Capitolo XI

Ella era esausta. Aveva passato la mattinata a pulire i bagni della carrozza. Poco dopo il sorgere del sole alcuni controllori erano passati dalla sua cuccetta e le avevano affibbiato l'ingrato compito. Aveva strofinato le mattonelle fino a consumarsi le unghie. Il lato positivo era che per tutta la mattina era rimasta completamente sola. E aveva potuto pensare. Pensare a lungo. Anche troppo a lungo. 

L'incontro con Hawk l'aveva sconvolta. Sentiva nascere in lei una rabbia immensa, un sentimento che non aveva mai provato fino ad allora.  E sapeva di dover fare qualcosa. Non poteva più restare con le mani in mano a subire ed ad accettare a testa bassa le assurde regole del treno. Ma era ben consapevole che non sarebbe mai potuta fuggire senza aiuto. Giurò a sé stessa che l'avrebbe cercato, questo aiuto. L'avrebbe cercato nei passeggeri più impensabili, lo avrebbe cercato persino nei nemici, come aveva detto Enom. Ella ripensò al veggente cieco. Lui era uno di quelli con cui avrebbe dovuto parlare al più presto. Ma per ora doveva rivolgere le sue attenzioni altrove.

Le prime persone a cui chiese aiuto furono due Imperiali che rimasero a dir poco sconcertati quando sentirono la sua richiesta.

- Dove dorme il lupo grigio?

- Sei proprio sicura di volerlo sapere? Aggredisce tutti quelli che varcano la soglia della sua cuccetta... - le risposero

- Vorrà dire che gli parlerò da fuori la sua stanza. - concluse lei laconica.

I due ragazzi non poterono fare altro che indicarle il numero della stanza e augurarle buona fortuna.

La Guardiana restò sorpresa dalla cuccetta del lupo grigio. Non era come quella in cui dormivano lei, Jasmeen e Sara. Non c'erano letti, né armadi o comodini e non c'era neppure il piccolo lavandino nell'angolo della stanza. L'arredamento era composto semplicemente da un grosso secchio pieno d'acqua e, posto proprio sotto il finestrino, un giaciglio composto da un cumulo di lenzuola sporche e di vecchi cuscini, su cui stava adagiato, in posizione raggomitolata, l'enorme lupo. La creatura aveva la testa appoggiata sulle zampe anteriori, le orecchie morbidamente spinte all'indietro e gli occhi chiusi. Ella riusciva chiaramente a vedere la sua schiena sollevarsi ed abbassarsi ritmicamente, indice di un respiro regolare e tranquillo.

Si avvicinò alla porta di ingresso titubante. Quella creatura la metteva in soggezione. Probabilmente a spaventarla erano quei taglienti canini che facevano bella mostra di sé anche adesso che il lupo era addormentato.

L'ultimo passo che la Guardiana ebbe il coraggio di fare mise in allerta la creatura, che drizzò le orecchie e sollevò la testa di scatto e piantò i suoi occhi rossi e sottili su quelli blu e marroni di Ella. Non appena la riconobbe arricciò il muso per scoprire gli aguzzi denti in segno di minaccia.

- Che cosa vuoi? - ringhiò, senza mai smettere di mettere in mostra i lunghi canini.

- Io sono Ella la Guardiana.

- Io sono Fenrir il lupo grigio. E tu, Guardiana, mi disgusti. Allontanati dalla mia stanza o scoprirai la ferocia che è nella mia natura.

Lei mantenne la calma. Sosteneva il suo sguardo con fierezza.

- Ho bisogno dei tuo aiuto.

- Dovrei abbassarmi a collaborare con una sporca abitante della Dime? Preferisco la morte.

- Voglio fuggire dal treno.

- Sei davvero stupida come ti immaginavo Guardiana. Non si può fuggire dal treno.

- Troverò il modo. Ma non posso farcela da sola. Ma tu... una creatura possente come te potrebbe essermi utile per riuscire nel mio intento.

