Capitolo XX

Le ferite sul braccio non avevano dato tregua ad Ella. Bruciavano come il più ardente dei fuochi. Jasmeen le aveva spiegato che correvano il rischio di infettarsi, se non adeguatamente pulite. Aveva poi aiutato l'amica a cambiare le bende ed a lavare con cura i tagli, operazioni, queste, che sembravano aver alleviato un po' il dolore.

Jasmeen era stata gentile come al solito nell'offrirle il suo aiuto, ma Ella aveva avuto l'impressione che l'amica avrebbe davvero fatto qualunque cosa per lei, se fosse stato possibile avrebbe persino preso su di sé le sue ferite.. Quando la Guardiana era rientrata in camera le sue compagne di stanza le avevano gettato le braccia al collo dalla gioia. Jasmeen aveva addirittura le lacrime agli occhi. Si erano preoccupate molto per lei e vederla tornare sana e salva, con solo qualche graffio, era stato un immenso sollievo.

Eppure, benché Ella fosse contenta dell'affetto che le sue amiche provavano per lei, si sentiva comunque triste.

- Sono stanca. - aveva detto a Jasmeen durante l'ennesimo cambio di garze - Forse il treno mi sta facendo ammalare.

- Il treno fa ammalare tutti.

- Ma tu e Sara non sembrate distrutte. Eppure siete qui da tanto... perché non avete mai provato a scappare?

- Forse aspettavamo te. - le aveva risposto Jasmeen sorridente.

Ella era rimasta profondamente sorpresa dalla speranza che albergava nello sguardo dell'amica.

Dopo due giorni in cui la Guardiana aveva vissuto nella più completa apatia, Sara e Jasmeen avevano deciso di costringere la compagna di stanza a fare una colazione decente.

*****

Il vagone ristorante sembrava stracolmo, anche più del solito. E si era fatto improvvisamente più colorato. Solitamente era una distesa grigia quasi uniforme, mentre quella mattina assomigliava più ad un arcobaleno. Collari multicolore la circondavano e occhi dalle sfumature più disparate la fissavano, alcuni in maniera diretta, altri un po' più discretamente.

Persino Jasmeen si accorse dell'insolita folla che si stava raccogliendo intorno alla Guardiana. Lanciò all'amica un'occhiata interrogativa, a cui Ella riuscì a rispondere solo con un'alzata di spalle.

- Guardiana! - la voce squillante di Sorien ruppe quel silenzio quasi mistico. Era incredibile come, nonostante l'irrisoria statura, la fatina riuscisse a spiccare su tutti i presenti con una personalità tanto scoppiettante quanto forte. - È un piacere trovarti qui! Come vedi, non sono la sola che ti stava aspettando.

Di fianco a lei c'erano altre tre fatine della sua stessa statura. Le assomigliavano moltissimo, sembravano delle copie l'una dell'altra. L'unico dettaglio per cui differivano era il colore dei capelli. Le tre amiche di Sorien avevano le chiome di sfumature diverse rispetto a quelle della fata che aveva aiutato Ella. Una aveva i capelli di un tenue azzurro, un'altra lilla e la terza rosa pallido. Avevano però tutte la stessa acconciatura, composta da uno chignon disordinato dal quale fuggivano numerose ciocche. Anche loro, inoltre, erano scalze e si reggevano in punta di piedi.

Attorno a loro, molte altre creature stavano immobili ad attendere un cenno di Ella. C'erano bellissime donne dagli occhi privi di pupilla e dal collare identico a quello delle fate. C'erano eteree sacerdotesse con collari di un verde più scuro. C'erano diversi magicanti di ambo i sessi e di tutte le età. C'erano persino un affascinante uomo dai lineamenti appuntiti e il collare di un bianco purissimo e una bizzarra creatura, quasi interamente ricoperta di pelo, che Ella seppe neanche lontanamente identificare.

La Guardiana li osservava confusa, restando in silenzio in attesa che Sorien le spiegasse qualcosa.

- Tutte queste creature della Dime vogliono seguirti fuori dal treno. - la fata di luce sembrò cogliere i pensieri di Ella - Vogliono fuggire insieme a te. Guardiana, ci stai donando una nuova speranza.

