Capitolo XIII

Jasmeen aveva continuato a fissare Ella di nascosto per tutto il tempo. La Guardiana avrebbe voluto poterle parlare, raccontarle cosa era successo nella stanza di Daemon, ma al momento aveva faccende più importanti a cui pensare. Faccende che prendevano il nome di Maya.

Non aveva più avuto la possibilità di parlarle per poterla avvisare della fuga, ma sapeva di doverla raggiungere al più presto. Era importantissimo sapere di poter contare sul suo aiuto per incantare l'oggetto che sarebbe servito a far deragliare il treno. Brix intanto si sarebbe occupato di trovare un collaboratore esperto di tecnologia che avrebbe potuto contribuire a costruire quella piccola speranza di libertà.

Ella cercò la giovane magicante per quasi un'ora prima di riuscire a trovarla comodamente seduta dentro una cuccetta. Stava parlando con un ragazzo con il collare azzurro come il suo. Il giovane aveva i capelli castani e gli occhi di un azzurro brillante e un naso con narici larghe e punta grossa che cozzava con quello piccolo e delicato della sua amica. Forse la Guardiana avrebbe potuto contare sulle forze di più magicanti unite insieme, il che significava, naturalmente, più magia.

Quando Ella entrò nella stanzetta, che era praticamente quasi identica alla sua cuccetta, Maya scattò in piedi in segno di rispetto. Lei, per tutta risposta, la abbracciò stringendola forte a sè. Il ragazzo che stava in precedenza parlando con la magicante rimase invece seduto a fissare la scena in silenzio.

- Ti ringrazio tanto. - le disse allontanandosi poi da lei ed afferrandole entrambe le mani - Grazie per avermi portata da Enom. L'incontro con lui ha scatenato tanti eventi. Eventi che sono stati... illuminanti! - Sorrideva felice.

- Mia signora, vi prego, non ringraziatemi. Ho fatto solo ciò che credevo giusto...

- Basta ora! Basta parlarmi così! Io e te siamo uguali, parlami come parleresti ad una tua amica o ad una sorella!

- Ma voi siete una Guardiana...

Ella scosse il capo sconsolata.

- Qui non sono nessuno. E quando uscirò dal treno e tornerò al mio palazzo, tu sarai comunque trattata come una mia pari, sarà la tua ricompensa. Non voglio più sentire questo tono formale, capito? Maya, ascoltami... ho bisogno del tuo aiuto. Io ed alcuni Imperiali stiamo progettando la fuga. Vogliamo far deragliare il treno quando si troverà ad attraversare il binario tortuoso della Dime. Ma per farlo abbiamo bisogno di un oggetto incantato. E per questo ho bisogno del tuo... - si interruppe un attimo per voltarsi a guardare il ragazzo seduto di fianco a loro - ...del vostro aiuto. Dovete usare la vostra magia per trasformare un oggetto qualunque nell'arma che ci permetterà di uscire da qui. Mi aiuterete? Oh, che stupida, non mi sono neanche presentata - disse infine rivolta al magicante silenzioso - io sono Ella.

- Io sono Noah - rispose lui - e so chi sei. Maya mi ha già parlato di te. E poi... le voci della presenza di una Guardiana sul treno stanno circolando rapidamente. Non capita tutti i giorni che una delle signore della Dime venga fatta prigioniera.

- Guardiana... Quello che mi chiedi non è possibile. - stavolta fu Maya a prendere parola - La magia sul treno è bloccata. Non potrei usarla nemmeno se volessi.

- Ci sono le no rules rooms, lì dentro non esiste quasi nessuna regola, lì possiamo fare quello che vogliamo. E sarà proprio lì che incanterete l'oggetto.

- Le stanze senza regole sono costantemente controllate dal personale del treno. L'incantesimo che mi chiedi tu richiederebbe ore di preparazione, verremmo certamente scoperti...

Ella rimase in silenzio titubante, poi riprese a parlare.