Ella aveva un tono di voce deciso e risoluto. Sapeva che se si fosse mostrata debole il lupo avrebbe completamente smesso di ascoltarla. E, in fondo, sentiva che non era più tempo di essere deboli. Fissò Fenrir con aria di sfida, i grandi occhi contornati da un paio di sopracciglia aggrottate che indurivano il suo delicato viso.

- Allora, tenterai la fuga al mio fianco?

- Perché dovrei farlo? Perché mai dovrei gettarmi ai tuoi piedi e farti da schiavo?

- Cos'è, la libertà non ti alletta abbastanza, lupo?

Fenrir ringhiò ferocemente. Un crudele rantolo di rabbia gli scosse il corpo. I peli sul dorso si drizzarono, facendolo apparire ancora più grosso di quanto già non fosse.

- Bada a come parli, insolente Guardiana! Parli di libertà? Non me ne faccio niente! Nessuna libertà può cancellare le umiliazioni che ho subito qui! Io voglio vendetta!

- E sia. Avrai la tua vendetta, e allora io avrò la tua sottomissione. Dimmi solo cosa fare.

- Due anni fa qualcuno mi ha ingannato. Sono stato drogato e sono caduto in un lungo sonno. Quando mi sono svegliato ero incatenato, prigioniero del treno. Hanno distrutto il mio spirito torturando il mio corpo. Mi hanno tolto ogni desiderio di fuga, hanno disintegrato persino la mia voglia di vivere. Ma non hanno cancellato la mia rabbia. Trova colui che mi ha portato qui ed uccidilo. Solo allora abbasserò la testa al tuo cospetto.

- Chi è stato a chiuderti qui?

- Il Posseduto.

- Va bene - concluse Ella con un sospiro - lo ucciderò. Mantieni la tua parola, lupo, o farai la sua stessa fine.

- Stai attenta Guardiana. Se gli togli la vita qui sul treno infrangerai le regole. E potrai dire addio alla tua tanto amata libertà.

- Troverò il modo. - disse lei con un pizzico di superbia.

*****

Raggiunse di corsa il vagone ristorante. Era affamata, non faceva un pasto completo da ormai alcuni giorni e si sentiva parecchio indebolita. Ma quando raggiunse la sala il cibo fu l'ultimo dei suoi pensieri. I suoi occhi vagavano alla ricerca di un volto familiare.

In lontananza scorse Daemon che chiacchierava amabilmente con Eden e un altro Infiltrato che si contraddistingueva da tutti i presenti per un paio di spaventosi occhi rossi. Assomigliavano moltissimo a quelli di Fenrir. Forse anche quel ragazzo proveniva dal Vortice. I tre ridevano e scherzavano in maniera molto tranquilla. Visti così sembravano quasi persone normali.

L'attenzione di Ella fu però richiamata dal gruppo di Imperiali che, a quel punto, rappresentavano per lei una seconda famiglia. Jasmeen, Sara, Brix, Pauli ed altri erano accalcati tutti allo stesso tavolo. Anche loro parlavano e sorridevano. Sembravano felici.

Lei li raggiunse con finta noncuranza.

- Ella! - Jasmeen scattò in piedi e le getto le braccia al collo.

La Guardiana ricambiò debolmente l'abbraccio. La fame la stava consumando ma non voleva perdere tempo a mangiare.

- Devo parlarvi. Dovete ascoltarmi con molta attenzione, è importante.

Non ci fu Imperiale a quel tavolo che non la guardò con aria interrogativa. Sembrava volessero farle domande solo con gli occhi. Forse temevano che le cose che la Guardiana doveva dire loro non sarebbero state piacevoli. Ella si sedette in mezzo a loro e incurvò la schiena arrivando quasi a stendersi sul tavolo, come a volersi nascondere da sguardi indiscreti.

- Voglio fuggire dal treno. - sussurrò - Aiutatemi a farlo, così potrete scappare anche voi insieme a me.