Ella si scoprì sinceramente imbarazzata. Aveva definitivamente perso le parole. Avrebbe voluto rassicurare tutti, avrebbe voluto dire loro che la libertà era vicina.

La verità era che l'unica ad aver bisogno di rassicurazioni era proprio lei.

Sorrise debolmente.

- Sarai la nostra comandante! La nostra nuova leader!

Jasmeen non riuscì a trattenere una piccola risata, di fronte alla tenacia della minuscola fatina.

Leader? Ma so davvero cosa significa?

- Leader... mi piace come suona. - disse infine - Creature della Dime, ascoltatemi! - la sua voce suonava solenne come non lo era mai stata, forse come non era mai stata in grado di essere - Ve lo prometto! Farò tutto quanto è in mio potere per riuscire a fuggire da qui! E voi verrete con me!

Si voltò verso le sue compagne di stanza, riempita da nuova forza.

- Da ora in poi Sara e Jasmeen, le Imperiali, saranno le mie vice! Ogni parola detta da loro sarà come una parola fuoriuscita dalle mia labbra! Mi fido ciecamente di loro e so che anche loro ripongono fiducia in me! Per questo motivo da ora in poi le chiamerò sorelle! E in tre saremo una cosa sola! E guideremo la fuga!

Gettò lo sguardo verso il gruppo di Imperiali che la osservavano da lontano, scorgendo un ragazzo dai capelli corvini

- Brix sarà il mio portavoce fra gli Imperiali! Se riusciremo a scappare sarà soprattutto per merito suo! La sua determinazione sarà il nostro faro! Il suo coraggio sarà il coraggio di tutti noi!

Fece un'alta breve pausa. Un ardente sorriso la attraversava.

- Maya e Noah saranno la mia voce magica! La loro collaborazione sarà preziosa! E il loro aiuto sancirà per sempre un patto fra Imperiali e magicanti! Da ora in avanti stabilisco che le due razze siano legate indissolubilmente! Non ci saranno più diffidenza e paura, nessuna razza vivrà come sottoposta dell'altra! Vivranno insieme come se fossero state unite fin dalla notte dei tempi!

Si rivolse infine a Sorien, fissandola nei grandi occhi verdi. La fatina sostenne lo sguardo fiera.

- E tu, Sorien, coordinerai tutte le creature della Dime che vorranno unirsi a me! Farò in modo che tu possa usare di nuovo le tue ali! E allora tu non sarai al mio servizio, bensì al mio fianco! E farò anche in modo che ogni abitante della Dime ritrovi finalmente la sua casa, al di fuori di questa maledetta prigione! Lontano dalle regole del treno!

*****

La porta della stanza di Daemon era chiusa come al solito. Ella rimase a scrutarla a lungo, chiedendosi se davvero avrebbe voluto bussare. Le emozioni che provava si erano fatte ogni giorno più intense, spaventandola sempre di più. E l'Infiltrato ne era parzialmente responsabile. Avrebbe voluto gettarsi fra le sue braccia. Avrebbe voluto riempirlo di baci. Avrebbe voluto aggredirlo e ferirlo. Avrebbe voluto urlare, scappare il più lontano possibile. E poi corrergli incontro. Era stravolta da talmente tanti pensieri che riordinarli secondo un criterio logico era impossibile.

Sollevò una mano, talmente a rilento da sembrare che pesasse più delle montagne della Dime. La appoggiò alla fredda porta metallica. Abbassò il mento e chiuse gli occhi per un istante.

Quando finalmente trovò il coraggio di bussare, Daemon la invitò ad entrare come già aveva fatto tante altre volte.

La stanza dell'Infiltrato stava cominciando a diventare fin troppo familiare per Ella. E il suo letto era diventato il luogo più sicuro dell'intero treno.

Si baciarono per un po' prima che lui le sfilasse la blusa e si accorgesse delle garze che le fasciavano l'intero braccio destro.

- Sono state le guardie?

Lei gli rispose con una semplice alzata di spalle.

- Aspetta... dovrei avere un unguento da qualche parte... dovrebbe far diminuire il dolore.

Si allontanò da lei per rovistare dentro uno dei comodini. Non sembrava particolarmente preoccupato. Pareva che non gli impostasse molto di quelle ferite.