- Va bene.. riuscirò ad usare una no rules room in qualche modo. Non preoccuparti di questo. Ti chiedo solo di promettermi che mi aiuterai. Che tu, Noah e magari anche tuo fratello mi aiuterete. Più siete più la magia risulterà potente giusto? Ti prego, aiutami, e restituirò anche a voi la libertà che vi spetta.

Maya rimase in silenzio. Sembrava non sapesse cosa dire. O forse voleva dire così tante cose che era impossibile metterle tutte in un ordine sensato. Strinse forte le mani di Ella, quasi volesse trovare il coraggio di esprimersi.

- Guardiana... sono al tuo servizio. Dimmi cosa fare e sarà fatto. Le doti di noi magicanti da ora in avanti saranno per sempre al tuo servizio. Ti aiuteremo a fuggire o moriremo con te.

La magicante guardò poi Noah.

- Sono al tuo servizio Guardiana. - disse il ragazzo - Hai la mia parola, darò la vita per farti succedere nel tuo intento.

- Guardiana - concluse Maya - parlerò con mio fratello, ci aiuterà anche lui. Tu ora trova il modo di poter usare una stanza senza regole senza essere scoperti. Parla con Enom se necessario. Lui sa molte cose, saprà anche questo.

Ella annuì prima di abbracciare teneramente la sua nuova amica. Si strinsero forte e per un istante sembrò che non dovessero separarsi mai più.

- Ci vediamo domani al vagone di ritrovo - sentenziò infine - parleremo tutti insieme.

*****

Quella sera Ella decise di rinunciare a dormire nella sua cuccetta. Probabilmente era la decisione più stupida che avesse preso fino a quel momento. Scelse anche di non far sapere a Sara e Jasmeen dove si stava recando. Scelta stupida anche questa.

La sua meta era una stanza spaziosa e ben arredata, con un letto dalle lenzuola di seta nera posto proprio al centro. Quando la raggiunse restò delusa nel non trovare Daemon da solo.

Stava parlando con l'Infiltrato dagli occhi rossi che era presente nel vagone ristorante il giorno prima. Ricordava che lui ed Eden erano rimasti a fissare la scena di Ella che veniva trascinata via da Daemon con un sorriso sornione.

Quando la Guardiana si avvicinò la coppia di Infiltrati smise di chiacchierare per voltarsi all'unisono verso di lei. L'infiltrato a lei sconosciuto era vestito completamente di nero ed aveva sulle spalle un lungo mantello, nero anch'esso. La cosa che colpiva di più era però il suo viso. Oltre a due spaventosi occhi con l'iride rossa aveva dei denti piccoli, sottili e appuntiti. Come se nella sua bocca alloggiassero solo canini. Anche il naso sembrava strano. La sella e la punta erano poco pronunciate, facendo sembrare le narici simili a due fessure. Nel complesso non differiva molto, nell'aspetto, dagli Imperiali. Ma questi piccoli dettagli e, naturalmente, quel colore di occhi lo rendevano alquanto...

Bizzarro.

- Ma guarda chi c'è qui! - disse lo strano tipo - Una Guardiana! Quale onore essere al cospetto della creatura più potente della Dime. Sai, vista così sembri più insignificante di un moscerino.

Sempre mantenendo gli occhi ben piantati su Ella, Daemon si rivolse al suo amico con fare serio.

- Lux, puoi lasciarci soli per favore?

- Scherzi? Perché mai dovrei farlo?

- Lux vattene! Dobbiamo parlare. Da soli.

Parlare... sai anche tu che non sono venuta qui per questo...

- Come ti pare. - Lux sembrava leggermente stizzito - Divertitevi.

Si allontanò camminando rapidamente lungo il corridoio, facendo svolazzare il mantello ad ogni falcata. Quando fu abbastanza distante da non poterli più sentire, Daemon si rivolse ad Ella.

- Non hai sonno Guardiana? - le parlò con il suo solito tono sarcastico. - Vuoi entrare? - le chiese poi, aggiungendo un'inflessione seria alla sua voce e indicando la sua stanza con un rapido cenno della testa.