Brix rise.

- Ma che stai dicendo Guardiana!

- Ella ne abbiamo già parlato - le rispose Jasmeen - dal treno non si può scappare...

- Sono sicura di poterci riuscire. Ma da sola non posso farcela. Ho bisogno di voi. Vi prego, voi siete qui da molto più tempo di me, sapete tutto di questo posto. Non è possibile che non sappiate come uscire.

- Ella se lo sapessimo saremmo già andati via, non credi? - stavolta era stata Sara a tentare di distruggere le sue speranze sul nascere.

- Ma nessuno ha mai tentato la fuga? Non ci credo! Non è possibile!

- Sì certo, qualcuno ci ha provato.

- E...?

- Tutti morti.

- Ma... quali sono stati i loro tentativi?

- La maggior parte ha provato a fuggire mentre si trovava sulla terra ferma per eseguire qualche lavoro. Le guardie o gli Infiltrati li hanno sempre acciuffati e fatti a pezzi. Letteralmente, intendo. Una volta ho visto un Infiltrato decapitare un magicante che aveva provato a lanciare un incantesimo. C'era sangue dappertutto. Qualche idiota invece ha pensato che fosse una buona idea lanciarsi dai finestrini del treno in corsa. Inutile dire che di molti non si sono ritrovate tutte le parti del corpo. - Sara non si smentiva mai. Usava sempre un linguaggio crudo.

- Va bene, e allora noi proveremo qualcos'altro, giusto? E se forzassimo le porte esterne?

- Hai idea di quanto siano resistenti quegli affari? È impossibile forzarle. - ora era stato Brix a parlare.

- Ma che vi prende! - per un attimo Ella aveva alzato la voce, ma poi si ricordò delle orecchie nemiche che potevano stare ad ascoltarla e riprese a sussurrare - Non potete rinunciare così, per partito preso. Le porte sono resistenti? Bene, saremo più forti di loro. Ho la forza di un lupo grigio a disposizione, lui riuscirà a sfondarle. E poi potremo...

- E poi cosa? Anche ammesso che riuscissimo a sfondare le porte esterne, e questa è già una cosa impossibile di suo, cosa faremmo dopo? Le guardie ci ammazzerebbero prima ancora di riuscire a compiere qualche passo. Proprio una bella morte, vero? Con la libertà davanti agli occhi e un pugnale piantato nella schiena!

- Va bene! D'accordo! Lasciamo perdere le porte esterne. Potremmo... potremmo... - Ella gesticolava vistosamente nell'attesa che un'idea le attraversasse la mente - Potremmo far deragliare il treno! Sarebbe l'occasione perfetta per fuggire! Creeremmo il trambusto necessario a distrarre il personale e nessuno si preoccuperebbe di noi! - si sentiva entusiasta.

- Certo, davvero una bella idea - disse Sara sarcastica - far deragliare il treno e morire in uno spaventoso disastro ferroviario. A questo punto preferisco il coltello conficcato nella schiena come ha detto Brix.

- Ella, il treno viaggia troppo veloce. Se deragliasse finirebbe col distruggersi ed ucciderci tutti. - uno degli amici di Brix aveva coraggiosamente preso parola.

- E se lo facessimo deragliare in prossimità di una stazione ferroviaria? Lì viaggia più lentamente.

- Appunto, troppo lentamente. In quel caso verrebbe danneggiato lievemente e i macchinisti lo aggiusterebbero in un paio d'ore.

- Aspetta però... - Pauli interruppe la conversazione - Forse potremmo riuscirci se... - prese fiato - Una volta delle fate di luce mi hanno fatto notare che il treno impiega molto tempo ad attraversare un tratto estremamente breve della Dime. Il binario in quel punto è ricco di curve perché il terreno è collinare ed impervio. Mi hanno raccontato che i proprietari del treno sono stati costretti a costruire il binario proprio lì perché gli abitanti della Dime non hanno accettato che la ferrovia invadesse le aree boschive pianeggianti. Quando passa di lì, il treno rallenta moltissimo perché altrimenti potrebbe danneggiarsi o uscire dai binari. E se... se sfruttassimo quel tratto a nostro vantaggio?

