ella le aveva viste molte volte cimentarsi in incantesimi di guarigione o di crescita e tante volte aveva ammirato quella luce bianca ed accecante lasciare il loro corpo. E tante volte aveva sognato di poter creare, un giorno, quella stessa, speciale luce. Ora che lo stava davvero facendo, non riusciva nemmeno a capire se si trattasse di un sogno o se fosse la realtà.
Posò il palmo sul globo, toccandolo come le Anziane toccavano i tronchi degli alberi malati, riversandoci sopra persino lo stesso amore. Sentì il metallo vibrare, quasi fosse vivo. Per un attimo credette di aver sbagliato incantesimo. Forse stava usando un incantesimo di crescita. Forse il globo avrebbe triplicato le sue dimensioni e nulla di più.
Dopo pochi istanti, tuttavia, la luce scomparve, quasi ingoiata dal globo. La mano di Ella tornò ad essere spenta e priva di magia come era sempre stata.
Sulla sfera non c'era nessun segno che potesse permettere di capire se l'incantesimo fosse riuscito o meno. La Guardiana sperò con tutto il suo cuore che avesse funzionato.
Gli Imperiali che la circondavano erano ammutoliti. Fu Brix il primo ad alzarsi, facendo cenno anche agli altri di sollevarsi dalle sedie ed uscire dalla stanza. Poi prese il globo e lo infilò all'interno di un semplice sacco grigio.
- Domani lo lanceremo dal finestrino della stanza M-290 e vedremo... - disse soltanto. Aveva la voce rauca.
Ella e gli altri Imperiali percorsero un breve tratto di corridoio, tutti persi nei propri pensieri. Quello che li riportò alla realtà fu la presenza di un piccolo gruppetto di controllori che si stagliava davanti a loro, bloccando la strada. Ad accompagnarli c'erano Troy e Daemon e a capeggiare il gruppo...
Hawk...
Gli occhi dorati del magicante erano puntati su quelli quasi neri di Ella. Aveva il solito sorriso sornione. Ella ebbe un fremito nel vederlo.
- Che succede qui? - chiese con finta sorpresa - Prendilo! - disse poi ad uno dei controllori indicando il sacchetto in cui era contenuto il globo.
L'uomo ubbidì, afferrando il sacco e consegnandolo nelle mani di quel crudele ragazzo dagli occhi dorati. Hawk estrasse la preziosa sfera dal suo contenitore, osservando poi Ella con disappunto.
- Cosa speravate di fare? Cosa dovrebbe essere questo aggeggio?
Nessuno dei presenti aveva il coraggio di rispondere. Ella, dal canto suo, rimase pietrificata a fissare quello spavaldo ragazzo con cui un tempo aveva condiviso la vita. Non riusciva a capire perché era lì, non capiva come avessero fatto a scoprirli.
- Qualunque cosa stavate facendo, sono più che certo che fosse contro le regole. D'altronde, a che altro vi sarebbe potuta servire la stanza di un Infiltrato se non ad infrangere le regole che mantengono l'ordine sul treno. - si fece falsamente dispiaciuto - Purtroppo sono costretto a prendere provvedimenti. Spero che in questo vi passerà la voglia di andare contro al regolamento.
Si rivolse poi ai controllori.
- Portateli nelle sale di tortura ed occupatevi di loro. - guardò Sara con espressione compassionevole - Con le donne siate più clementi. Magari occupatene tu, Troy. La Guardiana portatela in una stanza a parte, ci penserò io.
- Che stai dicendo? - fu Daemon ad interrompere lo sproloquio del magicante, sbraitando innervosito - Io avviso i proprietari del treno che questi quattro tizi stanno tramando qualcosa e sei tu quello che decide le punizioni?
Ella sentì la terra sotto i piedi mancarle. Le girò vorticosamente la testa.
È stato Daemon...
- È esattamente così. - rispose Hawk con tono calmo - Me ne occuperò interamente io. Se non ti sta bene vai pure a parlarne con i proprietari. Non so perché, ma ho il presentimento che staranno dalla mia parte.
- Stai scherzando?! - ringhiò l'Infiltrato - Puoi scordartelo! A loro penso io!
- Te l'ho già detto Daemon, vai a lamentarti con i proprietari. Io nel frattempo vado a svolgere il mio lavoro. Portateli via. - disse infine rivolto ai controllori, i quali rimasero perplessi, indecisi sul da farsi.
- No! Restano qui finché non lo decido io!
- Sì, invece. E portate via anche la Guardiana.
- No!
- Sì. - Era incredibile come Hawk riuscisse a mantenere la calma di fronte all'aggressività di Daemon.
- Il treno non è tuo! Non puoi arrivare qui e dettare legge come se nulla fosse!
- Non è nemmeno tuo, se è per questo.
Daemon si avvicinò al rivale, arrivando a pochi centimetri da lui e fissandolo dritto negli occhi. Sembrava furente. Ora che erano così vicini, si poteva notare chiaramente la differenza di corporatura fra i due. Il magicante era più alto di almeno dieci centimetri e anche più massiccio. Eppure in quel momento Daemon sembrava sovrastarlo con la sua rabbia. Aveva le sopracciglia aggrottate e uno sguardo duro.
- Io ho avvisato i proprietari, io torturo i prigionieri. - non assomigliava più al Daemon che Ella conosceva. Non sorrideva, non scherzava né usava il sarcasmo.
- Te lo ripeto per l'ultima volta, le cose andranno diversamente.
- Ascoltami bene... - bisbigliò infine l'Infiltrato - Giuro che te la farò pagare per questo...
- Aspetterò con pazienza la tua vendetta allora. - Rispose Hawk subito prima di rivolgersi per l'ennesima volta ai controllori. - Portateli via, adesso!
I membri del personale del treno, che prima erano rimasti ad osservare l'insolita faida, incerti sull'Infiltrato a cui dare ascolto, stavolta esegurono l'ordine, afferrando i malcapitati Imperiali e la stessa Ella. La ragazza sentì un paio di violente mani stringerla con veemenza. Un doloroso grido strozzato le attraversò la gola.
Guardò per l'ultima volta il ragazzo moro di cui, stupidamente, si era innamorata, prima di venire trascinata via.
Sembrava indispettito.
E basta.
Solo indispettito.
Aveva appena distrutto le speranze di decine di passeggeri ed era arrabbiato per il comportamento di Hawk.
Mentre il controllore che l'aveva afferrata la stava letteralmente trascinando verso l'ignoto, Ella non riuscì a trattenere alcune lacrime. Si sentiva bruciare dentro, sentiva la testa pesante, come se stesse sorreggendo il peso del mondo intero. Si sentì come se tutto il dolore della morte l'avesse colpita anche se era ancora in vita.
Daemon mi ha tradita. È stato lui ad avvisare i proprietari del treno. Ha raccontato del nostro piano e ci ha fatti scoprire. Lo ha fatto per torturarci. Per torturarmi. Io l'ho amato e lui mi ha tradita.
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