Ella annuì senza dire niente. Trovava stupido che lui avesse usato il termine "parlare". Lei aveva finito le parole.

Quando sentì la porta della stanza chiudersi le sembrò che qualcuno avesse lanciato una scarica di fulmini al suo cuore.

- È vietato passare la notte fuori dalla cuccetta. Perché non sei nella tua stanza?

- Se passo la notte qui le guardie non mi verranno a cercare. Vuoi parlare? Facciamolo allora. Ci sono tante cose di cui possiamo discutere.

A quelle parole lui le sorrise amabilmente. Qualcosa nei suoi occhi si era acceso. Faceva paura vederlo così.

- E sentiamo, di cosa vorresti dibattere?

- Possiamo parlare del treno. Dei suoi passeggeri. Del tuo amico con gli occhi rossi... sembra simpatico... - il sarcasmo di Daemon la stava contagiando. Eppure era quasi certa di non conoscere il sarcasmo. Le Guardiane non parlavano mai con ironia.

Lui rise mentre si passava una mano sulla bocca, lasciando scivolare le dita lungo gli angoli.

- Argomenti interessanti.

Restarono immobili a lungo. In piedi, l'una di fronte all'altro, a studiarsi come si studiano una preda ed il suo predatore prima che uno dei due si decida a dare inizio alla caccia.

Fu Ella a rompere quel gioco di sguardi. Si voltò senza dire nulla per poi sedersi, dopo aver fatto alcuni passi, fra quelle morbide lenzuola nere. Erano estremamente lisce al tatto. La Guardiana non capì perché mai aveva notato questo insignificante dettaglio. Restò a guardare i cuscini paffuti. Non distolse lo sguardo da quei soffici ammassi di piume nemmeno quando avvertì il letto sprofondare lievemente sotto il peso di un'altra persona.

Daemon le sfiorò i capelli, scostandoli dalla spalla per esporre il collo. Le appoggiò la bocca sulla pelle. Ella chiuse gli occhi d'istinto. Sentiva il respiro caldo di Daemon su di lei. Non la stava neppure baciando. Sembrava la volesse accarezzare con le labbra. Con il braccio destro le cinse la vita, tirandola verso di sé. Ella fu costretta ad appoggiare la sua schiena al petto di lui.

Smise di sfiorarle il collo. Per un istante la Guardiana non sentì più il contatto con lui. Si girò rapidamente nella sua direzione e lui le poggiò una mano sul viso e la baciò con foga.

Ella sentiva le loro lingue cercarsi ed intrecciarsi rapidamente. Il battito del suo cuore ebbe un'impennata quando lui le infilò una mano sotto la blusa grigia. Ora poteva sentire chiaramente le dita del ragazzo disegnare buffi ghirigori sulla pelle della sua schiena.

Il giovane fece scivolare anche l'altra mano sotto la divisa della Guardiana, dopo di che la sollevò fino a sfilarla. Ella era ora seminuda davanti a lui, con le spalle morbidamente ricoperte da una cascata di boccoli e il seno completamente esposto a lui.

Sembrava tutto così strano. Non si era mai fatta toccare da nessuno, tantomeno da un Imperiale. Eppure non si sentiva a disagio. Stava bene.

Daemon la spinse delicatamente sul letto prima di mettersi a cavalcioni su di lei. Anche lui tolse con un rapido gesto la maglietta che gli copriva il petto. Si piegò poi sulla Guardiana, continuando a baciarla senza sosta.

Lei sentiva la testa leggera. Tutte le preoccupazioni erano svanite. Non importava più fuggire dal treno, la prigionia non contava più niente. Non c'erano più le paure, non c'era più la rabbia. Il tradimento di Hawk era diventato la cosa più insignificante del mondo. Erano spariti i nemici, erano stati distrutti i rancori. Non esisteva più prigionia, non c'erano più costrizioni o obblighi. Niente più lavori forzati, niente più ferite né sangue o lacrime. Ed erano scomparse anche le amicizie. Non c'erano più pensieri verso Jasmeen, Sara, Maya... non contavano più le risate, gli abbracci. Persino le domande erano uscite fuori dalla sua mente. Non c'era più motivo di chiedere, non c'era niente da voler sapere, nulla da scoprire, da conoscere. Non c'era più nemmeno la stanza, anche le lenzuola su cui era sdraiata sembravano aver perso colore. E sembrava finita anche la corsa del treno.