- Va bene - proseguì Brix - ammettiamo di poter sfruttare il punto in cui il treno rallenta per farlo deragliare senza perdere la vita... come facciamo a far scivolare questa macchina infernale giù dal binario?

- Potremmo costruire un oggetto che serva solo a questo scopo. - Ella aveva ripreso la parola - Brix tu mi hai detto che costruivi macchinari prima di diventare un prigioniero. Potresti occupartene tu.

- Tralasciando il fatto che non ho le capacità per costruire un aggeggio del genere da solo, hai la vaga idea di quante migliaia di tonnellate pesa il treno? L'oggetto necessario a farlo deragliare sarebbe talmente grande da non entrare in nessuna stanza.

- E se non puntassimo sulle dimensioni? Se fosse un oggetto piccolo ma... magico? Potremmo incantarlo per renderlo più resistente.

- Ti sfuggono due dettagli. Il primo è che nessuno di noi, tu inclusa, ha il dono della magia. Il secondo è che è assolutamente vietato lanciare incantesimi sul treno. Le guardie ti salterebbero addosso in men che non si dica se solo sentissero l'odore della magia.

Ella restò per un attimo in silenzio a pensare. 

- Brix, per adesso preoccupati solo di cercare qualcuno che possa aiutarti a costruirlo.

Sollevò la testa, cercando con lo sguardo un collare azzurro. Quando lo trovò disse soltanto - Al resto penserò io, troverò il modo.

La Guardiana si alzò finalmente dal tavolo, diretta verso Maya. La magicante sarebbe potuta essere la sola speranza di fuga. Doveva parlare con lei, spiegarle il piano e, soprattutto, doveva ingegnarsi per poterle fare usare la magia senza conseguenze. Mentre procedeva con passo spedito verso la ragazza, un lembo della gonna della sua divisa si impigliò sulla scheggia di legno sporgente di uno dei tavoli. Lo strattone subito la costrinse a fermarsi barcollando e, mentre appoggiava rapidamente le mani sul tavolo per non cadere, urtò un bicchiere pieno di un liquido arancione, facendolo cadere e mandandolo in frantumi. Ella roteò gli occhi e si mordicchiò il labbro, quasi come a volersi punire per essere stata tanto distratta. Forse i proprietari del treno avrebbero dovuto incollare i bicchieri alle superfici su cui venivano appoggiati, dato che avevano la malsana tendenza a rompersi un po' troppo spesso. Lanciò uno sguardo di rassegnazione verso la porta di ingresso al vagone. Stranamente nessuna guardia si stava precipitando nella stanza. Pochi attimi dopo capì il perché.

Daemon la stava squadrando con il suo solito ghigno. Probabilmente la sua presenza non rendeva necessario l'intervento delle guardie.

- Forse dovresti venire con me. - le disse appoggiando una mano sullo stesso tavolo a cui si stava reggendo Ella.

- Puoi scordartelo.

Lo schiaffo che la colpì in pieno volto, facendola arrivare carponi sul pavimento, le fece riconsiderare l'idea di accettare la richiesta dell'Infiltrato.

- Come hai detto scusa? Mi pare di aver sentito un "come desidera signore" o sbaglio?

Lei alzò lo sguardo, restando in silenzio e lanciando un'occhiata rabbiosa al ragazzo. Si mosse solo quando lui le afferrò un braccio e la trascinò fuori dalla stanza. Non tentò neppure di opporre troppa resistenza. Vide Jasmeen fissarla ad occhi spalancati e coprirsi la bocca con entrambe le mani. Dall'altro lato della stanza Eden e l'Infiltrato con gli occhi rossi ammiravano la scena compiaciuti.

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