- Le guardie sono come te? - gli chiese d'improvviso Ella - Sono Imperiali?

- No. Non sono veri e propri esseri viventi. Sono degli involucri vuoti. La magia garantisce loro lo stesso aspetto degli Imperiali. Solo che, quando qualcuno viola le regole, la magia li fa diventare più forti e aggressivi e non è più in grado di mantenere il loro aspetto normale.

- Sono stati dei magicanti a incantarli?

- Non lo so. Saranno stati i costruttori del treno.

- E non sai se sono magicanti o no? Non dovresti conoscerli? Ricevi ordini diretti da loro, dovresti sapere chi sono.

Daemon rise.

- Quelli di cui parli tu sono i proprietari, non i costruttori. Loro saranno morti ormai da un pezzo.

- Vuoi dire che il treno è stato costruito così tanto tempo fa?

L'Infiltrato si sciolse in una risata canzonatoria.

- Il treno è antichissimo. Non ho idea di quanti secoli fa sia nato, ma credo che esista da quando esiste la schiavitù. Sai... forse dovresti smetterla di pensare che il mondo degli Imperiali sia così bello e accattivante. Perché... indovina un po'! Non lo è.

Si avvicinò a lei deciso. A quanto pareva aveva rinunciato a cercare l'unguento. Le poggiò l'indice sotto il mento, costringendola a sollevarlo e a guardarlo negli occhi. Ghignava come al solito.

- Magari ora possiamo anche smettere di parlare. - le disse, prima di poggiare le sue labbra su quelle di Ella.

Si strinsero delicatamente, mentre lui faceva scivolare una mano lungo il suo braccio. Ella poteva sentire il profumo del suo respiro. Le loro limite si cercavano, intrecciandosi veloci.

Si baciarono a lungo, prima di spogliarsi completamente e gettarsi fra le scivolose lenzuola di seta. Lui le posò le labbra su ogni centimetro della sua pelle, facendola sussultare di piacere. Le loro gambe si avvinghiarono, permettendo loro di avvicinarsi talmente tanto da diventare una cosa sola. L'Infiltrato si mise sopra di lei, accarezzandole teneramente i morbidi boccoli castani e facendola fremere dal desiderio. Lei gli mordicchiò il labbro, sorridendo della sua stessa intraprendenza.

I loro occhi si persero gli uni negli altri.

Sembrava stessero combattendo una lenta guerra di passione. Una battaglia che li avrebbe lasciati senza fiato, quasi come se fossero stati in procinto di annegare, e che li avrebbe visti entrambi vincitori.

L'abbraccio di Daemon si faceva più caldo ogni giorno che passava. Forse erano proprio le sue braccia ad essere il luogo più sicuro del treno.

*****

Rimasero a letto per un po'. Forse alcuni minuti, forse ore. Il tempo improvvisamente non aveva più significato.

Infine Ella si costrinse a sollevarsi, sedendosi sul materasso. Daemon rimase sdraiato.

- Sei innamorato di Eden?

- No.

- Allora perché la baci e la stringi?

- Perché no? Eden è bella. Perché non dovrei farlo?

- Tu e lei avete diviso lo stesso letto?

- Qualche volta. - Daemon rispondeva svogliato.

Ella restò per qualche attimo in silenzio.

- E Eden è innamorata di te?

Daemon rise di gusto.

- No. - rideva come se quella domanda avesse una risposta talmente scontata che non valesse nemmeno la pena porla - Non credo che Eden sia in grado di innamorarsi di qualcuno. Lei è il tipo di persona che crede di poter ottenere tutto quello che vuole semplicemente aprendo le gambe. Pensa di dover sfruttare il suo corpo per guadagnarsi oro e potere, prima di diventare vecchia e brutta e di non essere più desiderata. E sai una cosa? Secondo me fa benissimo.

Ella divenne stranamente pensierosa. Fissava un punto della stanza senza nemmeno sforzarsi di metterlo a fuoco.

- È una persona materialista?

- Molto. Le interessano solo l'oro e i gioielli. E le piace comandare.

La Guardiana smise di porre domande. Un'idea le era balenata in testa. Un confuso piano che, se ben pensato, avrebbe potuto fornire la spinta decisiva alla fuga.

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