Le uniche cose che contavano erano i movimenti, i suoi e quelli di Daemon, perfettamente coordinati. Talmente in sincronia da sembrare che si fossero messi d'accordo in precedenza. Talmente uniti che persino i loro respiri procedevano all'unisono. Talmente attaccati che i loro corpi erano diventati uno solo. Talmente vicini che le loro anime si erano fuse insieme. Talmente concentrati che i loro occhi si perdevano gli uni negli altri ed insieme parevano voler guardare nella stessa direzione.

Ella assaporò ogni frammento di tempo, gustandolo come se fosse il cibo più pregiato che esistesse. Si sentì avvampare in modo talmente prepotente da far impallidire persino la magia di tutte le Anziane messe insieme. Si sentì bruciare quando lui la spogliò completamente. Le vennero i brividi quando le toccò ogni singolo centimetro quadrato del suo corpo. Quello strano incantesimo, che le faceva avere freddo e caldo allo stesso tempo, era più potente di quello di qualunque magicante.

E capì che era così che si sentivano ogni giorno gli Imperiali. Capì che vivevano costantemente quelle sensazioni di paura, impazienza, eccitazione. Comprese le emozioni, e si rese conto che la vita degli Imperiali ne era meravigliosamente costellata. Si accorse che la loro esistenza era dovuta solo alle loro passioni. E lì invidiò, perché l'essere nati Imperiali aveva garantito loro una natura ricca di quel batticuore, quell'affanno, quei sorrisi e quei sussurri che lei stava scoprendo solo ora per la prima volta.

E infine guardò Daemon, che si muoveva dolcemente sopra di lei, e si accorse che non ci sarebbe potuto essere nessun altro al suo posto. Quegli occhi neri non si sarebbero potuti rimpiazzare con nessun altro sguardo. Quelle labbra elegantemente dischiuse non avrebbero potuto emanare il respiro di nessun altro. Non ci sarebbero mai stati al mondo capelli più morbidi dei suoi, né mani più delicate. Nessun altra goccia di sudore sarebbe mai stata limpida e brillante come le sue.

Lo strinse a sé quando lo sentì ansimare più velocemente. Senti i suoi muscoli irrigidirsi e glieli baciò uno per uno. Notò i suoi occhi chiudersi quasi a rallentatore e abbassò le palpebre anche lei, consapevole del fatto che stavano continuando a guardarsi anche da ciechi.

Gli ultimi secondi di quello strano abbraccio furono per lei una liberazione. Senti la gola stingersi e avvertì il petto esploderle. Aveva voglia di ridere e piangere allo stesso tempo. E per la prima volta dopo settimane si sentì come se stesse di nuovo volando.

Daemon si staccò da lei, sdraiandosi al suo fianco. Lei si voltò in modo da dargli le spalle. Avvertì sulla sua pelle il lieve tocco di una mano, che si muoveva, pigra e svogliata, sul suo braccio. Avrebbe voluto dirgli tante cose, ma le parole che cercava non erano presenti in nessuna lingua esistente.

Si girò di scatto. La mano si immobilizzò sorpresa da un movimento tanto repentino. Si trovarono faccia a faccia. Lei non cercò neanche di coprirsi. Gli occhi neri di Daemon si persero dentro quelli marroni di Ella. Avevano delle pagliuzze blu sparse lungo tutta l'iride, quasi come se qualcuno ci avesse gettato dentro della polvere di zaffiro.

La Guardiana ricambiò lo sguardo, felice e spaventata, come non era mai stata in vita sua. Dentro di lei sentì un altro piccolo frammento del suo essere spegnersi completamente.

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